GIULINO DI MEZZEGRA

«Sì alle foto di Mussolini e Claretta» Stampa E-mail
Domenica 29 Gennaio 2012

Le immagini saranno collocate all’ingresso di Villa Belmonte
Le ultime ore vissute sul Lario da Benito Mussolini e dalla sua amante, Claretta Petacci, tornano a far discutere. Merito di una decisione presa ufficialmente dal Comune di Mezzegra, dove – come noto – la coppia venne fucilata dai partigiani il 28 aprile 1945.
Ora, 67 anni dopo il tragico epilogo lariano del ventennio fascista, i volti di Benito Mussolini e Claretta Petacci torneranno a Giulino di Mezzegra, il borgo lariano dove vennero fucilati dai partigiani il 28 aprile 1945. Accadrà probabilmente il giorno stesso dell’anniversario della doppia morte, tra poco meno di 3 mesi, e naturalmente soltanto in fotografia. Ma tanto basta per riaccendere ancora una volta le polemiche sul piccolo ma pesantissimo pezzo di Storia che ebbe il lago di Como quale drammatico teatro dei fatti.
All’origine di tutto – come anticipato – vi è la decisione della maggioranza di centrodestra del Comune di Mezzegra, guidato dalla leghista Claudia Lingeri, di assecondare la richiesta giunta via lettera il 22 dicembre scorso dall’Unione nazionale combattenti della Repubblica Sociale Italiana. Secca, quanto chiara, la proposta vergata direttamente dal presidente Mario Nicollini, 100 anni il prossimo agosto: «Chiediamo di posare una foto commemorativa su una lastra di marmo bianco che ritragga i volti di Mussolini e della Petacci con i rispettivi nomi e la data del 28 aprile 1945. Il duce è in abiti civili e l’obiettivo è rappresentare un ricordo storico di Claretta. Vorremmo poter procedere prima dell’anniversario prossimo per poter benedire l’opera».
Il luogo indicato per l’esposizione al pubblico delle due foto è sempre il solito: il muretto vicino al cancello di Villa Belmonte, teatro, secondo la versione ufficiale, della fucilazione del fondatore del fascismo e della sua amante. Dal 1984, sulla parte sinistra del muro di cinta della villa, è presente una croce nera con inciso il solo nome del duce e la solita data storica, nulla di più. Le cose, però, da quest’anno sono destinate a cambiare. Lo spiega lo stesso sindaco di Mezzegra.
«Quando ho ricevuto la richiesta dagli ex combattenti della Rsi – dice Claudia Lingeri – non ho fatto altro che portarla all’attenzione della mia maggioranza per valutare cosa fare. Alla fine, dopo un confronto senza pregiudizi, è sembrata a tutti una cosa realizzabile, anche perché non vi è nessuna rievocazione storica ma soltanto un ricordo umano delle due figure. È un omaggio a due persone morte, non una riabilitazione del fascismo».
Detto, fatto: il 24 gennaio scorso – ma la notizia è trapelata soltanto ieri – il Comune ha risposto sì alla richiesta degli ex fascisti. E, entro aprile, la lastra in marmo bianco con le foto di Mussolini e della Petacci sarà collocata sulla destra del cancello di Villa Belmonte, mentre sarà eliminata la storica croce nera.
Non proprio a tutti, però, questa rapida intesa tra “repubblichini” e amministratori di Mezzegra sembra così neutra. Luca Michelini, per esempio, figura di riferimento nel direttivo Anpi di Como, contesta la decisione.
«Mettere le foto di Mussolini e della Petacci non è affatto un passo neutrale – dice Michelini – La scelta del Comune, peraltro su richiesta di ex repubblichini, è gravissima». Sull’altro fronte, il quasi centenario ex Rsi Nicollini proclamava di «provare un piacere enorme» per l’accoglimento della richiesta.
Tutti segnali evidenti che, pur nel 2012, il 28 aprile 1945 divide ancora.

Corriere della Sera, Emanuele Caso

I SETTEGRANI DA NAPOLITANO

Questa mattina a Scandiano (Re) i 7grani hanno presentato lo spettacolo “Neve diventeremo” per gli studenti del locale Liceo Gobetti (che verra’ replicato in serata per la cittadinanza)  a cui e’ intervenuto a sorpresa  Adelmo Cervi  (figlio di Aldo, uno dei sette fratelli trucidati dai nazisti il 28 dicembre 1943 a Reggio Emilia), che si e’ unito alla banda cantando qualche canzone sulla Memoria  e la Resistenza: e’ stato davvero un momento emozionante!!

