Comunichiamo che il nostro Segretario Antonio Proietto sarà tumulato domani, mercoledì 27 marzo, alle ore 11,00 al cimitero di Blevio.
Chi vuole partecipare lo può fare a titolo personale, non ci saranno celebrazioni ufficiali nè bandiere come esplicitamente espresso dalla famiglia e da Antonio.
Direttivo provinciale ANPI di Como-
A nome del Direttivo della nostra Associazione i BAMBINI DI ORNELLA voglio esprimere il nostro cordoglio all’ANPI ed ai familiari per la scomprsa del Presidente, un UOMO onesto che ha sempre difeso e sostenuto i VALORI DELLA NOSTRA RESISTENZA.
GRAZIE ANTONIO
Il presidente Silvio Peverelli.
A nome della Cgil di Como, sono ad esprimere il nostro profondo cordoglio all’Anpi provinciale e ai familiari per la scomparsa di Antonio Proietto. Ricordiamo Antonio per l’ instancabile impegno politico e civile, per la militanza antifascista e per la costante collaborazione nelle battaglie comuni tra Anpi e CGIL. Antonio mancherà a Como, ma siamo sicuri che la strada da lui tracciata sarà di insegnamento ed esortazione per le giovani generazioni comasche.
Sandro Estelli, Segretario Generale CGIL Como.
In queste ore abbiamo dovuto dare l’ addio ad Antonio Proietto, segretario dell’Anpi di Como, volto inconfondibile dell’ antifascismo lariano. Antonio era sempre in prima fila quando iniziative e mobilitazioni lo richiedevano per ribadire e difendere gli ideali di libertà, democrazia e pace su cui si fonda la nostra Repubblica. Perdiamo una personalità combattiva, un punto di riferimento politico, un uomo che aveva la Resistenza “in testa e nel cuore”, come dice uno dei tantisimi messaggi che lo ricordano in questi giorni.
Sarà nostro dovere raccoglierne l’ eredità. Un affettuoso abbraccio a tutti i familiari e i cari di Antonio: a loro vanno le mie più sentite condoglianze.
Angelo Orsenigo.
Ciao Antonio, caro compagno che ho sempre ritrovato e stimato nei nostri incroci e tratti di strada percorsi insieme lungo i tanti, tortuosi e difficili tornanti di diverse stagioni della vita del nostro Paese e della politica. Serietà, passione ideale, impegno continuo. Dalla parte giusta. Quante manifestazioni, riunioni. Quanti 25 aprile. Mancherai. Non solo quel giorno, non solo quest’anno.
Un abbraccio affettuoso ai tuoi familiari e ai tuoi cari.
Mauro Guerra.
Come ci dispiace per Antonio. Fai le condoglianze da parte nostra alla famiglia.
Patrizia, Grazia Lissi e madre
Ci eravamo ammalati insieme, estate 2017… ero venuta in ospedale a trovarti e te l’avevo detto… una persona così bella, di dentro e di fuori. Vai in pace e vola in alto, amico mio, come direbbe San Paolo hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la corsa, hai conservato la fede.
Gigliola Foglia
Caro Antonio, questa mattina ti sei arreso alla malattia che da qualche anno ti perseguitava, in realtà però non ti sei mai arreso, sei sempre stato un combattente, sempre pronto a un nuovo incontro, a una nuova riunione, a una nuova sfida, a tessere i fili di un rapporto con tutti per far crescere l’Anpi, per renderlo più forte, per organizzare sempre nuove iniziative. Ti ho conosciuto più di trent’anni fa quando abbiamo iniziato l’avventura di Rifondazione, venivamo entrambi dal PCI e avevamo in testa un’idea precisa del partito… quante riunioni… quante feste… quante patatine fritte… e le patatine erano la tua specialità, passavi ore davanti alla friggitrice… e magari poco prima avevamo finito una riunione in cui si parlava di questioni politiche importanti, oppure eri reduce dal consiglio comunale di Blevio. Perchè i compagni sono così, fanno politica seria, difficile, impegnata e poi friggono le patatine, servono ai tavoli, aggiustano le caldaie. Tu eri l’idraulico del partito, dell’ Anpi, di Italia Cuba, non dicevi mai di no e risolvevi le situazioni più intricate, arrivavi con la tua borsa a tracolla e tac, aggiustavi… Caro Antonio, i ricordi si accavallano nella mente e l’emozione prende alla gola… sei stato un punto di riferimento per noi tutti, un compagno serio, rigoroso, onesto e leale, qualche volta un po’ burbero e brontolone, ma faceva parte del tuo carattere. Ti prometto che faremo del nostro meglio per continuare il tuo impegno. Abbiamo grandi ideali Antonio, e con il tuo esempio sapremo portarli avanti!
Ciao Antonio, che la terra ti sia lieve.
Manuel Guzzon, presidente ANPI Provinciale
Ciao Antonio, più di tredici anni passati gomito a gomito, e quel che più conta sempre d’accordo sulla linea politica dell’ANPI. Quante riunioni nelle sezioni, anche quelle più lontane e quasi sempre assieme. Sei stato non solo la colonna portante dell’ANPI, ma l’ ANPI stessa, senza il tuo lavoro non avremmo mai raggiunto i risultti ottenuti. Sei stato un amico e collaboratore indispensabile, un fratello. Ti ho sentito l’ultima volta martedì pomeriggio, eri molto affaticato, ma ho sempre sperato in una crisi passeggera. Purtroppo così non è stato.
Riposa in pace.
Guglielmo Invernizzi, vice presidente ed ex-presidente Anpi Provinciale di Como.
Ciao Antonio, che la terra ti sia lieve. Non c’è niente da fare, certe notizie non le si vorrebbere mai ricevere e invece, purtroppo arrivano. Sapevo che stavi male, lo sapevo da tempo, ma oggi quando ho saputo che non c’eri più ho avuto un tonfo al cuore. Ti conoscevo da molti anni, da quando ancora facevo il responsabile provinciale organizzativo di Rifondazione a Como e tu, tutte le mattine, passavi in Federazione a salutarmi, sempre pronto a “litigare” su una nostra presa di posizione politica che reputavi “estremista” o a condividere con me la tua preoccupazione pe l’avanzata della destra neofascista (già allora). Ricordo le feste dell’Associazione di Amicizia Italia-Cuba che, senza il tuo immancabile contributo non si sarebbero riuscite a fare, “dov’è Antonio? – “alla friggitrice delle patatine, come sempre” – rispondevamo in coro. Ricordo le assemblee unitarie svolte prima della contromanifestazione di “Dongo”, del 25 aprile o in occasione del contrasto alle manifestazionidi FN a Cantù, ricordo la tua voce che tuonava cose sulle quali spesso ero d’ accordo e spesso no, e quando non lo ero te lo dicevo, e discutevamo ore, sapendo di essere semplicemente due compagni che attraversano strade differenti, intendevamo raggiungere lo stesso obiettivo. I ricordi sono molteplici ed ora corrono veloci in maniera anche confusionale… una sola cosa è certa, mancherai Antonio, mancherai moltissimo. Voglio ricordarti così, con quell’ espressione che hai in questa fotografia di tanti anni fa mentre insieme, a Giulino di Mezzegra, stavamo ripulendo la targa apposta dall’ANPI, di cui eri segretario provinciale, che i fascisti avevano per l’ ennesima volta imbrattato. Che la terra ti sia lievecaro compagno, grazie per quello che mi hai insegnato.
Fabrizio Baggi, PrC.
Mi piace ricordarlo al Como Pride del 2022 quando, con la forza della sua statura politica, tenne un discorso appassionato e applauditissimo dimostrando che anche i più giovani possono essere animati da ideali e passioni civili. Il suo fu il più importante dei discorsi perchè in lui si incarnava l’idea della Resistenza di ora, di sempre. Compagno di lotta, infaticabile tessitore di reti di libertà, determinato e appassionato, l’ intera Arci ti ricorderà sempre con riconoscenza e ammirazione.
Giampaolo Rosso, Arci Como.
Ciao Antonio Proietto, compagno di strade in salita. Fai buon viaggio.
Apprendiamo con grande dolore della morte del Compagno Antonio Proietto. Con Antonio abbiamo lavorato molto, prima dentro il nostro Partito, del quale è stato tra i fondatori e del quale ha fatto parte per diversi anni, fino alla scissione del 1998 e poi, dopo la sua fuoriuscita, nei comitati unitari, nelle Assemblee antifasciste, nei coordinamenti all’ interno dei quali lui partecipava come segretario provinciale dell’ ANPI. Antonio era un compagno tutto d’un pezzo, a tratti burbero ma con un grande cuore ed un grande senso dei valori della Democrazia e dell’ Antifascismo. Spesso ci siamo trovati su posizioni discordanti in quanto, pur avendo i medesimi obiettivi, capitava di vedere delle strade differenti per raggiungerli, ma il confronto, anche quando aspro, è sempre rimasto nel perimetro della politica, perchè i rapporti umani sono altro e Antonio – sempre disponibile ad aiutare tutte e tutti – questo lo sapeva bene. Sarà dura non avere più qualcuno con cui a volte litigare ma sul quale essere certi di poter sempre contare, qualcuno che ci ha dato molto.
Ciao Antonio, manchi già moltissimo. Che la terra ti sia lieve, caro compagno.
La Federazione provinciale di Como del Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea.
Un grande dispiacere davvero… Condoglianze alla famiglia e a tutti voi che siete stati compagni di impegno politico e antifascista in questi anni.
On. Chiara Braga
Le più sentite Condoglianze da parte di tutta la comunità democratica alla sua famiglia e all’ Anpi Provinciale di Como per la scomparsa di Antonio Proietto, storica colonna dell’ Anpi comasca e della sinistra lariana.
Partito Democratico della Provincia di Como.
Abbiamo appreso della scomparsa del Segretario Provinciale Antonio Proietto. A nome mio e di tutto il Movimento 5 Stelle della Provincia di Como porgiamo le nostre più sentite condoglianze.
Il territorio perde un importante punto di riferimento.
Raffaele Erba, segretario Provinciale del Movimento 5 Stelle.
Salutiamo con dolore e profonda gratitudine Antonio Proietto, un antifascista appassionato, una persona gentile, per anni colonna organizzativa dell’ Anpi provinciale di Como. Siamo vicini alla famiglia e alle compagne e ai compagni che hanno avuto modo di conoscerlo, apprezzarlo e condividere con lui l’impegno associativo.
Ciao Antonio. Un abbraccio fortissimo.
La Segreteria Nazionale ANPI.
Esprimo anche a nome dell’ Anpi provinciale di Milano profondo cordoglio, affettuosa e commossa vicinanza ai familiari, per la scomparsa di Antonio Proietto, Segretario dell’ Anpi provinciale di Como, per anni organizzatore e promotore di importanti iniziative della nostra Associazione.
Roberto Cenati.
Con rammarico apprendiamo la triste scomparsa del presidente Antonio Proietto. Desideriamo porgere le nostre più sentite e sincere condoglianze a tutto l’ ANPI provinciale comasco, agli amici e ai familiari.
La Federazione provinciale dei Giovani Democratici di Como.
La triste notizia della scomparsa del compagno Antonio Proietto mi addolora molto. Le mie personali e sentite condoglianze alla famiglia e all’ Anpi di Como.
Ciao Antonio, mancherai, riposa in pace.
Umberto Colombo.
Ai compagni tutti e ai familiari giungano le nostre affettuose condoglianze per la perdita del caro Antonio. La sua guida appassionata ha accompagnato la nascita e la crescita della nostra sezione di Uggiate e lo ricordiamo tutti con stima e affetto. Ci mancherà. Lo ricorderemo insieme ad Ermanno Ruggeri, nostro primo presidente, durante la gita del 20 aprile p.v.
Questa mattina ci ha lasciati il compagno Antonio Proietto, segretario provinciale dell’ Anpi di Como. Tutte le sezioni dell’Anpi provinciale inchinano le bandiere abbrunate nel ricordo di Antonio. Militante del Partito Comunista Italiano, dirigente di Rifondazione Comunista per tanti anni e dell’ associazione Italia Cuba, ha dedicato tutto il suo impegno nell’ Anpi con costanza, assiduità e determinazione, dando un contributo fondamentale alla nostra associazione.
Per espressa volontà di Antonio non si terranno i funerali, la camera ardente è composta nella camera mortuaria dell’ ospedale Valduce di Como.
L’ Anpi esprime sincere condoglianze alla famiglia e a tutti gli amici, compagni e conoscenti che negli anni hanno apprezzato l’ umanità e la militanza di Antonio.
Carissimo Antonio, hai combattuto la buona battaglia e mantenuto la fede negli ideali comuni di democrazia, solidarietà e pace.
Iniziativa di Anpi Seprio e Comune di Appiano Gentile, con interventi di Paolo Valisa, metereologo del Centro Geofisico Prealpino, Chiara Braga, capogruppo alla Camera del PD, Giuseppe Battarino, giurista e scrittore.
Nel corso della serata Carla Poretti e Carla Mantegna leggeranno alcuni brani tratti dall’ opera di Marco Paolini ” Vajont”.
LIBERTA’ DI MANIFESTARE, CESSATE IL FUOCO A GAZA, IMPEDIRE IL GENOCIDIO.
Il 9 marzo manifestazione nazionale a Roma: difendere il diritto e la libertà di manifestare; cessate il fuoco a Gaza; impedire il genocidio; garantire assistenza umanitaria alla popolazione; liberare ostaggi e prigionieri; fine dell’occupazione; riconoscimento dello Stato di Palestina sulla base delle risoluzioni ONU; conferenza internazionale per la pace e la giustizia in Medio Oriente. L’ANPIètrai promotori.
(Di conseguenza, i banchetti previsti nella nostra giornata del tesseramento del 9 marzo potranno subire variazioni negli orari o essere sospesi. Restano confermati quelli della giornata del tesseramento del 10 marzo)
L’ Anpi Provinciale ricorda con tristezza il compagno Luigi Frangi che oggi ci ha lasciato. Luigi era nostro iscritto da molti anni. I funerali si svolgeranno lunedì 4 marzo alle ore 14,30 nella chiesa di Grandate.
Le nostre più sincere condoglianze al figlio Michele e a tutti i familiari.
“A Pisa la polizia ha caricato con estrema violenza un pacifico corteo di ragazzi e ragazzini liceali che manifestavano il loro libero pensiero sulla tragedia palestinese. È l’ennesimo episodio di una gratuita violenza delle forze dell’ordine, che nega di fatto il diritto al dissenso. È evidente che ci sono indicazioni nazionali al fine di reprimere qualsiasi manifestazione non gradita. Non vogliamo il governo del manganello. Piantedosi deve rispondere. Ora basta!”
Era stata collocata in occasione del Giorno della Memoria.
In occasione del Giornata della Memoria, Anpi Mariano-Cantù e il gruppo Verso il 25 Aprile, con il patrocinio del Comune di Cantù, ha collocato tre targhe in memoria dei canturini che hanno donato la vita nei campi di concentramento nazisti.
Le targhe sono state collocate a Cantù, Vighizzolo e loc. Cascina Amata. Purtroppo ieri notte la targa di Vighizzolo è stata vandalizzata. Anpi Mariano-Cantù sta già provvedendo alla sostituzione.
Adelmo Cervi, nella foto con Manuel Guzzon, nostro presidente Anpi Provinciale, rende omaggio alla nuova stele dedicata a Giancarlo Puecher, prima medaglia d’ Oro della Resistenza.
I sette fratelli Cervi e Puecher sono dolorosamente accomunati dalla triste sorte di essere stati fucilati dai fascisti nel dicembre del 1943.
E’ con grande cordoglio che l’ Anpi provinciale di Como e tutte le sezioni piangono la prematura scomparsa di Ermanno Ruggeri, primo presidente della sezione Anpi Rado Zuccon di Uggiate Trevano.
Sentitissime condoglianze alla moglie Barbara e alla famiglia.
SONO DUE LE INIZIATIVE PER RICORDARE L’ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI ENRICO CARONTI, BARBARAMENTE TORTURATO E UCCISO DAI FASCISTI A MENAGGIO, IL 23 DICEMBRE DEL 1944.
CIMITERO DI MENAGGIO, davanti alla lapide fuori dalle mura del cimitero, sabato 23 dicembre, alle ore 11
BLEVIO, via Caronti, davanti alla stele che lo ricorda, sabato 23 dicembre, alle ore 14,30
Numerose le iniziative per ricordare Giancarlo Puecher nel centesimo anniversario della nascita e nell’ottantesimo anniversario della fucilazione.
PONTE LAMBRO – DOMENICA 17 DICEMBRE, ORE 9,30. Inaugurazione della rinnovata piazza Puecher e dello svelamento della stele dedicata al martire della Libertà, in presenza di Anpi Provinciale e della sez. Anpi Territorio Erbese. In questa occasione il presidente provinciale Manuel Guzzon interverrà unitamente alle autorità presenti . Parteciperanno inoltre rappresentanze Anpi di tutta la provincia.
LAMBRUGO – LUNEDI’ 18 DICEMBRE – Una delegazione Anpi con ADELMO CERVI sarà ricevuta dal sindaco in municipio; seguirà una visita nei luoghi simbolo della lotta partigiana che hanno visto Giancarlo Puecher protagonista. Gli stessi luoghi sono stati oggetto di una visita dagli alunni delle classi quinte della scuola primaria C. Battisti di Erba a novembre.
ERBA – GIOVEDI’ 14 DICEMBRE, ORE 21. Una delegazione dell’ Anpi, espressamente invitata dal sindaco, parteciperà alla visione dello spettacolo su Giancarlo Puecher “Ho fatto il mio dovere” presso il teatro Excelsior.
LAMBRUGO – GIOVEDI’ 21 DICEMBRE, ORE 21. Nella sera dell’ ottantesimo anniversario della fucilazione di Giancarlo Puecher, dopo aver deposto un omaggio floreale al monumento a Giorgio e Giancarlo Puecher davanti al municipio di Lambrugo, la sezione Anpi Territorio Erbese organizza nella sala consiliare la proiezione del docu-film “Bandito Puecher”
ERBA – DOMENICA 17 DICEMBRE, ORE 17,30. Nel pomeriggio presso la sede dell’ associazione Noivoiloro, organizzato da Anpi provinciale, sez. Anpi Territorio Erbese e in collaborazione con biblioteca di Merone e Radio Popolare, concerto “Per non dimenticare” in ricordo dell’ ottantesimo anniversario della fucilazione di Giancarlo Puecher e dei sette fratelli Cervi, avvenute nel dicembre del 1943, con la preziosa testimonianza di Adelmo Cervi, figlio di Aldo. La musica di memoria e di lotta sarà interpretata da: The Gang, Dayna Kurtz, Massimo Priviero, Andrea Parodi, Raffaele Kohler, Alex Gariazzo e Riccardo Maccabruni, con la conduzione di Claudio Agostoni di Radio Popolare. Ingresso libero fino a esaurimento posti.
ERBA – LUNEDI’ 18 DICEMBRE. Alle ore 9 Adelmo Cervi, accompagnato dai rappresentanti dell’ Anpi, incontrerà i ragazzi e le ragazze della scuola media di Merone e, alle 11, i ragazzi e le ragazze della scuola media “Puecher” di Erba.
ERBA – MARTEDI’ 19 DICEMBRE . Alle ore 9 Adelmo Cervi, accompagnato dai rappresentanti dell’ Anpi, incontrerà i ragazzi e le ragazze del liceo scientifico “Galileo Galilei” e alle 11, i ragazzi e le ragazze del liceo “Carlo Porta”.
ERBA – GIOVEDI’ 21 DICEMBRE, ORE 21. La notte della fucilazione di Giancarlo Puecher, una delegazione dell’ Anpi deporrà un omaggio floreale alla lapide del cimitero di Erba con un momento di raccoglimento.
ERBA – VENERDI’ 22 DICEMBRE, ORE 10. Al mattino, gentilmente invitati dai docenti, il presidente provinciale Anpi, Manuel Guzzon, con una delegazione Anpi, parteciperà alla marcia organizzata dalla scuola media Puecher di Erba, fino al monumento a Giancarlo presso il cimitero di Erba.
Con queste iniziative si conclude l’ anno dedicato alla memoria del martire della libertà Giancarlo Puecher, un anno denso di eventi su tutto il territorio della provincia comasca, della vicina Monza e Brianza e della città di Milano, a cui l’ Anpi ha partecipato con impegno ed entusiasmo con l’ unico fine di far conoscere la vicenda umana e l’ attività partigiana di Giancarlo Puecher. Ringraziamo le istituzioni comunali e scolastiche che hanno sostenuto le nostre iniziative.
Il presidente provinciale Anpi Manuel Guzzon
Il segretario della sez. Anpi Territorio Erbese Marco Rigamonti
SCIOPERO DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEI SETTORI PRIVATI DELLE REGIONI DEL NORD
CONCENTRAMENTO A COMO, PIAZZA VITTORIA, ALLE ORE 10,00 CON CORTEO E PRESIDIO DAVANTI ALLA PREFETTURA
Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionati e pensionate e non offre futuro ai giovani. A sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente.
(sono esclusi dallo sciopero del 24 novembre lavoratrici e lavoratori di pubblico impiego, scuola, trasporti,poste e le lavoratrici e i lavoratori degli appalti degli stessi settori).
