ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA TERRITORIO ERBESE SEZIONE LUIGI CONTI MONGUZZO
Venerdì 27 settembre alle ore 20 45 presso la Sala Consiliare del comune di Monguzzo lo storico Matteo Dominioni terrà una relazione sulle “ Truppe indigene nelle colonie italiane” alla quale seguirà un dibattito ed un rinfresco.
Comunicato della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI
L’ANPI esprime profonda preoccupazione per la recente risoluzione del
Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, per
altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e
antirazzista del 25 ottobre 2018. In un’unica riprovazione si
accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e
liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato
dai popoli dell’Unione Sovietica – più di 22 milioni di morti – e
persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte
dell’Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi,
razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione
invece che di responsabile e rigorosa unità. L’ANPI si augura che al più
presto giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa
autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale
ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di
un’Europa Unita, figlia dell’antifascismo e delle donne e uomini che si
opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a
Ventotene proprio dal regime fascista.
Nella notte di domenica 15 settembre è scomparso all’età di 96 anni, nella sua casa di Olgiate Comasco, il partigiano Ernesto Maltecca. Era l’unico ancora in vita del Gruppo Clerici della 52esima Brigata Garibaldi. Una vita nelle file del Partito Comunista, Ernesto Maltecca è stato a lungo consigliere comunale di Olgiate Comasco ed era l’anima dell’associazione Combattenti e Reduci, di cui per anni è stato presidente della Federazione interprovinciale. Sempre vicino ai valori della Resistenza, il suo ultimo discorso ufficiale è stato questo 25 aprile, in occasione della festa della Liberazione. Qui sotto riportiamo un brano:
L’appello, un’eredità storica e civica
“Arrivato alla mia età mi addolora e mi domando se quello che è stato fatto a costo di tante vite umane non sia stato invano. Ormai sono l’unico rimasto del Gruppo “Clerici” della 52esima Brigata Garibaldi operante nell’Olgiatese. Eravamo tutti uniti nel coraggio e nella volontà, pur mettendo a repentaglio la nostra stessa vita, per sconfiggere il totalitarismo nazifascista. Ecco, per voi, per il mio paese, ne è valsa la pena, sicuramente. Vi auguro di ritrovare oggi la gioia di quella giornata. Di rivivere, ogni giorno il vostro 25 aprile”.
Adolfo Vacchi, 5 settembre 1944. Adolfo Vacchi, matematico e antifascista, nacque il 23 giugno 1887 a Bologna. Come matematico e scienziato formulò alcune teorie sul teorema di Fermat ed ebbe interessanti intuizioni per una nuova formula per la determinazione dei numeri primi, che raccolse in alcune pubblicazioni. Dirigente di una federazione del PSI, nel 1914 venne schedato per le sue idee socialiste. Nel 1915 si trasferì a Venezia dove insegnò in uno dei licei della città. Già nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma, subì un pestaggio da parte di squadristi fascisti. Nel 1923 dovette lasciare Venezia a seguito di un ordine di confino che fu uno dei primi casi di confino politico sanciti dalla dittatura fascista. Negli anni successivi visse a Milano con la moglie e le figlie, campando di lezioni private, ma non cessò mai di esercitare una appassionata e lucida propaganda di libertà contro il fascismo e il razzismo, che egli svolse sopratutto presso i suoi studenti e che gli costarono un processo, nel corso del quale egli si difese con tale convincente eloquenza da venire assolto con una semplice ammonizione. Nel 1943 sfollò con la famiglia da Milano a Veniano (Como) e qui prese parte alla lotta di liberazione. Con altri partigiani organizzò una stazione radiotrasmittente per comunicare con le missioni alleate in Svizzera, fornendo un collegamento fra i comandi partigiani dell’Italia occupata dai nazisti e il quartier generale del generale Alexander. Nella notte del 18 agosto 1944 venne arrestato a Veniano e tradotto nelle carceri di San Donnino a Como. Sebbene non ci fossero prove certe del suo coinvolgimento nella lotta contro il nazifascismo, dopo 18 giorni di carcere senza processo, nella notte del 5 settembre 1944 venne fatto uscire dal carcere con la scusa di una nuova perquisizione nella sua abitazione e ucciso a tradimento contro il muro del cimitero di Camerlata (Co).
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