Venerdi 27 gennaio, Giornata della Memoria, i 7grani saranno a Roma, al Quirinale, invitati  dal  Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per il progetto “Neve diventeremo” ispirato dalle vicende del  partigiano Rado Zuccon, che presentano nelle scuole.

VOTA LA PIAZZA

Il comune di Cantù ha organizzato un sondaggio per l’intitolazione della nuova piazza di Fecchio.

Raccogliendo l’invito di alcuni nostri iscritti, la nostra Sezione sta promuovendo il nome dello scrittore partigiano Giorgio Bocca. Potreste estendere alla vostra mailing list l’appello a votare per Bocca? Si vota (entro il 26 gennaio) dal sito del Comune di Cantù o inviando un’email all’indirizzo

piazzadifecchio@comune.cantu.co.it.

Saluti,

Sezione ANPI di Mariano Comense

LA DITTATURA E LA DEMOCRAZIA MINORE

Presentando il libro di Bruno Vespa, ieri l’ex premier ha parlato a 360° della situazione attuale, della crisi economica e dell’alleanza con la Lega. Ma l’ha fatto con quel modo dissacratorio di far parlare di sé noto alle cronache non tanto per le idee politiche quanto per la stravaganza. E se il mantra del “bunga bunga” sembra finito in soffitta (prima delle dimissioni B. lo rispolverava ad ogni occasione quasi a demonizzarlo) l’ex premier ha pensato bene di rispolverare Mussolini e i suoi diari, tanto cari all’amico Marcello Dell’Utri: «Sto leggendo i diari di Mussolini e le lettere dalla Petacci – ha detto B. – Devo dire che mi ritrovo in molte situazioni». Poi ha aggiunto: «Chi governa l’Italia non ha potere, può al massimo chiedere una cortesia, ma non può dare ordini». E a chi gli ha fatto notare che quella di Mussolini non era una democrazia, il Cavaliere ha replicato: «Beh, era una democrazia minore». 

La tattica è sempre la stessa: Berlusconi tenta l’allungo dissacratorio, la riabilitazione di ciò che agli occhi del popolo è ormai relegato nella soffitta degli orrori, rompe le convenzioni e dimentica che in Italia esiste un reato come l’apologia di fascismo che relega il regime di Mussolini in uno degli angoli più bui della storia italiana. Non una democrazia minore ma una dittatura.

Lo scopo dell’affondo del cavaliere però è un altro, e non è immediatamente chiaro. Berlusconi non chiede di riabilitare il fascismo ma di ispirarsi a un modello di comando verticistico, dove i lacciuoli della doppia lettura alle camere non ritardino l’approvazione dei provvedimenti – e proprio la “navetta” tra Camera e Senato ha in molte occasioni salvato l’Italia da leggi ad personam targate Berlusconi – dove il popolo obbedisca ad un sol uomo e lo consideri leader.

E l’opposizione? Durante il fascismo era stata annichilita. La “democrazia minore” aveva cancellato qualsiasi dissenso, purgato gli oppositori e ucciso gli intellettuali contrari al dittatore.

Importante, dunque, non è l’eticità della dichiarazione, fondamentale è che venga sdoganata e rompa il tabù, che inizi a esistere nell’etere e a ronzare nella mente degli italiani. D’altronde – è evidente a tutti – non viviamo in un regime ed è proprio questo l’elemento che fa abbassare le difese davanti al concetto malato sui possibili lati positivi di un ritorno “all’antico” – del “si stava meglio prima”. E ancor più infimo e subdolo è il messaggio che fa da sottofondo all’affermazione sulla “democrazia minore”: datemi tutti i poteri e farò funzionare l’Italia, magari non sarà una democrazia perfetta. Minore.

Da Diritto di Critica, 16 dic. 2011

Editoriale di Emilio Fabio Torsello

UNA DOMANDA IMPERTINENTE: MA BERLUSCONI, QUANTI ANNI SONO, ORMAI, CHE DICHIARA DI ” STARE LEGGENDO I DIARI DI MUSSOLINI”?

QUANTO CI METTE A TERMINARE UN LIBRO?

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