3 OTTOBRE, LA BATTAGLIA DI LENNO

Viene chiamata col nome di “Battaglia di Lenno” il tentativo, da parte di distaccamenti partigiani del centro lago e di squadre G.A.P. e S.A.P., di rapire il ministro degli Interni della R.S.I. Guido Buffarini Guidi, a quel tempo residente a Lenno, sul lago di Como.

Il piano però fallisce e ha luogo una violenta sparatoria fra partigiani e militari fascisti.

Periscono nell’azione Ugo Ricci, romantica figura di ex-ufficiale degli Autieri, che aveva organizzato il sequestro per imporre ai nazifascisti uno scambio di prigionieri, il commissario politico Alfonso Lissi e i comandanti Claudio Cavalieri ” Modena” e Guerrino Morganti ” Sassari”.

Cade anche Silvio Bordoli che, con una squadra garibaldini, aveva il compito di sbarrare la strada ai rinforzi fascisti e, a Ossuccio, Alfonso Vaccani ” Barbetta”.

Il giorno seguente, un rastrellamento compiuto da SS italiane e elementi fascisti, porta all’arresto del’arciprete di Lenno e di alcuni civili, che vengono deportati nel campo di concentramento di Bolzano; i partigiani Giuseppe Palombo “Guardia” e Luciano Pontecchia “Sicilia” vengono fatti prigionieri e fucilati sul posto.

ALFONSO LISSI, esponente politico del P.C.I., operaio alla Cemsa di Saronno, fu arrestato  nel 1935 e condannato a 8 anni di carcere per il reato di appartenenza ” ad organizzazione comunista” e “introduzione in Svizzera di materiale propagandistico antifascista”. Scarcerato per l’amnistia del 1937, nel marzo del 1944 è tra gli organizzatori dello sciopero generale. Costretto in seguito alla clandestinità, si unisce ai partigiani, con il ruolo di Commissario Politico, prima nella 52a Brigata Garibaldi, e successivamente, in Val d’Intelvi.

UGO RICCI, nato a Genova nel 1913, figura leggendaria, fu capitano degli Autieri nel Regio Esercito Italiano. Dopo aver combattuto prima sul fronte occidentale e poi in Africa settentrionale, l’8 settembre si trova a Cantù, presso il comando del III Reggimento Autieri. Fedele al suo giuramento al Regno, Ugo Ricci considera la Resistenza il giusto proseguimento del suo dovere di militare. Il 10 settembre, con una cinquantina di uomini, fugge con alcuni camion militari in Val d’Intelvi dove, lasciati liberi i suoi soldati di scegliere se seguirlo o rifugiarsi in Svizzera, inizia l’attività partigiana.

GUERRINO MORGANTI “Sassari”, nato a Mezzegra nel 1918, ex carabiniere, comandante del distaccamento ” Battocchio” che agiva nella zona di Sala, Mezzegra, Lenno e Menaggio.

MANIFESTAZIONE A ROMA IN SOSTEGNO ALLA CGIL

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ ITALIA

Roma, 29 settembre 2022

Ai Presidenti dei Comitati Provinciali ANPI
(con preghiera di trasmissione alle Sezioni)
Ai Coordinatori Regionali ANPI
Ai Presidenti Sezioni ANPI all’estero
Ai Responsabili Aree Territoriali
e p.c. Ai componenti il Comitato Nazionale ANPI
LORO INDIRIZZI

Carissime e carissimi,

la CGIL, in occasione dell’anniversario dell’assalto alla propria sede, ha
indetto una manifestazione nazionale “Italia Europa, ascoltate il lavoro”, che si terrà a Roma, sabato 8 ottobre p.v., con concentramento alle ore 14 in piazza della Repubblica.

Da qui prenderà l’avvio un corteo che si concluderà in piazza del Popolo dove prenderanno la parola sindacalisti italiani e stranieri con le conclusioni di Maurizio Landini. Si tratta della prima grande manifestazione popolare dopo la vittoria elettorale della destra e in particolare di Fratelli d’Italia.

La manifestazione, che intende riproporre i temi del lavoro, dei diritti e del
consolidamento della democrazia, si concluderà intorno alle ore 17. L’ANPI che è stata invitata a parteciparvi insieme a numerose altre associazioni e movimenti è impegnata nella riuscita della manifestazione stessa. Le nostre strutture sono perciò invitate a prendere contatti con le proprie Camere del Lavoro per organizzare la nostra partecipazione.