DALL’ORDINE DEL GIORNO SUL PREMIERATO: “(…) Il Comitato Nazionale ANPI esprime netta contrarietà al disegno di legge di riforma costituzionale; ritiene che la priorità del Paese non sia la riforma della Costituzione ma l’attenzione ai bisogni ed ai diritti dei cittadini messi in discussione dalla crisi economica e dal dilagare delle guerre, che producono aumento delle diseguaglianze e della povertà; ribadisce che la maniera migliore per dare più potere al popolo è quella di cambiare la legge elettorale per permettere ai cittadini di scegliere chi eleggere e vedere rappresentate le proprie idee e convinzioni. Il Comitato Nazionale ANPI esprime un forte allarme perché, a cominciare dalle proposte di premierato e di autonomia differenziata, si intravede un disegno di ampia portata teso a scardinare dalle fondamenta la Costituzione del 1948, e perciò lancia una campagna a difesa della Costituzione e chiede a tutte le sezioni dell’ANPI di incrementare la mobilitazione unitariamente con le altre associazioni democratiche e antifasciste”
DALL’ ORDINE DEL GIORNO SU GAZA: “(…) Va sventato il rischio di un’espansione del conflitto, va ribadita la condanna del massacro compiuto da Hamas, va imposto il rispetto del diritto internazionale, va richiesta la liberazione degli ostaggi, va sostenuto il principio dell’autodeterminazione dei popoli, va sollecitata la liberazione dei territori occupati, va contrastata ogni forma di antisemitismo e di islamofobia, va sollecitata una conferenza internazionale di pace, va riavviata la strada dei due popoli in due Stati. Ma l’unica e urgentissima premessa è il cessate il fuoco immediato. Per queste ragioni il Comitato Nazionale impegna tutta l’associazione a dar vita e a partecipare a iniziative unitarie con questa parole d’ordine e a promuovere in tutti i comuni e in tutte le istituzioni ordini del giorno e prese di posizione che reclamino con la massima energia e a tutti i livelli l’immediato cessate il fuoco”.
“Pur condividendo l’appoggio a chiunque si batta per la giustizia sociale e pur criticando una legge di Bilancio di pura sopravvivenza, senza nessuna redistribuzione degli emolumenti, né alcun rilancio del welfare, né alcun sostegno a politiche di sviluppo, una legge criticata persino da Confindustria, penso che le ragioni dello sciopero generale siano materia esclusivamente sindacale. Ma ciò che allarma è l’evidente tentativo di mettere il bavaglio al movimento dei lavoratori, limitando il diritto di sciopero in modo arbitrario e autoritario e trasformando un conflitto sindacale in conflitto politico e persino minacciando provvedimenti repressivi. La Commissione di garanzia nominata dal governo non è mai intervenuta con questa inaccettabile pesantezza in occasione di scioperi dei sindacati autonomi; i toni nei confronti del sindacato del ministro Salvini, che non risulta particolarmente esperto di questioni del lavoro, sono palesemente volgari e provocatori. Questa offensiva non è contro il singolo sindacalista ma contro tutto il mondo del lavoro, già colpito da trent’anni di progressivo declino delle condizioni salariali e di lavoro. Lo si vuole dividere e frammentare ulteriormente. Mi pare un tentativo del governo di limitare il diritto di sciopero colpendo l’autonomia del sindacato. È un altro pesantissimo tassello nel più generale assalto alla Costituzione del 1948. Esprimendo la piena solidarietà dell’ANPI a CGIL e UIL, mi auguro che, al di là di legittime opinioni diverse, si ritrovi l’unità sindacale contro ogni tentativo di manomettere la Costituzione e di dividere i lavoratori”.
L’attuale escalation di violenza in corso nella cosiddetta Striscia di Gaza è senza precedenti. In poche settimane dagli attacchi perpetrati da Hammas, che vanno inequivocabilmente condannati con fermezza, sono già migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria di Gaza è terribile.
Esprimiamo dolore e sdegno per le centinaia di vittime e ostaggi israeliani e per il dramma che si sta consumando nei territori palestinesi: nella guerra in corso è la popolazione civile e sono sopratutto i bambini a pagare il prezzo più alto.
Questa crisi non è scoppiata all’improvviso. Da decenni assistiamo a una crescente oppressione da parte israeliana nei confronti della popolazione palestinese. Rapporti delle Nazioni Unite, Amnesty International e Human Rights Watch parlano di gravi violazioni del diritto internazionale e di vere azioni equivalenti a crimini di guerra e a crimini contro l’ umanità commessi da Israele in più occasioni nel corso degli anni nei confronti della popolazione palestinese.
Nella Stricia di Gaza oggi stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie, che sta colpendo più di due milioni di persone, con le autorità israeliane che operano bombardamenti incessanti, bloccando ingresso di cibo, carburante e assistenza umanitaria e interrompendo la fornitura di acqua ed elettricità anche negli ospedali. Una reazione che va ben oltre la difesa e che si rivela invece una punizione collettiva.
Per queste ragioni chiediamo alle istituzioni italiane ed europee di esercitare pressioni sullo Stato di Israele affinchè si ponga fine all’assedio della Striscia di Gaza; di agire per la costruzione del dialogo e del rispetto reciproco tra israeliani e palestinesi e per dimostrare che la pace e la convivenza sono ancora possibili. E’ inammissibile che non si riesca a trovare la via per garantire il diritto alla pace e il diritto ad una propria terra a ciascuno dei popoli che vivono in quella regione. L’ unica soluzione, riconosciuta ormai anche dalla comunità internazionale, è quella esplicata dalla formula “due popoli, due Stati”.
Chiediamo infine alle amministrazioni locali della provincia e nella fattispecie a quella di Como, che ricordiamo essere una delle città al mondo insignita dalle Nazioni Unite del titolo di “città messaggera di pace”, gemellata con la città di Nablus (Paletina) e Netanya (Israele) e appartenente alla rete Mayor for Peace avviata dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki, di promuovere azioni e iniziative pubbliche rivolte a chiedere la fine dei tanti conflitti armati che affliggono l’ umanità, tra cui quelli drammaticmente attuali in Ucraina e Palestina.
Il 4 novembre scorso è stata concessa una sala civica del comune di Moltrasio all’associazione Novum Comum e ad altre associazioni collegate. Basta una rapida ricerca su Internet per scoprire che questa associazione ha frequenti collaborazioni con gruppi, testate giornalistiche e movimenti che si ispirano ad esempio a personaggi come Leon Degrelle, agitatore nazionalista belga, fondatore negli anni trenta di un reparto di SS della Vallonia; o come Cornelio Codreanu fondatore della Guardia di Ferro Rumena movimento fascista e razzista che collaborò attivamente con i nazisti.
Ci risulta che nel Comune di Moltrasio, come in tanti altri comuni, la concessione di spazi comunali per iniziative pubbliche, è subordinata alla sottoscrizione da parte del richiedente di aderire ai principi della Costituzione Italiana democratica e antifascista.
Ci chiediamo se l’amministrazione comunale faccia rispettare i regolamenti comunali in vigore e vigili sul rispetto dei medesimi.
Inoltre alcuni militanti delle succitate associazioni hanno provveduto a ripulire alcune lapidi di tombe all’Interno del cimitero comunale, luogo pubblico di ricordo, preghiera e rispetto di tutti i defunti e non per farsi pubblicità e veicolare messaggi di esaltazione della guerra strumentalizzando i caduti della prima guerra mondiale vittime della retorica militarista e guerrafondaia.
La Costituzione repubblicana nata dalla lotta di liberazione e dalla Resistenza antifascista si ispira ai valori democratici di libertà, pace e giustizia sociale.
Principi che tutte le amministrazioni comunali devono rispettare.
L’Anpi custode della memoria viva della Resistenza continuerà a denunciare ogni tentativo di infiltrazioni nel tessuto democratico più o meno mascherato da iniziative culturali che in realtà nascondono ben altro.
Il presidente provinciale dell’Anpi
Manuel Guzzon
Il presidente della sezione Anpi Lario occidentale, già sindaco di Moltrasio
“In attesa della bozza definitiva di riforma costituzionale, registro che con questa proposta di premierato salta in aria la divisione dei poteri rigorosamente disegnata dai Costituenti. Il ruolo del Presidente della Repubblica si depotenzia strutturalmente davanti a quello di un Premier eletto a suffragio universale e si azzoppano i suoi poteri in merito alla nomina del presidente del Consiglio, oltre che rispetto allo scioglimento delle Camere. Il Parlamento, ridotto a un compito puramente notarile rispetto alle decisioni del Premier e del governo, perde la sua autonomia. Si concentra nelle mani di una persona un potere del tutto squilibrato rispetto al legislativo. Si giunge persino a costituzionalizzare il sistema maggioritario. Una coalizione di maggioranza relativa avrebbe il 55% dei parlamentari azzerando qualsiasi possibilità di rappresentanza reale del Parlamento, ledendo in ultima analisi il principio costituzionale della sovranità popolare. Per di più con la legge elettorale attuale i parlamentari sarebbero scelti dalle segreterie dei partiti e non dagli elettori. L’abrogazione dei Senatori a vita, prevista dall’art. 59 della Costituzione, depotenzia ulteriormente i poteri del Presidente della Repubblica e nega il riconoscimento dovuto per altissimi meriti a singole personalità, in grottesca rotta di collisione con la vuota retorica di questo governo sul merito e sulla nazione. La goffa proposta di un premierato all’italiana nasconde l’inesistenza di questa forma di governo in qualsiasi altro Paese del mondo. La presentazione di questa riforma oggi è anche un tentativo di distrazione di massa rispetto alle difficoltà in cui si trova il governo sulla sua contestata finanziaria. Ma non nascondiamoci il gravissimo pericolo: la riforma distrugge le basi costituzionali dell’intera impalcatura delle istituzioni democratiche. Assieme alla autonomia differenziata delle Regioni, lo Stato diventa un folle Frankenstein, con un uomo forte al comando di un Paese frantumato e senza più diritti uguali per tuti i cittadini. Ci auguriamo un largo e unitario contrasto a questa devastante proposta e un rilancio dell’idea della centralità del Parlamento e della reale rappresentanza della volontà dei cittadini. Questo è e sarà l’impegno dell’ANPI”.
Presentazione del libro di Lorenzo Gambetta “Pedalando per la libertà. La Resistenza controvento delle Partigiane”, presso il Museo Barca Lariana di Pianello del Lario, domenica 5 novembre alle ore 17:00. Seguirà aperitivo.
“Il Comitato Nazionale dell’ANPI ribadisce l’orrore e la condanna per il recente, criminale massacro di israeliani da parte di Hamas e per i bombardamenti su Gaza decisi come ritorsione dalle autorità israeliane. In pochi giorni si contano migliaia e migliaia di civili uccisi da entrambe le parti, nella prospettiva catastrofica di un’invasione della Striscia di Gaza. Va troncata subito questa spirale di atrocità attraverso la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco di tutte le parti in conflitto, anche per evitare una eventuale espansione della guerra in Medio Oriente che avrebbe effetti imprevedibili. Bisogna risolvere la questione alla radice attraverso la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Per quanto difficile, l’unica soluzione politica e giuridica praticabile concretamente, come riconosciuto dallo stesso Presidente Biden, è l’attuazione degli accordi di Oslo del 1993 che prevedevano due popoli in due Stati. Ciò presuppone l’attuazione delle relative risoluzioni dell’ONU, il riconoscimento dello Stato di Palestina come membro effettivo delle Nazioni Unite, la definizione certa del territorio e dei confini di entrambi gli Stati, la definizione di formule di compensazione fra le due comunità. È necessario che il Consiglio di Sicurezza si faccia promotore di una conferenza internazionale e l’Unione Europea finalmente, dopo decenni di colpevole silenzio e di doppi atteggiamenti, svolga un ruolo di mediazione e di cooperazione per il conflitto israelo-palestinese e per tutta l’area del Mediterraneo. Ma ora il primo obiettivo dev’essere quello del cessate il fuoco in Terra Santa. Da giorni in tante città le strutture territoriali dell’ANPI hanno promosso e partecipato a manifestazioni unitarie per la pace in Medio Oriente. Oggi il Comitato nazionale esorta tutte le sue organizzazioni territoriali a espandere la mobilitazione e a partecipare alla giornata di mobilitazione nazionale promossa da Amnesty International il 27 ottobre, la stessa data scelta da Papa Francesco per la giornata mondiale di preghiera e di digiuno al fine di scongiurare la catastrofe umanitaria”.
“Dopo via Giorgio Almirante a Grosseto, la maggioranza del Consiglio comunale di Lucca – in un vergognoso spettacolo di schiamazzi e “A noi!” – ha bocciato l’intitolazione di una strada a Sandro Pertini, comandante Partigiano e Presidente della Repubblica. Un’intollerabile offesa all’immagine della massima carica della Stato, oltre che alla Resistenza. Siamo a una deriva anticostituzionale e fascistoide che va immediatamente fermata con l’unità e l’azione di tutte le forze democratiche”.
“Art. 1. (Istituzione del Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano)
1. La Repubblica italiana riconosce il giorno 19 febbraio, data di inizio dell’eccidio della popolazione civile di Addis Abeba compiuto nel 1937, «Giorno della memoria per le vittime del colonialismo italiano», al fine di ricordare gli oltre 700.000 africani uccisi durante il periodo di occupazione coloniale italiana in Eritrea, Etiopia, Libia e Somalia. 2. Il Giorno della Memoria di cui al comma 1 è istituito al fine di ricordare gli eccidi, le campagne militari, le leggi razziali, le norme sessiste, l’impiego di aggressivi chimici, la deportazione, la prigionia e, in generale, la politica di occupazione cui sono state sottoposte le popolazioni dei Paesi africani dominati dall’Italia”.
Questo è il primo articolo della proposta di legge per l’Istituzione del Giorno della Memoria per le vittime del colonialismo italiano presentata il 17 ottobre alla Sala stampa della Camera dei Deputati. Sono intervenuti – coordinati da Fabrizio De Sanctis della Segreteria nazionale ANPI – gli On. Laura Boldrini (PD), prima firmataria, Riccardo Ricciardi (M5S), Nicola Fratoianni (AVS) e Silvano Falocco della Rete Yekatit 12 – 19 febbraio, da sempre impegnata in questa battaglia di memoria attiva. Ha concluso il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo. L’Associazione ha contribuito alla stesura del testo della proposta. “Ciò che è a tema con questo disegno di legge – ha dichiarato Pagliarulo – è una profonda decolonizzazione della cultura del nostro Paese, una formazione oggettiva e corretta nelle scuole e nelle Università, un’informazione che restituisca agli italiani una conoscenza veritiera del passato del nostro Paese. Questo disegno di legge si muove in questa direzione”.
Domani, giovedì 3 agosto, al mercato di Dongo dalle ore 08:30 alle ore 13:00, si raccoglieranno le firme a favore dell’ospedale di Menaggio. Il banchetto si terrà nelle vicinanze della pasticceria Galli.
Invitiamo tutti quelli che non avessero ancora firmato, a venire a trovarci e a firmare. Non lasciamo che i diritti conquistati a fatica, ci vengano tolti uno a uno.
LA REPLICA DEGLI ORGANIZZATORI DEL GAY PRIDE COMASCO. Dopo gli striscioni contro il Pride di Como, arrivano nuove risposte alle intimidazioni dell’esterma destra: “La comparsa, nel pomeriggio del 21 giugno, di uno striscione omofobo e fascista inneggiante contro il Pride di Como – scrivono gli organizzatori – non ci sorprende né scompone. Sono infatti ormai numerose volte in cui l’estrema destra locale cerca di intimidire la comunità LGBTQIA+, rafforzata dalle posizioni reazionarie del governo nazionale, regionale e comasco, con attacchi tanto istituzionali quanto verbali e fisici contro singole persone ritenute non conformi. Noi rivendichiamo il diritto ‘all’indecorosità’ di cui ci accusano, ovvero a non rientrare nelle norme sociali di genere e sessualità, fondate su valori misogini, omofobi e transfobici, lontani dagli ideali transfemministi e antifascisti a cui noi invece ci riferiamo. Consci del fatto che il nazifascismo è un crimine contro l’umanità e non un’opinione politica qualunque, non facciamo passi indietro di fronte a queste intimidazioni. Vi aspettiamo allora il 15 luglio al Como Pride, per una società più equa e rispettosa di tutte le persone che ne fanno parte. La città è di chi la vive e la attraversa col proprio corpo, non dei fascisti bigotti”.
LA RISPOSTA DELL’ ANPI. «Il Pride è un giorno di festa e di lotta e il suo scudo costituzionale è proprio contenuto in queste parole dell’articolo 3. È la affermazione determinata e rigorosa di un intero capitolo di diritti; è la risposta della storia a secoli e secoli non solo di repressione, ma anche di persecuzione; è una festa di liberazione dalle catene del pregiudizio e dell’esclusione; è la negazione aperta e conclamata dello schema mortale amico-nemico; è una rivolta contro chi reprime, ma anche contro la tolleranza, perché questa presuppone che ci sia chi tollera e chi viene tollerato; è il ripudio di ogni violenza come forma di relazione fra le persone.
Coloro che invece oggi a Como a firma Fiamma Tricolore hanno esposto lo striscione con la scritta “No gay pride” hanno espresso la loro vocazione discriminatoria, repressiva e autoritaria tesa a colpire qualsiasi diversità. È la fobia dell’altro.
In una cultura democratica l’altro è una risorsa culturale e morale in più, è un’occasione ricorrente per essere pienamente persona, cioè non un individuo isolato, un numero, un consumatore, un algoritmo, bensì un singolo che entra in rapporto fecondo con altri singoli e in questa misura fa comunità, una comunità aperta, libera, accogliente.
L’altro, per chi come Fiamma Tricolore discrimina, è invece considerato il nemico: oggi sono le persone LGBTQIA+, i migranti, domani sono le donne, dopodomani coloro che hanno un’opinione politica o professano un credo religioso diverso dal tuo.
Un’altra società, fondata sulla dignità e sul rispetto, governata dall’etica della fraternità, illuminata dai valori della persona, del lavoro umano, della pace è scritta nella Costituzione della Repubblica e la sua realizzazione è l’obiettivo di una lotta lunga e difficile, ma che ci accomuna: la lotta per una società di nuovo umanesimo, che combatta ogni solitudine e si proponga in modo chiaro e distinto l’obiettivo della felicità sociale». [Anpi Sezione di Como “Perugino Perugini”]
MONUMENTO ALLA RESISTENZA EUROPEA : 40 ANNI DI MEMORIA E DI PACE.
Appuntamento alla biblioteca Comunale di Como, in piazzetta Lucati, 1.
Dalle ore 14,30 interventi e testimonianze. Proiezione del video ” Storia del Monumento”. Dalle 17 intervento conclusivo del Presidente Nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo.
Si consiglia di posteggiare le auto negli autosilo di via Sant’Elia, di viale Lecco o del Tribunale in via Auguadri e di raggiungere la Biblioteca a piedi.
L’ANPI esprime profonda vicinanza alle popolazioni colpite da un immane disastro ambientale e umano provocato dall’alluvione. A questo proposito, annunciamo che la Festa nazionale dell’Associazione, che si svolgerà dall’1 al 5 giugno a Bologna in Piazza Lucio Dalla, sarà caratterizzata da concreti atti di solidarietà e sostegno agli alluvionati a partire da una sottoscrizione nazionale che viene lanciata fin da oggi e che proseguirà per l’intera durata della Festa.
È possibile effettuare donazioni con bonifico bancario:
Codice Iban IT 38 E 02008 05 0240 0040 0494 957
Causale: “Sottoscrizione ANPI per le popolazioni colpite dall’alluvione del maggio 2023”
Segreteria nazionale ANPI Comitato provinciale ANPI di Bologna
ANPI PROVINCIALE DI COMO, UNITAMENTE A CGIL DI COMO, APPRESA LA NOTIZIA DELLA PERQUISIZIONE DOMICILIARE SUBITA DA CECCO BELLOSI CON L’ ACCUSA DI DANNEGGIAMENTO DELLA LAPIDE A MUSSOLINI POSTA SUL MURO DI VILLA BELMONTE A GIULINO DI MEZZEGRA, ESPRIME LA PROPRIA SOLIDARIETA’.
Quello che colpisce è il sistematico tentativo di equiparazione fra coloro che quotidianamente in tutto il Paese, violando palesemente le leggi dello Stato, si rendono protagonisti di reati apologetici rinnovando pratiche, gestualità e rituali propri del fascismo, come accaduto pochi giorni fa a Giulino di Mezzegra, e chi invece manifesta democraticamente e nel pieno rispetto delle leggi il proprio dissenso verso l’ esaltazione continua di personaggi criminali che hanno condotto l’ Italia alla rovina e alla guerra.
Di fronte a queste notizie non possiamo che farci interpreti dello sgomento e dell’ incredulità di tutti i sinceri democratici, evidenziando la responsabilità degli organi dello Stato democratico nella mancata condanna di tutti quegli episodi di esaltazione del fascismo che avvengono nel nostro Paese e la disparità di procedimento adoperata nei confronti di coloro che inneggiando al fascismo violano palesemente le leggi della Repubblica. Non si comprende l’ utilizzo di criteri differenti nella valutazione dei fatti: nessuna denuncia nei confronti dei fascisti e una perquisizione domiciliare per aver rovesciato dei fiori.
Giulino di Mezzegra e Dongo sono i simboli della sconfitta del nazifascismo e della vittoria della democrazia sulla barbarie, non il luogo di culto di manipoli di nostalgici in camicia nera!
