RISPOSTA AL DOTT. DIEGO MINONZIO, DIRETTORE DEL QUOTIDIANO LA PROVINCIA DI COMO

Ringraziamo il direttore de La Provincia di Como Sig. Minonzio per aver espresso così chiaramente il suo punto di vista su fascismo e neofascismo nell’editoriale comparso domenica scorsa 16 luglio. 
Ci permetterà ora di esprimere le nostre ragioni, una su tutte: il fascismo e i neofascisti di oggi sono l’esatto contrario di tutto ciò che è scritto nella carta fondamentale del nostro paese, la Costituzione.
Riteniamo profondamente sbagliato sottovalutare e ridicolizzare i fenomeni neofascisti riconducendoli a semplice goliardata. Che possa accadere una cosa simile è inaccettabile in un paese che a causa del fascismo ha subito migliaia di morti, persecuzioni, deportazioni e una guerra devastante. 
Dispiace inoltre che il direttore Sig. Minonzio la voglia gettare in rissa da tribuna politica, tirando in ballo la sinistra e il Partito comunista, quando invece qui ci sono di mezzo i valori fondamentali della Repubblica italiana e le regole democratiche che come popolo ci siamo dati per la convivenza civile. 

Secondo il direttore Sig. Minonzio non si dovrebbe più parlare di fascismo e non si dovrebbe avere neppure il coraggio di parlare di neofascismo, di neonazismo e della loro grave diffusione tra le giovani generazioni. 
Eppure registriamo e denunciamo con grave preoccupazione un’escalation di azioni più o meno gravi, anche nella nostra provincia, perpetrate da movimenti, tifoserie sportive o fantomatiche associazioni culturali che si richiamano più o meno apertamente al fascismo o al nazismo: ricordiamo il blitz di Casapound nella sede del consiglio comunale di Milano o sulle spiagge di Ostia, per non parlare delle tante manifestazioni avvenute in Italia che inneggiano a Hitler e delle azioni intimidatorie, alcune anche violente, con evidenti connotazioni di razzismo, autoritarismo, omofobia e xenofobia.
Senza dimenticare le oltre cinquecento pagine sui social network che inneggiano al fascismo.

Non pensiamo certo che con una legge si risolvano questi problemi, perché ci vuole una coscienza collettiva antifascista che si deve continuare a coltivare e valorizzare nei cittadini, soprattutto nelle scuole. 
Questa proposta di legge a firma Emanuele Fiano che introduce il reato di propaganda del regime fascista e nazista anche sul web (a dire il vero le leggi ci sono già, vedi le cosiddette leggi Scelba e Mancino) crediamo vada nella direzione giusta.
Sicuramente le Istituzioni repubblicane devono applicare queste leggi, iniziando una volta per tutte a contrastare concretamente questi fenomeni che minacciano la democrazia.
Eppure il direttore Sig. Minonzio sostiene che queste leggi siano liberticide. Non esiste a nostro avviso insensatezza più grande di questa affermazione. 
Sono proprio i neofascisti, a cui il Sig. Minonzio vorrebbe lasciare il diritto di parola, coloro che disprezzano i principi e le regole democratiche e non riconoscono i valori fondanti di questa Repubblica, nata dalla lotta di Liberazione al nazifascismo, fatto che ricordiamo è avvenuto poco più di 70 anni fa e che è alla base della nostra identità nazionale.

Anpi sezione di Como “Perugino Perugini”
www.anpisezionecomo.net

Qui di seguito il link per leggere l’editoriale comparso su La Provincia di Como: 
www.laprovinciadicomo.it/stories/Editoriali/il-fascismo-macchietta-tra-bagnino-pirla-e-furbi_1243356_11/

PROPOSTA DI LEGGE N. 3343

Approda in aula, in questi giorni, la proposta di legge n. 3343, primo firmatario l’On. Fiano, per “l’introduzione dell’art. 293 bis del Codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazi-fascista”. Ne siamo contenti, anche perché questa proposta era stata presentata il 2 ottobre 2015 ed è arrivata in porto solo adesso, dopo un paio d’anni d’attesa. Ciò fa ben sperare anche per altre proposte di legge analoghe, tra cui una veramente importante perché riguarda le liste elettorali, di cui si è parlato molto in questo periodo, proprio per la presentazione di liste manifestamente fasciste. Forse sarebbe stato opportuno unificarle, queste proposte, per dar vita ad una trattazione congiunta, ampia ed approfondita, trattandosi di materia di estrema importanza, ma anche di particolare delicatezza. Personalmente, non credo che rilevi molto se una norma penale sia autonoma oppure inserita nel Codice penale.

Ciò che conta sono piuttosto due cose: che la legge sia in grado di superare gli ostacoli, che altre (per esempio la legge Scelba) hanno superato solo in parte; ed inoltre che non si crei il mito della legge come soluzione unica di problemi importanti e delicati. Quest’ultima richiesta l’abbiamo fatta anche a proposito di altre leggi, cui spesso si affidano speranze eccessive. La legge è efficace se tutto il sistema (di prevenzione e di repressione) funziona, se il “comando” che essa esprime è sentito in modo diffuso dai cittadini e percepito come impositivo, al di là della stessa previsione di sanzioni. Nel caso di specie, vedremo come andrà la discussione parlamentare, sperando che essa migliori la proposta, anziché ostacolarne gli effetti e soprattutto si trovi il modo di renderla conforme al sistema costituzionale, perché non accada (appunto) quello che è successo alla legge Scelba, di subire una sorta di “amputazione” ad opera della Corte Costituzionale. Certo, i diritti ci sono, anche quelli costituzionali; ma anche loro, hanno, a loro volta dei limiti; e in molti casi può accadere il fenomeno dell’abuso del diritto, inaccettabile, come di recente ha affermato, con chiare parole, la Corte di Strasburgo. Insomma, fare apologia a proposito di fascismo, in un Paese dotato di una Costituzione democratica e profondamente antifascista, dovrebbe essere impossibile perché vietato dalla legge e respinto dalla coscienza collettiva. Ho letto che qualcuno parla di leggi “liberticide”, proprio riferendosi a quelle che dovrebbero reprimere i comportamenti, le dichiarazioni, le esibizioni fasciste e razziste. Non credo che sia così: sono questi comportamenti ad essere lesivi dei princìpi e dei valori fondamentali previsti dalla Costituzione. Certo c’è una questione di proporzione e di rapporti tra diritti diversi; e di qui nasce la delicatezza del problema e la necessità che le leggi siano ben costruite per poter passare senza danno al vaglio della Corte costituzionale.
Ma l’occasione in cui si parla di una legge “di peso” è anche buona per ribadire che non ha consistenza il “mito” della legge, la quale, da sola, non può risolvere tutti i problemi. Nel nostro Paese c’è l’abitudine, di fronte a fatti clamorosamente negativi, di pensare subito a leggi nuove, a inasprimenti delle pene e così via. E’ un errore fatale, perché poi la realtà si incarica di dimostrare che la legge non basta se non è accompagnata da misure culturali e di formazione adeguate. Per questo, insisto da sempre sulla necessità della formazione di una coscienza collettiva antifascista che permei tutte le istituzioni, quelle centrali, quelle locali, induca i cittadini a schierarsi, a convincersi che il passato non può tornare e il male non deve prevalere. Questo va ricordato sempre, altrimenti si creano dei “miti”, poi difficili da sfatare. Sulla legge in discussione vorrei aggiungere ancora una considerazione positiva; c’è un giusto richiamo, nel capoverso della proposta ad un aggravamento di pena “se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici”. Era ora che questa materia entrasse anche nell’attenzione del legislatore; ed è positivo che ci sia riuscita, anche se in misura ancora limitata. Infatti, il problema della rete è tale da rendere necessaria una considerazione globale, sia sul piano della repressione che su quello della prevenzione e dei controlli. Di fatto, sulla rete c’è una libertà a dir poco pazzesca, di formulare enunciazioni fasciste e/o razziste, con enorme capacità di diffusione. Ma chi e come provvede a controllare, a contenere, a eliminare questo fenomeno, che sta raggiungendo proporzioni enormi? Qui davvero manca una legge, che non contenga solo divieti astratti, ma consenta anche di individuare e colpire le responsabilità. Se per la carta stampata, esiste la norma sul “direttore – responsabile”, per quanto riguarda il WEB, c’è ben poco. Ed allora, vengano avanti progetti e proposte dirette a regolare il fenomeno, rispettando i diritti lealmente esercitati e colpendo chi ne fa sistematicamente abuso. Una seria discussione parlamentare dovrebbe arrivare a cogliere i tanti aspetti di delicatezza anche di questa fattispecie e trovare le modalità di interventi efficaci e risolutivi, fornendo, inoltre, alla Polizia postale tutte le dotazioni materiali e personali di cui c’è bisogno, ma soprattutto dettando regole precise ed ineludibili. Sono pensieri che possono apparire addirittura inquietanti, a fronte delle carenze del nostro sistema. Ma ad ogni segnale positivo bisogna rispondere non tanto con formale ossequio, quanto con l’approfondimento “panoramico” di una situazione che oggi non è più tollerabile, e deve essere respinta dalle istituzioni nel loro complesso ma anche dell’intera collettività.


– Carlo Smuraglia ANPI News n° 253. –

COMITATO NAZIONALE ANPI

SI REALIZZI A MILANO UN VERO MUSEO NAZIONALE DELLA RESISTENZA

5 Luglio 2017

“L’ANPI nazionale ritiene che la comunità culturale e i cittadini debbano essere informati su quanto sta accadendo riguardo a quello che avrebbe dovuto essere il progetto del Museo Nazionale della Resistenza a Milano.

Museo al quale l’ANPI sarebbe stata favorevolissima, anche per la scelta di collocarlo nella città di Milano, purché si trattasse di un’opera di valore, realizzata con ampio consenso e con la collaborazione attiva delle Associazioni partigiane, in particolare dell’ANPI, e infine installata in una sede adeguata.

Al contrario, si sta verificando un fenomeno singolare: tutti gli atti e le convenzioni stipulate ufficialmente tra Comune, Ministero dei Beni culturali e INSMLI (oggi Istituto “Parri”) hanno fatto sempre riferimento alla istituzione di un MUSEO NAZIONALE DELLA RESISTENZA. Gradualmente, poi, questa denominazione è scomparsa, via via sostituita da formulazioni generiche e totalmente diverse (Spazio Resistenza, Spazio di riflessione ed interpretazione sulla Resistenza, etc.).

Questo è incomprensibile, perché o si fa un Museo oppure si fa una cosa diversa, non chiara peraltro, perché non si è ancora visto un progetto esecutivo.

Già questo è grave, ma lo è ancora di più se si considera che tutta l’operazione è stata ed è portata avanti senza la partecipazione e il coinvolgimento delle Associazioni partigiane e, in particolare, ripetiamo, dell’ANPI che del problema si è più volte interessata, con poco successo.

Ora, un Museo (o quello che sia) non può prescindere dalla memoria e dai suoi principali depositari, a nulla servendo la promessa che poi vi sarà un coinvolgimento nella fase di gestione (vale a dire a cose fatte ed esattamente come in un condominio).

Ma ancora: un Museo, ancorché multimediale, interattivo e moderno, ha bisogno di spazi non solo per le sue istallazioni (anche le più avanzate), ma anche per garantire la fruibilità a studiosi, scolaresche, visite collettive, etc.

Qui sorge un altro problema, perché questa cosa indefinita la si vuol collocare in uno spazio angusto e inadeguato, all’interno della Casa della Memoria, un luogo, peraltro, già riservato all’uso pubblico da parte delle Associazioni, insediato in un edificio che, fra l’altro, non è in grado di accogliere neppure tutto il materiale (vistoso e pesante) dell’ex INSMLI. Una contraddizione, in termini, e un grande pregiudizio sia per la futura istituzione, sia per coloro che lavorano nella Casa della Memoria. Gli inconvenienti suindicati sono tutti assai gravi se avranno concreta realizzazione e metteranno a rischio la credibilità e il buon nome degli stessi organismi ed enti partecipanti ad un’operazione che si presenta già con una serie di handicap, sopra sommariamente descritti.

L’intera questione deve essere sottoposta a revisione totale, consultando esperti, acquisendo conoscenze di similari esperienze straniere, avviando un serio confronto sui modi per superare le difficoltà e incomprensioni di cui si è detto.

L’ANPI, convinta che un Museo Nazionale della Resistenza, a Milano, sia veramente di essenziale importanza, è disponibile a dare tutta la collaborazione necessaria per giungere ad una soluzione ragionevole, non invece a consentire un’ipotesi riduttiva ed “escludente”, in certo modo incomprensibile, non degna di inserirsi nella “linea museale” da cui il Comune di Milano trae grande vanto.

Non si tratta di differire all’infinito un’opera, che è invece necessaria, ma di farla bene, con tutti i crismi culturali, storici e politici e con la partecipazione di tutti i soggetti direttamente interessati.

Siamo ancora in tempo a sospendere un’iniziativa che non recherebbe alcun vantaggio culturale e storico e apparirebbe negativa per la stessa immagine di chi la propone.

Si proceda ad un rapida verifica delle esperienze straniere in questo campo, si ascolti la cultura italiana e l’ANPI, ricollocando il progetto nel suo binario iniziale (il Museo della Resistenza) ma con modalità tutt’affatto diverse. Non si escluda a priori l’idea di realizzare sul tema un seminario ad alto livello.

Questo comunicato verrà ampiamente diffuso, affinché tutti conoscano di che cosa si tratta realmente e si acquisiscano anche i pareri di esperti storici”.

 

Il Comitato Nazionale ANPI

5 luglio 2017

MARTEDI’ 25 LUGLIO, CAMPEGINE (RE)

ANPI – SEZIONE ERBA-MONGUZZO

25 LUGLIO 2017

GITA A CASA CERVI

Nella nostra riunione del 7  giugno  si è deciso di partecipare alla festa della caduta del fascismo a Campegine il 25 luglio, stiamo aspettando il programma che i compagni reggiani ci manderanno al più presto.
Ci hanno già confermato che anche quest’anno si seguirà la tradizione che prevede: aperitivo intorno alle ore 18.00,  premiazione del festival teatrale di Resistenza 2017,  distribuzione della  pastasciutta resistente  e, a seguire, canti e musica.
 L’idea nostra è questa :
       partenza dal piazzale della nostra sezione presso Comune di Monguzzo verso le 14,00-14,30 (in base alle adesione ed ai costi di noleggio valuteremo se andare con mezzi nostri o se affittare un pulmino)
       arrivo a Campegine alla casa dei Fratelli Cervi, visita al museo  e poi, a seguire,  “festa” come da programma!
       rientro previsto in tarda serata.
Abbiamo già un certo numero di adesioni che andranno confermate a:
FIORELLA tel. 340 7641449
MARICA    tel. 345 0424695
Sperando anche altri iscritti vogliano vivere una giornata diversa, in tutti i sensi, vorremmo fare esperienze nuove, conoscere la storia, la gente , cantare e ballare: una giornata di festa, come fu quella del 25 luglio 1943!

SABATO 22 LUGLIO – COMO ( REBBIO)

SABATO 22 LUGLIO – ORE 20

P.ZZALE DEL SUPERMERCATO COOP

VIA GIUSSANI – COMO (REBBIO)

PASTASCIUTTA ANTIFASCISTA

CENA – SALUMI, FORMAGGI, PASTA IN BIANCO ( COME FU PREPARATA A CAMPEGINE, IL 25 LUGLIO 1943, PER FESTEGGIARE LA CADUTA DI MUSSOLINI)

I MIEI SETTE FIGLI – SPETTACOLO DEL TEATRO D’ ACQUA DOLCE

Quota di partecipazione 10 euro.

Il ricavato sarà devoluto a favore delle attività di solidarietà della parrocchia di Rebbio.

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