I giardini di piazza del Popolo intitolati a Norma Cossetto
Comunicato
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Apprendiamo dai giornali che oggi 8 marzo verrà intitolato il giardino di Piazza del Popolo a Norma Cossetto, studentessa istriana martire delle foibe. Certamente le foibe sono una brutta pagina della storia che ha vissuto il nostro paese, conseguenza di un comportamento verso gli slavi di italianizzazione forzata con centinaia di migliaia di episodi di violenze, abusi, stupri, incendi e assassinii da parte dei fascisti italiani. Certamente, e non da oggi, l’ANPI condanna le foibe come atto crudele fatto dai partigiani Jugoslavi consapevoli che le vendette comportano vittime innocenti, e la studentessa Norma Cossetto fu una di questi. Ci piacerebbe che con i morti delle foibe venga celebrato il ricordo delle migliaia di slavi, i così detti “allogeni” (1) e degli italiani antifascisti morti di fame, di stenti e di torture nei numerosi campi di concentramento italiani in territorio slavo (ben 5 ufficiali e di grandi dimensioni, fino a 10.000/15,000 internati come in quello più noto di Arbe) o i 36 stanziati in Italia e riservati in prevalenza a cittadini italiani di origine slava, tra cui il famigerato lager della Risiera di San Sabba a Trieste, unico campo in Italia a essere fornito anche di forno crematorio. Campo gestito dalle truppe tedesche in territorio controllato dalla famigerata Repubblica Sociale di Salò, e destinato agli oppositori politici (vittime stimate tra le tremila e le cinquemila). Non si dica che è l’ANPI a voler nascondere certe verità, si provi a chiedere ragione a chi, al governo per tre interi decenni con le forze di centro destra, non ha mai sentito il dovere o l’obbligo di chiedere spiegazioni al Governo Jugoslavo, o quelle forze politiche della destra nazionale che per anni, in particolar modo dal 1956 per tutti gli anni sessanta l’unica rivendicazione che portarono avanti fu quella revanscista sui territori italiani, eppure quanto successo nelle foibe era di pubblico dominio già da allora. Forse una chiave di lettura la indichiamo noi, non è che se il Governo Italiano avesse chiesto ragione dei fatti relativi alle foibe il Governo Jugoslavo avrebbe chiesto di processare i responsabili dei campi di concentramento slavi e tutti quelli che amministrarono le terre occupate dagli italiani? L’ANPI comasca è stata l’unica in questi anni ad aver organizzato non manifestazioni demagogiche, ma più di un convegno sul tema del Fronte Orientale, foibe comprese. L’ultimo giusto quattro anni fa in Biblioteca Comunale con la partecipazione di due storici, Eric Gobetti, ricercatore di Storia Contemporanea presso l’università di Torino (ci verrà fatto rilevare che si tratta di uno storico di sinistra, ebbene sì, ne siamo consapevoli) e il prof. Giorgio Conetti (di lui però non si può dire), per anni docente di Diritto Internazionale e Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Dell’Insubria di Como e presidente di quella Commissione Storico-culturale Italo-Slovena (2) che dopo ben sette anni di lavori produsse un corposo dossier, reso pubblico su sollecitazione di molti organismi fra cui l’ANPI e il Governo Sloveno dopo ben otto mesi. Un’ultima cosa, la scelta dei giardini di Piazza del Popolo è casuale o il fatto di essere di fronte alla ex Casa del fascio è una scelta di coerenza politica?
Grazie per l’attenzione.
La
segreteria del Com. Prov. di Como
(1)
quei cittadini che, in uno stato nazionale, sono di stirpe, ed
eventualmente di lingua e di tradizioni culturali e religiose diverse
da quelle della maggioranza, e che conservano una propria identità
culturale e spesso anche politica.
(2)
Nell’ottobre
1993 i Ministri degli esteri dell’Italia e della Slovenia
istituirono una Commissione storicoculturale italo-slovena con lo
scopo di fare il punto sui risultati della ricerca storica realizzata
nei due Paesi sul tema dei reciproci rapporti. La Commissione era
formata da parte italiana da Giorgio Conetti, docente di diritto
internazionale e preside della facoltà di giurisprudenza di Como che
la presiedeva, e dagli storici Angelo Ara (Università di Pavia),
Marina Cattaruzza (Università di Berna), Fulvio Salimbeni
(Università di Udine), Raoul Pupo (Università di Trieste),
Maria Paola Pagnini, ordinario di geografia dell’Università di
Trieste e dal sen. Lucio Toth, dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia. La parte slovena, presieduta dalla dott.ssa Milica
Kacin Wohinz era composta dagli storici France Dolinar, Branko
Marusˇicˇ, Boris Mlakar, Nevenka Troha, Andrej Vovko e Aleksander
Vuga. Inizialmente fecero parte della Commissione anche il
costituzionalista Sergio Bartole, lo scrittore Fulvio Tomizza, lo
storico Elio Apih e Boris Gombacˇ che, per vari motivi, non poterono
proseguire nell’incarico. Dopo 7 anni di lavoro e ripetuti incontri
la relazione conclusiva della Commissione fu approvata all’unanimità
dai suoi 14 componenti il 25 luglio 2000 e consegnata ai rispettivi
Ministeri degli esteri, ma inspiegabilmente per 8 mesi non fu resa
pubblica. Benché la pubblicazione fosse stata sollecitata da più
parti, tra le quali l’ANPI, e da un voto unanime della Camera dei
Deputati, la relazione fu resa pubblica nel testo integrale soltanto
il 4 aprile 2001 dal quotidiano “Il Piccolo” e – lo stesso
giorno – anche dal Ministero degli esteri.