L’ Anpi e la CIGL, unitamente a tutte le forze democratiche e antifasciste, continueranno a vigilare e a denunciare ogni tentativo di riscrivere la storia con l’ intento di minimizzare il contributo del movimento partigiano nella guerra di liberazione nazionale contro il nazifascismo.
Il presidente provinciale Anpi Como Manuel Guzzon
Il segretario della Camera del Lavoro di Como Sandro Estelli
Pagliarulo: “L’ ANPI è contraria a forme di presidenzialismo o semipresidenzialismo”
8 Maggio 2023
Sul quotidiano Domani di oggi 8 maggio 2023, intervista al Presidente nazionale ANPI: “L’Anpi è già in campo contro l’autonomia differenziata, spiega il presidente Gianfranco Pagliarulo. «Siamo impegnati a sostenere la proposta di legge popolare firmata da Massimo Villone e altri, che taglia gli artigli a un’autonomia che avrebbe esiti catastrofici dal punto di vista dell’uguaglianza dei diritti». Quanto alle future riforme, «la proposta Meloni ancora non c’è. Ma abbiamo alcune certezze: primo, l’Anpi è contraria a forme di presidenzialismo o semipresidenzialismo, perché per noi la difesa della Costituzione passa per la rivitalizzazione del parlamento. Secondo: fin qui sul piatto c’è un vecchio disegno di legge di FdI che prevede che il capo dello stato sia anche il capo del governo. Il vizio propagandistico è che il popolo si esprime. Ma se c’è questa voglia di partecipazione popolare si cambi una legge elettorale che impedisce agli elettori di scegliersi i candidati. Siamo alla demagogia che copre il trasferimento di un grande potere a una persona, con il rischio di un grande condizionamento della vita democratica».
E’ con profondo cordoglio che comunichiamo la scomparsa di Franco Invernizzi, fratello del nostro vicepresidente Guglielmo. La segreteria provinciale, Il Comitato Provinciale e tutte le sezioni Anpi della provincia di Como si stringono in un forte abbraccio a Guglielmo e famiglia.
A seguito di numerosi episodi che si sono verificati nella nostra provincia, ultimo dei quali l’assoluzione degli Skinheads che hanno fatto irruzione al Chiostrino di Santa Eufemia, la sezione Anpi di Como ha organizzato un importante convegno in presenza di Magistrati, avvocati, rappresentanti delle Istituzioni e politici. Sarà inoltre presente l’ avvocato Emilio Ricci, Vice Presidente dell’ Anpi Nazionale.
L’ evento si terrà sabato 6 maggio a Como, Villa Gallia, alle ore 15,00.
ore 9,30 Messa al Cimitero Maggiore e deposizione delle corone di fiori in ricordo dei Caduti per la Resistenza e al Sacrario Militare.
ore 11,00 cerimonia presso il Monumento alla Resistenza Europea ai giardini a lago, con deposizione delle corone e interventi delle Autorità e del rappresentante A.N.P.I., che quest’anno sarà Tommaso Fasola, nipote del partigiano Ugo Fasola, recentemente scomparso.
La cerimonia sarà accompagnata dal concerto del corpo musicale ” Musica di San Bartolomeo nelle Vigne” di Tavernola.
“Le parole di La Russa sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo teso ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza. Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani. L’attacco di via Rasella, pubblicamente elogiato dai comandi angloamericani, fu la più importante azione di guerra realizzata in una capitale europea. Dopo la Presidente del Consiglio, anche il Presidente del Senato fa finta di ignorare che non furono i soli nazisti a organizzare il massacro delle Fosse Ardeatine, perché ebbero il fondamentale supporto di autorità fasciste italiane”
I tredici skinheads che nel novembre del 2017 avevano fatto irruzione al chiostrino di Santa Eufemia, interrompendo una riunione di Como Senza Frontiere e costringendo i presenti ad ascoltare un loro delirante comunicato contro i migranti, ieri sera sono stati assolti in Appello a Milano.
L’ Anpi Provinciale di Como, parte civile al processo contro i tredici esponentidel Veneto Fronte Skinheads, nel prendere atto dell’ assoluzione pronunciata dalla seconda sezione penale della Corte d’Appello di Milano, esprime tutta la propria delusione e tutto il proprio sconcerto. Decisione che ha sconfessato la sentenza di primo grado che aveva ben spiegato perchè susistesse il reato di violenza privata durante l’ irruzione del novembre 2017 al Chiostrino di Santa Eufemia. Quello che lascia ancor più perplessi è come, agli occhi dell’ opinione pubblica, emerga la natura ondivaga delle decisioni degli organi giudicanti. Due decisioni così in contrasto tr di loro non solo alontanano il cittadino dalla giustizia, ma creano disorientamento e certamente non è una buona notizia in un’ epoca così buia come quella che stiamo vivendo.
L’ Anpi Provinciale di Como, anche alla luce di questa sentenza, organizzerà un apposito convegno il 6 maggio 2023 per discutere con magistrati e forze politiche e istituzionali dell’ applicazione delle leggi vigenti, in particolare delle leggi Scelba e Mancino, nonchè la XII Disposizione della Costituzione.
È con profondo dolore che L’Anpi Dongo comunica la perdita del caro compagno Mosé Manassi, a cui va tutta la nostra gratitudine per il suo costante impegno e per la sua attiva presenza a tutte le nostre iniziative. Una bella persona che si è sempre generosamente prodigata per ricordare la lotta antifascista e chi diede la vita per la Resistenza in Alto Lario.
I funerali si terranno lunedì 6 marzo a Dogo, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo, alle ore 14,30.
IL FASCISMO IN GUERRA, AFRICA ORIENTALE E BALCANI, RAZZISMO E CRIMINI DI GUERRA
Nelle sanguinarie imprese in Africa e nei Balcani, il fascismo manifestò il proprio intrinseco e costituente carattere razzista, liberticida e dittatoriale.
Venerdì 3 marzo 2023 ore 21 Cascina Massée – Centro civico di Albate (via Sant’Antonino 4 – Como) l’ANPI sezione di Como “Perugino Perugini” organizza un incontro di approfondimento: dialogano gli storici MATTEO DOMINIONI ed ERIC GOBETTI, coordina FABIO CANI.
Sei anni fa, il 27 febbraio 2017, Youssouf Diakite, giovane proveniente dal Mali, moriva folgorato dalla linea elettrica ferroviarianei pressi dellastazione di Balerna, mentre di nascosto, sul tetto del treno, cercava di continuare il suo viaggio versoil Nord Europa.
Le frontiere della Fortezza Europa hanno ucciso e continuano ad uccidere: nel deserto, nel Mediterraneo, sulla rotta balcanica e sulle frontiere più vicine a noi.
Italia ed Europa continuano a mostrarsi indifferenti ai diritti di migliaia di persone o peggio, adottano leggi e regolamenti che reprimono e puniscono coloro che si devono allontanare dai propri Paesi o chi si prodiga per salvare le loro vite e garantire loro accoglienza.
In ricordo di Youssouf e delle altre vitime, Como Senza Frontiere, con la partecipazione di Acli, Gcil-Cisl e Uil e Tavolo Interfedi organizza:
Domenica 26 febbraio 2023, con partenza ore 10 dalla stazione di Como San Giovanni, viaggio per il cimitero di Balerna, dove si trovano le tombe di Youssouf Diakite e Mohamed Qouyt, entrmbi morti sulla linea ferroviaria Como- Ticino.
Lunedì 27 febbraio 2023, presidio dalle ore 17,30 sulla scalinata della stazione di Como San Giovanni.
ANPI DONGO IN COLLABORAZIONE CON MUSEO CIVICO STORICO DI MUSSO
Ci sono storie che vanno raccontate, ci sono vite che vanno raccolte, come i sogni alle prime luci dell’alba. Ci sono persone che hanno avuto il coraggio di provare a fare tutto questo, ed il risultato è stato un libro.
Venerdì 24 febbraio alle ore 21:00 presso il Museo Civico Storico di Musso
Presentazione del romanzo “LA VITA BELLA DEL PALAZZINA” di Massimo Travella.
Tra Lario e Ceresio, dal 25 aprile 1945, le vicende di un semplice contadino si intrecciano con quelle della storia italiana.Spettacolo della Memoria con canti e aneddoti.
Salvatore Corrias nacque a San Nicolò Gerrei (CA) il 18 novembre 1909. Arruolatosi nella Regia Guardia di Finanza il 27 giugno 1929, il 1° dicembre dello stesso anno, al termine del corso di formazione, fu destinato alla Compagnia di Cernobbio. Dopo varie sedi di servizio, giunse nel 1943 alla Brigata volante di Uggiate, dipendente dalla Compagnia di Olgiate Comasco. A Uggiate entrò in contatto con la resistenza, dedicandosi in particolare ai cosiddetti “viaggi della salvezza”, cioè gli espatri clandestini verso la Svizzera dei profughi ebrei e dei perseguitati. Attività, questa, che portò avanti con grande sacrificio, ma anche con grande dimestichezza, grazie al fatto che, da finanziere esperto, conosceva molto bene i sentieri d’alta montagna e i valichi meno vigilati dai tedeschi e dai fascisti. Catturato il 28 gennaio 1945, al rientro dalla frontiera, ove aveva appena messo in salvo un ex prigioniero inglese, fu fucilato sommariamente dalla polizia speciale delle Brigate Nere “Banda Tucci”, di stanza a Como, nel recinto della stessa caserma della Brigata di Bugone, pagando così con la vita il suo generoso impegno a favore dei profughi ebrei e dei perseguitati di ogni genere.
La sua salma fu tumulata nel Cimitero di Moltrasio, ove una lapide riportava la frase: “Ancor giovane, generosamente donò la vita per l’ideale supremo della Patria”.
A don Malgesini, il parroco che assisteva gli ultimi e i senza dimora, assassinato da un senzatetto con problemi psichici il 15 settembre 2020, sarà conferito l’ Abbondino d’oro alla Memoria sabato 21 gennaio, alle ore 11 presso la biblioteca Comunale di Como.
Nel 2019 il sacerdote aveva sfidato un’ ordinanza dell’allora amministrazione di centrodestra, guidata dal sindaco Landriscina, che vietava di distribuire generi alimentari ai poveri, servendo la colazione ai senzatetto ed era per questo stato multato.
Questo è l’ episodio più drammatico e triste della Resistenza comasca.
Alla fine del novembre ’44, ebbe inizio un grande rastrellamento nelle valli ad occidente del Lario, con l’impiego, inusuale per numero di forze, di circa 1.500 uomini.
Al fine di eliminare le formazioni partigiane presenti sui quei monti, i reparti nazifascisti risalirono contemporaneamente la Valsolda, la Val Cavargna, la Val Rezzo e la Val Menaggio, lungo un semicerchio che aveva come centro Porlezza.
Sei giovanissimi partigiani, appartenenti al distaccamento “Quaino”,
– Giuseppe Selva “Falco”, comandante del gruppo, nato a Cima il 1916
– Angelo Selva, “Puccio”, nato a Cima il 1924
– Gilberto Carminelli, “Bill”, nato a Milano il 1918
– Angelo Capra, “Russo”, nato a Zurigo il 1924
– Ennio Ferrari, “Carlino” – “Filippo”, segretario del Fronte della Gioventù, nato a Monza il 1927
e una giovane donna, Livia Bianchi, nome di battaglia “Franca”, nata a Melara ( Ro) il 1919
per sfuggire ai rastrellamenti, risalirono sull’Alpe Vecchio, usando come rifugio una piccola baita già parzialmente incendiata dai fascisti. Qui resistettero fino a metà gennaio 1945 in condizioni disumane, al gelo intenso di quell’inverno, alla neve, che rendeva visibili i loro spostamenti e alla fame, causata dall’ impossibilità di approvvigionarsi. Infine, stremati, ridiscesero fino al paese di Cima ( di cui erano originari due di loro) e si nascosero presso l’ abitazione di un antifascista del luogo. Scoperti, vennero denunciati al Centro Antiribelli di Menaggio da un delatore. Circondata la casa nella notte del 20 gennaio, le Brigate Nere iniziarono una violenta sparatoria; i giovani partigiani si difesero strenuamente, ma vennero indotti alla resa dallo scarseggiare delle munizioni e dalla falsa promessa di aver salva la vita.
Catturati, benchè uno di loro fosse ferito, i giovani vennero percossi duramente e infine, fatti spogliare, vennero fatti incamminare a calci e pugni lungo il sentiero che porta al cimitero di Cima e allineati contro il muro di cinta, per essere sommariamente fucilati.
A Livia Bianchi, in quanto donna, venne offerto che le fosse risparmiata la vita, ma ella orgogliosamente rifiutò, preferendo morire da partigiana con i suoi compagni. Per questo episodio le venne conferita la medaglia d’ oro della Resistenza alla Memoria.
Nato a Bellagio il 7 gennaio 1916, di carattere ardente, generoso e impetuoso, Teresio Olivelli frequenta le prime classi elementari a Bellagio e sucessivamente a Zeme (PV), dove la famiglia ritorna nella casa paterna, ma rimane sempre legato al suo Lario, dove trascorre le vacanze estive in casa dell’amatissimo zio, parroco di Tremezzo. Dopo il Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del prestigioso collegio Ghislieri.
Laureatosi nel novembre 1938, si trasferisce all’Università di Torino come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Vince pure i littoriali del 1939, sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza.
Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca, diviene segretario dell’Istituto di Cultura fascista, dove opera effettivamente per otto mesi. Due soggiorni in Germania basteranno a far nascere in lui le prime diffidenze verso il Regime. Nonostante ciò, allo scoppio della guerra, decide di partire per il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio Olivelli non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta.
Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: come sottotenente di complemento della Divisione “Tridentina”. Olivelli chiede di andare volontario nella guerra di Russia. È pervaso da un’idea dominante: essere presente fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del dolore e della morte.
Nel vedere gli orrori della ritirata dell’ VIII Armata italiana, Olivelli si fa sempre più critico nei confronti dell’ideologia dominante, vedendone le aberrazioni attuate dalla brutale logica di guerra.
Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, mentre tutti fuggono egli si ferma a soccorrere eroicamente i feriti, con personale gravissimo rischio. Tanti alpini rientrati in Italia gli devono la vita.
Nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante carriera “romana” e ritorna a dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del collegio Ghislieri, dove aveva studiato, avendo vinto il concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo. Ha solo 26 anni, è il più giovane rettore d’Italia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Olivelli, che con il 2° Reggimento Artiglieria alpina si trovava di stanza a Vipiteno, è fatto prigioniero dai tedeschi. Rifiutatosi di combattere al fianco dei nazisti, viene arrestato e deportato in Germania. Il 20 ottobre riesce ad evadere dal campo di Markt Pongau e raggiunge Udine dopo una lunga fuga solitaria. Ospitato da un famiglia friulana giusto il tempo di riprendersi, il giovane si inserisce nella Resistenza bresciana., collaborando alla costituzione delle “Fiamme Verdi”, formazioni partigiane di impronta cattolica.
Nel febbraio 1944 fonda il giornale “ Il Ribelle”e, pur nella clandestinità, elabora programmi di ricostituzione della società, dopo la tragedia del fascismo e della guerra.
Nelle pagine del “Ribelle” egli esprime il suo concetto di Resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze il senso della dignità umana, il gusto della libertà.
Scrive la famosa preghiera “Signore facci liberi”, comunemente detta “Preghiera del ribelle”; in questo testo definisce se stesso e i suoi compagni “ribelli per amore”
Viene arrestato a Milano il 27 aprile 1944. A San Vittore comincia il calvario delle torture, che continuano nel campo di Fossoli. L’ 11 luglio 1944 il suo nome viene inserito nella lista di 70 prigionieri che devono essere fucilati il giorno successivo, ma anche questa volta Olivelli riesce a fuggire, nascondendosi nei magazzini del campo. Scoperto, dopo diversi tentativi di fuggire da Fossoli ,viene deportato nel campo Bolzano-Gries, e quindi in Germania, a Flossenburg e poi a Hersbruck. Sulla sua casacca viene cucito, insieme al triangolo rosso dei politici, anche il disco rosso cerchiato di bianco dei prigionieri che hanno tentato la fuga, e che quindi devono ricevere un trattamento più duro e spietato, se possibile.
Potrebbe, data la sua conoscenza del tedesco, avere accesso ad un lavoro meno duro, ma ancora una volta il suo desiderio di stare con gli ultimi, di aiutare i più disperati, lo spinge a dare tutto sé stesso per la salvezza degli altri, esercitando il dovere della carità verso il prossimo fino all’eroismo, intervenendo sempre in difesa dei compagni percossi, rinunciando alla razione di cibo in favore dei più deboli e malati.
Resiste coraggiosamente alla repressione nazista, difendendo la dignità e la libertà. Questo atteggiamento suscita nei suoi confronti l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e continue percosse. Ai primi di gennaio del 1945, intervenuto in difesa di un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, viene colpito con un violento calcio al ventre, in conseguenza del quale muore il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni.
Il suo corpo è bruciato nel forno crematorio di Hersbruck
Teresio Olivelli sarà ricordato sabato 14 gennaio a Tremezzo, davanti al monumento che lo ricorda, alle ore 16,30
Come ogni anno, Enrico Caronti sarà ricordato dalle sezioni di Dongo e Centro Lago
Venerdi’ 23 dicembre, alle ore 11, davanti al cimitero di Menaggio.
La sezione Est Lago invece lo ricorderà, sempre il 23 dicembre, a Blevio, paese natale di Caronti, alle ore 14,30 davanti al monumento a lui dedicato.
Enrico Caronti, nome di battaglia Romolo, operaio comunista, partecipò agli scioperi del ’44, in seguito ai quali fu costretto a fuggire fra le formazioni partigiane dell’ Alto Lario. Divenne commissario politico della 52a Garibaldi e quindi, dopo un feroce rastrellamento, ne divenne comandante. Fu catturato il 21 dicembre del 1944; condotto nella caserma di Menaggio subì atroci torture e venne infine fucilato il 23 dicembre.
Il nostro tweet. Il Presidente Pagliarulo per primo, interpellato dal quotidiano Domani, aveva chiesto di vietare al protagonista dell’assalto alla sede nazionale della Cgil, l’ingresso alla Sala stampa della Camera dove avrebbe dovuto presentare oggi 16 novembre il suo nuovo movimento
Il tweet:
Apprendiamo con grande soddisfazione che Giuliano Castellino è fuori dalla conferenza stampa alla Camera dei Deputati. La dignità delle Istituzioni democratiche è un bene irrinunciabile e inattaccabile
Si avvisa che l’ iniziativa AnpiSeprio e Casa della Donne di Gallarate di venerdì 18 novembre è stata spostata a Mozzate, Centro Civico via Santa Maria, 9 sempre alle ore 20,45.
«Oggi, 9 novembre, anniversario della caduta del Muro di Berlino, è anche quello della Notte dei Cristalli, il “Giorno della Libertà”, istituito dall’Onu contro il fascismo e l’antisemitismo. Il ministro Valditara, nella lettera in cui si invitano le scuole ad una riflessione nella ricorrenza della Caduta del Muro di Berlino, tace sulla Notte dei Cristalli e sul Giorno della Libertà, e prende spunto dalla ricorrenza della Caduta del Muro in modo scorretto e unilaterale, per affrontare errori e orrori del cosidetto “socialismo reale”, che effettivamente ci sono stati ma che meriterebbero una più ampia e imparziale riflessione. Questa lettera è solo un manifesto anticomunista, ma ciò che più preoccupa è che la misura delle sue rimozioni e della sua tendenziosità sia per gli studenti elemento disinformativo.
«Non convince l’invettiva contro il comunismo come “la via verso il paradiso in terra che si lastrica di milioni di cadaveri”. È come se si dicesse che la via del liberalismo è lastricata dai cadaveri dei paesi colonizzati e delle guerre imperialiste».
«Del governo preoccupano i silenzi sulla Resistenza, e sulla Marcia su Roma. Il passo successivo è la rilegittimazione del fascismo. L’Anpi ha chiesto incontri ufficiali a quattro ministri. Per ora, nessuna risposta. Ma attendiamo senza pregiudizi».
Dichiarazione del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, sulla vicenda della nave ONG Humanity 1
Selezionare i naufraghi non è previsto da nessuna legge. Definire coloro che sono rimasti a bordo della nave “carico residuale” è intollerabile, come se ci possa essere una gerarchia, per cui alcuni sono essere umani e altri sono “scarti”. Senza entrare nel merito delle leggi italiane e internazionali, si ignora lo spirito della Costituzione che pone al centro il valore e la dignità della persona. Si trovi una soluzione stabile ed equilibrata col concorso dell’Unione Europea, ma intanto si accolgano subito i naufraghi che hanno rischiato la pelle. Tutto il resto è demagogia e ripugnante disumanità.
Lorenzo Pavolini è il relatore del secondo incontro, all’interno del progetto dal 28 al 28, che si terrà venerdì 11 novembre alle ore 21:00 presso l’Istituto Civico Musicale di Dongo.
Lorenzo si racconta attraverso il dissidio di un cognome pesante: lo stesso del nonno Alessandro “raffinato intellettuale, ma soprattutto fascista implacabile, fondatore delle brigate nere e anima irriducibile della Repubblica di Salò”.
“Non sapevo che mio nonno fosse un gerarca fascista fucilato a Dongo e appeso a testa in giù a Piazzale Loreto”
Lorenzo lo scopre in una fotografia sul libro di storia della seconda media, leggendo la scritta in corrispondenza del cadavere di suo nonno.
