27 GENNAIO – LIBRERIA FELTRINELLI

GIOVEDI’ 27 GENNAIO – ORE 18

VIA C. CANTU’ – COMO

PRESSO LA LIBRERIA FELTRINELLI

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

ALLE ORIGINI DELL’ANTISEMITISMO NAZIONAL-FASCISTA
Maffeo Pantaleoni e “La Vita italiana” di Giovanni Preziosi (1915-1924)

di LUCA MICHELINI
 

Cattedratico di Economia all’Università di Roma, artefice della principale rivista
teorica del Paese, «Il Giornale degli economisti», autore di studi conosciuti a livello internazionale, Maffeo Pantaleoni è tra i più insigni economisti italiani
di tutti i tempi. La ricerca di Luca Michelini dimostra come Pantaleoni divenne il più in vista e il più spregiudicato antisemita sul quale poterono contare il fascismo e il nazionalismo, di cui l’economista è imprescindibile referente per la politica economica fino al 1924. Condirettore della rivista «La Vita italiana», Pantaleoni fu “maestro” del cattolico e spretato Giovanni Preziosi, che negli anni trenta e quaranta diverrà punto di riferimento dell’antisemitismo italiano e sarà tra i protagonisti della “soluzione finale”, durante la Repubblica di Salò.

TRIANGOLO NERO 26 GENNAIO

Segnalato dal Comitato lombardo per la Vita Indipendente delle persone con disabilità.

Una iniziativa  da divulgare. Grazie

Carissimi,

mercoledì 26 gennaio in diretta su La7 dall’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano, Marco Paolini racconterà la storia dello sterminio dei disabili e dei malati di mente sotto il nazismo. Chi mi conosce sa che da diversi anni mi occupo di questa vicenda e dei suoi riflessi di attualità. Il racconto affronta una vicenda inquietante che va conosciuta e non taciuta. Dopo il racconto, sempre in diretta, Gad Lerner svilupperà con il pubblico temi e suggestioni collegate al racconto.

Per questo, oltre a invitarvi a sintonizzarvi quella sera su La7 e a leggere il comunicato stampa che vi allego, vi chiedo di fare un passa parola tra più persone che potete, operatori, insegnanti, studenti,gente che fa tutt’altro nella vita. Non per aumentare l’auditel, ma perché sono poche, sempre meno, le occasioni per parlare di argomenti scomodi ma che riguardano tutti e sono veri, quotidiani.

Grazie per il tam tam, spero che rullerà forte.

Mario Paolini

http://www.youtube.com/watch?v=zNgyzeGmb_M&feature=youtube_gdata

 

Minoranze perseguitate durante la seconda guerra mondiale

Minoranza: gruppo di persone differenti in ogni società per razza, religione, nazionalità e lingua, che conduce una vita sua propria all’interno di un contesto sociale più ampio. Una minoranza non è necessariamente isolata all’interno della società nazionale e non s’identifica sempre con un gruppo marginale o costretto a segregazione. Essa si costituisce sulla base di legami affettivi e affinità che tendono a differenziarla dal resto della popolazione, indipendentemente dalla contiguità territoriale.

