GIULIANO FACCI SOGNARE!

Cari amici, 

ho ricevuto e ho letto con intensa partecipazione il vostro documento. 

Potete immaginare quanto io sia legato – per formazione, per continuità nell’impegno sociale  e politico – al grande patrimonio storico e civile della Resistenza.

Milano è città Medaglia d’Oro, capitale della Resistenza, alcune tra le più importanti figure dell’antifascismo italiano qui hanno lavorato ed operato, da Giovanni Pesce a Francesco Scotti, da Sandro Pertini ai tanti eroici combattenti cui la storia non ha dato il risalto che pure avrebbero meritato. Ricordo di aver conosciuto in anni ormai abbastanza lontani Pietro Francini – forse il vero organizzatore degli straordinari scioperi del 1943 e del 1944 – e l’indimenticabile Gisella Floreanini.

Il contributo di Milano ha avuto il peso enorme dei caduti il cui nome ancora oggi onoriamo come meritano, e citerò per tutti Gina Bianchi, l’indimenticabile Lia, e Filippo Beltrami. E la memoria così difficle della deportazione, di cui – senza fare ingiustizia ad altri – voglio ricordare la testimonianza umanamente e politicamente essenziale giorno dopo giorno di Nedo Fiano e di Gianfranco Maris.

La Costituzione, nata dalla Resistenza come la Repubblica, è la mia guida. L’articolo 3 è il più potente fattore di cambiamento nella nostra democrazia. “E’ compito della Repubblica”, dice, non dello Stato, perché la Repubblica siamo noi, ciascuno di noi: è il riconoscimento dell’impegno personale, della partecipazione.

La lezione della Resistenza è proprio essere autori del proprio destino, senza uomini della Provvidenza, senza il comodo obbedire agli ordini, respingendo intimidazione, violenza, discriminazione, persecuzione razziale, sociale, sessuale. Valeva per ieri, vale per oggi.

E per mantenere il patto tra gli italiani occorre avere la cura dei luoghi, della memoria materiale della città. 

Per questo condivido per intero l’appello e il richiamo che mi avete mandato. Che sia un appello è evidente ma io lo vivo anche come un richiamo, perché da troppi anni Milano è stata allontanata e spesso è apparsa quasi distratta dalla sua viva storia. Non vale per le grandi manifestazioni: il 25 aprile continua ad essere un riferimento per decine di migliaia di milanesi, giovani e meno giovani. Ma poi c’è la più complessa quotidianità, in cui si vedono segni e guasti prodotti dalle tesi – permettetemi: sciagurate – che facendo leva su concetti che quando va bene sono ambigui, più spesso apertamente da combattere, e hanno percorso il corpo vivo della città.

Vi posso assicurare che la mia Amministrazione – se i milanesi con il loro voto ne permetteranno la nascita – non sarà più oscillante, ambigua, o accomodante verso le tesi cosiddette “pacificatorie”: la differenza mi è e ci sarà ben chiara, è e sarà un tratto distintivo del nostro modo di rapportarsi alla città.

Il restauro della Loggia dei Mercanti avrà un senso particolare. Con il Duomo e il Castello, la Loggia e Palazzo Marino sono il segno dei tre poteri storici e in particolare quello del potere civile. Affermano la continuità della storia di Milano, della sua tradizione civica, del suo essere luogo non tanto di accoglienza quanto di emancipazione, sviluppo civile, progresso: l’aria della città rende liberi, come ha detto uno dei più grandi milanesi.

Non ho bisogno di entrare in ulteriori particolari, credo: faccio mie le vostre proposte perché corriuspondono al bisogno di costruire una nuova prospettiva per Milano a partire dalle sue solide radici. Queste cose le ho dette già nel corso della campagna elettorale e – soprattutto – fanno parte della mia formazione di uomo e di cittadino.

Caro Smuraglia, caro Venegoni, a voi che – per storia personale e per nobilissima storia familiare – rappresentate e dirigete A.N.P.I. e A.N.E.D. giunga il mio  cordialissimo abbraccio.

Giuliano Pisapia

LA STRAGE DI FUCECCHIO

ROMA – Ergastolo a tre ex nazisti oggi novantenni e maxi-risarcimento del danno – circa 14 milioni, solo di provvisionale – anche a carico della Repubblica federale di Germania, ritenuta ”responsabile civile”. E’ la sentenza con cui, a 67 anni dai fatti, il tribunale militare di Roma mette la parola fine all’inchiesta per la strage del Padule di Fucecchio, in Toscana, dove nell’agosto ’44 vennero trucidati 184 civili, in gran parte anziani, donne e bambini. Uno dei peggiori eccidi compiuti dai nazisti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Gli imputati – tutti contumaci – sono l’ex capitano Ernst Pistor, di 91 anni; l’ex maresciallo Fritz Jauss, di 94, e l’ex sergente Johan Robert Riss, di 88, all’epoca appartenenti a diversi reparti della 26/a divisione corazzata dell’esercito tedesco (un quarto, l’ex tenente Gherard Deissmann, e’ morto a cento anni nelle more del processo). Secondo l’accusa – sostenuta dal procuratore militare di Roma Marco De Paolis, il magistrato che sei anni fa avvio’ le indagini quando era capo della procura della Spezia – i quattro avrebbero ”contribuito a causare la morte” di 184 persone ”che non prendevano parte ad operazioni belliche”: 94 uomini (soprattutto anziani), 63 donne e 27 bambini, tra cui anche alcuni neonati. Come ha sottolineato il pm, richiamando quanto detto nel corso del processo dallo storico Paolo Pezzino, non fu una semplice rappresaglia, ma ”un’operazione di desertificazione totale”. Tra le 5 del mattino e le 2 del pomeriggio del 23 agosto 1944, undici giorni dopo la strage di Sant’Anna di Stazzema, soldati della 26/a divisione corazzata dell’esercito tedesco, in particolare gli ‘esploratori’ del 26/o Reparto agli ordini del capitano Josef Strauch, batterono uno per uno i casolari della zona, a cavallo tra le province di Firenze e Pistoia, sembra alla ricerca di partigiani, trovandovi pero’ solo famiglie di contadini e numerosi sfollati in fuga dai bombardamenti. I nazisti uccisero senza pieta’ tutte le persone che trovarono, in una carneficina che non risparmio’ nessuno. I quattro imputati, in concorso con altri ex militari delle forze armate tedesche non identificati o gia’ morti, sono accusati di aver compiuto l’eccidio, con le aggravanti, tra l’altro, dei motivi abietti, della premeditazione e di aver compiuto il fatto con sevizie e crudelta’. Aggravanti tutte riconosciute oggi dal Tribunale. A comandare la squadra che si sarebbe macchiata di gran parte dei crimini, in particolare, sarebbe stato il maresciallo Jauss. Tutte le uccisioni sono avvenute ”a sangue freddo, non in combattimento, guardando negli occhi donne e bambini innocenti”, ha detto il procuratore De Paolis nel corso della requisitoria, sottolineando che gli imputati hanno ”sempre mostrato totale disinteresse per le vittime: l’occasione poteva essere questo processo, ma da parte loro mai una parola. Nulla, solo un vergognoso silenzio”. ”Speriamo solo – ha aggiunto De Paolis, subito dopo la condanna – che se la sentenza verra’ confermata in Cassazione, ci sia la possibilita’ di far scontare la pena, almeno in Germania”. Il magistrato, che conosce bene i precedenti di altre condanne, non si fa comunque troppe illusioni. Cosi’ come non se le fanno i parenti delle vittime: ”sapevamo fin dall’inizio che non avrebbero mai fatto neanche mezz’ora di carcere. Ma questo non importa”, dice Rinaldo Vanni, sindaco di Monsummano Terme, una delle 9 amministrazioni comunali della zona che si sono costituite parti civili, stasera nell’aula del tribunale indossando la fascia tricolore. ”Oggi finalmente e’ stata fatta giustizia e anche se la sentenza arriva a 67 anni dai fatti, c’e’ comunque la soddisfazione di vedere riconosciuta l’affermazione di una precisa responsabilita’ penale in capo agli imputati e allo stesso esercito tedesco”. E proprio in questo senso va la decisione del Tribunale di condannare al risarcimento del danno, ”in solido”, sia i tre ex militari sia la Repubblica federale di Germania. Un risarcimento che verra’ liquidato ”in separata sede”, ma che gia’ prevede una provvisionale ”immediatamente esecutiva” milionaria: 13 milioni e mezzo di euro ai 32 parenti delle vittime (da un minimo di 80 mila euro a un massimo di 710 mila a parente) e circa mezzo milione alle amministrazioni comunali, alla Regione Toscana e alla Provincia di Pistoia costuitesi parti civili, insieme alla presidenza del Consiglio. ”Individuare la Repubblica Federale di Germania quale responsabile civile in questi processi – osserva il procuratore De Paolis – e’ un principio che si sta affermando e, a nostro avviso, e’ un fatto positivo”.

Vincenzo Sinapi

PROGRAMMA MANIFESTAZIONE DEL 2 GIUGNO

Il 2 giugno una grande manifestazione per la Repubblica e la difesa della Costituzione

La festa del 2 giugno a Milano sarà una grande manifestazione per la Repubblica e la Costituzione. Questo il significato dell’appello che il Comitato promotore lancia in vista delle celebrazioni per il 2 giugno. 

Questo il programma della manifestazione: 

ore 14: concentramento bastioni di Porta Venezia

ore 14.30: partenza del corteo;

ore 16: inizio manifestazione in Piazza Castello. 

Testimonianza di Oscar Luigi Scalfaro e interventi conclusivi di: Rosa Gelsomino, ACLI; Giorgio Oldrini, vicepresidente ANCI Lombardia; Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI; Susanna Camusso, Segretario Generale CGIL.

Presenta Giovanna Zucconi

LA SEZIONE ANPI DI UGGIATE

DISCORSO DI INTITOLAZIONE A RADO ZUCCON DELLA SEZIONE ANPI DI UGGIATE

Gli iscritti all’ANPI di Uggiate-Trevano hanno deciso, dopo un appassionante e vibrante dibattito interno, di intitolare la propria sezione a Radovan Ilario Zuccon, per tutti Rado.

La sua vicenda è stata, come l’ha lo storico Alfonso Botti che ha raccolto la voce di Rado e l’ha trasformata in pagina scritta, la storia unica ed eccezionale di un militante comunista di base, di partigiano, di prigioniero politico nelle prigioni italiane, di deportato nei lager nazisti, di dissidente filosovietico nella Jugoslavia uscita dalla seconda guerra mondiale, di internato nei gulag di Tito, di profugo giuliano dalmata.

Ma è stata anche la storia di un uomo di confine, come tutti noi, di un consigliere comunale ed, infine, di testimone che ha trovato la forza per andare nelle scuole a raccontare ai ragazzi la propria vita: la scelta di raccontare non dev’essergli stata facile poiché, come ha più volte ribadito anche Liliana Segre, altra tra i pochissimi sopravvissuti al genocidio nazista, moltissimi tra i testimoni dei drammi della seconda guerra mondiale hanno sofferto il pregiudizio di non essere creduti quando si sono trovati nelle condizioni di raccontare le loro drammatiche storie una volta ritornati in patria.

Quello che, in Rado Zuccon, più ha colpito gli iscritti alla sezione, è stata la sua fedeltà ad un ideale che l’ha portato ad affrontare prove drammatiche ed eccezionali, sia per il fisico che per la psiche stessa.

Un ideale che, nella sua estrema coerenza, qualità della quale nel mondo di oggi si nota più l’assenza che la presenza, coerenza che s’identificava con il credere che ci potesse essere un futuro migliore e più giusto per tutti e che Rado, una volta stabilitosi nel nostro territorio con la famiglia, ha cercato di attuare nella sua esperienza amministrativa.

Rado è stato un uomo popolare nell’accezione positiva che significa del popolo, come insieme di tutti i cittadini senza distinzioni di classe sociale, uomo conosciuto e riconosciuto dalla gente e, grazie alla sua forza e disponibilità, di essere conosciuto anche dai più giovani.

L’ANPI, dal 2006, ha deciso di aprire anche a coloro i quali non hanno partecipato direttamente alla lotta di Liberazione nazionale ma che, di essa, condividono le finalità, l’eredità preziosa e la condivisa elaborazione e approvazione della nostra Costituzione.

In un momento particolare del nostro Paese che vede ancora non risolta una profonda crisi economica, e che vive una grave deriva culturale e etico-morale, l’ANPI rivendica la propria natura di Associazione custode della vicenda storica attraverso la quale il nostro Paese ha saputo ritrovare la via di un “ritorno alla ragione” che ha consentito di mutare la propria identità passando dal totalitarismo alla democrazia.

L’ANPI non è un partito e vi si aderisce non per una scelta di schieramento politico bensì per la sua storia, per la memoria, per i principi dell’Antifascismo e della Resistenza che l’associazione rappresenta e difende battendosi affinché la Costituzione sia rispettata e, cosa fondamentale, attuata.

L’ANPI è la casa di tutti gli antifascisti e ritenere che l’Antifascismo,la Resistenza e la Costituzione siano patrimonio solo di una parte politica è un pregiudizio, una valutazione che contrasta e non trova verità nella nostra storia nazionale fatta di uomini che, partiti da posizioni politiche diverse, hanno condiviso gli ideali di libertà e giustizia che oggi ricordiamo nella Festa della Liberazione.

La nostra sezione ANPI è impegnata a rappresentare questi ideali e Rado Zuccon è per noi simbolo di tutti coloro che hanno lottato e tutt’oggi lottano perché gli ideali di libertà, giustizia e pace trionfino; morti sulle nostre montagne o in riva al lago o in terra straniera ma che veniva percepita come casa : a Vittorio Arrigoni, pacifista, alla cui memoria, impegno e sacrificio dedichiamo questo 25 aprile.

Il Presidente

Ermanno Rugger

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi