Dichiarazione del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, sul Giorno della Memoria
“Il 27 gennaio il Paese si
raccoglierà intorno a volti e vicende che hanno segnato tragicamente la
storia del ‘900. L’ANPI auspica fortemente che questo giorno non si
esaurisca in una pur necessaria celebrazione, in una banalizzazione di
un evento mostruoso per l’umanità, bensì sia un momento di riflessione
coinvolgente, la base di un messaggio di civiltà, antifascismo, e
democrazia che proviene dal sangue dei campi di concentramento. La
chiamiamo memoria attiva, perché il ricordo non ha senso se non si
esercita la sua portata educativa nel presente. Ogni giorno, ogni
incontro, ogni impegno, ogni battaglia. È un dovere, oltreché l’unico
omaggio possibile, perché tangibile e duraturo, alle vittime della
deportazione e ai combattenti per la libertà”.
Dichiarazione del Presidente
nazionale ANPI a seguito dei toni e argomenti apologetici utilizzati
dalla direzione della Biblioteca nazionale di Roma nella comunicazione
dell’acquisizione delle carte di Pino Rauti
Bene ha fatto il ministro
Franceschini a cancellare dal sito del Ministero dei Beni Culturali le
parole di presentazione dell’acquisizione delle carte di Pino Rauti da
parte della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. È intollerabile che
queste carte vengano accolte con parole apologetiche verso un fascista
convinto e dichiarato, già repubblichino, la cui biografia è un
continuum di attacchi alla repubblica antifascista nata dalla
Resistenza, e la cui notorietà era più legata alle cronache giudiziarie
che a quelle politiche. Eppure, secondo la direzione della Biblioteca
Nazionale, si tratta di “uno Statista”, “tanto attivo e creativo, quanto
riflessivo e critico”. C’è da trasecolare. Mi auguro che il Ministero
assuma ogni provvedimento necessario a difesa dell’immagine della
Biblioteca e della natura antifascista della Repubblica
Il 29 novembre, conferenza
online promossa da una rete di associazioni e sindacati, di cui fa parte
anche l’ANPI, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà
con il popolo palestinese
La conferenza per il riconoscimento
dello Stato di Palestina è promossa da un ampio arco di reti,
piattaforme, associazioni e sindacati rappresentativi della società
italiana che a partire dal comune riferimento ai principi ed i valori
contenuti nella costituzione italiana, pur appartenendo ad ambiti e
settori diversi, con questa iniziativa intendono rinnovare il proprio
impegno per la pace giusta, per la promozione ed il rispetto dei diritti
umani e per la fine delle violenze nella regione del Medio Oriente.
La conferenza si realizzerà Domenica 29 novembre, Giornata
internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese, ad Assisi città
di pace, ospitata dalla comunità Pro-Civitate Christiana e con il
patrocinio della Città di Assisi. La partecipazione in presenza dei
partecipanti sarà possibile solamente se le condizioni di sicurezza
sanitaria lo permetteranno. Sarà possibile seguire in diretta, via web,
l’intera conferenza e gli interventi degli ospiti internazionali e dei
rappresentanti delle associazioni promotrici.
Sono previsti interventi in video-conferenza di rappresentanti delle
diverse religioni e testimonianze dalla Palestina e da Israele.
La conferenza sarà trasmessa in streaming sulla piattaforma Zoom (per
poter accedere alla conferenza su tale piattaforma è obbligatorio
registrarsi – gratuitamente – tramite questa pagina) e liberamente anche tramite le Pagine Facebook delle organizzazioni promotrici.
Per adesioni e informazioni: adesioni.AssisiPaceGiusta@gmail.com
Programma (provvisorio):
Apertura
Stefania Proietti, Sindaco di Assisi
Monsignor Domenico Sorrentino
Presentazione Iniziativa:
a cura del Comitato Promotore
Testimonianze ospiti:
Nikoaly Mladenov, Inviato Nazioni Unite
Anton Salman, Sindaco di Betlemme
Izzedin Elizir, imam di Firenze
Arik Ascerman, rabbino “Torah for Justice”
Jamal Khader, parroco di Ramallah
Rappresentante dello stato del vaticano (tbc)
Yasser Abed Rabbo, politico palestinese
Avraham Burg, politico israeliano
Anan Ashrawi, politica palestinese
Alon Liel, ex-Ambasciatore d’Israele in Sud Africa
Shaer Saed, Segretario Generale sindacato palestinese (PGFTU)
Dalla Segreteria nazionale ANPI: nota di orientamento sul referendum inerente la riduzione del numero dei parlamentari
E’ chiaro da tempo
che la crisi della democrazia che attraversa l’Italia è una crisi di
rappresentanza, causata da leggi elettorali che hanno favorito
l’elezione di nominati dalle segreterie dei partiti, dal crescente
potere dell’esecutivo sul parlamento, dal progressivo cambiamento della
natura stessa dei partiti. Invece di operare per eliminare la cause di
tale sfiducia, aggravata dalle perduranti e gravi difficoltà economiche e
sociali in cui versa il Paese, da anni si insiste in vari modi per
cambiare la Costituzione, privilegiando sempre il tema della
governabilità su quello della rappresentanza, mettendo in discussione la
divisione dei poteri ed aggravando così la crisi di sistema. L’ultimo
effetto della continua campagna per modificare i meccanismi democratici
del nostro Paese cambiando la Costituzione è la legge di modifica
costituzionale che riduce il numero di parlamentari, una legge rispetto a
cui abbiamo in passato espresso le nostre critiche, che oggi ribadiamo.