Gli zingari

Con l’appellativo “Zingari” sono designate quelle popolazioni nomadi provenienti dall’est. Correttamente il nome deve essere dato, come in passato, alla sola etnia dei Rom (“gli uomini”) parlante una lingua propria (Romesh) della famiglia Indoiraniana. Gli Zingari Rom conservano tutt’ora i caratteri antropologici di un tipo fisico particolare del gruppo europoide: cranio dolicomorfo; faccia lunga e stretta con naso prominente affilato; occhi scuri leggermente allungati e incavati; bocca larga con labbra spesse; corporatura longiforme e statura alta; capelli lunghi, ondulati; pelle di colore bruno scuro.
Chiamati nei paesi Danubiani Tzigani, in Spagna Gitanos, nei paesi Anglosassoni Gipsies, in Francia Bohéemiens, penetrarono in Europa verso il secolo X provenienti dalle regioni nord-orientali dell’India; qui tentarono di stabilirsi nella valle del Danubio ma si scontrarono con le genti slave che ne provocarono la dispersione; la maggioranza migrò verso l’Europa occidentale e settentrionale, una parte restò nella Penisola Balcanica e gli altri si rifugiarono nei paesi dell’Est. Le comunità più numerose che mantennero il tradizionale modo di vivere nomade, si costituirono in Iugoslavia, Romania, Ungheria, Germania, Italia, Francia e soprattutto Spagna (dove ancora oggi contano il maggior numero di rappresentanti); piccole unità migrarono anche in Armenia e in Anatolia.
Nel corso dei secoli si sono fusi con le genti locali dando origine a gruppi misti sedentari o girovaghi, dediti all’attività di giostrai. I Rom puri mantengono, però, inalterate le proprie usanze e tradizioni. La struttura sociale è basata sulle grandi famiglie matrilineari raggruppate in piccole “tribù” e la stirpe è rigidamente endogamica: chi si sposa con stranieri viene bandito dal gruppo.
La religione è un miscuglio di credenze animiste, cristiane e buddhiste; assai accentuata è la superstizione che ha portato a molti tabù e alla loro ferma convinzione della “veridicità” della chiromanzia; ricco è il patrimonio di leggende e di favole che si tramandano oralmente nella loro lingua, anche se conoscono e parlano numerose altre lingue e spesso frequentano le scuole dei Paesi dove vengono a trovarsi durante il loro peregrinare. Tipici della loro cultura sono: l’abilità nell’allevare cavalli, nel lavorare il rame, metalli preziosi, cuoio, nell’eseguire delicati lavori manuali di precisione, una spiccata e innata sensibilità musicale, soprattutto nell’uso del violino, tanto che in passato venivano ricercati quali suonatori per feste e cerimonie, nonché una notevole attitudine alla danza. Un tempo si spostavano su carri trainati da cavalli e abitavano in grandi tende poligonali di feltro, oggi usano roulottes; poiché, a differenza di altri gruppi di nomadi cui vengono impropriamente accomunati, rifuggono da ogni forma di accattonaggio, ritenuto lesivo della loro dignità, etica e religiosa. Quando vivono negli accampamenti portano i tradizionali costumi dai colori sgargianti impreziositi, soprattutto fra le donne, da un gran numero di monili di loro produzione

I Rom furono sempre e comunque isolati dagli abitanti locali, il che accentuò il carattere indipendente e l’unità di stirpe di questo popolo e ne caratterizzò sempre più il modo di vivere da girovaghi. Nonostante siano genti pacifiche dallo spiccato senso dell’ospitalità, sono stati sempre trattati in modo ostile e spesso sono stati vittime di persecuzioni, la più feroce delle quali è stata perpetrata dai nazisti che ne sterminarono oltre un milione in Germania e nei paesi occupati. Venivano accusati di essere degli “spioni”ed erano considerati responsabili, come gli Ebrei, della morte di Gesù Cristo.
Questo è stato solo l’apice di secoli e secoli di pregiudizi e di persecuzioni attuate dai Cristiani nei confronti degli Zingari, considerati molto meno degli animali.
Quando i nazisti salirono al potere, l’Europa contava milioni di Zingari, di cui 30.000 circa in Germania, dove alcuni conducevano una vita da nomadi in roulottes mentre altri erano diventati cittadini ordinari. Da molti anni era stato allestito un “servizio d’informazione per gli Zingari” tramite il quale venivano controllati assiduamente; la popolazione tedesca veniva continuamente messa in guardia contro quelle “genti” poiché appartenenti, dicevano, ad una “razza differente”.
Nel 1905 si ha la comparsa di un almanacco contenente informazioni genealogiche e fotografie di centinaia di Zingari tedeschi.
Nel 1926 in Baviera si votò una legge contro “gli Zingari, i vagabondi, e i nullafacenti”. Uno Zingaro che non aveva un lavoro stabile rischiava la casa di correzione, una sottospecie di prigione. Ed è proprio da queste leggi che i Nazisti attinsero di buon grado nel 1933:anche gli Zingari erano “inferiori” agli ariani, pertanto da eliminare. Tuttavia non tutti furono perseguitati, lo stesso capo delle SS Himmler asserì che alcuni fra di loro erano di “razza pura”, “cugini degli ariani”, bisognava dunque identificarli e collocarli all’interno di una riserva fatta apposta per loro. Nonostante tutto la maggior parte furono deportati: molti inviati nei ghetti assieme agli Ebrei e da lì nei campi di sterminio. Più di 20.000 Zingari morirono ad Auschwitz, molti bambini servirono da cavie agli esperimenti scientifici condotti nel lager. Non tutti furono uccisi all’interno dei campi, in tutta l’Europa dell’Est divennero ordinarie le esecuzioni di massa nei boschi, fuori dalle città, spesso se ne incaricavano dei collaboratori locali.
S’ignora il vero numero di Zingari assassinati dai nazisti e i loro alleati, dovuto all’inattendibilità delle statistiche relative a queste popolazioni prima e dopo la guerra.
Dopo la guerra né la Germania né gli altri paesi fornirono alcun tipo di risarcimento ai sopravvissuti come è stato per gli Ebrei.
In un’Europa in cui le tensioni etniche sono ancora molto forti, gli Zingari continuano ad essere vittime di discriminazioni e violenze.

