VOCI DA GAZA
Pubblichiamo le testimonianze dello staff locale di Vento di Terra, in questi giorni di offensiva militare israeliana, per dar voce a chi sta vivendo nel terrore dei bombardamenti, affinchè la società civile possa essere informata.
A meno di due anni dall’ultima pesante operazione militare (novembre 2012), le forze armate israeliane lanciano l’8 luglio la nuova offensiva “Bordo Protettivo”. In questi giorni nella Striscia di Gaza, il lembo di terra più densamente popolato al mondo, si sta assistendo all’ennesima strage umanitaria, che colpisce soprattutto donne e bambini. Non vogliamo, qui, pubblicare immagini raccapriccianti e fornire numeri, che è possibile trovare su numerosi altri canali di informazione.
Qui vogliamo dare voce alle persone che vivono nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, alle persone con cui ogni giorno lavoriamo per garantire servizi base a donne e bambini, in un’ottica di sviluppo, cooperazione e pace. Le parole del nostro staff locale, che per noi rappresentano le parole e la situazione che sta vivendo tutta la popolazione Gazawi.
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18/07/2014 – F., insegnante presso l’asilo della Terra dei Bambini: “Stanotte alle 11 abbiamo lasciato il villaggio di Um al Nasser. Sono state bombardate alcune case vicino all’asilo, e poi alcune altre case nella parte superiore del villaggio, dove c’è anche la nostra casa.”
Così tutti, circa 5.000 persone, alle 11 di ieri sera hanno lasciato le proprie case e si sono messi in cammino verso il campo profughi di Jabalia. La maggior parte è andata nelle scuole Unrwa, dove F. dice non esserci acqua, elettricità e cibo. “E’ ramadan e per i grandi il cibo non è un problema, ma per i bambini sì. Le persone dormono per terra e sui banchi di scuola. Cercano tutti di dormire di giorno se non ci sono esplosioni, perchè la notte con tutte le bombe e gli incubi nessuno dorme.”
Lei, le sue sorelle e due zie sono andate a casa di parenti. La famiglia si è divisa: i suoi genitori con i fratelli maschi alla scuola UNRWA, loro in questa casa del campo di Jabalia. Sono in 4 famiglie, 20 persone, in 60 mq con le solite difficoltà di gaza (acqua non potabile, elettricità che manca quasi sempre).
Le altre maestre ad oggi sono tutte vive, anche loro nel campo di Jabalia. “Cerco di mettermi in contatto con loro spesso, almeno per sapere come stanno”, ci dice F.
Il villaggio di Um Al Nasser è quindi rimasto vuoto.
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16/07/2014 – Riusciamo nuovamente a contattare A.K., la situazione è sempre più critica, c’è grande paura e disperazione: “Ci siamo dovuti spostare a casa di mio fratello, con i nostri 4 figli, perché hanno bombardato 4 edifici proprio di fronte alla nostra casa. Non sono completamente distrutti, per cui li bombarderanno di nuovo, ma non sappiamo quando. Non c’è acqua e i camion che di solito riempiono le cisterne sui tetti non operano in questi giorni. Uno di quei camion è stato colpito da un missile pochi giorni fa. Così non c’è telefono e internet e l’elettricità va e viene. Proprio ora un aereo sta gettando volantini dal cielo, chiedendo alla gente di lasciare le case perché intendono bombardare in modo pesante o entrare via terra con i carri armati … chissà … ma dove dobbiamo andare? Dove devo andare con i miei figli?”
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13/7/2014 – F. fa parte dello staff locale di Vento di Terra, lavora ogni giorno con i bambini nella “Terra dei Bambini”, a Um al Nasser, a nord della Striscia di Gaza. Siamo riusciti a contattarla e scambiare qualche parola poco fa. E’ tra quelli che hanno ricevuto l’avviso di lasciare le proprie case. Ma loro hanno deciso di non andare via. Sono terrorizzati, ma, ricordando che nell’ultimo attacco sono state bombardate anche le scuole di UNRWA (Onu), dice che tanto nessun posto è sicuro a Gaza. “Tanto vale – dice – rimanere a casa propria”. Dice che si sente forte, che sono sopravvissuti negli anni a tutti gli attacchi, e che preferiscono morire a casa loro piuttosto che spostarsi ed essere comunque colpiti da un missile….
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12/7/2014 – S. è assistente project manager presso la “Terra dei bambini”, riusciamo a contattarla tramite chat. Le chiediamo come sta, cerchiamo di darle conforto e di farle sentire la nostra presenza: “we’re still alive nothing happened to us physically, but on a psycological level we need help”, ci scrive.
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12/7/2014 – H. è giovane, è creativo, ama la fotografia ed è di Gaza, dove vive tutta la sua famiglia. H. però in questi giorni non si trova a Gaza. E’ ad Amman, in Giordania, dove sta coordinando un progetto di assistenza ai profughi siriani scappati anche loro dalla guerra, come lui, del resto. H. è il membro più giovane dello staff di Vento di Terra.
Da quel maledetto 8 luglio, quando Israele ha ufficialmente iniziato la sua nuova e cruenta operazione, H. vive in modo schizofrenico. Passa le giornate al lavoro tra i campi profughi siriani e in ogni pausa è attaccato a facebook, skype e internet per provare a sentire famiglia e amici e capire cosa accade a casa. H. non è nuovo ai bombardamenti israeliani ma per la prima volta non è insieme con la sua famiglia mentre l’esercito attacca.
H. può parlare con sua madre e i fratelli per massimo sei ore al giorno, le ore in cui nella Striscia arriva l’elettricità. Il problema sono le altre diciotto ore della giornata quando legge il bollettino dei morti che sale e non può sentire nessuno.
Gli stiamo ripetendo di prendersi qualche giorno di pausa, di lasciar perdere il lavoro per un po’, di non impazzire nel vortice di quello che sta succedendo. H. si mette a ridere. “Sono palestinese – dice – a noi non è concesso di fermarci, nemmeno per poco. Se Dio vorrà tutto finirà presto”. Se anche gli uomini vorranno, tutto finirà presto.
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11/7/2014 – “Last night were been destroyed three houses around our house. Our house is partially effected. The situation is very bad, the kids are scary so much, we are still alive until now it’s really a war everywhere explosions and bombs.They bomb near the kindergarten, there are some cracks in the plastering. PLEASE pray for us that it will finish soon”. A.K. è una persona dall’animo estremamente gentile. Si accorge del tuo stato d’animo a distanza e riesce a metterti a tuo agio, quasi sempre. Anche nelle situazione più difficili. Un dono di natura, una grande sensibilità. A.K. vive a Gaza e da anni collabora con Vento di Terra. Ha conosciuto molti dei nostri amici e guidato le nostre delegazioni. “E’ una delle persone più aliene dalla violenza e dall’aggressività che io conosca.”, dice Massimo Annibale Rossi. A.K. vive a Gaza e ci chiede di pregare per lui…
http://www.ventoditerra.org/voci-da-gaza/