Cresciuto tra silenzi e reticenze, origine di conflitti e timori, la sua storia personale ci consente di comprendere le radici degli estremismi di ieri e di oggi.
Il testo del documento approvato dall’organismo dirigente nazionale dell’Associazione nella riunione dell’1 ottobre 2022
L’esito elettorale, clamoroso ma non imprevisto, segna una profonda rottura col passato ed avvia il nostro Paese in una fase politica e sociale sconosciuta e piena di pericoli. Assieme, individuando limiti ed errori commessi dalle forze politiche, è possibile indicare la strada per un rilancio del movimento democratico e antifascista. Approfondiremo in un prossimo futuro come ANPI questi temi in un grande appuntamento confermando, riproponendo e aggiornando gli orientamenti del Congresso nazionale. Ma fin d’ora è chiara la strada che dobbiamo percorrere. Questa strada non può che essere unitaria.
Dalle ultime elezioni politiche l’astensionismo è aumentato di 9 punti, come mai in passato, segnalando in modo incontrovertibile la gravissima disaffezione verso le istituzioni di una parte fondamentale di cittadini.
Grazie ad una legge elettorale pericolosa ed alle lacerazioni fra le forze politiche democratiche e di sinistra in piena campagna elettorale, la destra a trazione postfascista ha vinto in parlamento perché con la minoranza dei voti ha ottenuto più della maggioranza assoluta dei seggi. Ma la maggioranza dei voti non è andata a queste destre; da questa grande parte della società, dai democratici, da tutti gli antifascisti, deve nascere la forza da cui ripartire.
Per la prima volta nella storia repubblicana, in parlamento ha vinto una maggioranza a trazione postfascista, con un partito che non nasconde le sue origini dalla cultura e dalle politiche del MSI.
Si appanna così l’immagine chiara e distinta dell’antifascismo come religione civile costituita, come tessuto democratico unitario, come sfondo culturale comune ed egemone.
Per la prima volta l’Unione Europea ha un Paese fondatore con un governo a maggioranza post fascista. Questo determinerà un grande rilancio dei sovranismi europei, che propongono un’altra UE in cui prevalga il diritto nazionale su quello europeo, l’Europa delle nazioni su quella dei popoli.
Questo avviene nel pieno del perverso intreccio di crisi che attraversa l’Italia: economica, sociale, democratica, ambientale, mentre non è scomparsa la pandemia, infuria una guerra in cui è coinvolto anche il nostro Paese. E aumenta il rischio dell’uso dell’arma nucleare. Da tempo abbiamo paventato il pericolo di una continua crescita della tensione internazionale, recentemente accresciuta dalle annessioni unilaterali. Siamo a un punto limite: si parla oramai di estensione della guerra e addirittura di nuova guerra mondiale.
Ribadiamo l’urgenza di provvedimenti tesi a tutela delle fasce più povere, a difesa dei milioni di famiglie colpite dall’inflazione, a sostegno della progressività del sistema tributario, alla costruzione di un nuovo welfare, al rilancio dell’imprenditoria in particolare sostenibile, a salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio. Occorre una svolta con l’obiettivo costituzionale di porre al centro dell’agenda della politica il lavoro.
Ribadiamo ancora la necessità della tenuta e del rafforzamento della divisione dei poteri, della centralità del parlamento, che torni ad essere pienamente rappresentativo della volontà popolare, di una nuova legge elettorale e di una politica a sostegno della repubblica una e indivisibile che, valorizzando le autonomie, non deroghi mai ai doveri di solidarietà territoriale, a cominciare dal tema da tempo rimosso del progresso e dello sviluppo del Mezzogiorno. Inquietano perciò le confermate volontà di dar vita ad una repubblica presidenziale ed all’autonomia differenziata.
L’esito elettorale consegna il governo dell’Italia a forze sovraniste, che hanno manifestato pulsioni razzistiche ed anche ammiccamenti con le organizzazioni neofasciste; ma ci conferma anche che nel nostro Paese ci sono le forze intellettuali, morali e pratiche, laiche e religiose, per disegnare un orizzonte di cambiamento e per contrastare qualsiasi deriva oscurantista e nazionalista. Eppure tali forze non potranno vincere se con i fatti non si riconquisterà la fiducia e la partecipazione popolare, se i ceti popolari non si sentiranno e non saranno davvero e finalmente rappresentati dalla politica attraverso la difesa dei loro interessi e il soddisfacimento dei loro bisogni sociali. Solo così si può riconquistare il consenso attivo e consapevole di tanti elettori che hanno disertato le urne ed anche di tanti elettori che, pur non essendo né fascisti né postfascisti, hanno dato fiducia alle sirene sovraniste.
Chiediamo perciò fin d’ora al futuro governo di onorare pienamente e letteralmente il giuramento costituzionale e di rispettare pienamente e letteralmente i valori della Resistenza che sono alla base della Carta.
Lanciamo un appello ad una ricostruita e rinnovata unità e a una comune progettualità delle forze politiche e sociali che si ispirano all’antifascismo, che hanno a cuore la Costituzione repubblicana, che si riconoscono pienamente nella democrazia rappresentativa e partecipata, nella difesa e nella promozione dei diritti sociali e civili, nella ricerca della pace e della fratellanza fra i popoli.
Ribadiamo che la via maestra per superare la profondissima crisi italiana è la piena e integrale attuazione della Costituzione repubblicana e della sua forma democratica. Su questo ci impegniamo a dar vita ad una grande campagna nazionale.
Viene chiamata col nome di “Battaglia di Lenno” il tentativo, da parte di distaccamenti partigiani del centro lago e di squadre G.A.P. e S.A.P., di rapire il ministro degli Interni della R.S.I. Guido Buffarini Guidi, a quel tempo residente a Lenno, sul lago di Como.
Il piano però fallisce e ha luogo una violenta sparatoria fra partigiani e militari fascisti.
Periscono nell’azione Ugo Ricci, romantica figura di ex-ufficiale degli Autieri, che aveva organizzato il sequestro per imporre ai nazifascisti uno scambio di prigionieri, il commissario politico Alfonso Lissi e i comandanti Claudio Cavalieri ” Modena” e Guerrino Morganti ” Sassari”.
Cade anche Silvio Bordoli che, con una squadra garibaldini, aveva il compito di sbarrare la strada ai rinforzi fascisti e, a Ossuccio, Alfonso Vaccani ” Barbetta”.
Il giorno seguente, un rastrellamento compiuto da SS italiane e elementi fascisti, porta all’arresto del’arciprete di Lenno e di alcuni civili, che vengono deportati nel campo di concentramento di Bolzano; i partigiani Giuseppe Palombo “Guardia” e Luciano Pontecchia “Sicilia” vengono fatti prigionieri e fucilati sul posto.
ALFONSO LISSI, esponente politico del P.C.I., operaio alla Cemsa di Saronno, fu arrestato nel 1935 e condannato a 8 anni di carcere per il reato di appartenenza ” ad organizzazione comunista” e “introduzione in Svizzera di materiale propagandistico antifascista”. Scarcerato per l’amnistia del 1937, nel marzo del 1944 è tra gli organizzatori dello sciopero generale. Costretto in seguito alla clandestinità, si unisce ai partigiani, con il ruolo di Commissario Politico, prima nella 52a Brigata Garibaldi, e successivamente, in Val d’Intelvi.
UGO RICCI, nato a Genova nel 1913, figura leggendaria, fu capitano degli Autieri nel Regio Esercito Italiano. Dopo aver combattuto prima sul fronte occidentale e poi in Africa settentrionale, l’8 settembre si trova a Cantù, presso il comando del III Reggimento Autieri. Fedele al suo giuramento al Regno, Ugo Ricci considera la Resistenza il giusto proseguimento del suo dovere di militare. Il 10 settembre, con una cinquantina di uomini, fugge con alcuni camion militari in Val d’Intelvi dove, lasciati liberi i suoi soldati di scegliere se seguirlo o rifugiarsi in Svizzera, inizia l’attività partigiana.
GUERRINO MORGANTI “Sassari”, nato a Mezzegra nel 1918, ex carabiniere, comandante del distaccamento ” Battocchio” che agiva nella zona di Sala, Mezzegra, Lenno e Menaggio.
Ai Presidenti dei Comitati Provinciali ANPI (con preghiera di trasmissione alle Sezioni) Ai Coordinatori Regionali ANPI Ai Presidenti Sezioni ANPI all’estero Ai Responsabili Aree Territoriali e p.c. Ai componenti il Comitato Nazionale ANPI LORO INDIRIZZI
Carissime e carissimi,
la CGIL, in occasione dell’anniversario dell’assalto alla propria sede, ha indetto una manifestazione nazionale “Italia Europa, ascoltate il lavoro”, che si terrà a Roma, sabato 8 ottobre p.v., con concentramento alle ore 14 in piazza della Repubblica.
Da qui prenderà l’avvio un corteo che si concluderà in piazza del Popolo dove prenderanno la parola sindacalisti italiani e stranieri con le conclusioni di Maurizio Landini. Si tratta della prima grande manifestazione popolare dopo la vittoria elettorale della destra e in particolare di Fratelli d’Italia.
La manifestazione, che intende riproporre i temi del lavoro, dei diritti e del consolidamento della democrazia, si concluderà intorno alle ore 17. L’ANPI che è stata invitata a parteciparvi insieme a numerose altre associazioni e movimenti è impegnata nella riuscita della manifestazione stessa. Le nostre strutture sono perciò invitate a prendere contatti con le proprie Camere del Lavoro per organizzare la nostra partecipazione.
Vi informiamo, infine, che è indetto presso la sede della CGIL, domenica 9 ottobre, un incontro di sindacati di tutto il mondo e di associazioni finalizzato alla costruzione di una “Rete globale antifascista” al quale prenderà parte il presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo.
Il signor Giuseppe Bianchi, lettore, scrive una lettera al quotidiano “La Provincia” chiedendo cosa sia e cosa ci stia a fare oggi l’ Anpi.
Risponde il nostro presidente provinciale Manuel Guzzon. ” L’ Associazione Nazionale d’Italia è una tra le più grandi associazioni combattentistiche e d’ arma presenti e attive in Italia, con sezionianche all’ estero, conta oltre 120.000 icritti ed è seconda solo all’ Associazione Nazionale Alpini.
Fu costituita il 6 giugno 1944 ed eletta ad Ente Morale dotata di personalità giuridica il 5 aprile 1945 con Decreto Luogotenenziale. Le nostre finalità e gli scopi della nostra associazione ono fissati nell’ articolo 2 del nostro statuto, leggibile sul sito www.anpi.it
Nel 2020 l’ Anpi ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il Ministero dell’ Istruzione per “offrire alle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado un sostegno alla formazione storica per lo sviluppo di un modello di cittadinanza attiva”.
Il fascismo in tutte le sue declinazioni passate e attuali – prosegue Guzzon – ha rappresentato e rappreenta la negazione della libertà e della democrazia e questa condizionenon può essere ridotta ad una questione anagrafica o temporale, ma è un dato storicamente acquisito. Allo stesso modo continuar ad affermare che, siccome chi ha partecipato alla Resistenza è passato a miglior vita l’ esistenza dell’ anpi è pressochè inutile, proseguendo secondo tale ragionamento di potrebbe dire altrettanto delle associazioni del Reduci Garibaldini, o degli Arditi, o dei Volontari di guerra e persino dell’ Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. La Resistenza non è qualcosa che si può seppellire insieme alle osa dei partigiani, è un fuoco sempre vivo utile a difendere e preservare la libertà e la democrazia, che non sono conquiste definitive ma devono essere coltivate quotidianamente, difese e alimentate allo stesso tempo, e questo avviene in tanti modi, ma sopratutto con la partecipazione democratica dei cittadini alle attività dei partiti, dei sindacati e delle più svariate associazioni che compongono il panorama associativo del nostro Paese”.
Manuel Guzzon, presidente provinciale ANPI di Como
Anche allora fischiava il vento e urlava la bufera. Poi venne il 25 aprile 1945
La vittoria elettorale della destra e il pieno successo di Fratelli d’Italia sono stati eclatanti ma – parliamoci chiaro – largamente prevedibili e previsti. Sono anni – da prima della pandemia – che l’ANPI dice: Attenzione! I sondaggi danno alle destre oltre il 40%… Prendo tre campioni You Trend Supermedia, e cioè la media dei sondaggi. 19 luglio 2019: Lega più Fratelli d’Italia più Forza Italia al 50,6%. 12 novembre 2020: 46,7%. 9 settembre 2021: 47,9%. Oggi hanno il 44 %. Certo, c’è un gigantesco travaso di voti dalla Lega al partito della Meloni, ma si tratta di un travaso interno all’area delle forze sovraniste. Aggiungo che si dice poco sul crollo dei votanti. Rispetto alle politiche del 2018 l’astensionismo è aumentato del 9%. Rispetto a quelle del 2006 è aumentato quasi del 20%.
Dunque ha vinto la destra che legittimamente darà vita a un nuovo governo a trazione sovranista. La stampa estera ha definito Fratelli d’Italia come post-fascista, aggettivo che non vuol dire molto. Ma dire che è fascista è troppo, dire che non è fascista è troppo poco. È indubbia una continuità storica col MSI. Ci sta la definizione di Alberto Olivetti, per cui si può parlare di elementi di fascismo in sospensione.
Ma, rinviando a un approfondimento successivo l’esito del voto, dopo una brutta campagna elettorale in cui sono state nella sostanza rimosse questioni fondamentali come la guerra, il lavoro e il riscaldamento globale, non si può nascondere che circa metà dei votanti, forse qualcosa in più, ha dato il suo consenso elettorale a forze democratiche, progressiste e di sinistra. Se la destra stravince sul piano parlamentare grazie alla legge elettorale, dal punto di vista sociale rappresenta quindi la metà dei votanti che a loro volta rappresentano i due terzi dell’elettorato. Per di più sappiamo che il futuro governo dovrà misurarsi immediatamente con una crisi sociale di proporzioni inedite e presumibilmente con pesanti contraddizioni interne causate dal disastroso esito del voto alla Lega.
Assieme, è ragionevole pensare che il popolo della Costituzione, coloro che si richiamano ai princìpi e ai valori della Resistenza e dell’antifascismo, reagirà con fierezza e con determinazione e contrasterà in ogni legittimo modo il tentativo di manomettere la Carta. Sicuramente scenderà in campo il mondo ampio e colorato dell’associazionismo democratico, con l’ANPI in prima fila. Naturalmente è necessario che le tensioni e anche le rotture fra le forze politiche di centro e di sinistra, che sono con tutta evidenza la causa della pesantissima sconfitta elettorale, vengano ricomposte.
C’è bisogno di un profondo ripensamento, trasversale a queste forze politiche, per giungere al più presto a una rinnovata unità antifascista. Essa è la condizione ineliminabile non solo per qualsiasi futura vittoria, ma anche per un virtuoso contrasto ai programmi della destra che prevedono la trasformazione della forma della Repubblica da parlamentare a presidenziale e l’applicazione di una autonomia differenziata che porterebbe a una spaccatura fra due Italie: una con più diritti, più reddito, più servizi, e una col segno meno; giustamente si è parlato, a questo proposito, della secessione dei ricchi.
Da tempo l’Anpi si è schierata contro queste due proposte e per il rilancio e la piena applicazione della Costituzione, a partire da un rinnovato ruolo protagonista del Parlamento. Questo oggi, infatti, è ridotto ad ancella del governo attraverso la pratica abnorme dei decreti legge e della fiducia, svuotato di rappresentanza a causa di una legge elettorale che non consente all’elettore di scegliere il candidato e del taglio dei parlamentari che ha ulteriormente punito la rappresentanza in particolare delle minoranze. A ciò si aggiunge la continua frustrazione degli esiti referendari platealmente disattesi (vedi il referendum sull’acqua pubblica) e la una sistematica rimozione delle proposte di legge di iniziativa popolare.
Se il termometro di questa sfiducia è la crescente astensione dal voto, il rilancio del Parlamento come specchio della società è l’unica ragionevole risposta. Viceversa la proposta presidenzialista è l’incarnazione istituzionale dell’uomo solo al comando e del rapporto diretto fra capo e popolo, così caro a una vecchia malattia della destra, più o meno fascista, del nostro Paese: l’antiparlamentarismo.
Ma la partita più urgente è sicuramente quella della condizione di vita e di lavoro di milioni e milioni di famiglie che in un breve tempo si trovano decurtata la propria capacità di spesa per l’inflazione e per le bollette, e di un numero vastissimo di lavoratrici e di lavoratori il cui posto di lavoro è in pericolo. A tutti costoro ci rivolgiamo, assieme ai giovani, alle donne, agli anziani, perché non abbiamo letto nel programma delle destre nessuna proposta seria che consenta di reintegrare il reddito e il lavoro, né di rilanciare l’intero sistema imprenditoriale italiano restituendo finalmente al nostro Paese un ruolo chiaro ed avanzato nella divisione internazionale ed europea del lavoro, che non si può limitare alla moda, al turismo, ai Bed&Brekfast.
Non si può perdere la grande occasione dei finanziamenti della UE, e bene sarebbe se le forze democratiche e di progresso proponessero insieme un vero piano di rinascita economica e sociale del Paese.
È vero, l’Italia avrà il governo più di destra della sua storia repubblicana, ma proprio per questo non è affatto il momento di ritirarsi e tantomeno di rassegnarsi; viceversa è il tempo di sventolare le bandiere della Costituzione, le nostre bandiere, le bandiere della Resistenza. A quel tempo fischiava il vento e urlava la bufera, ma le partigiane e i partigiani furono più forti del vento e della bufera e ci regalarono quell’abbecedario di valori che divenne il decalogo della Costituzione. Per loro, per noi, per le generazioni che si affacciano alla vita sociale andiamo avanti con orgoglio, in dignità, uniti e solidali come fratelli. Fraternità, libertà, eguaglianza furono le parole del 1789, sono state le parole della Liberazione, sono oggi le nostre parole.
L’appello al voto approvato dal Comitato nazionale ANPI nella riunione del 17 settembre 2022
UN VOTO PER USCIRE DALLA DRAMMATICA EMERGENZA DEL PAESE
L’ANPI, che non sostiene alcun partito perché è autonoma, ma al contempo non è indifferente, invita ad un voto a difesa della Costituzione e a sostegno dell’antifascismo.
In questa drammatica fase della vita del nostro Paese, l’ANPI si rivolge alle cittadine e ai cittadini perché si rechino alle urne. Certo, c’è malessere e disincanto. Ma senza voto non c’è nessuna soluzione ai problemi delle famiglie, nessuna democrazia rappresentativa, nessuna partecipazione. Non votare vuol dire rinunciare a un diritto costruito in passato con storiche lotte, e costituito nel dopoguerra con le elezioni del 1946 e con la Carta costituzionale. Non è la soluzione, è una resa. Occorre rilanciare lo spirito costituzionale come comune sentire, come cemento che ci fa popolo italiano, popolo europeo, popolo del mondo, come possibilità di dare una risposta seria al dramma sociale in corso.
La Costituzione, che incarnava i valori di democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, solidarietà, pace per cui si era battuto l’antifascismo e il movimento della Resistenza, è stata la base per la ricostruzione dell’Italia dopo il fascismo e la guerra.
Oggi, nella drammatica situazione del Paese, bisogna riscoprire quei valori e attuarli pienamente per uscire dall’emergenza, rasserenare il presente, disegnare il futuro. Per questo occorre attuare la Costituzione e riaffermare gli ideali dell’antifascismo.
1. Grazie alla natura parlamentare della Repubblica e alla divisione dei poteri, si è garantito per più di mezzo secolo benessere, progresso, libertà, unità del Paese. Da tempo però l’Italia attraversa una crisi democratica dovuta alla scarsa rappresentatività del Parlamento ed al suo ruolo marginale, alla messa all’angolo della partecipazione popolare. Occorrono grandi cambiamenti per una vera democrazia costituzionale: un sistema dei partiti più democratico, una legge elettorale che rappresenti il Paese reale, una ritrovata centralità del Parlamento. Invece le proposte di presidenzialismo e di autonomia differenziata scardinerebbero alla radice ogni equilibrio mettendo in discussione il funzionamento della democrazia, allargando a dismisura le differenze fra nord e sud dell’Italia, colpendo la sanità e la scuola pubblica.
2. Dal dopoguerra ad oggi, dopo la tragica esperienza del ventennio, la natura profondamente antifascista della Repubblica e della Costituzione ha salvaguardato il Paese da qualsiasi tentazione autoritaria o illiberale. Va contrastato qualsiasi tentativo più o meno dichiarato, di rifarsi alle idee, o ai simboli, o all’esperienza storica del fascismo.
3. Occorrono risposte strutturali per fermare il generale impoverimento degli italiani contrastando la dilagante diseguaglianza; una vera politica economica per il rilancio sostenibile delle attività produttive, provvedimenti urgenti per difendere il lavoro, salvaguardare i pensionati. L’Italia è colpita al cuore dal rapidissimo aumento del costo della vita. Abolire il sostegno pubblico ai disoccupati, imporre una tassa uguale per tutti, criminalizzare i migranti, contrastare le conquiste sociali, attaccare i diritti delle donne, incrementare le disparità di genere ed opporsi all’estensione dei diritti civili vanno nella direzione opposta perché si aumentano ulteriormente le diseguaglianze e non si dà alcuna risposta ai milioni di famiglie in difficoltà.
