ARTICOLO SUL QUOTIDIANO “LA PROVINCIA”

Como, 28 settembre 2022

Il signor Giuseppe Bianchi, lettore, scrive una lettera al quotidiano “La Provincia” chiedendo cosa sia e cosa ci stia a fare oggi l’ Anpi.

Risponde il nostro presidente provinciale Manuel Guzzon. ” L’ Associazione Nazionale d’Italia è una tra le più grandi associazioni combattentistiche e d’ arma presenti e attive in Italia, con sezionianche all’ estero, conta oltre 120.000 icritti ed è seconda solo all’ Associazione Nazionale Alpini.

Fu costituita il 6 giugno 1944 ed eletta ad Ente Morale dotata di personalità giuridica il 5 aprile 1945 con Decreto Luogotenenziale. Le nostre finalità e gli scopi della nostra associazione ono fissati nell’ articolo 2 del nostro statuto, leggibile sul sito www.anpi.it

Nel 2020 l’ Anpi ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Ministero dell’ Istruzione per “offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”.

Il fascismo in tutte le sue declinazioni passate e attuali – prosegue Guzzon – ha rappresentato e rappreenta la negazione della libertà e della democrazia e questa condizionenon può essere ridotta ad una questione anagrafica o temporale, ma è un dato storicamente acquisito. Allo stesso modo continuar ad affermare che, siccome chi ha partecipato alla Resistenza è passato a miglior vita l’ esistenza dell’ anpi è pressochè inutile, proseguendo secondo tale ragionamento di potrebbe dire altrettanto delle associazioni del Reduci Garibaldini, o degli Arditi, o dei Volontari di guerra e persino dell’ Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. La Resistenza non è qualcosa che si può seppellire insieme alle osa dei partigiani, è un fuoco sempre vivo utile a difendere e preservare la libertà e la democrazia, che non sono conquiste definitive ma devono essere coltivate quotidianamente, difese e alimentate allo stesso tempo, e questo avviene in tanti modi, ma sopratutto con la partecipazione democratica dei cittadini alle attività dei partiti, dei sindacati e delle più svariate associazioni che compongono il panorama associativo del nostro Paese”.

Manuel Guzzon, presidente provinciale ANPI di Como

A MAGGIOR RAGIONE ANTIFASCISTI, CON ORGOGLIO, DIGNITA’,UNITA’.

Anche allora fischiava il vento e urlava la bufera. Poi venne il 25 aprile 1945

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi (Imagoeconomica)

La vittoria elettorale della destra e il pieno successo di Fratelli d’Italia sono stati eclatanti ma – parliamoci chiaro – largamente prevedibili e previsti. Sono anni – da prima della pandemia – che l’ANPI dice: Attenzione! I sondaggi danno alle destre oltre il 40%… Prendo tre campioni You Trend Supermedia, e cioè la media dei sondaggi. 19 luglio 2019: Lega più Fratelli d’Italia più Forza Italia al 50,6%. 12 novembre 2020: 46,7%. 9 settembre 2021: 47,9%. Oggi hanno il 44 %. Certo, c’è un gigantesco travaso di voti dalla Lega al partito della Meloni, ma si tratta di un travaso interno all’area delle forze sovraniste. Aggiungo che si dice poco sul crollo dei votanti. Rispetto alle politiche del 2018 l’astensionismo è aumentato del 9%. Rispetto a quelle del 2006 è aumentato quasi del 20%.

Dunque ha vinto la destra che legittimamente darà vita a un nuovo governo a trazione sovranista. La stampa estera ha definito Fratelli d’Italia come post-fascista, aggettivo che non vuol dire molto. Ma dire che è fascista è troppo, dire che non è fascista è troppo poco. È indubbia una continuità storica col MSI. Ci sta la definizione di Alberto Olivetti, per cui si può parlare di elementi di fascismo in sospensione.

Ma, rinviando a un approfondimento successivo l’esito del voto, dopo una brutta campagna elettorale in cui sono state nella sostanza rimosse questioni fondamentali come la guerra, il lavoro e il riscaldamento globale, non si può nascondere che circa metà dei votanti, forse qualcosa in più, ha dato il suo consenso elettorale a forze democratiche, progressiste e di sinistra. Se la destra stravince sul piano parlamentare grazie alla legge elettorale, dal punto di vista sociale rappresenta quindi la metà dei votanti che a loro volta rappresentano i due terzi dell’elettorato. Per di più sappiamo che il futuro governo dovrà misurarsi immediatamente con una crisi sociale di proporzioni inedite e presumibilmente con pesanti contraddizioni interne causate dal disastroso esito del voto alla Lega.