“Nel maggio 1936, durante i preparativi ai Giochi Olimpici, la polizia di Berlino arrestò centinaia di Zingari e trasferì intere famiglie con roulottes, cavalli e quanto possedevano negli accampamenti di Marzhan, fra una discarica di rifiuti e un cimitero. L’accampamento ben presto fu circondato di filo spinato: venne creato di fatto un campo di concentramento nella periferia di Berlino. È da Marzhan e dagli altri sobborghi di Berlino e delle altre città tedesche che qualche anno più tardi partirono migliaia di zingari verso i campi di sterminio “
(Saul Friedländer: sopravvissuto, professore di storia della Shoah).

Gli omosessuali.

I dirigenti nazisti pensavano che la presenza di questo gruppo nella società compromettesse tanto il tasso di natalità del popolo tedesco quanto la salute fisica e morale del “corpo della nazione”. Plotoni della sezione d’assalto irruppero nei luoghi frequentati dagli omosessuali, come i cafè e anche le case private: erano tormentati dalla polizia. Questa persecuzione pose fine al movimento di liberalizzazione che era stata iniziata nei loro confronti. Il governo rinforzò la legislazione in vigore sanzionando i comportamenti omosessuali, e dopo il 1933 gli omosessuali furono arrestati e sottomessi a delle regole sempre più severe.
Il capo SS Himmler creò un ufficio incaricato di schedarli e perseguitarli. Numerosi membri del partito nazista reclamarono la pena di morte per “l’attentato ai costumi”a carattere omosessuale. Verso la fine degli anni ’30 la persecuzione s’intensificò e su una popolazione di omosessuali di 1,5 milioni, circa 100mila furono arrestati sotto denuncia, fra i quali da 10mila a 15mila finirono la loro vita marcati da un triangolo rosa nei campi di concentramento. Questo segno di riconoscimento li esponeva alle brutalità delle SS, ma anche degli altri prigionieri. Non si conosce il numero preciso, si ipotizza che siano stati uccisi almeno il 60%. I trattamenti a loro inflitti erano giustificati dai nazisti nelle loro teorie razziste e per tanto li sottomettevano addirittura a degli esperimenti pseudo-scientifici, avendo come progetto la modifica del comportamento sessuale di questo gruppo.

“nello stesso momento vennero fermati numerosi omosessuali nella nostra città. Uno fra i primi fu un mio amico, al quale ero legato da quando avevo 24 anni. Un giorno la Gestapo andò a casa sua e lo portò via. Non si poteva segnalare la sua scomparsa: rischiavamo di farci arrestare noi stessi. Era sufficiente conoscerlo per essere sospettati. Dopo il suo arresto la Gestapo saccheggiò la sua casa, trovarono un’agenda di indirizzi, tutti quelli che vi figuravano furono arrestati. Anch’io. Dovemmo comportarci con estrema prudenza con tutti e io fui obbligato a rompere tutte le mie amicizie. Incontrandoci sulla strada ci ignoravamo, per non correre dei rischi. Gli omosessuali non potevano incontrarsi più da nessuna parte.”
(testimonianza di un omosessuale tedesco)

I disabili e gli “asociali”

