Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Da una testimonianza di un ufficiale italiano dell’epoca: “Si procede a fucilazioni di massa e la frase “gli italiani sono diventati peggiori dei tedeschi si sente dappertutto”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
In un appello lanciato da Eric Gobetti e sottoscritto da più di 130 storici e tanti istituti culturali si afferma: “L’80 anniversario sarebbe l’occasione ideale per farsi carico della responsabilità storica di pratiche criminali che erano il frutto di una logica politica fascista e nazionalista che noi oggi fermamente condanniamo, in nome dei valori costituzionali che fondano il patto di cittadinanza democratica”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Il macello jugoslavo, Mussolini lo aveva promesso. Nel lontano 1920 a Pola affermò: «Di fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. Il nostro imperialismo vuole raggiungere i giusti confini segnati da Dio e dalla natura, e vuole espandersi nel Mediterraneo. Basta con le poesie. Basta con le minchionerie evangeliche».
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
I criminali di guerra italiani sono rimasti impuniti, perché in Italia non c’è stata nessuna Norimberga.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Alle 17 di oggi si apre la mostra promossa dall’Istituto Parri sull’invasione della Jugoslavia. Il titolo è tutto: A ferro e fuoco.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Il presidente della repubblica
italiana e il presidente sloveno a luglio dell’anno scorso hanno deposto
una corona di fiori al Monumento dei Quattro Martiri sloveni fucilati
il 6 settembre 1930. Un segnale di umanità. Oggi è l’anniversario
dell’invasione. Lubiana diventa una provincia del Regno d’Italia. Si
avvia una irrefrenabile spirale di sangue. Alcune stime: 4000 ostaggi
sloveni fucilati, 1900 torturati o arsi vivi, 1500 degli internati
nell’isola di Arbe – civili e non militari – deceduti, migliaia di
internati a Gonars, in Veneto, in altre regioni. È tristemente nota la
circolare del generale Mario Robotti “si ammazza troppo poco” e
l’affermazione del generale Gastone Gambara a proposito del campo di
Arbe: “Logico e opportuno che campo di concentramenti non significhi
campo di ingrassamento. Individuo malato uguale individuo che sta
tranquillo”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Il 7 dicembre 1970 il cancelliere tedesco Willy Brandt si
inginocchiava davanti al monumento alle vittime del ghetto di Varsavia.
In Italia c’è chi rimuove la storia. Come se non fosse mai successo. O,
se è successo, come se fosse giusto, normale, dovuto.
Fascisti di ieri e silenzi di oggi.
È tempo. È tempo di chiedere perdono”.
Gianfranco Pagliarulo – Presidente nazionale ANPI
6 aprile 2021