FIOM 16 OTTOBRE

ANPI  a Roma con la Fiom

Il sostegno dell’Anpi alla manifestazione nazionale promossa dalla Fiom a Roma il 16 ottobre. Questo il significato di un messaggio di Raimondo Ricci, presidente nazionale Anpi. Che inizia così: “Compagne e compagni, amiche e amici della FIOM, vi giunga, in occasione della manifestazione nazionale che terrete a Roma il 16 ottobre, il saluto e il sostegno dell’ANPI, che alla vostra mobilitazione intende fraternamente partecipare”.
“Da tempo – si aggiunge – siamo pienamente consapevoli della grave situazione di
sbandamento del nostro Paese, che sempre più contrasta con gli ideali e i principi che hanno ispirato la Lotta di Liberazione nazionale, tramite la quale l’Italia ha sconfitto il fascismo e il nazismo, fino a mutare la propria identità dal totalitarismo alla democrazia”.
“L’instabilità politica e sociale di oggi – spiega il presidente dell’Anpi – si riflette
negativamente sulla vita del nostro popolo, dei lavoratori e in particolare dei
giovani, condannati alla disoccupazione e al precariato, privi di una prospettiva di effettivo recupero di quell’essenza democratica che si impernia sulla tutela del lavoro e sui diritti inalienabili ad esso intrinsecamente legati. Tale situazione è dunque in palese e profondo contrasto con la Costituzione, che tanta importanza ha conferito al lavoro da renderlo fondamento della Repubblica”.
“L’ANPI – aggiunge Raimondo Ricci – intende svolgere una funzione di coscienza critica della democrazia,per sollecitare le forze politiche, sociali, l’associazionismo a costruire una grande, permanente alleanza in difesa dei diritti e della Costituzione che li presidia e promuove. Su queste considerazioni sono fondate la solidarietà e la condivisione dell’ANPI verso le iniziative che la vostra Federazione, interprete autentica dei diritti del lavoro, ha deciso di promuovere e ulteriormente intenderà realizzare.

Lo scrittore Andrea Camilleri a sostegno della manifestazione Fiom del 16 ottobre: “La Fiom sta difendendo i diritti dei lavoratori e la dignità del lavoro. Con i diktat del modello Pomigliano Marchionne dà un cospicuo contributo al mutamento della democrazia italiana in una dittatura strisciante. Oggi, chi non osa minimamente dire il proprio pensiero insieme agli altri, finisce per dare una mano a questo governo. Mi appello a tutti gli uomini di buona volontà, perché ce ne sono tanti: che si sveglino, che scendano in piazza con noi”.

NOTTE DEI SENZA DIMORA

Anche quest’ anno l’ANPI aderisce all’iniziativa La Notte dei Senza Dimora, che si terrà a Como nei giorni 15 e 16 ottobre.

 

PROGRAMMA

venerdì 15 ottobre

ore 20,45 – Teatro Lucernetta, p.zza Medaglie d’Oro a Como

Presentazione dei risultati della ricerca “Intervento sulla realtà dei Senza Dimora a Como” realizzata dalla Caritas Diocesana

Interventi di

– Paola Della Casa  – consulente Caritas Como

– Raffaele Gnocchi – responsabile area “Grave Emarginazione Adulta e Senza Dimora” Caritas Ambrosiana

 

sabato 16 ottobre

ore  10,00- Teatro Lucernetta

CONCITTADINI SENZA DIMORA – Quale realtà? Quali bisogni e aiuti?

Presentazione risultati ricerca intervento sulla realtà dei Senza Dimora a Como, a cura di Paola Della Casa

TAVOLA ROTONDA SUL FENOMENO DELLA POVERTA’

interventi di:

– Don Virginio Colmegna –  Casa Carità milano

– Salvatore Chouchoud – giornalista

– Massimo Resta – associazione di volontariato e solidarietà Trapeiro di Erba

– Testimonianze dal mondo della strada

Al termine, proiezione video ” Concittadini senza Dimora” associazione Incroci

 

ore 19,00 – Mensa serale in via Tommaso Grossi

Le associazioni aderenti alla Notte cenano insieme agli ospiti della Mensa serale

ore 21,00 – Teatro Lucernetta

Oltre lo sguardo – cinema

– “Fuori Menù” di Nacho Garcia Velilla

– Rinfresco di Garabombo

– Animazioni a cura della Parada par Tucc

A seguire, sotto i portici di Porta Torre,

NOTTE DEI SENZA DIMORA

Si trascorre all’aperto,ognuno col suo sacco a pelo, insieme a chi vive sulla strada, in gesto di solidarietà.

 

 

ADOLFO VACCHI

Commemorazione di Adolfo Vacchi tenuto dal sen. Luciano Forni, vice.presidente dell’Anpi di Como.

RICORDO DI ADOLFO VACCHI

UN MATEMATICO PER LA LIBERTA’

Ringrazio la sezione ANPI del Seprio e l’ANPI Provinciale per aver organizzato questo incontro al fine di ricordare il partigiano, lo scienziato, l’educatore prof. Adolfo Vacchi che qui ha vissuto, con la sua famiglia, da sfollato, gli anni più pericolosi della 2a guerra mondiale , in particolare il periodo dell’ occupazione nazista e dell’infausta RSI.

Sono sempre stato affascinato dalla figura di questo studioso, rigoroso, limpido nel pensiero, costante e coraggioso nel difendere la libertà.

Quando ho diretto, alla fine degli anni ’80, le scuole elementari del VIII Circolo di Como, con il consenso unanime del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Circolo, ho proposto al Ministero della Pubblica Istruzione di dedicare al prof. Vacchi le scuole elementari di via Montelungo, che ora portano il suo nome.

Sono quindi onorato di poterlo qui commemorare a pochi giorni dal 5 di settembre, che ricorda l’anniversario del suo assassinio, avvenuto 66 anni fa ad opera dei fascisti Repubblichini di Como.

Sarà posta una targa, sulla casa in cui ha abitato, per non dimenticarlo.

La targa è piccola cosa per un sacrificio della vita, ma è un segno indispensabile in questi tempi,

in cui la libertà è proclamata, ma non coltivata e onorata, in cui la democrazia è formalmente la regola della vita dello Stato e delle Istituzioni locali, ma in realtà è spesso ignorata o peggio tradita

cui l’intelligenza e la cultura sono piegate al servilismo verso i poteri dominanti piuttosto che esaltate come veicoli di dignità e maturità dei cittadini.

Non è la nostra una dittatura opprimente, ma è la cancellazione dei valori che rendono lo spirito dell’uomo capace di dominare le cose e di migliorare il mondo.

L’intelligenza si manifesta col pensiero, si comunica con la parola scritta e orale, è la parola che distingue l’uomo dalla bestia.

Solo le bestie possono tacere.

Sono le parole di Vacchi, scritte nella lettera a un giovane fascista il 28 luglio 1943, tre giorni dopo la caduta di Mussolini ed il suo arresto.

Lo stesso, nel discorso radiofonico tenuto il 25 luglio 1944, primo anniversario della caduta del fascismo, proprio qui dalla radio ORI

(Organizzazione della Resistenza Italiana), così si rivolge agli ascoltatori:

Il disastro comune ci dà il comune e solidale intendimento di diventare, insieme uniti, liberi, dignitosamente liberi, coraggiosamente liberi”.

Sono parole forti in cui possiamo riconoscere anche la pesantezza, l’angustia, l’insopportabilità dei giorni che viviamo.

Di fronte ad un dibattito, che vorrebbe essere politico, ma è un battibeccare indecente sugli interessi e sul malaffare di alcuni, così detti

responsabili della Cosa Pubblica, di fronte all’indifferenza degli stessi , così detti responsabili, che non percepiscono l’ansia di giustizia del popolo italiano, che non vedono le esigenze sacrosante dei lavoratori, dei pensionati, delle famiglie, la memoria di Vacchi ci obbliga a parlare

perché solo le bestie possono tacere

e noi, in nome di quelli che sono morti per la nostra libertà, vogliamo alzare la voce e chiamre tutti ad una nuova Resistenza, che fa leva sul suo motto:

Sapere, pensare, agire”,

che egli con forza contrapponeva “allo schiavistico trinomio:

credere, obbedire, combattere”.

Allora ha senso fare memoria di Adolfo Vacchi, “Hope”, ha senso mettere una targa, ha senso ancora commuoversi di fronte ala sua vicenda umana, straordinaria e infelice?

Adolfo Vacchi, nato a Bologna il 29 gennaio 1887, laureato in matematica, si era trasferito a Venezia dove insegnava la sua materia e si occupava di problemi sindacali nell’ambiente del Partito Socialista, che era stato anche il partito di origine di Benito Mussolini e a cui rimproverava di aver tradito gli ideali della sua giovinezza nel settembre 1922, ancor prima della marcia su Roma; venne minacciato per le sue idee libertarie e aggredito in strada, fu percosso brutalmente, ma riuscì a salvare la vita.

Nel gennaio 1923 fu colpito da un provvedimento di confino ( il primo del regime fascista) e dovette recarsi a Milano.

Qui, in un contesto difficile, sempre controllato e pedinato, non smise mai di professare un antifascismo intelligente, praticato in modo efficace ed affascinante per i suoi numerosi allievi, a cui insegnò sempre la matematica non in modo arido, ma producendo stimoli alla ricerca scientifica, unitamente all’educazione ad una vigile capacità critica e ad uno sconfinato amore per la libertà.

All’inizio della 2a Guerra Mondiale, conscio della sciagura che avrebbe arrecato all’Italia, intensificò le sue critiche al Regime liberticida, al razzismo importato dalla Germania di Hitler e per questo subì un processo da cui uscì a testa alta, pur ricevendo ammonizioni e minacce.

A seguito dei primi bombardamenti su Milano sfollò a Veniano, rimanendo però sempre legato al capoluogo e alla sua scuola.

Contava i giorni dell’oppressione e del terrore politico ed esultò il 25 luglio del 1943, scrivendo alla figlia Urania che, dopo 249 mesi di oppressione, viveva il giorno più bello della sua vita al grido di “Viva la libertà”, ma ben presto dovette affrontare l’esperienza di una dittatura più crudele, quella della RSI, utilizzata dai nazisti come estremo e disperato baluardo per esorcizzare una sconfitta che si faceva sempre più vicina.

Egli accettò nel 1944 di fare da collegamento fra i comandanti partigiani dell’area a nord di Milano, di mantenere i rapporti con gli esuli in Svizzera e di dar vita ad una stazione radio ORI.

Arrestato a Veniano, nella notte fra il 18 e il 19 agosto 1944 dal famigerato commissario Saletta, fu tradotto a Como nelle camere di Sicurezza della Questura insieme all’ ingegner Luigi Carissimi Priori e alla moglie di lui, Maria Girola.

Dovette subire interrogatori umilianti ed il 24 agosto furono simulati per lui i preparativi per la fucilazione.

Il 5 settembre fu condotto al cimitero di Albate dove venne fucilato il partigiano Rocco Jeraci; Vacchi, così dissero i suoi persecutori, doveva essere portato a Veniano per un sopralluogo nella sua casa, ma sulla strada per Albate venne proditoriamente colpito con uno o più colpi di pistola, con la scusa che stava fuggendo, e poi lasciato lì a morire dopo una lunga agonia.

Saletta, commissario, e Pozzoli, Questore, imbastirono allora una commedia per far credere che Vacchi era morto, quasi accidentalmente, per un tentativo di fuga. La pantomima non resse di fronte a testimoni oculari e alle successive ammissioni degli assassini e loro mandanti.

Su una strada buia, braccato come un delinquente, concluse la sua vita un uomo indomito, che non poté vedere l’alba del 25 aprile 1945, né la punizione dei Gerarchi del fascismo a Dongo e a Mezzegra, né la condanna a morte dei suoi aguzzini Saletta, Pozzoli e Porta,

Non poté vedere la nascita della Repubblica Italiana, né l’entrata in vigore, il 1° gennaio 1948 della Costituzione.

Per questi momenti storici di rinnovamento e di Redenzione Sociale, egli aveva studiato, studiato e lottato senza tentennamenti, èer questi risultati aveva dato la vita.

Con la sua intelligenza e il suo fervore egli avrebbe potuto contribuire ad avviare, con serietà, il cammino della Repubblica, soprattutto nel settore delicato della scuola, che tanto aveva amato.

Nella lettera al giovane fascista del 1943 scriveva:

“ La scuola deve essere libera, cioè apartitica e areligiosa, deve essere informativa e critica…E’ l’istituzione che migliorerà la società umana,

è il conoscere che può dare agli uomini la forza politica per giungere ad una società di esseri intelligenti e liberi.

Sarebbe un ottimo programma per la scuola e la società di oggi, se solo tutti avessimo la voglia di scuoterci di dosso l’indifferenza, la pigrizia, l’egoismo, la disponibilità ad accettare anche la miopia dei politici di oggi, la loro arroganza.

Facciamo, amici giovani ed anziani, una nuova Resistenza, pacifica ma incrollabile, mite ma generosa.

Ce lo chiedono con una voce sempre più flebile, i nostri morti.

I veri, i soli campioni della Libertà.

W la Resistenza, W l’Italia.

Sen. Luciano Forni

IL PUGILE PARTIGIANO

Sul ring tira cazzotti cantando Bella ciao

Il campione Salvatore Carrozza si è iscritto all’Anpi (associazione partigiani): ora lotta per il titolo dei welter

NAPOLI – Ora chiamatelo pure il pugile partigiano. Salvatore Carrozza, il giovane campione della boxe napoletana, ha deciso di iscriversi all’Associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi). Il forte boxeur, a soli 26 anni, conferma in questo modo il suo impegno politico e sociale. E la scelta avviene proprio alla vigilia della finale di venerdì 8, in cui combatterà per il titolo di campione del Mediterraneo Ibf dei pesi welter, e dopo aver vinto lo scorso anno il Campionato Intercontinentale Wbf di categoria.

L’ANTIFASCISMO – L’iscrizione all’Anpi è avvenuta nella sede regionale dell’associazione. «È un onore per me ricevere la tessera dell’Anpi – afferma Carrozza – come antifascista e come sportivo provo a dare un esempio di stile di vita nel rispetto dei valori della costituzione e dell’antifascismo. Molto spesso il nostro sport è visto con sufficienza e talvolta con ignoranza. Nei miei incontri e con l’esperienza della palestra “Rubin Carter” insieme ai miei compagni provo ad avvicinare tanti giovani ad uno sport nobile tentando allo stesso tempo di diffondere l’impegno civile contro razzismo e xenofobia». La sua militanza politica, maturata nel laboratorio occupato Insurgencia, coniuga i valori dello sport con quelli politici. Da circa un anno è il maestro della palestra popolare «Rubin Carter» che sorge proprio nel centro sociale di via San Rocco ed è stata inaugurata nel dicembre 2009, in onore del fortissimo pugile di colore celebrato da Bob Dylan nella celeberrima canzone Hurricane. Una palestra che si propone come punto di riferimento per molti ragazzi della periferia nord della città, dove c’è una carenza di strutture sportive e spazi di aggregazione.

LA FINALE – «Sono orgoglioso della storia della mia città, una storia fatta di lotta per la libertà e la giustizia. Proprio in questi giorni è stato celebrato l’anniversario delle Quattro giornate di Napoli, e grazie all’Anpi diverse iniziative si sono svolte in città. Spero davvero di riuscire a vincere il titolo di campione del Mediterraneo per rendere omaggio a tutti i caduti per la liberazione della città di Napoli» dichiara il pugile di Marianella. Per la finale di venerdì, che si svolgerà nel palazzetto dello sport di Frattamaggiore, è prevista la diretta su Raisport 1 alle 22. Ma attivisti, compagni e supporter di Carrozza si stanno mobilitando e hanno già annunciato una massiccia partecipazione all’incontro per sostenere il campione che dovrà sfidare un altro napoletano: Vincenzo Finizi. Saranno presenti anche delegazioni delle palestre popolari di altre città italiane come la Valerio Verbano di Roma, la Uppercat di Alessandria e la Palestra popolare del Tpo di Bologna. Ma la vera sfida dell’impegno di Salvatore Carrozza è quella lanciata anche alle istituzioni cittadine, affinché nascano nelle periferie le palestre e i centri sportivi per i giovani napoletani nel nome dell’antirazzismo e della Costituzione.

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