Assieme, è ragionevole pensare che il popolo della Costituzione, coloro che si richiamano ai princìpi e ai valori della Resistenza e dell’antifascismo, reagirà con fierezza e con determinazione e contrasterà in ogni legittimo modo il tentativo di manomettere la Carta. Sicuramente scenderà in campo il mondo ampio e colorato dell’associazionismo democratico, con l’ANPI in prima fila. Naturalmente è necessario che le tensioni e anche le rotture fra le forze politiche di centro e di sinistra, che sono con tutta evidenza la causa della pesantissima sconfitta elettorale, vengano ricomposte.

C’è bisogno di un profondo ripensamento, trasversale a queste forze politiche, per giungere al più presto a una rinnovata unità antifascista. Essa è la condizione ineliminabile non solo per qualsiasi futura vittoria, ma anche per un virtuoso contrasto ai programmi della destra che prevedono la trasformazione della forma della Repubblica da parlamentare a presidenziale e l’applicazione di una autonomia differenziata che porterebbe a una spaccatura fra due Italie: una con più diritti, più reddito, più servizi, e una col segno meno; giustamente si è parlato, a questo proposito, della secessione dei ricchi.

Da tempo l’Anpi si è schierata contro queste due proposte e per il rilancio e la piena applicazione della Costituzione, a partire da un rinnovato ruolo protagonista del Parlamento. Questo oggi, infatti, è ridotto ad ancella del governo attraverso la pratica abnorme dei decreti legge e della fiducia, svuotato di rappresentanza a causa di una legge elettorale che non consente all’elettore di scegliere il candidato e del taglio dei parlamentari che ha ulteriormente punito la rappresentanza in particolare delle minoranze. A ciò si aggiunge la continua frustrazione degli esiti referendari platealmente disattesi (vedi il referendum sull’acqua pubblica) e la una sistematica rimozione delle proposte di legge di iniziativa popolare.

Se il termometro di questa sfiducia è la crescente astensione dal voto, il rilancio del Parlamento come specchio della società è l’unica ragionevole risposta. Viceversa la proposta presidenzialista è l’incarnazione istituzionale dell’uomo solo al comando e del rapporto diretto fra capo e popolo, così caro a una vecchia malattia della destra, più o meno fascista, del nostro Paese: l’antiparlamentarismo.

Ma la partita più urgente è sicuramente quella della condizione di vita e di lavoro di milioni e milioni di famiglie che in un breve tempo si trovano decurtata la propria capacità di spesa per l’inflazione e per le bollette, e di un numero vastissimo di lavoratrici e di lavoratori il cui posto di lavoro è in pericolo. A tutti costoro ci rivolgiamo, assieme ai giovani, alle donne, agli anziani, perché non abbiamo letto nel programma delle destre nessuna proposta seria che consenta di reintegrare il reddito e il lavoro, né di rilanciare l’intero sistema imprenditoriale italiano restituendo finalmente al nostro Paese un ruolo chiaro ed avanzato nella divisione internazionale ed europea del lavoro, che non si può limitare alla moda, al turismo, ai Bed&Brekfast.

Non si può perdere la grande occasione dei finanziamenti della UE, e bene sarebbe se le forze democratiche e di progresso proponessero insieme un vero piano di rinascita economica e sociale del Paese.

È vero, l’Italia avrà il governo più di destra della sua storia repubblicana, ma proprio per questo non è affatto il momento di ritirarsi e tantomeno di rassegnarsi; viceversa è il tempo di sventolare le bandiere della Costituzione, le nostre bandiere, le bandiere della Resistenza. A quel tempo fischiava il vento e urlava la bufera, ma le partigiane e i partigiani furono più forti del vento e della bufera e ci regalarono quell’abbecedario di valori che divenne il decalogo della Costituzione. Per loro, per noi, per le generazioni che si affacciano alla vita sociale andiamo avanti con orgoglio, in dignità, uniti e solidali come fratelli. Fraternità, libertà, eguaglianza furono le parole del 1789, sono state le parole della Liberazione, sono oggi le nostre parole.

Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale ANPI

UN VOTO PER USCIRE DALLA DRAMMATICA EMERGENZA DEL PAESE.

L’appello al voto approvato dal Comitato nazionale ANPI nella riunione del 17 settembre 2022

UN VOTO PER USCIRE DALLA DRAMMATICA EMERGENZA DEL PAESE

L’ANPI, che non sostiene alcun partito perché è autonoma, ma al contempo non è indifferente, invita ad un voto a difesa della Costituzione e a sostegno dell’antifascismo.

In questa drammatica fase della vita del nostro Paese, l’ANPI si rivolge alle cittadine e ai cittadini perché si rechino alle urne. Certo, c’è malessere e disincanto. Ma senza voto non c’è nessuna soluzione ai problemi delle famiglie, nessuna democrazia rappresentativa, nessuna partecipazione. Non votare vuol dire rinunciare a un diritto costruito in passato con storiche lotte, e costituito nel dopoguerra con le elezioni del 1946 e con la Carta costituzionale. Non è la soluzione, è una resa. Occorre rilanciare lo spirito costituzionale come comune sentire, come cemento che ci fa popolo italiano, popolo europeo, popolo del mondo, come possibilità di dare una risposta seria al dramma sociale in corso.

La Costituzione, che incarnava i valori di democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, solidarietà, pace per cui si era battuto l’antifascismo e il movimento della Resistenza, è stata la base per la ricostruzione dell’Italia dopo il fascismo e la guerra.

Oggi, nella drammatica situazione del Paese, bisogna riscoprire quei valori e attuarli pienamente per uscire dall’emergenza, rasserenare il presente, disegnare il futuro. Per questo occorre attuare la Costituzione e riaffermare gli ideali dell’antifascismo.

1. Grazie alla natura parlamentare della Repubblica e alla divisione dei poteri, si è garantito per più di mezzo secolo benessere, progresso, libertà, unità del Paese. Da tempo però l’Italia attraversa una crisi democratica dovuta alla scarsa rappresentatività del Parlamento ed al suo ruolo marginale, alla messa all’angolo della partecipazione popolare. Occorrono grandi cambiamenti per una vera democrazia costituzionale: un sistema dei partiti più democratico, una legge elettorale che rappresenti il Paese reale, una ritrovata centralità del Parlamento. Invece le proposte di presidenzialismo e di autonomia differenziata scardinerebbero alla radice ogni equilibrio mettendo in discussione il funzionamento della democrazia, allargando a dismisura le differenze fra nord e sud dell’Italia, colpendo la sanità e la scuola pubblica.

2. Dal dopoguerra ad oggi, dopo la tragica esperienza del ventennio, la natura profondamente antifascista della Repubblica e della Costituzione ha salvaguardato il Paese da qualsiasi tentazione autoritaria o illiberale. Va contrastato qualsiasi tentativo più o meno dichiarato, di rifarsi alle idee, o ai simboli, o all’esperienza storica del fascismo.

3. Occorrono risposte strutturali per fermare il generale impoverimento degli italiani contrastando la dilagante diseguaglianza; una vera politica economica per il rilancio sostenibile delle attività produttive, provvedimenti urgenti per difendere il lavoro, salvaguardare i pensionati. L’Italia è colpita al cuore dal rapidissimo aumento del costo della vita. Abolire il sostegno pubblico ai disoccupati, imporre una tassa uguale per tutti, criminalizzare i migranti, contrastare le conquiste sociali, attaccare i diritti delle donne, incrementare le disparità di genere ed opporsi all’estensione dei diritti civili vanno nella direzione opposta perché si aumentano ulteriormente le diseguaglianze e non si dà alcuna risposta ai milioni di famiglie in difficoltà.

4. L’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente conflitto hanno determinato una situazione internazionale che sta precipitando, che ha già determinato un impatto sconvolgente sull’economia ed in particolare su quella italiana e che potrebbe degenerare in una guerra di civiltà con il rischio dell’uso dell’arma atomica. Ribadiamo che occorre un ruolo attivo delle istituzioni perché l’UE si faccia finalmente promotrice di un negoziato a partire da un immediato cessate il fuoco.

5. Il riscaldamento globale è oggi un dato di fatto, come confermato dalla recente siccità e delle ricorrenti intemperie, come la tragica alluvione nelle Marche. Occorrono interventi urgenti di tutela ambientale. Il rifornimento energetico non può andare a scapito della lotta al riscaldamento globale e della sicurezza. Invece si riaprono le centrali a carbone e si propone di riaprire le centrali nucleari: gli eventi in merito alla centrale di Zaporižžja in Ucraina confermano che non esiste centrale nucleare sicura, e il nucleare di quarta generazione è ancora una possibilità sulla carta.

6. La pandemia ha disseminato di lutti il nostro Paese. Nonostante difficoltà ed anche errori, questo flagello è stato contrastato in modo positivo. Ma la battaglia non è vinta del tutto. La pandemia continua a richiedere un’azione di prevenzione e di contrasto. Sbaglia chi sottovaluta il problema e ammicca al mondo dei no vax.

7. Mai come oggi c’è bisogno dei finanziamenti del PNRR e di un’Unione Europea democratica, partecipata, pacifica. Oggi c’è il rischio di allontanarsi da questa strada maestra, rompendo con la tradizione europeista, a partire dal Manifesto di Ventotene, di cui l’Italia è portatrice.

L’Italia può rinascere, deve rinascere, sui fondamenti costituzionali del lavoro, della libertà, della giustizia sociale, della pace. Dipende da tutti noi.

Roma, 17 settembre 2022

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

PAGLIARULO: MAI DIMENTICARE I DELITTI DELL’ IMPERIALISMO FASCISTA

12 Settembre 2022

Il testo dell’intervento del Presidente nazionale ANPI alla commemorazione del 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento fascista di Rab (Arbe)

È per me un onore e una grande responsabilità partecipare a questa commemorazione perché non dimentico che l’Italia fascista fu il Paese aggressore e la Jugoslavia fu il Paese aggredito. È perciò con emozione e commozione che ricordo con voi le vittime del campo di Rab, giustamente definito da tanti campo di sterminio. L’Italia fascista portava avanti in modo violentissimo una politica di snazionalizzazione, come gli squadristi peraltro avevano iniziato a fare nella zona di confine fin dagli Anni 20. Parlo di commozione ed emozione perché nel mio Paese ancora oggi i crimini del fascismo nell’isola di Rab, come in tante altre località dei Paesi della ex Jugoslavia, sono sconosciuti alla grandissima maggioranza della popolazione. C’è stata e c’è ancora nel discorso pubblico italiano una vera e propria rimozione, nonostante il fatto che la ricerca storica abbia definitivamente chiarito le responsabilità dell’occupazione italiana. La mia presenza rappresenta, perciò, un doveroso gesto di riparazione e di riconoscimento dei delitti dell’imperialismo fascista. A maggior ragione oggi questo riconoscimento mi sembra importante quando nel mio Paese e in tanti altri Paesi europei si minimizzano le responsabilità dei nazifascisti, si rimuovono i crimini dell’imperialismo fascista e dell’imperialismo nazista, si mettono sullo stesso piano aggrediti ed aggressori. Ma da tale riconoscimento, dalla verità sui tanti delitti compiuti nel corso dell’occupazione italiana della Jugoslavia, deve sorgere un nuovo sentimento di amicizia tra i popoli e le nazioni, fra gli Sloveni, i Croati e gli Italiani. Proprio perché oggi tornano in Europa parole come guerra, morte, distruzione, c’è bisogno di uno scatto di dignità, di una prova di solidarietà, di un nuovo impegno comune, di altre parole, come pace, umanità, fraternità. L’altro ieri l’isola di Rab e questo campo sono stati visitati da una delegazione di italiani guidata dallo storico Eric Gobetti e giunta su questa terra proprio per riconoscere e condannare i crimini dei fascisti. È grave che mai nessuno dei criminali di guerra italiani sia stato punito per le sue responsabilità. Qui, nell’isola di Rab, non ci fu bisogno di fucilare nessuno. Per annientare almeno 1.500 persone bastava la fame, i maltrattamenti, le malattie perché la condizione degli internati era consapevolmente al di sotto della soglia di sopravvivenza: una deportazione disumana. L’anno prossimo è l’80° anniversario della liberazione dell’isola. Non ci può essere oblio per la memoria. Formulo l’augurio che le più alte autorità italiane si rechino il 10 settembre 2023 in pellegrinaggio nell’isola di Rab, non solo per deporre un fiore sulla tomba di tanti morti innocenti ma anche per contrastare ogni forma di nazionalismo, di razzismo, di imperialismo e perché si apra finalmente una stagione nuova nei rapporti fra gli Stati: solo dalla collaborazione, dalle reciproche aperture, da ogni tipo di scambio può nascere un nuovo umanesimo. Viva l’amicizia fra i popoli sloveno, croato, italiano!

Gianfranco Pagliarulo

Rab – 10 settembre 2022

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