Vi informiamo, infine, che è indetto presso la sede della CGIL, domenica 9
ottobre, un incontro di sindacati di tutto il mondo e di associazioni finalizzato alla costruzione di una “Rete globale antifascista” al quale prenderà parte il presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo.

Cordiali saluti,

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

ARTICOLO SUL QUOTIDIANO “LA PROVINCIA”

Como, 28 settembre 2022

Il signor Giuseppe Bianchi, lettore, scrive una lettera al quotidiano “La Provincia” chiedendo cosa sia e cosa ci stia a fare oggi l’ Anpi.

Risponde il nostro presidente provinciale Manuel Guzzon. ” L’ Associazione Nazionale d’Italia è una tra le più grandi associazioni combattentistiche e d’ arma presenti e attive in Italia, con sezionianche all’ estero, conta oltre 120.000 icritti ed è seconda solo all’ Associazione Nazionale Alpini.

Fu costituita il 6 giugno 1944 ed eletta ad Ente Morale dotata di personalità giuridica il 5 aprile 1945 con Decreto Luogotenenziale. Le nostre finalità e gli scopi della nostra associazione ono fissati nell’ articolo 2 del nostro statuto, leggibile sul sito www.anpi.it

Nel 2020 l’ Anpi ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Ministero dell’ Istruzione per “offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”.

Il fascismo in tutte le sue declinazioni passate e attuali – prosegue Guzzon – ha rappresentato e rappreenta la negazione della libertà e della democrazia e questa condizionenon può essere ridotta ad una questione anagrafica o temporale, ma è un dato storicamente acquisito. Allo stesso modo continuar ad affermare che, siccome chi ha partecipato alla Resistenza è passato a miglior vita l’ esistenza dell’ anpi è pressochè inutile, proseguendo secondo tale ragionamento di potrebbe dire altrettanto delle associazioni del Reduci Garibaldini, o degli Arditi, o dei Volontari di guerra e persino dell’ Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. La Resistenza non è qualcosa che si può seppellire insieme alle osa dei partigiani, è un fuoco sempre vivo utile a difendere e preservare la libertà e la democrazia, che non sono conquiste definitive ma devono essere coltivate quotidianamente, difese e alimentate allo stesso tempo, e questo avviene in tanti modi, ma sopratutto con la partecipazione democratica dei cittadini alle attività dei partiti, dei sindacati e delle più svariate associazioni che compongono il panorama associativo del nostro Paese”.

Manuel Guzzon, presidente provinciale ANPI di Como

A MAGGIOR RAGIONE ANTIFASCISTI, CON ORGOGLIO, DIGNITA’,UNITA’.

Anche allora fischiava il vento e urlava la bufera. Poi venne il 25 aprile 1945

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi (Imagoeconomica)

La vittoria elettorale della destra e il pieno successo di Fratelli d’Italia sono stati eclatanti ma – parliamoci chiaro – largamente prevedibili e previsti. Sono anni – da prima della pandemia – che l’ANPI dice: Attenzione! I sondaggi danno alle destre oltre il 40%… Prendo tre campioni You Trend Supermedia, e cioè la media dei sondaggi. 19 luglio 2019: Lega più Fratelli d’Italia più Forza Italia al 50,6%. 12 novembre 2020: 46,7%. 9 settembre 2021: 47,9%. Oggi hanno il 44 %. Certo, c’è un gigantesco travaso di voti dalla Lega al partito della Meloni, ma si tratta di un travaso interno all’area delle forze sovraniste. Aggiungo che si dice poco sul crollo dei votanti. Rispetto alle politiche del 2018 l’astensionismo è aumentato del 9%. Rispetto a quelle del 2006 è aumentato quasi del 20%.

Dunque ha vinto la destra che legittimamente darà vita a un nuovo governo a trazione sovranista. La stampa estera ha definito Fratelli d’Italia come post-fascista, aggettivo che non vuol dire molto. Ma dire che è fascista è troppo, dire che non è fascista è troppo poco. È indubbia una continuità storica col MSI. Ci sta la definizione di Alberto Olivetti, per cui si può parlare di elementi di fascismo in sospensione.

