RELAZIONE DI GUGLIELMO INVERNIZZI

Sabato 3 luglio si è tenuta una conferenza pre-congresuale con i rappresentanti dei provinciali Anpi di Como, Lecco e Sondrio.

Qui di seguito pubblichiamo la relazione del nostro presidente provinciale Guglielmo Invernizzi, che è stata molto apprezzata dai partecipanti.

PER UNA NUOVA FASE DELLA LOTTA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA

Un saluto agli amici e ai compagni delle province di Como, Lecco e Sondrio collegati per questa conferenza dei dirigenti dei direttivi locali e provinciali. Un particolare saluto a Tullio Montagna in rappresentanza dell’ANPI Nazionale.

Carissimi,

ci accingiamo ad affrontare una campagna congressuale un po’ anomala e diversa dalle altre, non tanto per i contenuti politici ed associativi, ma per le modalità che la situazione sanitaria ci impone e forse ci imporrà ancora, speriamo per poco tempo.

Mi è stato chiesto di presentare il documento congressuale, documento che tutti dovreste aver già letto, e che perciò eviterò di esporre per intero e al quale aggiungerò mie proposte e considerazioni, sperando così di ravvivare il dibattito. Mi permetto fin dall’inizio una osservazione sulla vastità dello stesso. Non perché i contenuti non siano tutti, e ribadisco tutti condivisibili, ma per la vastità degli stessi. Non siamo un partito e questo lo si ribadisce bene nel documento, ma dei partiti non abbiamo nemmeno l’organizzazione, non abbiamo i funzionari, non abbiamo rappresentanti ufficiali nelle istituzioni in grado di portare avanti tutte queste istanze nei luoghi deputati. Tanto per fare un esempio una campagna referendaria ci impegna per due mesi, assorbendo tutte le nostre forze, che necessariamente dobbiamo togliere ad altre iniziative.

Così come nel documento congressuale, ritengo sia giusto partire con il ringraziamento a Carla Nespolo e al suo predecessore avv. Carlo Smuraglia nostro Presidente emerito, per aver in questi ultimi anni tracciato la strada del rapporto unitario, del confronto con le altre forze democratiche, della stretta relazione col mondo dell’associazionismo, lavoro che intendiamo continuare a perseguire a maggior ragione nella situazione di straordinaria emergenza in cui ci troviamo. Ci ha anche consegnato la propensione a guardare sempre oltre, a osservare con spirito critico e senso di responsabilità il mondo e il Paese che stanno cambiando, ad ascoltare le opinioni degli altri e a tenere saldissime le radici dell’Anpi nella concreta esperienza storica della Resistenza.

Siamo nel pieno di una tragedia mondiale a causa della pandemia e della gigantesca crisi economica e sociale da questa determinata. Per questo occorre promuovere un’idea di profondo cambiamento e così diffondere un messaggio di speranza e di fiducia.

E’ necessaria una risposta straordinaria per cui l’Anpi propone una grande alleanza democratica per la persona, il lavoro, la società.

L’Anpi delle Partigiane e dei Partigiani nata nel 1944 si è arricchita diventando, nel 2006, aperta a tutti gli antifascisti. Ha così definito la sua natura nazionale e popolare.