Nel 1920 un gruppo di scienziati tedeschi cominciò a raccomandare l’eliminazione delle “bocche inutili”. Designarono anche particolari categorie di cittadini disabili e colpiti da ritardo mentale. Si inventò l’espressione “vita indegna di essere vissuta”. I nazisti, la cui ideologia vedeva negli Ebrei e negli Zingari un pericolo esterno per il “corpo della nazione”tedesca, allo stesso modo vedeva i disabili e altri individui, che non s’integravano con la popolazione, come pericolo interno che bisognava isolare e infine eliminare. Giudicati improduttivi, pertanto un peso per quei membri della società “sani e produttivi”. Dal punto di vista raziale e biologico costituivano ugualmente una “parte inferiore” al resto della società, le loro malattie denotavano la predisposizione ad un’inferiorità congenita. Quindi nell’intento di purificare la società tedesca e mantenere intatta la razza ariana, i nazisti perseguitarono e imprigionarono migliaia di cittadini etichettati “asociali” (contro la società).
Questa categoria comprendeva le prostitute, quelle persone senza lavoro che rifiutassero una proposta d’impiego, individui accusati di essere stati oggetto di scandalo. La biologia criminale considerava i piccoli delinquenti inferiori proprio dal punto di vista biologico: di era arrivati a sterilizzare a forza uomini e donne appartenenti a questa categoria. Inutile aggiungere che anch’essi entrarono a far parte di quel gruppo purtroppo numeroso di persone condannate a morte solo per la colpa di esser nate: unico segno di distinzione un triangolo nero.

[Da: “Dites-le à vos enfants”, di Stéphane Bruchfeld e Paul Levine]

Venturini Elisa

SOLIDARIETA’ AI MIGRANTI

APPUNTAMENTO DEL COMITATO IMMIGRATI DI MILANO

sabato 20 novembre manifestazione

A BRESCIA E A MILANO UNA LOTTA CHE ROMPE IL SILENZIO

Noi crediamo che il mondo non si debba dividere fra privilegiati ed esclusi, fra cittadini e non cittadini, fra italiani e stranieri, fra legali e clandestini. Queste divisioni servono solo al potere per controllarci meglio.

Stiamo dalla parte di chi lotta per costruire una società egualitaria, perché non esistono persone di serie A e di serie B. Rifiutiamo un sistema di potere razzista, sessista e classista, basato sul dominio dei pochi sui molti. Non esiste libertà se non si è liberi tutti.

Ecco perché siamo solidali e partecipiamo al presidio permanente di via Imbonati in appoggio al gruppo di immigrati che è salito sulla torre ex Carlo Erba per il riconoscimento dei loro diritti, consapevoli che questa lotta scompiglia le costruzioni del potere, svelandone brutalità e miserie, rompe il silenzio, spezza il cerchio dell’impotenza e apre uno squarcio di sole in questa tetra e buia città i cui abitanti sembrano in guerra tra loro.

Ed ecco perché saremo il 2 dicembre a Milano accanto a Joy, all’udienza preliminare del processo contro Vittorio Addesso. Joy, una donna nigeriana che ha avuto il coraggio di denunciare il tentativo di stupro da lei subito nel Cie di via Corelli da parte dell’ispettore capo di polizia. Joy  – ma non solo Joy –  si è fatta carico di una lotta per la verità e la dignità che appartiene a tutte le donne.

Quarant’anni fa le femministe riuscirono a smascherare e rovesciare l’ipocrisia di una società che considerava gli stupri “atti contro la morale” invece che delitti contro la persona. Oggi, a distanza di tanti anni, si deve riprendere la lotta non soltanto contro il persistere di una cultura ancora profondamente maschilista cui si devono ripetuti casi di violenza e di femminicidio, ma anche con le migranti rinchiuse nei Cie, considerate come non-persone senza diritti, e sottoposte a continui ricatti sessuali.

Siamo con Joy e siamo con gli immigrati/e in lotta per i propri diritti a Brescia, a Milano e in tutto il paese. E ci auguriamo che molte e molti in questa città sappiano ancora essere solidali, vincendo l’indifferenza e la paura.

  SABATO 20 NOVEMBRE ALLE ORE 15.00
MANIFESTAZIONE
organizzata dal Comitato Immigrati di Milano
Partenza dal presidio sotto la torre di via Imbonati

  • ·permesso di soggiorno per gli immigrati e le immigrate che vivono e lavorano in Italia
  • ·i Cie devono essere chiusi

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