Ma, rinviando a un approfondimento successivo l’esito del voto, dopo una brutta campagna elettorale in cui sono state nella sostanza rimosse questioni fondamentali come la guerra, il lavoro e il riscaldamento globale, non si può nascondere che circa metà dei votanti, forse qualcosa in più, ha dato il suo consenso elettorale a forze democratiche, progressiste e di sinistra. Se la destra stravince sul piano parlamentare grazie alla legge elettorale, dal punto di vista sociale rappresenta quindi la metà dei votanti che a loro volta rappresentano i due terzi dell’elettorato. Per di più sappiamo che il futuro governo dovrà misurarsi immediatamente con una crisi sociale di proporzioni inedite e presumibilmente con pesanti contraddizioni interne causate dal disastroso esito del voto alla Lega.

Assieme, è ragionevole pensare che il popolo della Costituzione, coloro che si richiamano ai princìpi e ai valori della Resistenza e dell’antifascismo, reagirà con fierezza e con determinazione e contrasterà in ogni legittimo modo il tentativo di manomettere la Carta. Sicuramente scenderà in campo il mondo ampio e colorato dell’associazionismo democratico, con l’ANPI in prima fila. Naturalmente è necessario che le tensioni e anche le rotture fra le forze politiche di centro e di sinistra, che sono con tutta evidenza la causa della pesantissima sconfitta elettorale, vengano ricomposte.

C’è bisogno di un profondo ripensamento, trasversale a queste forze politiche, per giungere al più presto a una rinnovata unità antifascista. Essa è la condizione ineliminabile non solo per qualsiasi futura vittoria, ma anche per un virtuoso contrasto ai programmi della destra che prevedono la trasformazione della forma della Repubblica da parlamentare a presidenziale e l’applicazione di una autonomia differenziata che porterebbe a una spaccatura fra due Italie: una con più diritti, più reddito, più servizi, e una col segno meno; giustamente si è parlato, a questo proposito, della secessione dei ricchi.

Da tempo l’Anpi si è schierata contro queste due proposte e per il rilancio e la piena applicazione della Costituzione, a partire da un rinnovato ruolo protagonista del Parlamento. Questo oggi, infatti, è ridotto ad ancella del governo attraverso la pratica abnorme dei decreti legge e della fiducia, svuotato di rappresentanza a causa di una legge elettorale che non consente all’elettore di scegliere il candidato e del taglio dei parlamentari che ha ulteriormente punito la rappresentanza in particolare delle minoranze. A ciò si aggiunge la continua frustrazione degli esiti referendari platealmente disattesi (vedi il referendum sull’acqua pubblica) e la una sistematica rimozione delle proposte di legge di iniziativa popolare.

Se il termometro di questa sfiducia è la crescente astensione dal voto, il rilancio del Parlamento come specchio della società è l’unica ragionevole risposta. Viceversa la proposta presidenzialista è l’incarnazione istituzionale dell’uomo solo al comando e del rapporto diretto fra capo e popolo, così caro a una vecchia malattia della destra, più o meno fascista, del nostro Paese: l’antiparlamentarismo.

Ma la partita più urgente è sicuramente quella della condizione di vita e di lavoro di milioni e milioni di famiglie che in un breve tempo si trovano decurtata la propria capacità di spesa per l’inflazione e per le bollette, e di un numero vastissimo di lavoratrici e di lavoratori il cui posto di lavoro è in pericolo. A tutti costoro ci rivolgiamo, assieme ai giovani, alle donne, agli anziani, perché non abbiamo letto nel programma delle destre nessuna proposta seria che consenta di reintegrare il reddito e il lavoro, né di rilanciare l’intero sistema imprenditoriale italiano restituendo finalmente al nostro Paese un ruolo chiaro ed avanzato nella divisione internazionale ed europea del lavoro, che non si può limitare alla moda, al turismo, ai Bed&Brekfast.

Non si può perdere la grande occasione dei finanziamenti della UE, e bene sarebbe se le forze democratiche e di progresso proponessero insieme un vero piano di rinascita economica e sociale del Paese.

È vero, l’Italia avrà il governo più di destra della sua storia repubblicana, ma proprio per questo non è affatto il momento di ritirarsi e tantomeno di rassegnarsi; viceversa è il tempo di sventolare le bandiere della Costituzione, le nostre bandiere, le bandiere della Resistenza. A quel tempo fischiava il vento e urlava la bufera, ma le partigiane e i partigiani furono più forti del vento e della bufera e ci regalarono quell’abbecedario di valori che divenne il decalogo della Costituzione. Per loro, per noi, per le generazioni che si affacciano alla vita sociale andiamo avanti con orgoglio, in dignità, uniti e solidali come fratelli. Fraternità, libertà, eguaglianza furono le parole del 1789, sono state le parole della Liberazione, sono oggi le nostre parole.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale ANPI

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi