MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE DELL’ANPI RAIMONDO RICCI

MESSAGGIO DI FINE ANNO DEL PRESIDENTE RAIMONDO RICCI

Care compagne e cari compagni,
ritengo sia doveroso, in queste ultime settimane di dicembre 2010, compiere con voi una valutazione in ordine alle novità che sono intervenute sulla scena della politica italiana, sulle prospettive e sulle alternative che in ordine ad essa stanno maturando. Sul ruolo che la nostra associazione, l’ ANPI, è chiamata a svolgere in nome dei valori, dei principi e degli impegni che caratterizzano la nostra stessa ragion d’essere.
Il presente messaggio non è peraltro indirizzato soltanto ai militanti della Nostra Associazione e delle altre associazioni che intendono mantenere viva la memoria della Resistenza e di tutto ciò che essa ha rappresentato e tuttora rappresenta nella storia d’Italia. È diretto anche e soprattutto alle forze politiche cui spetta il compito di garantire quanto più possibile, in una fase di profonda crisi globale, il progresso e il benessere della nostra comunità nazionale. Inoltre questo messaggio deve essere valutato da parte di ogni componente della nostra comunità, a cominciare dalle generazioni più giovani; e ciò al fine di contribuire a quel risveglio delle coscienze oggi più che mai indispensabile.
Non credo sia necessario enumerare in dettaglio tutti i comportamenti personali e quelli relativi alla gestione politica instaurati dal premier e dai suoi sodali.
Tutte le insufficienze, le deviazioni da un trasparente rispetto dei principi e delle regole sanciti dalla nostra Costituzione, le arbitrarietà anche interpretative che si collocano del tutto al di fuori della nostra Carta fondamentale e le illusioni sull’oggettiva realtà dei problemi che travagliano il nostro Paese. L’uso di aggressioni mediatiche nei confronti di chi non si attiene o si ribella a quelle illusioni. Il tentativo di stravolgere la Costituzione realizzato a livello parlamentare da una maggioranza ottenuta dal premier con gli strumenti di un populismo mediatico e fortunatamente bocciato da una larga maggioranza del popolo con il referendum del giugno 2006. L’attacco martellante nei confronti delle istituzioni di garanzia previste dalla Costituzione, a cominciare dalla Magistratura, un attacco alcuna volta esteso al Presidente della Repubblica che oggi può definirsi il più solido baluardo contro una minacciata deriva autoritaria. La tolleranza da parte del premier di attività contrarie alle leggi vigenti. L’ossessiva volontà di ricorrere a leggi “ad personam” per fronteggiare i propri guai giudiziari, senza curarsi (vedi la legge sul cosiddetto processo breve) degli effetti di cancellazione di migliaia di processi in corso.
Ossessione affiancata da una pretesa riforma della giustizia indirizzata ad aggredire il requisito di autonomia e indipendenza della Magistratura e a sottrarre ad essa strumenti indispensabili per l’accertamento di reati, anche molto gravi, come quelli concernenti la criminalità organizzata.
Il complesso delle attività sopra citate è stato tale da suscitare il dissenso e la reazione di una parte stessa della destra, quella che fa capo al Presidente della Camera Gianfranco Fini il quale, nel suo intervento programmatico di Perugia, ha chiaramente enunciato la necessità di una destra che nel suo agire politico si muova in conformità ai principi e alle regole disegnati dalla Costituzione.
Non è un caso che la Legge Fondamentale sia stata elaborata tra la metà del 1946 e fine 1947 in modo da elaborare un testo condiviso e approvato a larghissima maggioranza, fra tutte le forze politiche democratiche in campo, dai comunisti ai democristiani, agli azionisti ai liberali.
Oggi ci troviamo di fronte ad un’emergenza che non vede tanto una contrapposizione tra destra e sinistra quanto un conflitto tra chi intende muoversi nel solco della Costituzione e chi invece da essa vuole divorziare, onde conseguire un potere assoluto che pur non presentandosi con gli stessi attributi esplicitamente dittatoriali del fascismo intende instaurare un nuovo potere autoritario. Questo è il vero e concreto obiettivo del berlusconismo. In sostanza, il populismo è lo strumento di chi oggi governa l’Italia, l’autoritarismo è il risultato cui vuole pervenire.
Martedì 14 dicembre il premier Berlusconi ha evitato la sfiducia per soli tre voti, dopo un’indecente attività di mercato. Ed ora si ripropone espressamente di operare, al fine di rafforzare la sua maggioranza, in modo da continuare questa sua deprecabile attività. La prospettiva è preoccupante, considerando la spregiudicatezza dei suoi comportamenti.
Per sconfiggere questa deriva che consegnerebbe il nostro Paese ad un ulteriore degrado dal quale sarebbe enormemente difficile risollevarsi, l’unica risposta non può che essere un’alleanza di tutte le forze d’opposizione che a questo disegno si oppongono in modo concreto e operante, senza alcuna esclusione. È necessaria la realizzazione di una sorta di CLN dettato dall’emergenza, capace di ricreare le condizioni fondamentali affinché la normale dialettica politica possa ricostituirsi su basi nuove nell’ambito delle forme e dei limiti della nostra Carta Fondamentale. È un progetto verso il quale occorre muoversi, con una piena disponibilità di quelle forze che furono un tempo capaci dell’approvazione della nostra Legge fondamentale.
Nel concludere questo mio messaggio ritengo necessario soffermarmi sul disagio profondo che pervade studenti e giovani privati di una prospettiva futura, disagio latente da tempo,che negli ultimi giorni ha portato ad una reazione fondamentalmente giusta. Noi tutti però dobbiamo evitare che la violenza venga ritenuta l’ultima risorsa di chi è disperato. Per questo ai giovani in particolare,desidero dire che la degenerazione della protesta in atti violenti porta come conseguenza il dare involontariamente ragione ai responsabili dell’attuale degrado. D’altro canto, le proposte di arresto preventivo – che riecheggiano leggi fasciste – e le altre iniziative volte a rafforzare la repressione dimostrano chiaramente l’intenzione dell’attuale governo di ridurre a questione di ordine pubblico il profondo anelito di giustizia e progresso che costituisce l’essenza delle proteste di studenti e precari. Per modificare le cose bisogna isolare le frange violente, di qualunque tipo esse siano e impegnare le migliori energie, a cominciare dalle nuove generazioni, nello sforzo comune per il cambiamento, forti del fatto che la coscienza del Paese è dalla parte delle legittime aspirazioni dei suoi giovani.
Con un fraterno augurio a tutti voi, per il prossimo Natale e per il nuovo anno, rendiamo sempre più operante il nostro impegno per il Bene della nostra Italia

Raimondo Ricci, presidente nazionale ANPI

GRAVE ERRORE NON DIALOGARE CON GLI STUDENTI

Questo il comunicato di Luciano Guerzoni, della Segreteria Nazionale A.N.P.I. sul movimento degli studenti che contesta la riforma Gelmini, che qui riportiamo integralmente:

Da quando ha preso corpo l’autoritarismo berlusconiano con le sue attitudini classiste e di manomissione della Costituzione e dell’ordine repubblicano, i partigiani e gli antifascisti – soprattutto quelli che si raccolgono nell’Anpi – con tenacia paziente e risoluta, impegnano sè stessi e tutte le forze sociali  politiche e democratiche per ridare fiducia e speranza indispensabili a rendere sempre più ampio, unitario, possente e vincente il campo delle forze che si battono per il cambiamento.

Fiducia e speranza sono dunque i nostri obiettivi, quelli stessi della “nuova stagione dell’Anpi” che oggi, con il movimento degli studenti contro la “riforma Gelmini” , emergono come frontiere possibili. E avranno il loro peso soprattutto nell’azione volta a contrastare validamente l’attuazione di un progetto governativo dagli effetti nefasti per l’Università pubblica, la ricerca e la cultura, rese così incapaci di essere, come potrebbero, volano di crescita economica, sociale e civile e, oltretutto, tali da essere forieri di un classismo ancora più brutale di quello attuale nell’accesso al sapere della nostra gioventù.

Gli studenti, con la loro lotta determinante ma pacifica, hanno spiazzato la violenza e i violenti perchè consapevoli che lì sta un nemico di cui il potere  governativo si giova per isolarli dall’opinione pubblica, ma, non di meno, hanno spiazzato anche il governo, sordo alle loro richieste, asserragliato nella “zona rossa”, cinico e anche violento nel suo ricorso alla criminalizzazione dei giovani, rivelatore di pulsioni repressive, reazionarie e fasciste.

Nel loro incontro con il Presidente della Repubblica e nel dialogo con Susanna Camusso gli studenti hanno evidenziato una disponibilità al confronto con le istituzioni e le forze sociali e politiche. E’ una potenzialità preziosa che si iscrive pienamente nell’alveo della democrazia repubblicana conquistata con la Resistenza e sancita dalla Costituzione.

Cogliere quella potenzialità, farne un valore, è compito della politica, innanzitutto dei partiti e delle forze sociali  dell’opposizione antifascista e democratica. Non farlo sarebbe un grave errore assolutamente non giustificato dalla repulsa e dalla diffidenza verso i radicalismi, gli estremismi verbali e la retorica rivoluzionaria, più presenti in un movimento studentesco autonomo, unitario, che semmai sono da contrastare nel merito, ma da non confondere con attitudini alla violenza.

Non faranno questo errore i partigiani e gli antifascisti. L’ Anpi promuoverà in ogni parte del Paese incontri con gli studenti aprendo i suoi congressi di sezione e provinciali alla loro voce.

L’Università pubblica che vogliono è la metafora di un futuro desiderabile per le nuove generazioni: di studio, di lavoro e di progetti di vita. e a ben vedere, coincide con lo stesso desiderabile futuro dell’Italia.

Investire di questa questione cruciale la politica, le istituzioni, i sindacati e le forze sociali e della cultura è urgente e necessario.

E’ alla prova, ancora una volta, la democrazia repubblicana, la sua capacità di garantire partecipazione, di assecondare il cambiamento. Al tempo stesso, questa è un occasione importante per le istituzioni, i partiti e la politica di rigenerarsi e di rinnovarsi.

 

                                                                                                Luciano Guerzoni

 

 

 

MEMORIA ANTIFASCISTA


CORTEO A MILANO SABATO 11 DICEMBRE ORE 15
DA PORTA VENEZIA A PIAZZA FONTANA

Un corteo per ricordare la matrice fascista e di stato della strage di piazza Fontana, la morte di Giuseppe Pinelli, denunciare i pericoli attuali del neofascismo!
La strage di piazza Fontana, con la morte di 17 persone inermi e il ferimento di quasi un centinaio, fu provocata da una bomba collocata dal gruppo fascista di Ordine nuovo all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura, con la copertura di apparati dello Stato. L’…intento era di creare nel Paese un clima di terrore per bloccare, attraverso la repressione poliziesca e il restringimento delle libertà democratiche, le lotte operaie e studentesche che stavano scuotendo dalle fondamenta la società.
A sancire questa verità le ultime sentenze degli stessi tribunali che hanno riaffermato la matrice dell’attentato, nonché le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, due degli stragisti fascisti.
Ribadirlo significa testimoniare quella verità che si vorrebbe oggi oscurare in nome di una generica condanna al terrorismo. Con essa nascondere anche le tragiche circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, la diciottesima vittima innocente di piazza Fontana, che precipitò da una finestra del quarto piano della Questura milanese, non certo per un “malore attivo”, quando si cercava di attribuire a Pietro Valpreda, agli anarchici e alle sinistre la responsabilità di quanto accaduto.
Ma la memoria di ieri impone di parlare del presente in una città che vede le destre di governo proteggere e sostenere i gruppi neofascisti, erogando loro finanziamenti pubblici per aprire nuove sedi in cui si omaggiano criminali nazisti, al punto che Milano si sta trasformando nella capitale per gli incontri e i raduni dell’estrema destra a livello europeo. Milano che militarizza i territori e vorrebbe chiudere i pochi spazi di socialità ancora esistenti, che finisce sulle prime pagine della stampa mondiale per la sua intolleranza nei confronti dei rom, dei migranti e le violenze nei confronti della comunità gay. Milano, la città che ha visto sette anni fa tre fascisti assassinare Dax e in cui solo due anni fa un ragazzo di 19 anni, “Abba”Abdoul Guibre, veniva, per razzismo, ucciso a sprangate per strada.
Per non dimenticare niente e nessuno
Per ribadire che la strage fascista di piazza Fontana è una strage di Stato
Per esigere la chiusura delle sedi fasciste a Milano.

partenza sabato 11 dicembre ore 13  da stazione Como Borghi

SOLIDARIETA’ DELL’ANPI AGLI STUDENTI

Il Comitato provinciale dell’Anpi di Como con gli studenti per una vera riforma

L’Anpi di Como denuncia all’opinione pubblica la volontà del governo Berlusconi di tagliare corsi di studi, di ridurre indiscriminatamente gli organici, di eliminare discipline d’insegnamento, di relegare la scuola pubblica a una mera funzione sussidiaria e di favorire la scuola privata.
Ritiene che le espressioni di dissenso scaturite spontaneamente da tante parti del Paese, rispetto a scelte di governo distruttive delle legittime aspirazioni e del futuro di giovani ricercatori e studenti, siano un diritto dello Stato Democratico. Afferma che tutte le soluzioni per una vera e dignitosa riforma della scuola e dell’ Università non debbano partire dall’esclusivo taglio alle risorse, ma dall’ammodernamento dei programmi e passare attraverso un serio  confronto parlamentare.
Dichiara, infine, di essere a fianco di tutti i ricercatori, degli studenti e dei docenti che si stanno battendo con civili manifestazioni.

 

Art. 3.

 È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4.

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 9.

La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Art. 33.

L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

È prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

Art. 34.

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

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