Proponiamo non una nuova ANPI, ma un’ANPI rinnovata, un’associazione che

promuove impegno e nuove forze, che realizza uno spazio pubblico antifascista e repubblicano come in occasione della campagna referendaria promossa dai 5stelle sul taglio dei parlamentari. L’ANPI anche in questo caso come nel precedente referendum promosso dal governo Renzi si è mossa in prima persona con tutte le sue forze, indipendentemente dal risultato che su questo quesito, chiaramente populista, era scontato. Un risultato che oltre a modificare gli assetti istituzionali, con effetti che saremo in grado di misurare appieno solo dopo le prossime elezioni, sembra confermare l’ideologia anti-casta nella sua pretesa di rappresentare l’unica soluzione percorribile alla deriva oligarchica della democrazia. Mentre la campagna referendaria è ormai andata in soffitta, è proprio questa pretesa o illusione che va messa al centro dell’attenzione. Non perché non colga un problema reale, ma perché sbaglia la risposta. Il taglio dei parlamentari è una risposta sbagliata ad una istanza giusta: come contrastare la tendenza allo svuotamento e alla verticalizzazione della decisione democratica? Come affrontare la crisi di legittimità del sistema politico? Sono domande a cui i partiti non sanno e non vogliono rispondere, e che invece la nostra organizzazione deve fare proprie. Il principio costituzionale che gli eletti rappresentano gli elettori e non i partiti deve essere ripristinato attraverso una nuova legge elettorale che reintroduca le preferenze dando agli elettori e agli eletti quel potere politico di cui i partiti si sono appropriati.

Libertà, eguaglianza, democrazia, solidarietà, pace: sono questi i valori nati dalla della Resistenza e successivamente incarnati nella Costituzione.

Questi sono anche gli ideali fondamentali dell’Anpi e la loro piena realizzazione deve ad essere un orizzonte verso cui muoversi piuttosto che una realtà compiuta una volta per tutte. Come insegnano i tanti tentativi degli scorsi anni sfociati nella costituzione di tanti, troppi, Comitati Antifascisti finiti dopo pochi mesi di vita. Oggi con l’esperienza molto più variegata dell’appello “UNIAMOCI PER SALVARE L’ITALIA” si è notato un maggiore interesse da parte dell’associazionismo di sinistra e antifascista all’unità, con qualche distinguo.

Si tratta di valori e ideali ancora attuali che sono messi in discussione in tanti Paesi e realtà. Parliamo innanzitutto della libertà di stampa e di opinione, della libertà dallo sfruttamento e dal bisogno. L’uguaglianza sembra una lontana chimera visto che crescono e si moltiplicano le disuguaglianze.

Dalla memoria attiva della Resistenza dobbiamo attingere l’energia e la determinazione per affrontare la drammatica condizione presente.

Ci sono almeno tre fattori di portata globale che impongono un cambiamento del modo di pensare la politica, le culture, le società. Siamo nella situazione che viene definita di cambio dell’orizzonte strategico.

Il primo fattore è il cambiamento climatico per arrestare il riscaldamento del pianeta.

Il secondo fattore è la crisi degli strumenti di governo sovranazionale. Il riferimento è all’ONU ed alle altre Agenzie sovranazionali, cosa che tocca molto da vicino anche l’Europa.

Il terzo fattore è la rivoluzione tecnologica digitale che condizionerà i rapporti globali per la stretta connessione con i temi della sicurezza, economica e militare.

Occorre un cambiamento netto di prospettiva, che ciascun Paese può e deve contribuire a determinare. Nessuno si salva da solo.

Il modello di sviluppo che si è affermato sul pianeta, senza differenze di regime politico, è un modello dissipativo e distruttivo dell’equilibrio tra attività dell’uomo e la natura, e che ci dimostra come la società capitalista sia stata veloce ad approfittare e a svolgere a proprio vantaggio le restrizioni dovute alla pandemia.

E’ necessario operare per una più forte unità politica dell’UE.

Rimane inconfutabile una strutturale debolezza istituzionale, politica e sociale dell’Unione, dovuta anche alla mancanza di politiche comuni su temi fondamentali quali la politica estera, l’emigrazione, il fisco e il lavoro. Inquieta la proliferazione, in tutta Europa, ed in particolare nei paesi dell’est europeo, di gruppi che si richiamano al nazifascismo e al razzismo. Ma cosa ancora più pericolosa è l’involuzione fascistoide di alcuni governi quali quelli di Ungheria e Polonia, tanto per fare un esempio.