E’
falso che con tale legge aumenterà l’efficienza dei lavori delle
Camere, perché si renderà invece precario e macchinoso il funzionamento
delle commissioni e degli altri organi del Parlamento. E’ demagogico
esaltare il risparmio di costi derivante da tale riduzione, perché si
tratta di una cifra sostanzialmente irrilevante rispetto alle dimensioni
del bilancio dello Stato. La verità è che questa riforma, mal
congegnata, risponde ad una logica populista ed antiparlamentarista, che
aumenta il discredito verso la democrazia, insistendo sul tema dei suoi
“costi”, spesso necessari per un suo corretto funzionamento, verso le
istituzioni democratiche, riducendole a “poltrone”, verso gli eletti,
sprezzantemente definiti “la casta”. Non solo: questa riforma pone
l’Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di
cittadini e numero di parlamentari, rendendo più difficile proprio la
rappresentanza, difformemente dall’orientamento dei Costituenti che
avevano invece inteso garantire un corretto rapporto fra numero di
eletti e di elettori. Per di più occorrerà riscrivere immediatamente la
legge elettorale, al fine di garantire la presenza in parlamento, a
rischio, con tale riforma, di tante forze politiche, e rivedere i
criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi
elettori delle Regioni.
Per
queste ragioni l’ANPI prende posizione per il NO al prossimo referendum
operando, com’è sua tradizione, in piena autonomia anche organizzativa
in ogni aspetto dello svolgimento della campagna referendaria non
aderendo di conseguenza ad alcun tipo di comitato, e ponendo al centro
del dibattito pubblico una più ampia riflessione sui continui tentativi
di manomettere la Costituzione, che invece, oggi più che mai ed in ogni
sua parte, conferma straordinari elementi di attualità e di modernità.
Ribadiamo l’assoluta necessità di una reale attuazione delle
disposizioni costituzionali, che ancora oggi sono disattese in parte
rilevante, e l’urgenza di ribadire e rilanciare la centralità del
Parlamento rispetto al potere del governo, sempre più esteso e
incontrollato, all’abuso di decreti legge e di voti di fiducia, alla
prassi di spostare al di fuori del Parlamento le sedi del dibattito e
persino delle decisioni proprie delle Camere. Più in generale, davanti
alla crisi economica e sociale da cui l’Italia non è mai uscita da un
decennio, occorre finalmente operare per la realizzazione concreta dei
principi costituzionali in merito al lavoro, alle imprese, alla sanità,
alla scuola, ai servizi, all’ambiente, alla cultura, al paesaggio, alla
legalità, alla solidarietà, all’eguaglianza, alla pace.
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI Carla Nespolo a seguito delle critiche rivolte all’ANPI per una vicenda avvenuta ad Almese (Torino) e riguardante la sospensione di una iniziativa sui diritti del popolo palestinese.
Il 17 gennaio avrebbe dovuto svolgersi
nella sala comunale di Almese, Comune della città metropolitana di
Torino, un incontro con un attivista palestinese di Gaza, impegnato a
difesa del suo popolo. L’incontro, promosso anche da due locali sezioni
Anpi, è stato cancellato per il ritiro della partecipazione da parte
delle suddette sezioni, causato da non meglio precisate “pressioni”. Ci
tengo a specificare che l’Anpi nazionale non è intervenuta in alcun modo
sulla questione. Colgo comunque l’occasione per ribadire le nostre
convinzioni in merito alla questione palestinese: l’unica soluzione al
conflitto israelo-palestinese è la creazione di due Stati per i due
popoli; l’esistenza di Israele non si tocca e chiunque sostenga la sua
distruzione è fuori dalla realtà e dal buon senso; giudichiamo
severamente la politica di Netanyahu, perché ha ulteriormente inasprito
il contenzioso con scelte provocatorie come il continuo incremento degli
insediamenti in territori palestinesi e la sanguinaria repressione
della cosiddetta “marcia del ritorno”; la condizione di vita degli
abitanti di Gaza è semplicemente intollerabile; la violenza va sempre
condannata da qualsiasi parte essa provenga. Da tempo si è creato in
Italia un clima per cui qualsiasi iniziativa che tenda a dimostrare
simpatia verso i palestinesi e critiche verso il governo israeliano
viene bollata come antisemita. È giunto il momento di giudicare con
obiettività tali iniziative, distinguendo la legittima critica
all’attuale politica israeliana dalle posizioni antisemite, proprie
specialmente della peggiore tradizione neofascista e neonazista
italiana, che abbiamo sempre duramente contrastato.
Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
20 gennaio 2020
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