In questo attuale mondo c’è un generale indebolimento delle democrazie. Questo vale per le democrazie cosiddette illiberali, in cui, pur in presenza di elezioni, si nega di fatto la divisione dei poteri e si tende ad asservire il potere legislativo e quello giudiziario all’esecutivo, a conculcare i diritti e le libertà civili, ma vale anche, sia pur in modo diverso, per le democrazie rappresentative, svuotate di effettiva partecipazione popolare e con una crisi dei partiti, in particolare dei partiti “storici”, sempre più marcata, sia pur in forme diverse a seconda degli Stati. Pensiamo ad un mondo nuovo con un controllo pubblico dell’economia e della finanza. Pensiamo a vincoli e regole stringenti per un sistema produttivo privato che opera al di fuori ed al di sopra di ogni legislazione nazionale. In sostanza vorremmo che la politica torni ad essere il motore della democrazia.

L’emergenza prolungata imposta dalla pandemia ha fatto esplodere la “questione regionale”. E’ stato pane di tutti i giorni la tensione tra lo stato centrale e i presidenti di regione auto nominatosi, pare per un eccesso di “ego”, “governatori”, in un rimpallo surreale di severità da una parte e di licenza di uccidere dall’altra. Ma questa schizofrenia mette sotto accusa non l’autonomia regionale sulla sanità, ma la sua attuazione.

La Democrazia è sotto assedio per fenomeni generali come la pandemia da Covid. La crisi economica, le violenze e le guerre che aiutano regimi autoritari e tiranni ad insinuare il dubbio sulla sua capacità di soddisfare le esigenze dei cittadini. Però è chiaro che quando uno vede il Congresso degli Stati Uniti assalito da una folla inferocita, fomentata da un presidente che per mesi ha usato la bugia in maniera sistematica, l’emergenza democratica acquista un significato senza precedenti. Perché se a vacillare è una delle democrazie parlamentari più antiche la mondo, immaginate come possano patire le altre e quanto possano godere i dittatori.

L’Anpi è un soggetto che fa tesoro della memoria per intervenire nel presente e per disegnare il futuro.

L’Anpi come tutte le formazioni sociali, è un soggetto politico, ma mentre tutti i partiti sono soggetti politici, non tutti i soggetti politici sono dei partiti. L’Anpi non era, non è e non sarà mai un partito. La sua forza morale, ideale e pratica deriva dalla sua natura di “associazione che unisce”, dalla parte della Costituzione.

L’ANPI deve essere sempre in prima fila nella denuncia dell’attività squadristica in ogni sua forma, dei tentativi revisionistici che si sono moltiplicati negli ultimi anni con l’evidente disegno di ridare legittimità storica e politica al ventennio.

La Resistenza, la guerra, il dopoguerra, la Costituente, la Costituzione sono temi straordinariamente attuali. Eppure stiamo assistendo a un’offensiva revisionista senza precedenti, tesa a screditare il movimento partigiano e l’intera lotta di Liberazione.

E’ in atto su tutto il territorio nazionale un offensiva senza precedenti da parte dei partiti della destra, Lega e Fratelli d’Italia davanti a tutti e con l’acquiescenza di Forza Italia. Ma quello che preoccupa è l’apatia del più grande partito della sinistra di fronte a questo attacco, mi riferisco in particolare alla brutta figura fatta dal PD a Genova, con l’astensione sull’ordine del giorno sull’anagrafe antifascista ma anche anticomunista. Quel voto è stato uno sfregio alla storia e alla memoria di chi ha pagato con la vita pur di garantire a noi Libertà e Democrazia. Sono errori di percorso che si pagano sul piano della credibilità politica e antifascista. Occorre ricordare che in quell’occasione ci fu anche di peggio, Italia Viva ha votato a favore della mozione e con un comunicato aberrante ha rivendicato il voto in nome dei principi antifascisti della nostra Costituzione, dimenticando il tributo di sangue e l’apporto delle truppe sovietiche alla liberazione dell’Europa e, cosa che a nostro avviso conta ancora di più, quello dei comunisti italiani alla Lotta di Liberazione del nostro paese, anche se a volte viene da chiedersi se siano veramente errori o semplice perdita di coscienza politica. Assistiamo purtroppo inermi all’apatia dei consiglieri comunali di opposizione all’offensiva scatenata dalla destra sulla toponomastica dei vari comuni. Assistiamo ad un proliferare di monumenti e intitolazioni ai martiri delle foibe in generale e ultima scoperta della destra a Marta Cossetto. Per non parlare di tante altre attività, le richieste sempre più ricorrenti di intitolazioni a Giorgio Almirante, il Mausoleo di Graziani, criminale di guerra, contro il quale l’ANPI nelle scorse settimane ha organizzato proprio ad Affile una grande manifestazione antifascista. Nella mia provincia, tanto per fare un esempio fra i tanti, nel comune di Monguzzo in Brianza è stata intitolata una via a un mercenario eritreo, uno che sparava sulla sua gente difendendo i confini italiani, in Africa. Almeno secondo i promotori.

E’ una santa verità che le istituzioni di questo Paese non sono mai diventate pienamente “antifasciste”, come vorrebbe la Costituzione; e ciò perché non sono stati fatti fino in fondo i conti col fascismo, non si è insegnato sul serio che cosa è stato veramente il fascismo. La negazione delle libertà, i crimini commessi, il regime dispotico, le guerre, l’alleanza con il nazismo.

Per l’Anpi é opportuno mettere a punto un’idea di Stato che coniughi la sua necessaria modernizzazione con l’attuazione del disposto costituzionale e con un profondo arricchimento della natura della democrazia italiana, a partire dal dettato del secondo comma dell’art. 3 della Costituzione: “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

In coerenza con queste idee nel documento congressuale vengono precisate una serie di proposte su temi quali:

lo Stato, le imprese e i lavoratori,Il Parlamento, le Regioni, gli enti locali, I beni comuni, l’immigrazione e l’emigrazione, la sanità’, la scuola, la giustizia, i giovani e le donne, il lavoro e l’occupazione, la pace e il disarmo, l’informazione ed anche su altri ugualmente importanti l’ANPI avanza valutazioni e proposte articolate sempre con riferimento ai principi democratici e costituzionali. L’attuazione piena della Costituzione è l’orizzonte per cui ci impegniamo.

Dal Congresso Nazionale che abbiamo celebrato nel maggio del 2016, l’ANPI è stata diretta da tre Presidenti: Carlo Smuraglia, Carla Nespolo, Gianfranco Pagliarulo, fatto unico nella lunga storia dell’Associazione. Negli ultimi anni l’attività dell’ANPI è stata condizionata dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dalla tragica malattia di Carla Nespolo. Nonostante questo, l’insieme dell’Associazione ha svolto un lavoro di straordinaria quantità e qualità, scandito da tanti eventi nazionali e locali. Grazie a

queste attività e alla forte presenza dell’ANPI nel dibattito pubblico, l’Associazione conta oggi circa 130 mila iscritti e gode, in sostanza, di buona salute con un andamento che appare in controtendenza rispetto in particolare alle adesioni ai partiti.

L’età media degli iscritti è elevata e occorre di conseguenza una specifica attenzione ai giovani, con l’obiettivo di dar vita a una nuova leva di antifascisti. Va inoltre prestata una particolare attenzione alle donne che costituiscono la maggioranza del Paese. Alle strutture provinciali di ciascuna regione d’intesa col Comitato Nazionale. Vanno estese le opportunità di costruire autonome Sezioni ANPI sia nel territorio sia nei luoghi di lavoro e di studio. Non va esclusa la possibilità di sdoppiare le sezioni con un elevato numero di iscritti.

Viene confermata la scelta di dar vita al coordinamento nazionale donne. Andrà rivista la composizione dell’organismo, al fine di renderlo maggiormente rappresentativo e diventare un organismo agile e radicato nel contesto dell’attualità politica, attivo nella rete delle associazioni che si occupano di tematiche di genere.

Una cosa che mi colpisce in questo documento, e lo dico senza alcun intento polemico, è che di fianco alla proposta di un coordinamento delle donne non si proponga una forma di associazionismo interno nei confronti dei giovani. Mi permetto di lanciare da questa assemblea una proposta in tal senso perché se oggi abbiamo tanti problemi ad attrarre i giovanissimi, mi riferisco a coloro che hanno meno di 20/25 anni, forse dipende anche dal fatto che a questi ragazzi non viene riconosciuta nessuna autonomia politica. A mio avviso si dovrebbe pensare di modificare lo statuto in questi termini. Chi come me viene dalla gavetta politica, personalmente nella FGCI, ma altri nelle organizzazioni giovanile degli altri partiti, ricorda con piacere e come altamente formativa quell’esperienza. Quell’autonomia non faceva rima con anarchia, i gruppi dirigenti giovanili proponevano in autonomia le loro iniziative che venivano comunque discusse dagli organi dirigenti del partito in cui per statuto sedeva anche il responsabile dell’organizzazione giovanile.

Perché dico questo, proprio per l’esperienza maturata in tanti anni di militanza nell’ANPI. Quando nel 2006 il Congresso Nazionale sancisce ufficialmente, con la modifica dello statuto, che qualunque iscritto all’ANPI può assumere cariche dirigenziali pur non avendo la qualifica di Partigiano o Patriota, ratifica semplicemente, e con colpevole ritardo, uno stato di fatto. Io stesso svolgevo già le funzioni di presidente da un paio d’anni, a mia memoria anche il compagno Tajetti, tanto per citare una persona che tutti conosciamo, era presidente di ANPI Barona nelle stesse condizioni e chissà quanti altri. Ma i vari comitati di sezione o provinciali avevano fatto semplicemente di necessità virtù. Vogliamo ripetere gli stessi errori oggi? E’ giusto il richiamo all’osservanza dello statuto contenuta nella parte finale del nostro documento, però l’associazione deve dimostrarsi anche veloce nel recepire i cambiamenti nella società e nel paese. Oggi noi come ANPI, ma in genere come associazioni antifasciste siamo colpevolmente estranei al mondo giovanile, al quale non abbiamo dato nessuna opportunità. Nelle scuole, nel tifo organizzato, persino in quel mondo del lavoro precario, noi non siamo presenti. Lo è invece la destra più becera, retriva e reazionaria, la più fascista. Non so e non posso saperlo se questa proposta una volta accettata possa cambiare le cose, macredo che in questo senso dobbiamo provare a fare qualcosa, se vogliamo continuare a crescere.

Va inoltre rivolta una speciale attenzione alla formazione interna, oggi essenziale anche a causa del forte ricambio fra gli iscritti; si immaginano tre livelli: una formazione di base, una formazione intermedia ed una formazione specialistica.

Troppe volte anche iniziative e conferenze, o cicli di lezioni molto interessanti rimangono confinate nell’ambito ristretto dei partecipanti, mentre dovrebbe essere compito degli stessi quello di allargare la platea nelle rispettive sezioni.

Ricordiamoci che qualsiasi comunità piccola o grande si organizza in base a un sistema di regole. Da qui la necessità che le regole vengano aggiornate in base alle esigenze, non momentanee ma di prospettiva.

Le regole dell’Anpi sono fissate nello Statuto e nel Regolamento. Tali regole vanno sempre interpretate in modo rigoroso, al fine di una migliore efficacia dell’attività complessiva dell’Associazione.

I dati del tesseramento 2019 e del 2020 confermano un forte rafforzamento dell’Anpi.

Una particolare attenzione va prestata alle pagine dell’Associazione sui social. La prudenza e il buon senso devono ispirare qualsiasi intervento affidato a questi strumenti, evitando prese di posizione e commenti che contraddicano gli orientamenti dell’Anpi o che si prestino ad attacchi da parte degli avversari politici. Chi segue le pagine deve attivare un grande senso di responsabilità distinguendo sempre le legittime ma personali opinioni dal punto di vista dell’associazione.

Grazie della vostra pazienza, buon dibattito.

Guglielmo Invernizzi

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