4. L’invasione russa dell’Ucraina e il conseguente conflitto hanno determinato una situazione internazionale che sta precipitando, che ha già determinato un impatto sconvolgente sull’economia ed in particolare su quella italiana e che potrebbe degenerare in una guerra di civiltà con il rischio dell’uso dell’arma atomica. Ribadiamo che occorre un ruolo attivo delle istituzioni perché l’UE si faccia finalmente promotrice di un negoziato a partire da un immediato cessate il fuoco.
5. Il riscaldamento globale è oggi un dato di fatto, come confermato dalla recente siccità e delle ricorrenti intemperie, come la tragica alluvione nelle Marche. Occorrono interventi urgenti di tutela ambientale. Il rifornimento energetico non può andare a scapito della lotta al riscaldamento globale e della sicurezza. Invece si riaprono le centrali a carbone e si propone di riaprire le centrali nucleari: gli eventi in merito alla centrale di Zaporižžja in Ucraina confermano che non esiste centrale nucleare sicura, e il nucleare di quarta generazione è ancora una possibilità sulla carta.
6. La pandemia ha disseminato di lutti il nostro Paese. Nonostante difficoltà ed anche errori, questo flagello è stato contrastato in modo positivo. Ma la battaglia non è vinta del tutto. La pandemia continua a richiedere un’azione di prevenzione e di contrasto. Sbaglia chi sottovaluta il problema e ammicca al mondo dei no vax.
7. Mai come oggi c’è bisogno dei finanziamenti del PNRR e di un’Unione Europea democratica, partecipata, pacifica. Oggi c’è il rischio di allontanarsi da questa strada maestra, rompendo con la tradizione europeista, a partire dal Manifesto di Ventotene, di cui l’Italia è portatrice.
L’Italia può rinascere, deve rinascere, sui fondamenti costituzionali del lavoro, della libertà, della giustizia sociale, della pace. Dipende da tutti noi.
Il testo dell’intervento del Presidente nazionale ANPI alla commemorazione del 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento fascista di Rab (Arbe)
È per me un onore e una grande responsabilità partecipare a questa commemorazione perché non dimentico che l’Italia fascista fu il Paese aggressore e la Jugoslavia fu il Paese aggredito. È perciò con emozione e commozione che ricordo con voi le vittime del campo di Rab, giustamente definito da tanti campo di sterminio. L’Italia fascista portava avanti in modo violentissimo una politica di snazionalizzazione, come gli squadristi peraltro avevano iniziato a fare nella zona di confine fin dagli Anni 20. Parlo di commozione ed emozione perché nel mio Paese ancora oggi i crimini del fascismo nell’isola di Rab, come in tante altre località dei Paesi della ex Jugoslavia, sono sconosciuti alla grandissima maggioranza della popolazione. C’è stata e c’è ancora nel discorso pubblico italiano una vera e propria rimozione, nonostante il fatto che la ricerca storica abbia definitivamente chiarito le responsabilità dell’occupazione italiana. La mia presenza rappresenta, perciò, un doveroso gesto di riparazione e di riconoscimento dei delitti dell’imperialismo fascista. A maggior ragione oggi questo riconoscimento mi sembra importante quando nel mio Paese e in tanti altri Paesi europei si minimizzano le responsabilità dei nazifascisti, si rimuovono i crimini dell’imperialismo fascista e dell’imperialismo nazista, si mettono sullo stesso piano aggrediti ed aggressori. Ma da tale riconoscimento, dalla verità sui tanti delitti compiuti nel corso dell’occupazione italiana della Jugoslavia, deve sorgere un nuovo sentimento di amicizia tra i popoli e le nazioni, fra gli Sloveni, i Croati e gli Italiani. Proprio perché oggi tornano in Europa parole come guerra, morte, distruzione, c’è bisogno di uno scatto di dignità, di una prova di solidarietà, di un nuovo impegno comune, di altre parole, come pace, umanità, fraternità. L’altro ieri l’isola di Rab e questo campo sono stati visitati da una delegazione di italiani guidata dallo storico Eric Gobetti e giunta su questa terra proprio per riconoscere e condannare i crimini dei fascisti. È grave che mai nessuno dei criminali di guerra italiani sia stato punito per le sue responsabilità. Qui, nell’isola di Rab, non ci fu bisogno di fucilare nessuno. Per annientare almeno 1.500 persone bastava la fame, i maltrattamenti, le malattie perché la condizione degli internati era consapevolmente al di sotto della soglia di sopravvivenza: una deportazione disumana. L’anno prossimo è l’80° anniversario della liberazione dell’isola. Non ci può essere oblio per la memoria. Formulo l’augurio che le più alte autorità italiane si rechino il 10 settembre 2023 in pellegrinaggio nell’isola di Rab, non solo per deporre un fiore sulla tomba di tanti morti innocenti ma anche per contrastare ogni forma di nazionalismo, di razzismo, di imperialismo e perché si apra finalmente una stagione nuova nei rapporti fra gli Stati: solo dalla collaborazione, dalle reciproche aperture, da ogni tipo di scambio può nascere un nuovo umanesimo. Viva l’amicizia fra i popoli sloveno, croato, italiano!
Il 16 settembre, presso la sede della FNSI a Roma, conferenza promossa dall’ANPI. Interverranno Betty Leone, Gaetano Azzariti, Rosy Bindi, Pier Virgilio Dastoli. Concluderà Gianfranco Pagliarulo. Porterà un saluto per la FNSI Giancarlo Tartaglia. L’ingresso sarà rigorosamente su invito. I giornalisti possono accreditarsi scrivendo a ufficiostampa@anpi.it
Alle 16 di sabato 10 settembre presso il Memoriale delle vittime del fascismo dell’isola di Rab (Arbe), in Croazia, si svolgerà la commemorazione del 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento. Quest’anno durante la commemorazione parleranno, tra gli altri, il Ministro della Difesa della repubblica di Slovenia Marjan Šarec e il Presidente nazionale ANPI
Alle 16 di sabato 10 settembre presso il Memoriale delle vittime del fascismo dell’isola di Rab (Arbe), in Croazia, si svolgerà la commemorazione del 79° anniversario della liberazione del campo di concentramento. Durante l’occupazione italiana, nel campo situato sulla piana di Kampor nell’isola di Rab furono deportati migliaia di civili slavi, prevalentemente sloveni, ma anche croati ed ebrei, che furono decimati dalla fame, dalle malattie, dalle privazioni, dai maltrattamenti. I deceduti “ufficiali” furono 1.435, ma la cifra fu con tutta probabilità molto superiore. Nessuno ha mai pagato per questi crimini. Non solo. Domina la Grande Rimozione, come per tanti altri crimini commessi dai fascisti. Sul Memoriale presente sull’isola sono ricordate le vittime del “campo di internamento per civili più grande e con il maggiore numero di vittime della seconda guerra mondiale”.
Quest’anno durante la commemorazione parlerà il Ministro della Difesa della repubblica di Slovenia Marjan Šarec. Dopo di lui interverranno il presidente nazionale dell’associazione partigiana slovena ZZB NOB Marijan Krizman, il presidente nazionale dell’associazione partigiana croata Franjo Habulin, e, per la prima volta, il Presidente nazionale dell’ANPI Gianfranco Pagliarulo. “Vado ad Arbe – dichiara Pagliarulo – per un doveroso gesto di riparazione e di riconoscimento dei crimini dei fascisti italiani. Arbe fu un vero e proprio campo di sterminio, uno dei delitti più gravi dell’occupazione italiana, ma non certo l’unico. La mia presenza mi sembra un atto necessario a maggior ragione oggi, quando in Italia si tende a sottacere o a minimizzare le responsabilità del ventennio, o a mettere in un unico calderone fascisti e antifascisti, o ancora dimenticare i crimini dell’imperialismo italiano del tempo. Ma vado anche per rafforzare l’amicizia fra i popoli sloveno e croato e il nostro Paese, un’amicizia che passa necessariamente dal riconoscimento delle nefandezze dell’occupazione italiana della Jugoslavia. Mai come oggi occorrono parole di pace, di umanità e di fraternità. Mi auguro che il prossimo anno, in occasione dell’80° della liberazione del campo, sia presente anche una delegazione delle Istituzioni della Repubblica italiana“.
A seguito delle sue dichiarazioni a Catania, il Presidente nazionale ANPI ricorda all’On. Giorgia Meloni l’obbligo di giuramento di fedeltà al fascismo per i Professori universitari
“Ricordo all’on. Meloni che l’unico periodo storico in cui era necessario avere una tessera per fare carriera fu il ventennio e che, in particolare, nel 1931, si impose ai professori universitari di prestare il seguente giuramento: “Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria ed al Regime Fascista. Giuro che non appartengo né apparterrò ad associazioni o partiti, la cui attività non si concilii coi doveri del mio ufficio”.
Una donna libera e coraggiosa, il suo battagliare per la convivenza civile e pienamente democratica, per la moralità delle Istituzioni, per la loro radice antifascista. Una donna di carattere costituzionale. La sua scomparsa è una grave perdita per il nostro Paese. Terremo vive la sua intelligenza e la sua passione.
Vilma Conti Salice, la staffetta patigiana, è andata oltre.
E’ stata una colonna portante dell’antifscismo comasco. Ha condiviso la sua memoria, vivace e ricca, con tante generazioni, nelle scuole dove incontrava con entusiasmo i giovani. La sua presenza, nei luoghi dove ricordiamo il sacrificio dei Partigiani, dava valore e significato alla Memoria. Senza retorica, con voce gentile e decisa, com’era la sua bella persona, trasmetteva pensieri maturati nella sua vita di staffetta partigiana. Lei era una ragazza cresciuta in una famiglia di convinti antifacisti, che aveva maturato la sua scelta e aveva deciso da che parte stare: quella della Libertà.
Giovanissima, saliva sui monti dell’alto lago per consegnare lettere e messaggi ai Partigiani. Di lei si fidavano, primo fra tutti Enrico Caronti, commissario politico della 52a Brigata Garibaldi. La forza di Vilma era quella di vincere la paura. Come quando da sola, in bicicletta, raggiunse a Como il padre detenuto nelle carceri fasciste. Questa forza la conservò anche nella sua professione a guerra finita. Quante donne aiutò a partorire la levatrice Vilma, raggiungendo in piena notte i paesi della valle!
Amante della vita, buona e giusta.
ANPI DONGO la saluta con immensa riconoscenza e gratitudine per gli ideali a cui ha creduto e per la sua testimonianza. Andremo avanti con un grande vuoto.
Como 11 agosto 2022 In memoria di Vilma Conti Salice E’ mancata oggi, all’età di 93 anni, la nostra cara Vilma, giovanissima staffetta della 52° Brigata Garibaldi operante in alto lago. Presidente onoraria della sezione ANPI di Dongo di cui per tanti anni fu Presidente effettiva, ruolo lasciato solo per limiti di età, membro del Direttivo Provinciale della nostra Associazione da una vita. Noi vogliamo ricordarla come testimone infaticabile dei fatti storici avvenuti a Dongo nei giorni della Liberazione, ma in particolar modo per il suo inossidabile antifascismo. Per il suo lavoro di proselitismo nei confronti delle giovani generazioni, per i suoi interventi chiari e mai urlati anche di fronte a fatti che la turbavano nel profondo come le manifestazioni filonaziste del 28 aprile e dintorni nella sua Dongo. Grazie Vilma, grazie del tuo impegno, per la tua lezione di vita e di Democrazia e per la tua lotta in difesa della Costituzione Italiana, nate anche con il tuo contributo e quello di tutti caduti per la Libertà. Una sola cosa ci sentiamo di prometterti, porteremo alto il tuo testimone e continueremo sulla strada che ci hai indicato. Giungano ai figli Giancarlo, Anna e Lidia e alle rispettive famiglie le più sentite condoglianze dell’ANPI tutta. Per l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia il presidente Provinciale di Como Manuel Guzzon, a nome di tutti gli antifascisti comaschi
Apprendiamo con profondo dolore e sgomento che il compagno Gaetano Settegrani, iscritto alla sez. Anpi di Uggiate ed ex componente del Comitato Provinciale di Como ci ha lasciati.
Le nostre più sincere condoglianze alla moglie e ai figli Mauro, Fabio e Fabrizio.
Per volontà del defunto non verrà celebrato il funerale. Chi volesse dare l’ ultimo saluto a Gaetano può recarsi presso la camera ardente allestita presso l’ Ospedale di Circolo di Varese domani 7 agosto o lunedì 8 agosto, dalle ore 9 alle 12 e dalle 14 alle 17.
LA CONDANNA FERMA DA PARTE DI TUTTE LE ISTITUZIONI E DELL’INTERA COMUNITA’ INTERNAZIONALE.
30 Luglio 2022
Una violenza che non ha fermato nessuno. Un uomo chiedeva l’elemosina ed è stato ammazzato. #CivitanovaMarche 2022. La disumanità non può e non deve avere cittadinanza. La condanna sia ferma da parte di tutte le Istituzioni e dell’intera comunità nazionale.
Nel 79esimo anniversario della caduta del fascismo, anche quest’anno si svolgeranno in tutta Italia iniziative in ricordo della pastasciutta che il 25 luglio 1943 venne offerta agli abitanti di Campegine dalla famiglia Cervi per festeggiare l’evento. L’ANPI ha deciso di aggiungere alla storia e alla memoria l’urgenza dell’attualità: diffondere pace con la presentazione e la distribuzione dell’appello Per una proposta di pace dell’Unione Europea.
Anche a Como e provincia si stanno organizzando iniziative per la Pastasciutta Antifascista. Siamo in attesa di aggiornamenti che vi comunicheremo su queste pagine.
L’ ultimo saluto al compagno Marte Ferrari sarà sabato 2 luglio alle ore 10,30 nella chiesa di San Michele a Romanò Brianza.
Ecco il testo del telegramma che la Segreteria dell’ ANPI Provinciale ha inviato alla famiglia:
Con la scomparsa di Marte Ferrari l’ antifascismo perde un grande amico sempre vicino all’ Anpi. Sindacalista e politico integerrimo, ha condotto le sue battaglie con onestà, sempre attento nella difesa dei più deboli. Ciao Marte, tutta l’ Anpi provinciale ti rende onore.
E’ mancato questa notte il compagno Marte Ferrari, figura di spicco del socialismo comasco.
Nato a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia, nel 1928, fu esponente della CGIL e segretario generale della Camera del Lavoro dal 1965 al 1976.
Fu anche presidente del’INPS.
Iscritto al PSI dal 1945, venne eletto in Parlamento nel 1976 fra le file del partito Socialista e fu sottosegretario di Stato per i Lavori Pubblici nel governo Goria e nel governo De Mita, mentre nel VI governo Andreotti fu sottosegretario nel ministero del Bilancio e Programmazione Economica.
A Como fu vice sindaco nelle due giunte guidate da Felice Bernasconi.
Da sempre iscritto all’ Anpi, fu prima nella sezione di Como, e in seguito nella sezione di Monguzzo.
Il Direttivo Provinciale di Como e le sezioni, profondamente addolorate per la perdita di un caro compagno, sempre schierato dalla parte dei più deboli e dei lavoratori e in difesa della Costituzione, si stringe con affetto attorno alla famiglia di Marte e le porge le più sincere condoglianze.
Giovedì 9 luglio, davanti alla scuola di via Perti.
Giovedì alle 11,30, sulla facciata della scuola Nazario Sauro, in via Perti, il Comune scoprirà una targa in memoria di Luciano Forni, a due anni dalla scomparsa avvenuta, purtroppo, in pieno lockdown.
Molteplici le attività di Luciano Forni: direttore didattico, ha militato nelle file della DC, ricoprendo anche la carica di segretario provinciale. A Como fu più volte consigliere comunale, assessore, assessore alla Provincia di Como e presidente dell’ ASSL di Como. Nel 1976 divenne deputato. Fece parte, nella Camera dei Deputati, della Commissione Sanità e firmò la legge della riform sanitaria del 1978, che è ancora alla base del sistema sanitario. Nel 1979 fu eletto senatore. Dal 1981 al 1983 fu componente della commissione d’ inchiesta sul rapimento dell’ on. Aldo Moro.
Profondamente e sentitamente antifascista, fu per anni nostro Vice-presidente. Fu sempre attivissimo nella nostra Associazione, collaboratore prezioso e strenuo difensore dei valori democratici della nostra Costituzione.
I funerali di Carlo Smuraglia si faranno a Milano partendo da Palazzo Marino, Sala Alessi, venerdì 3 giugno alle ore 16.
Per chi volesse dare un ultimo saluto a Carlo, la Camera Ardente resterà aperta, sempre nella Sala Alessi, venerdì 3 giugno dalle ore 9 alle ore 14,30.
Il saluto del presidente Gianfranco Pagliarulo.
“Grazie di tutto, caro Carlo. Grazie per la tua ininterrotta battaglia per la Costituzione. Grazie per essere stato sempre dalla parte dei lavoratori. Grazie di essere stato partigiano, oramai uno degli ultimi. Grazie per aver sempre difeso in modo rigoroso l’autonomia dell’Anpi. Grazie di una vita al servizio degli ideali che ci accomunano. Che la terra ti sia lieve, compagno Carlo Smuraglia”.
È con immenso dolore che comunichiamo che è scomparso oggi, nella sua città di Milano, il nostro presidente emerito Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l’appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia.
Il comunicato congiunto dell’associazionismo antifascista, partigiano, democratico, degli ex deportati, dei partiti, dei sindacati, delle organizzazioni studentesche della capitale, diffuso a seguito della notizia del divieto di manifestare a Roma il 28 maggio notificato dalla Questura a CasaPound
“Le scriventi Organizzazioni esprimono la loro soddisfazione per l’accoglimento da parte delle Autorità dell’appello del 14 maggio scorso rivolto al Prefetto ed al Questore di Roma, che hanno formalmente vietato all’organizzazione fascista CasaPound di manifestare a Roma il 28 maggio prossimo, nella 48ma ricorrenza della strage di Piazza della Loggia a Brescia. Ringraziamo le Autorità della decisione presa e tutti coloro che in questi giorni si sono espressi o hanno manifestato ferma contrarietà alla detta manifestazione.
La nostra soddisfazione non sgombra tuttavia il campo dalla questione politica, ovvero dalla necessità che il governo provveda, urgentemente e sulla scia di questo provvedimento, allo scioglimento di tutte le organizzazioni fasciste. Per questo motivo sabato 28 maggio alle ore 10,00 saremo presenti con una iniziativa simbolica al Museo Centrale del Risorgimento che fu oggetto il 12.12.1969 di un attentato fascista, in omaggio al Museo, in ricordo dei Caduti di Piazza della Loggia e per lo scioglimento di tutte le organizzazioni fasciste”
Fabrizio De Sanctis – Ass. Naz. Partigiani d’Italia – Presidente Comitato Provinciale di Roma
Bianca Cimiotta Lami – Federazione Italiana Associazioni Partigiane – Presidente Roma e Lazio
Cristina Olini – Ass. Naz. Partigiani Cristiani – Responsabile sezione di Roma
Manlio Milani – Presidente Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza della Loggia
Francesco Albertelli – Ass. Naz. Famiglie Italiane Martiri – Presidente nazionale
Aldo Pavia – Ass. Naz. ex Deportati nei campi nazisti – Vicepresidente nazionale
Anna Maria Sambuco – Ass. Naz. Ex Internati Militari – Presidente sez. di Roma
Paolo de Zorzi – Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti – Presidente Federazione di Roma
Fabio Pietro Barbaro – Ass. Naz. Volontari e Reduci Garibaldini – Presidente sez. di Roma
Leonardo Marchetti – Ass. Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna – sez. di Roma
Michele Azzola – Segretario CGIL Roma e Lazio
Alberto Civica – Segretario UIL Roma e Lazio
Vito Scalisi – Presidente Arci Roma
Marco Genovese – Libera contro le mafie
Leonardo Soffientini – Coordinatore Rete degli Studenti Medi Roma
Duccio Sarmati – Coordinatore Unione degli Universitari Roma
Massimo Converso – Opera Nomadi
Vincenzo Vita – Associazione Articolo 21
Rete #NoBavaglio
Mario Colamarino – Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Rete dei Numeri Pari
Cesare Antetomaso – Presidente Giuristi Democratici – sezione di Roma “Gianni Ferrara”
Casa Internazionale delle Donne
Massimiliano Saccucci – 6000 Sardine
Piero Latino – Segretario Articolo Uno Roma
Riccardo Sbordoni – Coordinatore Progetto Enea
Marco Bizzoni – Segretario Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – Federazione di Roma
Adriano Labbucci – Segretario Sinistra Italiana Roma
Walter Tucci – Segreteria nazionale Partito Comunista Italiano
Sinistra Civica Ecologista
Andrea Silvestrini – Segretario Partito Socialista Italiano Roma
Guglielmo Calcerano e Marta Bevilacqua – Europa Verde provincia di Roma
L’appello delle associazioni partigiane, dei familiari dei Caduti di Piazza della Loggia, delle Famiglie Italiane Martiri, degli ex deportati nei campi di sterminio nazisti, degli internati militari nei campi di concentramento, dei perseguitati politici italiani antifascisti, dei partiti democratici, dei movimenti, dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni studentesche. L’adesione degli europarlamentari del PD
Egr. Prefetto di Roma – dr. Matteo Piantedosi
p.c. Egr. Questore di Roma – dr. Mario Della Cioppa
p.c. Egr. Procuratore Generale di Roma – dr. Francesco Lo Voi
p.c. Egr. Sindaco di Roma – dr. Roberto Gualtieri
Egregio Signor Prefetto,
ci rivolgiamo all’Alta Sua funzione a nome delle sottoscritte associazioni partigiane, dei familiari dei Caduti di Piazza della Loggia, delle Famiglie Italiane Martiri, degli ex deportati nei campi di sterminio nazisti, degli internati militari nei campi di concentramento, dei perseguitati politici italiani antifascisti, dei partiti democratici, dei movimenti, dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni studentesche che sottoscrivono la presente contro l’annunciato corteo nazionale di Casapound per il prossimo 28 maggio 2022. Il 28 maggio 1974 a Brescia nella centrale piazza della Loggia, era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista organizzata dal Comitato Unitario Permanente Antifascista (CUPA) e dalle OO.SS. quando fu fatto esplodere un ordigno che causò la morte di otto persone, tra i 25 e i 69 anni ed il ferimento di oltre cento altre. La magistratura ha ormai accertato la natura neofascista della strage e la sua mano veneta.
Il 28 maggio 1980 vengono inoltre uccisi: a Milano il giornalista Walter Tobagi (“Brigata 28 marzo”); a Roma, davanti al liceo “Giulio Cesare” viene ucciso il Vice Brigadiere Evangelista Francesco e feriti altri 2 poliziotti dai NAR, il gruppo neofascita di Mambro e Fioravanti.
Contestualmente rimane esplicito il richiamo del movimento Casapound al fascismo ed accertato il suo sistematico ricorso all’uso della violenza ed all’apologia del fascismo, come dimostrato anche dalla sentenza di Bari su “ricostituzione partito fascista” per Casapound. Motivo per il quale questo movimento dà scandalo nell’occupare ancora i locali pubblici di Via Napoleone III a Roma oppure di Area 121 ad Ostia.
Convinti che ci sia in Italia e in Europa, ma anche nel nostro territorio e nella sua storia passata e recente, un legame insidioso e pericoloso tra fascismo, razzismo, criminalità organizzata ed antisemitismo, soprattutto in questo periodo di pandemia e di difficoltà economiche, riteniamo l’impegno delle istituzioni e dei cittadini debba essere – pertanto – forte, unito e consapevole.
Un impegno, non solo incentrato nel rispetto delle leggi, ma soprattutto in un’azione di prevenzione e vigilanza, attraverso un lavoro culturale e di memoria dei valori fondanti, in particolare tra i giovani e nelle scuole.
Certi di un Suo impegno e sensibilità in tal senso siamo a chiederLe di non autorizzare, il prossimo 28 maggio 2022, l’annunciato corteo nazionale della formazione neofascista Casapound a Roma, Capitale d’Italia e città decorata di Medaglia d’Oro per il Risorgimento e per la Resistenza.
Roma, 14 maggio 2022
Fabrizio De Sanctis – Ass. Naz. Partigiani d’Italia – Presidente Comitato Provinciale di Roma
Bianca Cimiotta Lami – Federazione Italiana Associazioni Partigiane – Presidente Roma e Lazio
Cristina Olini – Ass. Naz. Partigiani Cristiani – Responsabile sezione di Roma
Manlio Milani – Presidente Associazione Familiari Caduti Strage di Piazza della Loggia
Francesco Albertelli – Ass. Naz. Famiglie Italiane Martiri – Presidente nazionale
Aldo Pavia – Ass. Naz. ex Deportati nei campi nazisti – Vicepresidente nazionale
Anna Maria Sambuco – Ass. Naz. Ex Internati Militari – Presidente sez. di Roma
Paolo de Zorzi – Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti – Presidente Federazione di Roma
Fabio Pietro Barbaro – Ass. Naz. Volontari e Reduci Garibaldini – Presidente sez. di Roma
Michele Azzola – Segretario CGIL Roma e Lazio
Alberto Civica – Segretario UIL Roma e Lazio
Vito Scalisi – Presidente Arci Roma
Giuseppe De Marzo – Resp. Politiche sociali Libera contro le mafie
Leonardo Soffientini – Coordinatore Rete degli Studenti Medi Roma
Duccio Sarmati – Coordinatore Unione degli Universitari Roma
Massimo Converso – Opera Nomadi
Vincenzo Vita – Associazione Articolo 21
Rete #NoBavaglio
Mario Colamarino – Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Rete dei Numeri Pari
Cesare Antetomaso – Presidente Giuristi Democratici – sede di Roma “Gianni Ferrara”
Casa Internazionale delle Donne
Piero Latino – Segretario Articolo Uno Roma
Riccardo Sbordoni – Coordinatore Progetto Enea
Marco Bizzoni – Segretario Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea – Federazione di Roma
Adriano Labbucci – Segretario Sinistra Italiana Roma
Walter Tucci – Segreteria nazionale Partito Comunista Italiano
Sinistra Civica Ecologista
Andrea Silvestrini – Segretario Partito Socialista Italiano Roma
Guglielmo Calcerano e Marta Bevilacqua – Europa Verde provincia di Roma
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L’ADESIONE DEGLI EUROPARLAMENTARI DEL PD
«Fermiamo i fascisti in quella che si annuncia una nuova pericolosa marcia su Roma. Casa Pound promuove la manifestazione per il prossimo 28 maggio e lo fa tornando ad attaccare il giornalista italiano Paolo Berizzi, unico in Europa sotto scorta da anni per le minacce degli estremisti di destra, affermando ‘chi non partecipa è un Berizzi'”. Casapound vuole occupare la città il 28 maggio, giornata simbolo di una delle pagine più tragiche del terrorismo nero degli anni Settanta. Lo stesso giorno del 1974 a Brescia in piazza della Loggia una bomba fece 8 morti e 102 feriti tra le persone che manifestavano pacificamente contro il fascismo. I colpevoli furono individuati, molti anni dopo, tra i membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo con basi in Veneto. Aderiamo all’appello dell’ANPI, di Articolo 21, della Rete Studenti Medi e di molte espressioni della società civile per chiedere di fermare questo scempio alla libertà e alla democrazia. Il ministero dell’Interno, la Prefettura di Roma e le autorità cittadine impediscano il raduno illegale di un’associazione che si richiama apertamente al fascismo. Poiché i rigurgiti neofascisti e neo nazisti sono diffusi in tutta Europa dobbiamo mobilitarci concretamente. A livello istituzionale chiederemo di creare un osservatorio europeo sui fenomeni di estrema destra presenti in Europa, individuando esperti e studiosi per elaborare un dossier da presentare al Parlamento europeo, anche a seguito di quanto è emerso attraverso il lavoro della Commissione speciale parlamentare INGE, sulle ingerenze e la disinformazione, riguardanti i legami tra regimi autoritari e settori dell’estrema destra europea ». Lo chiedono Brando Benifei, Pietro Bartolo, Simona Bonafè, Caterina Chinnici, Andrea Cozzolino, Paolo De Castro, Giuseppe Ferrandino, Elisabetta Gualmini, Camilla Laureti, Pierfrancesco Majorino, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuliano Pisapia, Franco Roberti, Massimiliano Smeriglio, Irene Tinagli e Patrizia Toia, deputati della delegazione italiana del Partito democratico al Parlamento europeo.
Nella nota “chiede inoltre urgenti e dettagliate spiegazioni al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della Difesa”. Il testo del comunicato del Coordinamento regionale della Sardegna
La Segreteria nazionale ANPI si associa pienamente alle preoccupazioni espresse dal Coordinamento regionale della Sardegna per le improvvise manovre militari che si stanno svolgendo nella regione e che mettono la popolazione isolana nelle condizioni di dover sopportare un intollerabile clima di guerra. Chiede inoltre al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della Difesa urgenti e dettagliate spiegazioni su questo inquietante accaduto.
Questa mattina una delegazione composta dal presidente provinciale dell’ANPI Manuel Guzzon, dal segretario provinciale dell’ANPI Antonio Proietto, dal rappresentante di Como Senza Frontiere Fabio Cani e dal componente della segreteria della Camera del Lavoro Cgil Matteo Mandressi hanno incontrato il prefetto di Como dott. Andrea Polichetti e il questore di Como dott. Leonardo Biagioli.
L’incontro si è svolto in un clima di cordialità e di dialogo.
Durante l’incontro abbiamo ribadito come sempre la nostra contrarietà all’autorizzazione allo svolgimento della manifestazione chiaramente apologetica che si terrà domenica 8 maggio a Dongo. Da anni assistiamo alla triste e lugubre sfilata di militanti dell’estrema destra con tanto di labari, bandiere e simbologia del disciolto partito fascista e della nefanda repubblica sociale con rituali come il “presente” e i saluti romani, il tutto condito con slogan rivoltanti che nulla hanno a che vedere con il rispettoso ricordo dei morti, ma anzi diventano occasione per sfoggiare ed inneggiare ad un passato che ha significato per il nostro paese lutti e devastazioni.
Purtroppo la risposta delle massime autorità democratiche, pur nel reciproco rispetto di ruoli e competenze ha evidenziato la difficoltà di intervenire vietando la commemorazione dei gerarchi, derivante da una mancanza di precise norme legislative che rendano concretamente applicabile le leggi Scelba e Mancino e la XII disposizione transitoria della Costituzione per cui il reato si configura solamente per quel che riguarda la riorganizzazione del disciolto partito fascista.
Anche per questo motivo come ANPI ci siamo fatti promotori di azioni concrete per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e torniamo a rivolgere un appello alle forze parlamentari affinché si addivenga alla formulazione di una legge che finalmente attui gli strumenti adatti ad applicare leggi che già fanno parte dell’ordinamento giuridico.
L’ANPI provinciale unitamente alle sezioni ANPI di Centro Lago e di Dongo hanno rivolto un appello a tutte le forze democratiche e sindacali oltreché a tutte le cittadine e cittadini affinché domenica 8 maggio ci sia una grande presenza in un presidio democratico a Dongo.
Ancora una volta siamo chiamati a scendere in piazza per rimarcare con forza l’importanza di una presenza democratica che sia da argine alle organizzazioni neofasciste che tentano di imporre la loro presenza con la scusa del ricordo dei morti.
Ringraziamo tutte le organizzazioni democratiche e sindacali che finora hanno aderito all’appello.
Un’adesione che con il passare delle ore cresce a dismisura a dimostrazione che la coscienza antifascista del Paese è viva e molto sentita. Dai partiti della sinistra, alle organizzazioni sindacali di Cgil Cisl e Uil, alle Acli, all’Arci, passando attraverso l’adesione di singole personalità, fino ad arrivare alle interrogazioni parlamentari che ci sono state e ci saranno nei prossimi giorni, dimostrano una cosa sola, che il fascismo non passerà e che la presenza democratica di Dongo sarà un presidio a difesa delle istituzioni democratiche e repubblicane che si riconoscono appieno nel dettato costituzionale nato dalla Resistenza.
Consideriamo Dongo un luogo della memoria della Resistenza e non possiamo tollerare che venga infangato da manifestazioni di chiara matrice fascista.
Rivolgiamo un appello affinché anche la stampa locale non riduca la presenza democratica di domenica 8 maggio come “una sfida” o “una contrapposizione”, ma altresì capisca che la presenza democratica di centinaia di cittadine e cittadini supportata dalle forze politiche, sindacali, dell’associazionismo, nazionali, regionali e provinciali, dalla segreteria nazionale dell’Anpi, che invierà il proprio rappresentante Mauro Magistrati, non può essere ridotta ad una contrapposizione tra opposte fazioni. Noi rappresentiamo le forze democratiche, le forze sane della nazione, non può esistere nessuna equiparazione con elementi palesemente in contrasto con i principi democratici.
Da anni, a Dongo in prossimità dell’anniversario della Liberazione, si radunano in forma organizzata centinaia di militanti dell’estrema destra per commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e dei gerarchi. Questi raduni, con i loro riti e i loro simboli, sono celebrazioni del fascismo.
ANPI provinciale di Como, Anpi di Dongo e Anpi Lario occidentale – con le forze democratiche e antifasciste – chiedono alle Istituzioni pubbliche (Questura e Prefettura di Como) e alle Amministrazioni locali di Dongo e Tremezzina, che tali raduni non siano autorizzati.
Chiediamo di sciogliere le organizzazioni neofasciste, che in Italia, in Europa e nel Mondo si richiamano a ideologie del passato, che scatenano i peggiori istinti di violenza.
Vogliamo essere una memoria attiva, che ricorda e onora il passato della lotta di liberazione per costruire il futuro.
All’incubo della guerra mondiale contrapponiamo il sogno della pace mondiale, in Europa e nel mondo. Condanniamo l’invasione russa all’Ucraina. Chiediamo non una pace armata, ma un nuovo ordine del Mondo fondato sulla dignità di tutti i Popoli, sulla equilibrata e giusta distribuzione delle risorse, sulla fine di ogni forma di sfruttamento.
Resistiamo al virus dell’indifferenza, della rassegnazione, dell’individualismo.
Vogliamo che Dongo sia simbolo di una permanente civile resistenza.
Vogliamo dare speranza e voce all’Italia che resiste e guarda avanti, che affronta con coraggio e impegno la fatica e i sacrifici di una sconvolta realtà.
Siamo partigiani di una nuova Resistenza, che, nata nell’antifascismo, oggi e nel futuro vuole costruire la pace.
Adesioni:
ANPI prov. Como, ANPI Dongo, ANPI centro lago, ANPI Sondrio, ACLI provinciale e regionale, ANPPIA Como, ARCI nazionale Lombardia e Como, Articolo UNO, Associazione Alfonso Lissi, Auser, Centro studi schiavi di Hitler, CGIL provinciale, regionale nazionale, CISL dei Laghi, Como senza frontiere, Giovani Comunisti, Istituto di storia contemporanea P.A. Perretta, Italia Cuba Como, Memoria antifascista Milano, Osservatorio democratico sulle nuove destre, Partito della Rifondazione Comunista SE nazionale regionale e provinciale, Sinistra Italiana provinciale regionale e nazionale, UIL provinciale regionale nazionale, Partito Democratico ANPI Nazionale, ANPI Lombardia, ANPI Milano, ANPI Casteggio, ANPI Buccinasco, ANPI Zavattarello, ANPI Barona, ANPI Gaggiano, ANPI ATM, ANPI Bergamo ANPI Colle val d’Elsa, ANPI Spoleto, ANPI Castellina, ANPI Pisa, ANPI Arenzano, ANPI Caselle Torinese Mappano To, ANPI Albenga Sv, ANPI Ruda Ud, ANPI Gallaratese Trenno Lampugnano Mi, ANPI Verbano Cusio Ossola, ANPI Lario orientale Lc, ANPI Bovisa Dergano Mi, ANPI Imperia, ANPI Leo Lanfranchi Torino, ANPI Sovicille Si, ANPI Sinalunga Si, ANPI Villasanta Mb, ANPI Castiglione D’Orcia Si, ANPI sez. 10 agosto Mi, ANPI San Martino Travacò Pv, ANPI Bareggio, on. Andrea De Maria PD sen Sandro Ruotolo Misto Liberi e Uguali ecosolidali on. Nicola Fratoianni Sinistra Italiana on. Arturo Scotto Articolo Uno on. Simona Suriano on. Paolo Ferrero Vicepresidente del Partito Sinistra Europea on. Maurizio Acerbo Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista/SE ANPI Brescia, ANPI Monguzzo – Erbese, ANPI Vigevano, ANPI Buccinasco, ANPI Zavattarello, ANPI Barona, ANPI Gaggiano, ANPI ATM, ANPI Martellago, ANPI Pioltello, ANPI Pinarolo PO, ANPI Collegno, ANPI Lecco, ANPI Vimercate, ANPI Corsico, ANPI sez Martiri di Bergamo, ANPI Padova, ANPI Medicina Marcello Barletta ANPI Taranto, Danilo Andriollo ANPI Vicenza Antonio Caputo già vice Presidente FIAP Nazionale, Giuseppe Azzani ANPI Cremona; Rita Campioni ANPI Voghera, Marco Castelli ANPI Brescia. Gianpiero Giglioni Presidente sez. Chianciano terme Vice Presidente provinciale Siena. Circoli ANPI Atenei senesi “Carlo Rosselli” Fabio Mugnaini. Luca Gregori ANPI VZPI Ts. Banda Popolare dell’Emilia Rossa Maria Di Serio Segreteria regionale Articolo Uno Campania Aldo Giorgelli iscritto ANPI Torino Laura Grazi ANPI Torrita di Siena Silvia Folchi Presidente ANPI Siena Partigiano 98enne Barboni Gennaro
Dongo, domenica 8 maggio, dalle ore 9,30 alle 11 in piazza Paracchini.
Per raggiungere Dongo da Como, la CGIL, con ANPI e ARCI. organizza un pullman. Ritrovo domenica 8 maggio alle 7,30 davanti alla piscina di Muggiò (Co).
Segnalate la vostra presenza alle sezioni Anpi o alla Segreteria Anpi provinciale.
l testo dell’appello dell’ANPI provinciale Como, della Sezione ANPI di Dongo, della Sezione ANPI centro lago (si può aderire scrivendo a anpi.dongo@gmail.com). Il presidio democratico l’8 maggio a Dongo in Piazza Paracchini dalle 9.30 alle 11. Aderiscono, tra gli altri, gli On. Andrea De Maria (PD) e Nicola Fratoianni (SI), il Sen. Sandro Ruotolo (Gruppo misto), Arturo Scotto, Coordinatore di Articolo 1, Valentina Cuppi, Sindaca di Marzabotto
Da anni, a Dongo in prossimità dell’anniversario della Liberazione e del giorno in cui fu eseguita la condanna a morte su sentenza del CLNAI di Mussolini in località Giulino di Mezzegra e dei gerarchi a Dongo, si radunano in forma organizzata centinaia di militanti dell’estrema destra per commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e dei gerarchi.
I fascisti si radunano a Dongo e a Giulino di Mezzegra perché sono i luoghi simbolo della fine del Fascismo, luoghi di culto e di memoria dei loro morti. I comportamenti dei partecipanti esprimono senza equivoci la volontà di propaganda del fascismo.
Le riprese dei citati raduni e delle manifestazioni lo documentano.
L’intervento dell’ANPI provinciale di Como, dell’ANPI di Dongo e dell’ANPI Lario occidentale presso le Istituzioni pubbliche (Questura e Prefettura di Como) e presso le Amministrazioni locali di Dongo e Tremezzina, per chiedere che tali raduni non fossero autorizzati, continuano a rimanere inascoltate.
Le Autorità competenti, a ogni livello, autorizzano i raduni, richiamando il principio della libertà di manifestare opinioni, Libertà di espressione è un sacrosanto diritto, conquistato proprio con il sacrificio di milioni di morti che hanno combattuto per sconfiggere le dittature del nazifascismo.
Questi raduni, con i loro riti e i loro simboli, sono invece celebrazioni del fascismo.
Aspettiamo “una legge che preveda la punizione delle condotte di propaganda dei contenuti propri dell’ideologia fascista e nazifascista. di discriminazione razziale, etnica e religiosa, nella attuazione della XII disposizione finale della Costituzione e
che integri, aggiorni e rafforzi la legge Scelba” (Pagliarulo, Presidente nazionale ANPI)
Chiediamo scelte politiche coraggiose e coerenti che mettano al centro i valori che la nostra Costituzione dichiara e difende sciogliendo le organizzazioni neofasciste.
Vogliamo essere una memoria attiva, che ricorda e onora il passato della guerra di liberazione per costruire il futuro.
All’incubo della guerra mondiale contrapponiamo il sogno della pace mondiale, in Europa e nel mondo, la condanna dell’invasione russa all’Ucraina è irrevocabile e le violenze imperdonabili. Mai ci saremmo aspettati nel 2022 una guerra fuori di casa nostra. Chiediamo non una pace armata, né una tregua, ma un nuovo ordine del Mondo fondato sulla dignità di tutti i Popoli, sulla equilibrata e giusta distribuzione delle risorse, sulla fine di ogni forma di sfruttamento. Utopia? No. Sogno e desiderio dei Partigiani di ogni tempo.
Resistiamo al virus dell’indifferenza, della rassegnazione, dell’individualismo.
Siamo partigiani di una nuova Resistenza, che, nata nell’antifascismo, oggi e nel futuro vuole costruire la pace.
Come ANPI vogliamo che Dongo sia simbolo di una permanente civile resistenza. Sia luogo di conoscenza di quelle ultime tragiche giornate che hanno visto la fine della dittatura, la rinascita della democrazia e la nascita della Repubblica, che quei giorni di fine aprile siano celebrati come momento di confronto e di approfondimento della Storia e dei valori della Resistenza, della Costituzione e della democrazia nata con essa.
Vogliamo dare speranza e voce all’Italia che resiste e guarda avanti, che affronta con coraggio e impegno la fatica e i sacrifici di una sconvolta realtà.
Dongo, simbolo di rinascita e di una resistenza civile non violenta, non appartiene solo al territorio lariano, ma a tutta l’Italia, all’Europa, al Mondo.
Abbiamo bisogno che questo appello sia condiviso a livello nazionale.
Scriviamo questa lettera perché vogliamo coinvolgere Istituzioni, Associazioni, Personalità, la società civile tutta nel sostenere con forza la richiesta che NON SIA MAI PIU’ autorizzata alcuna presenza organizzata di fascisti nelle loro macabre divise e il tempo non sia riportato indietro negli anni più bui della nostra Storia.
In Italia, in Europa, nel Mondo ci sono organizzazioni che si richiamano a ideologie del passato, che scatenano i peggiori istinti di violenza, perdendo ogni umano e razionale controllo delle proprie responsabilità. Cercano di minare i valori della democrazia e della convivenza civile conquistati con le lotte della Resistenza.
Stiamo vivendo tempi di crisi che chiedono un plus di responsabilità e di solidarietà ed è urgente attivare vaccini culturali e morali.
ANPI provinciale Como
ANPI sezione Dongo
ANPI centro lago
Vi chiediamo dunque di sottoscrivere l’appello che ogni propaganda di violenza, di odio, di fascismo sia assolutamente vietata in tutte le sue manifestazioni nel rispetto della nostra Costituzione.
E’ spirato la mattina del 25 aprile, tra le braccia del figlio, lo storico partigiano di Albavilla Angelo Carcano.
Meccanico, da giovane aveva combattuto contro il nazifascismo in prima linea su più fronti, sopratutto in Toscana, dove era stato mandato dal CLN.
Al figlio Ermanno e ai familiari di Angelo giungano le più sentite condoglianze del presidente Manuel Guzzon, del Direttivo e di tutta l’ ANPI Provinciale.
Per volontà del defunto, non si terrà il funerale religioso.
Ore 9,30 – Cimitero Monumentale, Messa in presenza delle autorità e deposizione di corone di fiori sui monumenti ai Caduti.
Ore 11 – Giardini a lago, davanti al Monumento alla Resistenza Europea, deposizione di una corona di fiori in memoria della Resistenza Europea e interventi delle autorità. Per l’ANPI parlerà il nuovo Presidente Provinciale Manuel Guzzon.
Si terrà lo stesso la manifestazione organizzata dalla Sezione dell’ANPI di Monguzzo territorio Erbese in occasione della festa di Liberazione del 25 Aprile in ricordo del Partigiano monguzzese Luigi Conti, componente della Brigata Puecher, ucciso dai nazifascisti in un agguato a Bulciago.
Si terrà lo stesso, nonostante il divieto espresso solo ieri e con motivazioni pretestuose da parte della Amministrazione di Monguzzo, dopo che era stata inoltrata formale richiesta di autorizzazione da diversi giorni. Un comportamento inqualificabile, incomprensibile e oltraggioso da parte della Sindaca Cesana nei confronti della nostra Associazione e vergognoso per la memoria del proprio compaesano caduto per la difesa di quei valori che sono scolpiti nella Costituzione.
Vergogna, Vergogna, Vergogna!!! Rivolgiamo a tutti coloro che si riconoscono nei valori della Resistenza l’invito a partecipare alla nostra manifestazione che si svolgerà nel rispetto di tutte le regole anti Covid e delle indicazioni stabilite dalla Questura. La manifestazione avrà inizio alle ore 11.00 presso il Municipio di Monguzzo in via Santuario per poi proseguire fino alla frazione di Nobile dove verrà posta una corona di fiori presso la lapide del partigiano Luigi Conti.
Ore 9, 45 Cimitero di Perticato – Deposizione di una corona di fiori.
Ore 10, ritrovo delle autorità, della cittadinanza e dell’ ANPI davanti alla targa della Sala Civica di piazza Roma per la commemorazione dei caduti marianesi del 26 aprile.
Ore 10, 30 davanti al Palazzo Comunale corteo fino al Monumento ai Caduti, deposizione di una corona e .commemorazione dei caduti.
Ore 11, arrivo del corteo al cimitero cittadino e omaggio alle tombe dei partigiani.
MOZZATE
Ore 11,45 Monumento ai Caduti – Deposizione di una corona di fiori e interventi del sindaco di Mozzate e del presidente ANPI sez. Seprio. In conclusione aperitivo offeto dal gruppo Alpini di Mozzate. Partecipazione musicale di BandaLarga.
MONGUZZO
Ore 11, piazzale del Municipio – partenza del corteo fino alla targa commemorativa del partigiano Luigi Conti – Interventi – al termine rinfresco preso il bar Coop Monguzzo.
UGGIATE TREVANO
Ore 10, piazza Municipio – Il Sindaco con la Presidente di Uggiate Trevano ricorderanno con gratitudine coloro che sacrificarono la loro vita nella certezza di porre le basi per la Democrazia.
DONGO
Ore 10, piazza Paracchini – Deposizione di una corona di fiori al Monumento ai Caduti. Interventi di : Giovanni Muolo, sindaco di Dongo – Portavoce ANPI sez. di Dongo – Studenti Istituto Comprensivo di Dongo.
Ore 11, Parco delle Rimembranze – Benedizione del parroco don Romano al Parco delle Rimembranze e sulla tomba dei Martiri per la Libertà. Suonerà la Banda Municipale
LIPOMO
Ore 11,30, Palazzo Municipale, ritrovo con la presenza dell’ Amministrazione Comunale e del Consiglio Comunale, delle ragazze e dei ragazzi , delegazione dell’ ANPI di Como e delle Associazioni. Banda musicale Civica.
SOLBIATE
Ore 11, ritrovo al parco Comunale, alla presenza dlle autorità locali, rappresentante ANPI e gruppo alpini di Cagno e Solbiate
COMO – Sez. ANPI di Como
Ore 9,30, cimitero di Rebbio – cerimonia di commemorazione dei partigiani
Ore 10,30 – Gazebo informativo presso il monumento alla Resistenza Europea e partecipazione alla cerimonia ufficiale del Comune di Como
Interventi nei comuni di Lipomo, Lurate Caccivio e Bulgarograsso
TREMEZZINA
Ore 9,45 – una delegazione poserà le corone ai monumenti ai caduti di Ossuccio, Lenno e Mezzegra
Ore 10,15 Municipio di Tremezzo – ritrovo , posa di una coronae corteo fino al sagrato dell chiese di San lorenzo – Cerimonia ufficiale e interventi.
Ore 11 – Messa in ricordo dei caduti
Ore 12 – Le campane di tutte le chiese della Tremezzina suoneranno a distesa per festeggiare l’ anniversario della Liberazione.
LO SPECCHIO ROTTO, giornalismo, narrazione e documenti durante la Repubblica Sociale Italiana. Presentazione del volume di Rosaria Marchesi e Fabio Cani.
BULGAROGRASSO, Sala Consigliare, ore 21
proiezione del documentario NELL ‘ANTIFASCISMO LE RADICI DELLA RESISTENZA. STORIE DI SOVVERSIVI COMASCHI
CANTU’, Salone dei Convegni, ore 21
CRISI GLOBALE E LIBERTA’. LA TRANSIZIONE CLIMATICA TRA AMBIENTE E SOCIETA’. Interviene Massimo Lepratti.
CANZO, Sala grande Palazzo Tentorio, ore 21
LA RESISTENZA NEL TRIANGOLO LARIANO. Appunti per una Resistenza non violenta. Interviene Daniele Corbetta, Istituto Storico Comasco.
Giovedì 14 aprile, alle ore 21, all’ Arci Mirabello di Cantù.
Il primo appuntamento della sezione Anpi Mariano-Cantù per il 77° anniversario della Liberazione sarà al circolo Arci Mirabello di Cantù, giovedì 14 aprile, alle 21, con la presentazione della birra “La Staffetta”, creata da un progetto sociale e antifascista della storica fabbrica autogestita Rimaflou e dal Birrificio Alma.
Il Comitato nazionale ANPI, eletto dal Congresso di Riccione, nella riunione di oggi 12 aprile a Roma, ha provveduto alla nomina degli organismi dirigenti nazionali
Il Comitato nazionale ANPI, eletto dal Congresso di Riccione, nella riunione di oggi a Roma con all’ordine del giorno la nomina degli organismi dirigenti nazionali, ha confermato, con solo 2 astenuti su 37 membri, Gianfranco Pagliarulo Presidente nazionale ANPI.
Sono stati nominati anche i Vicepresidenti nazionali e i membri della Segreteria nazionale
E’ con profonda commozione che comunichiamo la scomparsa di Giuseppina Galli, moglie del compagno Corrado Lamberti, deceduto appena due anni fa.
Ai figli Simone e Lucio e a tutti i familiari di Giuseppina e Corrado, il Comitato provinciale di Como e tutti gli iscritti all’ Anpi esprimono le loro più sincere condoglianze.
Carissima, dolcissima Giusy… noi volevamo tenerti qui, ma tu volevi volare tra le stelle col tuo Corrado. Dietro ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna. (G.F.)
Il 4 aprile 2022 l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha diffuso il seguente comunicato: “L’ANPI condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’ONU e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili. Questa terribile vicenda conferma l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra e al furore bellicistico che cresce ogni giorno di più”.
“Questo comunicato è osceno, e infanga i valori della Resistenza”, è l’incipit del commento di Paolo Flores d’Arcais, direttore di “MicroMega”, mentre a me è parso un comunicato di buon senso, e di civile rigore. In un editoriale sul sito della rivista, invece di sostenere la linea della ricerca della verità, Flores la dà per assodata, e chiede, dopo una profluvie di insulti ai dirigenti ANPI e di volgarità contro i russi, reclama una Norimberga per processarli (e poi? pena di morte?): un editoriale di una rozzezza e di una violenza che può fare invidia ai fogli più osceni del bellicismo italiota.
E meno male che Flores si è sempre presentato come il campione del razionalismo neoilluministico! Ma che cosa chiedeva Romain Rolland nel 1914 quando si scatenò nel mondo della cultura, in tutta Europa, la canea bellicistica? Chiedeva agli intellettualie di stare “al di sopra della mischia”, non al di fuori, ma al di sopra, cercando di non cedere alle passioni nazionali, e di non perdere il lume della ragione critica. E che cosa invocava Antonio Gramsci, negli anni di quella stessa guerra? La necessità della verità: ad ogni costo.
Flores non ha dubbi, e “l’eccidio” di Timisorara, e la provetta del falso antrace di Colin Powel, e le fosse comuni qua e là attribuite ai nemici di turno di USA-NATO, non gli hanno insegnato nulla, a quanto pare. Lui la verità ce l’ha in tasca. Lui rappresenta la razionalità laica. E incarna la Verità e forse il Verbo. Aveva ragione il compianto padre Ernesto Balducci quando nel 1991 denunciava le “disavventure della cultura laica”: anche allora c’era stata la levata di scudi dei guerrafondai che incitavano a combattere il nuovo “feroce Saladino”, come veniva presentato Saddam Hussein. Allora il papa (Karol Woytila) si schierò clamorosamente, convintamente, contro la guerra (“Fermatevi, in nome di Dio!”, forse qualcuno lo ricorderà), contro l’aggressione USA-NATO all’Iraq. E nessuno gli diede retta, come oggi nessuno dà retta a papa Francesco, a cominciare dai nostri governanti pronti a farsi il segno della croce, a genuflettersi e a cospergersi di acquasanta, e parlare di “valori”, alludendo a quelli incarnati da Gesù Cristo. Allora, Flores e “MicroMega” furono in prima fila contro il papa e per la guerra. Un editoriale di quell’epoca, firmato da Flores, mentre gli occidentali bombardavano un popolo, recitava: “Pacifismo, papismo, fondamentalismo: la santa alleanza contro la modernità”. La modernità, invero, era proprio l’Iraq, un Paese progredito, il più “moderno” tra i Paesi arabi, che oggi, dopo le due aggressioni di Bush padre (1991) e di Bush figlio, del 2003, è un Paese a pezzi e dove la vita umana non vale più nulla. Lo stesso dicasi per Afghanistan, Siria, Libia…
Ovunque l’Occidente (USA-NATO-UE) abbia deciso di “esportare la democrazia” ha portato l’inferno. E in tutti quei casi la propaganda è stata decisiva per giustificare interventi militari ingiustificabili. Quelle distruzioni, quei morti, ricadono anche sulla testa di intellettuali che hanno incitato, hanno approvato, hanno sostenuto. Stupisce che un libero pensatore, un ammiratore di Voltaire, perda in modo così plateale proprio il lume della ragione e si scateni contro l’ANPI, rifiutando precisamente l’esercizio della ragione. E si lasci andare a frasi inaccettabili, ricorrendo a termini di una pesantezza sconcertante. Paolo, ma che ti è accaduto? Il tuo odio per Putin ha accecato la ragione? Che cosa chiede l’ANPI? Quello che ogni persona di buon senso, in particolare chi fa professione di intellettuale, dovrebbe avere. Chiede di evitare di cadere una volta ancora nelle trappole della propaganda, chiede una commissione indipendente di inchiesta, come la stessa ONU, ridestatasi dal letargo, ha proposto, e come la Federazione Russa ha richiesto a sua volta. (Non del Tribunale dell’Aja, la cui attendibilità è del tutto dubbia). E allora? Era il caso di scatenarsi così platealmente contro l’ANPI? Aggiungo che già il titolo è assurdo e offensivo (Le Fosse Ardeatine!) e la richiesta di un nuovo Processo di Norimberga per i russi colpevoli! Dunque di nuovo il ricorso alla facile analogia storica che assimila Putin a Hitler, i russi non ai tedeschi, bensì ai nazisti. E tutto quello che stanno facendo e hanno fatto per un quindicennio gli ucraini, contro le popolazioni del Donbass, non dovrebbe essere preso in considerazione? E le torture e le violenze, stupri compresi, praticati ora, non nel 2014, dall’esercito ucraino e non solo dal Battaglione Azov, torture e violenze documentate, non vanno tenute in nessun conto? Ma come si può smarrire in tal modo il senso critico? Persino l’impaginazione con una foto del presidente ANPI, Gianfranco Pagliarulo, un po’ buffa, vorrebbe essere uno sberleffo volgare. E come non sottolineare che Flores nella sua violenta e sgangherata requisitoria si lasci andare a espressioni di un razzismo insopportabile? Ecco un esempio della sua prosa, degna di Giampaolo Pansa quando denigrava i partigiani: “Le “truppe ‘asiatiche’ di Putin”, i russi “macellai”, massacratori, violentatori, i quali “costretti a ripiegare perché respinti dalla resistenza eroica delle inferiori armi ucraine, sfogano sui civili inermi la loro bestiale frustrazione di “liberatori” mancati, la loro mostruosa rabbia di “trionfatori” sconfitti: trucidare vecchi, violentare donne prima di sterminarle, e l’orrore vieta di dire il destino di alcuni bambini”.
In calce pubblico l’intero articolo. E dico a Flores: Caro Paolo, certo, su “MicroMega” hai ospitato anche voci dissenzienti, ma questo tuo Editoriale per quanto mi riguarda è talmente orrendo, che mi sento obbligato a rompere ogni rapporto con la rivista, dopo 18 anni di collaborazione strettissima. Se questo è l’antifascismo, e non quello dell’ANPI, io sto con l’ANPI (o con la sua parte maggioritaria, che difende i valori della pace); se la tua è manifestazione di esercizio critico della ragione, io me ne dissocio. E ti dico che tu hai voltato le spalle a quella cultura del dubbio critico che mi ha insegnato il mio Maestro Bobbio.
Il testo dell’intervista dell’ANSA a Gianfranco Pagliarulo: “C’è un pregiudizio di alcune persone e alcune aree contro l’Anpi. È triste constatare come da settimane ci sia un avvelenamento del dibattito pubblico, un’isteria che prende a bersaglio chi ha opinioni diverse o si suppone le abbia. Non è un problema dell’Anpi ma della democrazia del nostro Paese“
Ucraina: Anpi, sappiamo chi è l’aggressore, ma serve commissione
(ANSA) – ROMA, 05 APR – “Sappiamo benissimo chi è l’aggressore, l’abbiamo sempre denunciato e condannato, anzi siamo stati probabilmente tra i primi a condannare l’invasione. Ma serve comunque una commissione d’inchiesta neutrale per appurare i fatti e specifiche responsabilità”. Così Gianfranco Pagliarulo, torna a parlare con l’ANSA del massacro di Bucha, in Ucraina. “Con quasi ogni certezza – continua – sono stati i russi. Ciò non toglie la necessità di una commissione per appurare le responsabilità specifiche in capo al comandante o altri ufficiali. Non mi pare una cosa da poco. Ci dev’essere un processo prima di una condanna”. “La nostra stessa dichiarazione l’ha fatta il segretario dell’Onu Guterres ma nessuno ha avuto nulla da ridire – specifica Pagliarulo -. C’è un pregiudizio di alcune persone e alcune aree contro l’Anpi. È triste constatare come da settimane ci sia un avvelenamento del dibattito pubblico, un’isteria che prende a bersaglio chi ha opinioni diverse o si suppone le abbia. Non è un problema dell’Anpi ma della democrazia nel nostro Paese, così si indebolisce il libero dibattito”. (ANSA).
PD/ S0A QBXB
++ Anpi, il 25 aprile anche con bandiere pace e Ucraina ++
ROMA
(ANSA) – ROMA, 05 APR – “Sfileremo anche con le bandiere della pace e sicuramente ci saranno anche quelle dell’Ucraina. Saranno le benvenute”. Così il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, parla con l’ANSA del tradizionale corteo per la festa della Liberazione, in programma il 25 aprile. (ANSA).
L’ANPI condanna fermamente il massacro di Bucha, in attesa di una commissione d’inchiesta internazionale guidata dall’ONU e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili. Questa terribile vicenda conferma l’urgenza di porre fine all’orrore della guerra e al furore bellicistico che cresce ogni giorno di più.
Camminata per la Pace contro ogni guerra e occupazione!!!!Ritrovo al parcheggio del porto di Gera Lario alle ore 13:30 e percorso sulla ciclopedonale. Arrivo a Dongo in piazza Paracchini. Per chi non volesse o potesse fare tutto il percorso si può aggregare strada facendo.Facciamo sentire anche la nostra voce per un mondo di Pace!!!!
Il testo del documento conclusivo approvato nella seduta del 27 marzo e una nota sul documento congressuale che verrà reso pubblico dopo il lavoro redazionale di modifica
Il 17° Congresso Nazionale dell’ANPI
approva la relazione morale del Presidente Gianfranco Pagliarulo e la relazione finanziaria predisposta dal Comitato nazionale;
approva altresì la relazione presentata dalla Commissione Politica del Congresso;
esprime piena soddisfazione per lo svolgimento dell’Assise congressuale, per l’ampiezza e la qualità del dibattito, per la libertà e la franchezza che lo ha caratterizzato e che testimonia eloquentemente la generale, convinta condivisione dei princìpi di unità, autonomia, pluralismo su cui si reggono la vita e l’attività dell’ANPI, nonché la generosa passione etico-civile e il responsabile impegno che animano gli iscritti all’Associazione;
sottolinea il significato e il valore della partecipazione al Congresso degli esponenti delle forze politiche, delle confederazioni sindacali, delle Istituzioni civili e religiose, del mondo dell’associazionismo democratico. La loro stessa presenza e la qualità degli interventi pronunciati hanno costituito un riconoscimento dell’autorevolezza dell’ANPI e dell’importanza del suo ruolo nella vita democratica del Paese, oltre a rappresentare un momento alto di confronto politico e culturale, tanto più rilevante perché ha messo in evidenza, al di là delle posizioni diverse e distinte su alcuni aspetti dell’attualità, la comune fedeltà ai princìpi e ai valori della Costituzione e, dunque, l’ estensione e la profondità delle radici antifasciste della Repubblica.
Si è chiuso, la mattina del 27 marzo a Riccione, il congresso nazionale dell’Anpi con la relazione del presidente Gianfranco Pagliarulo, la votazione dei nuovi organismi dirigenti, la votazione dei documenti conclusivi.
Pagliarulo ha concluso il dibattito ricordando che il Congresso nazionale dell’Anpi ha visto la presenza di moltissimi ospiti che hanno contribuito ad arricchire il dibattito. Il congresso ha dimostrato concretamente come siano falsate le notizie apparse sulla maggioranza dei mass media presentando un congresso diviso. L’Anpi è un’associazione che vive di unità e pluralismo. Pagliarulo si è chiesto il perché di questa rappresentazione: «perché fa paura e a chi? L’Anpi ribadisce la ferma condanna dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la piena solidarietà alle popolazioni colpite dalla guerra, la concreta disponibilità all’accoglienza dei profughi ma, al contempo, ribadisce anche la contrarietà all’invio delle armi e all’aumento delle spese militari. Così come non smetterà di battersi per la pace». Su questo ha aggiunto Pagliarulo non siamo soli: basta pensare alle parole di Papa Francesco e a come sia stato oscurato dai media.
Per il resto l’Anpi conferma il suo impegno sui temi già oggetto dei documenti congressuali, degli interventi dei delegati e dalla relazione introduttiva. Per dirla con uno slogan, l’Anpi conferma il suo surplus di impegno civile sui temi della persona, del lavoro, della socialità. Ribadisce il suo impegno antifascista, per una memoria attiva e per la piena attuazione della Costituzione.
Concludendo la sua relazione Pagliarulo ricorda le parole di un writer milanese: chi semina nel vento farà fiorire il cielo.
Si è poi passati alla votazione dei nuovi organismi dirigenti: Comitato Nazionale, Presidente onorario riconfermando Carlo Smuraglia, e approvati all’unanimità con 6 astensioni.
Anche i documenti nazionali e la relazione di Gianfranco Pagliarulo sono stati approvati all’unanimità con 20 astensioni. Il canto corale di Bella ciao ha concluso il congresso. [Renato Tettamanti, ecoinformazioni]
Si è svolta ieri, 19 marzo 2022, alle ore 15, la terza e ultima riunione per votare il rinnovo della Segreteria Provinciale.
Accanto ai nomi di Manuel Guzzon, Guglielmo Invernizzi, Antonio Proietto e Fiorella Villa entrano a far parte della Segreteria i compagni Antonio Conte e Renato Tettamanti.
Ai nuovi eletti la nostre più vive congratulazioni.
Il testo dell’intervento del Presidente nazionale ANPI al dibattito con Luigi Manconi andato in onda alle ore 10:10 di oggi nel corso del programma “Tutta la città ne parla” su Rai radio 3. Il Presidente ha anche annunciato l‘adesione dell’Associazione alla manifestazione del 12 marzo a Firenze
La legittimità e la necessità della resistenza ucraina non sono assolutamente in discussione. La questione è: dov’è la linea rossa che può allargare il conflitto fino a scatenare una guerra mondiale? Fino a che punto possiamo aiutare la Resistenza ucraina diminuendo o sventando questo rischio? Secondo noi l’invio di armamenti da parte del nostro Paese può essere interpretato da Putin come atto di co-belligeranza. Sottolineo che questa non è una preoccupazione solo dell’ANPI e del movimento della pace: trovo, per esempio, molte coincidenze di opinione negli articoli di Mario Giro su Domani, di Franco Venturini sul Corriere della sera, di Gianfranco Pasquino sempre su Domani. Per non parlare di un recente sondaggio in base al quale il 76 per cento degli italiani non sono d’accordo con l’invio delle armi in Ucraina. Non dimentichiamoci poi che l’aggressione criminale di Putin dura da 14 giorni e che in 14 giorni l’UE non è stata in grado di mettere in campo una decisiva azione di trattativa per riportare la pace. Questo è il lavoro urgente da fare e annuncio che l’ANPI aderirà alla manifestazione del 12 marzo a Firenze. Concludo sul paragone tra resistenza ucraina e la resistenza italiana: mi pare del tutto sbagliato perché gli aiuti ai partigiani italiani provenivano da forze che erano in guerra da anni. Se facciamo questo paragone dobbiamo dedurre che l’Italia è oggi in guerra con la Russia: un pericoloso falso, evidentemente.
Dichiarazione del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, a seguito delle polemiche innescate ieri contro l’Associazione
L’attacco all’ANPI è un attacco al movimento per la pace. Leggo oggi su alcuni giornali un insieme di fake news e di diffamazioni, come per esempio un titolo su Il Tempo online: “I partigiani dell’ANPI abbracciano Putin: legittime le bombe sull’Ucraina”, di cui si occuperà il nostro ufficio legale per valutare gli estremi di una querela.
Ricapitoliamo. Il 24 febbraio, poche ore dopo l’invasione russa, esce un comunicato che inizia così: “La Segreteria nazionale dell’ANPI condanna fermamente l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa. È un atto di guerra che nega il principio dell’autodeterminazione dei popoli, fa precipitare l’Europa sull’orlo di un conflitto globale, impone una logica imperiale che contrasta col nuovo mondo multipolare, porta lutti e devastazioni”.
Qualsiasi persona normale intende che l’ANPI condanna l’invasione senza se e senza ma.
Il 22 febbraio, poche ore dopo il riconoscimento unilaterale del Donbass da parte di Putin, l’ANPI denuncia: “Siamo a un passo dal baratro. A chi governa la Russia, gli Stati Uniti, l’Ucraina, i Paesi dell’Unione Europea, il nostro stesso Paese, chiediamo un atto di responsabilità e di saggezza. Prima che sia troppo tardi. Il delirio bellicista va sconfitto dalla forza tranquilla di Paesi e popoli” e aggiunge “Il riconoscimento dell’indipendenza del Donbass da parte della Russia può portare il mondo a un passo dalla guerra ed è l’ultimo, drammatico atto di una sequenza di eventi innescata dal continuo allargamento della NATO ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”.
Con buona pace di tanti critici, il 22 febbraio era molto difficile condannare un’invasione avvenuta il 24 febbraio. Si trattava di stigmatizzare il riconoscimento unilaterale del Donbass individuando le ragioni per cui si era giunti a tale gravissimo gesto. Tali ragioni sono fra l’altro (ma non solo) il continuo allargamento della NATO ad est, cioè uno dei tanti errori commessi dopo la caduta del muro. Questa critica è propria di un ampio arco di politici e di personalità che avevano colto da tempo i pericoli di una politica occidentale di crescente confronto-scontro con la Federazione russa, cogliendo assieme, giustamente, il carattere autocratico del governo di Putin.
Né è un mistero che dopo Maidan hanno imperversato in Ucraina bande armate naziste come Pravy Sector e Svoboda (primo nome: Partito socialnazionalista ucraino) e che da otto anni è in corso una guerra civile che vede Kiev bombardare il Donbass con l’esito di alcune decine di migliaia di morti. Una guerra di cui per otto anni si è parlato pochissimo sui media italiani.
Da ciò la nostra richiesta di un riconoscimento dell’autonomia del Donbass, previsto dai mai applicati accordi di Minsk, come unico modo per sventare la secessione, unilateralmente riconosciuta da Putin.
Far finta che tutto ciò non sia mai successo, rimuovere l’evidenza, negare gli errori vuol dire indebolire il fronte della pace. La pace può vincere solo raffreddando le tensioni attuale col negoziato e la trattativa, e più in generale con una politica che garantisca la sicurezza dell’UE e della Federazione russa. Biden ha affermato ieri che l’alternativa alle sanzioni è la terza guerra mondiale. Le sanzioni sono probabilmente necessarie, ma ancor più probabilmente insufficienti. Se falliscono andiamo allegramente verso la guerra mondiale?
Siamo tutti uniti nel condannare aspramente l’invasione russa, ma c’è chi si mette l’elmetto e chi non se lo mette. L’ANPI e il movimento per la pace non se lo mettono, perché la guerra sarebbe una catastrofe per l’umanità. L’Italia deve stare lealmente e se necessario criticamente nella NATO. Ma le posizioni “fieramente atlantiste” non aiutano. È difficile spegnere un fuoco versandoci sopra benzina.
A ben vedere la posizione dell’ANPI e del movimento per la pace è molto semplice: no all’aggressione, immediato ritiro delle truppe russe, immediato cessate il fuoco, negoziato internazionale. Qualcuno forse dimentica che l’Italia ripudia la guerra.
Gianfranco Pagliarulo – Presidente nazionale Anpi.
Presidio sabato 26 febbraio dalle ore 11 in piazza Pace (piazza Vittoria) a Como.
Presidio per la neutralità attiva dell’ Italia
La situazione in Ucraina sta destando enorme preoccupazione. Noi, associazioni, Reti, Comuni e singoli cittadini, che in questi anni ci stiamo impegnando per portare avanti percorsi di sensibilizzazione e educazione alla pace e di soluzioni nonviolente dei conflitti sul territorio comasco, insieme ai movimenti pacifisti italiani e di altri Paesi, DICIAMO NO ALLA GUERRA, alla violenza e all’ uso delle armi, nei Paesi ai confini dell’ Europa come in tutte le zone del mondo in cui ci sono guerre e violazioni dei diritti.
Chiediamo all’ Italia e all’ Europa di prendere iniziative urgenti e significative da una posizione di neutralità attiva, per ottenere una de-escalation immediata della tensione e avviare la ricerca di un accordo politico negoziato nel rispetto della sicurezza e dei diritti di tutte le popolazioni coinvolte, chiarendo la propria indisponibilità a sostenere avventure militari che aumenterebbero le spese militari a danno di altre spese più necessarie e urgenti.
Hanno aderito a questo appello Acli, Anpi provinciale, Anteas, Arci, Auser provinciale, Caritas diocesana, CGIL Como, CISL dei Laghi, Como Senza Frontiere, Coordinamento Comasco per la Pace, CSV Insubria, Donne in nero, Ecoinformazioni, Emergency, Interagire, Ipsia, Mese della Pace Como, Missionari Comboniani Rebbio, Tavolo interfedi, Trapeiros Emmaus Erba, Uil del Lario.
Si è tenuto ieri, presso lo Spazio Gloria di via Varesina, il Congresso Provinciale Anpi di Como, in vista del XVII Congresso Nazionale Anpi, che si terrà a Riccione nei giorni 24-25-26-27marzo prossimi.
Erano presenti, oltre al presidente Anpi Provinciale Guglielmo Invernizzi, al segretario Provinciale Antonio Proietto e al rappresentante dell’ Anpi Nazionale Loris Maconi, i 27 delegati delle sezioni Anpi della provincia di Como.
Durante il congresso è stato proiettato un video, realizzato dai compagni Renato Tettamanti, Claudio Critelli e Manuel Guzzon con la collaborazione di Yuri Guzzon, sugli antifascisti comaschi degli anni 20-30.
I lavori si sono svolti dalle ore 9,30 fino alle ore 19 e sono terminati con l’approvazione di due emendamenti al Documento Nazionale e un ordine del giorno, redatto dai delegati.
Incaricati di rappresentarci al Congresso Nazionale sono stati votati Antonio Proietto, Manuel Guzzon e Renato Tettamanti.
La sezione Anpi di Mariano Comense-Cantù, con il patrocinio del Comune di Mariano Comense, organizza un incontro con lo storico Eric Gobetti per capire le ragioni che spinsero le popolazioni del confine italo-sloveno a fronteggiarsi in modo spietato durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Ingresso libero, si raccomandano green pass e mascherina FFP2.
Commento dell’ Osservatorio democratico sulle Nuove Destre.
Sono stati tutti condannati in primo grado dal Tribunale di Como i tredici membri del Veneto fronte skinehads che la sera del 28 novembre 2017, con metodo squadrista, fecero irruzione in una riunione del movimento Como Senza Frontiere, all’interno del Chiostrino di Santa Eufemia, in centro città, obbligando con violenza e minacce i volontari ad ascoltare la lettura di un comunicato che stigmatizzava l’attività di assistenza ai migranti portata avanti dall’associazione. Undici di loro si sono visti comminare una pena di un anno e otto mesi, mentre per altri due la condanna è stata di un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione. L’accusa era di violenza privata, articolo 610 c.p. che punisce con la reclusione fino a 4 anni «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa». L’azione dei naziskin era stata con tutta evidenza preordinata ed organizzata a livello centrale, facendo convergere su Como militanti provenienti da Brescia, Genova, Piacenza, Varese, Lodi e Mantova. Solo tre erano comaschi. Anche l’età degli imputati risultava significativa, con uno solo sotto i trent’anni, diversi ultraquarantenni e un 53enne. Tutti già noti per il loro attivismo. Tra questi anche chi in precedenza era stato condannato in via definitiva a 6 anni 2 mesi per tentato omicidio e lesioni gravi nei confronti di due ragazzi, uno dei quali, ferito al viso, è rimasto sfregiato per sempre. Fatto avvenuto nel 2009 nel Piacentino. Ma è stato dalle perquisizioni e, soprattutto, dalle memorie di computer e telefoni cellulari, che sono emersi gli elementi più inquietanti dell’intera inchiesta: manifesti di eventi in memoria di soldati nazisti, foto di Hitler e di Mussolini, di svastiche e di raduni di nostalgici impegnati nel saluto romano. Oltre alle parti lese anche l’Anpi e l’Arci erano state ammesse come parti civili. L’eventuale risarcimento potrà essere valutato in separata sede. La sigla del Veneto Fronte Skinheads ha accompagnato in Italia fin dalle origini il fenomeno naziskin. Attivo come gruppo dal 1985, da quando aggregandosi attorno ad alcune bande di nazi-rock di Vicenza si pose l’obiettivo della costruzione di un circuito musicale dai connotati esplicitamente razzisti. Dopo essersi formalmente costituito come associazione culturale nel gennaio 1991, progettò la nascita di un nuovo soggetto, denominato Base autonoma, non più solo confinato al Veneto. Strinse rapporti con associazioni analoghe presenti in altre città, tra le altre, Azione Skinhead a Milano, e avviò stretti legami con alcune frange del neofascismo a partire dal Movimento politico. Si allacciarono contatti anche a livello internazionale, tra gli altri, con il Ku Klux Klan e gli ustascia. L’intenzione era quella di suscitare in Italia un’ondata xenofoba. Il Vfs ha fin dall’inizio fatto esplicita professione di razzismo, riconoscendo come propri maestri Giovanni Preziosi, Alfred Rosenberg, Jiulius Evola, Corneliu Codreanu, Léon Degrelle e Ante Pavelic. L’ammirazione per il Terzo Reich hitleriano, i suoi leaders e i suoi simboli, continua ancor oggi, quando ormai a dirigere l’associazione si è fatta avanti una nuova leva, tra questi i militanti di Como.
“Oggi alle 17,30 il Tribunale di Como ha finalmente condannato i 13 fascisti appartenenti al Fronte Veneto Skinheads che il 28 novembre 2017 irruppero durante un’ assemblea della rete di Como Senza Frontiere, di cui anche l’ Anpi fa parte, obbligando i presenti ad ascoltare la lettura di un delirante comunicato contro la pratica dell’accoglienza dei migranti.
La sentenza di oggi, che condanna a pene variabili da uno a due anni di carcere tutti i partecipanti, è salutata con soddisfazione da tutto l’antifascismo comasco. E’ la prima volta che nella nostra città , nonostante i tanti esposti presentati per fatti altrettanto gravi, come l’ annuale manifestazione fascista di Dongo, si arriva al pronunciamento di una condanna, questa volta per violenza privata, la prossima speriamo per tentata ricostruzione del partito fascista.
E’ di ieri la notizia che fascisti nostrani hanno imbrattato il lavatoio di Albate con svastiche naziste e frasi offensive. L’ ANPI spera e crede che le forze dell’ordine e la magistratura siano in grado di porre fine a questo continuo insulto alla memoria di tante vite spese in difesa della libertà, grazie alle quali l’ Italia vive da quasi ottant’anni in democrazia.
27 GENNAIO 2022. Ricordiamo tre eroici deportati del comasco.
Giuseppina Panzica, nata a Caltanisetta nel 1905, sposata con il finanziere in congedo Salvatore Luca e madre di quattro figli, abitò con la famiglia a Ponte Chiasso, in via Vela, 1. Nell’orto della sua casa c’era una rete che separava il confine italiano con quello svizzero. Giuseppina e il marito facevano parte del gruppo clandestino Fra.Ma, un’ associazione che si occupava di far espatriare clandestinamente ebrei in fuga e perseguitati politici.
Gavino Tolis , nato il 4 febbraio 1919 a Chiarimonti in provincia di Sassari, prestava servizio alla frontiera di Ponte Chiasso ed era entrato in contatto con la famiglia Luca già nel setembre 1943.
Entrato nel mirino per le sue idee antifasciste, Salvatore Luca venne inviato a lavorare in Germania con i due figli maggiori. Giuseppina Panzica, rimasta sola con i due figli più piccoli, diventa così protagonista, con Gavino Tolis, di tanti atti eroici facendo passare attraverso uno squarcio praticato nella rete dell’ orto documenti riservati e tanti fuggiaschi, salvando decine di vite.
Purtroppo, probabilmente per una delazione, Tolis e Panzica vennero arrestati nell’ aprile del 1944 e avviati nei campi di concentramento. Gavino Tolis purtroppo non farà mai più ritorno, finendo i suoi giorni a Mauthausen il 28 dicembre 1944. A lui venne conferita, nel 2010, la Medaglia d’ Oro al Merito Civile alla memoria. Giuseppina Panzica venne invece destinata a Ravensbruck, da cui ritornò solo nell’ ottobre 1945, duramente provata fisicamente per le privazioni e le torture subite.
Morì a Como nel 1976, e la sua storia venne a lungo ignorata. Solo grazie all’ interessamento del tenente colonnello della Guardia di Finanza Gerardo Severino, anche Giuseppina Panzica ricevette, nel 2018, la Medaglia d’Oro al Merito Civile.
Il maresciallo Paolo Boetti venne arrestato nel maggio 1944 mentre trasportava la somma di 325.000, che doveva consegnare all’ebreo Vittorio Levi in Svizzera. Anche lui fu destinato al lager di Mauthausen, ma fortunatamente potè fare ritorno alla sua casa di Torriggia il 26 giugno 1945. Morì a Ravenna nel 1965. Gli fu conferita la Medaglia d’ Oro al Merito Civile nel 2016.
Persone semplici e generose, che preferirono ascoltare il richiamo della loro coscienza anzichè obbedire ad ordini ingiusti, a cui dobbiamo eterna riconoscenza.
Il 26 gennaio alle ore 21,00 al Teatro Nuovo di Rebbio, in vista della Giornata della Memoria, il comitato provinciale dell’Anpi di Como ha deciso di proporre lo spettacolo musicale La sonata di Auschwitz – Musica e politica dal fascismo alla shoah 1938 – 1945 con il violinista Maurizio Padovan.
Nel novembre del 1944 si costituisce nella provincia di Como la prima Brigata GAP-SAP di collina e pianura, con l’intento di organizzare il recupero di materiale ed armi, il prelevamento di ostaggi al fine di scambi con capi partigiani, volantinaggi e distribuzione di stampe clandestine. Questa organizzazione prevede la partecipazione di molti giovani di Camerlata, Lipomo, Albate, Cantù ed Erba, sotto il comando di Mario Tonghini ” Stefano”, e di cui fanno parte, fra gli altri, Luigi Ballerini, Enrico Cantaluppi e Elio Marzorati ” Rosa”. La sera del 22 gennaio 1945, Luigi Ballerini, di anni 19, della brigata Gap/Sap “P.A. Perretta”, e l’ex carabiniere Enrico Cantaluppi, di 21 anni, tentarono la cattura del maggiore della GNR Mario Petrovich, per poi scambiarlo con l’allora segretario del PCI di Como, Dante Gorreri, catturato il giorno precedente. Il comandante della GNR, informato da una spia, allertò le guardie fasciste che attesero l’arrivo dei due giovani; i due partigiani furono facilmente arrestati e condotti nella caserma di via Lambertenghi. Sottoposti per due giorni ad atroci torture, Ballerini e Cantaluppi eroicamente non parlarono e alle 5 del mattino del 24 gennaio 1945, condotti in Via Barelli, lungo il torrente Cosia a Como (allora aperto), nei pressi della Officina del Gas, vennero fucilati.
Sono i partigiani Giuseppe e Angelo Selva, di Cima di Porlezza, Livia Bianchi, partigiana combattente, Ennio Ferrari del Fronte della Gioventu’, di 17 anni, l’ operaio Gilberto Carminelli e Angelo Capra.
Dopo lunghi mesi di lotta sulle montagne, ormai stremati, spinti dalla fame e dal freddo intensissimo di quell’inverno del 1945 i sei scendono nella notte del 20 gennaio a Cima di Porlezza, per rifugiarsi temporaneamente nella baita di un antifascista parente dei Selva. In seguito a una delezione la baita viene circondata dai fascisti e, dopo un breve scontro a fuoco, ingannati dalla promessa di avere salva la vita, i sei partigiani si arrendono.
Invece vengono disarmati, percossi e avviati, in quella gelida alba del 21 gennaio 1945, lungo un sentiero ripido che porta al cimitero di Cima, sulla collina. Vano il tentativo del parroco del paese di salvare loro la vita. Giunti sul luogo della fucilazione a Livia Bianchi, in quanto donna, venne proposto di avere salva la vita, ma la giovane rifiutò fieramente, preferendo morire con i suoi compagni. Per questo gesto le verrà conferita la Medaglia d’Oro.
Nato a Bellagio il 7 gennaio 1916, di carattere ardente, generoso e impetuoso, Teresio Olivelli frequentò le prime classi elementari a Bellagio e sucessivamente a Zeme (PV), nella casa paterna dove ritornò con la famiglia in seguito a problemi economici. Rimase però sempre legato al suo Lario, dove trascorse ogni anno le vacanze estive in casa dell’amatissimo zio, parroco di Tremezzo. Studente brillantissimo, dopo il Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del prestigioso collegio Ghislieri.
Laureatosi nel novembre 1938, si trasferì all’Università di Torino come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Qui Olivelli iniziò una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo fu finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Nel 1939 vinse i Littorali ( manifestazioni culturali destinate a giovani universitari) sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza.
Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca, divenne segretario dell’Istituto di Cultura fascista, dove però operò effettivamente per soli otto mesi. Due soggiorni in Germania bastarono a far nascere in lui le prime diffidenze verso il Regime. Nonostante ciò, allo scoppio della guerra, decise di partire per il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio Olivelli, con il suo carattere fiero e coraggioso, non volle considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desiderò inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, fu fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta.
Nel 1940 venne nominato ufficiale degli alpini: come sottotenente di complemento della Divisione “Tridentina”. Successivamente, Olivelli chiese di andare volontario nella guerra di Russia. Era pervaso da un’idea dominante: essere presente fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del dolore e della morte.
Nel vedere gli orrori della ritirata dell’ VIII Armata italiana, Olivelli si fece sempre più critico e distante nei confronti del fascismo, vedendone le aberrazioni attuate dalla brutale logica di guerra.
Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, mentre tutti cercavano una via di fuga e di salvezza, egli si fermò a soccorrere ii soldati feriti, con personale gravissimo rischio. Tanti alpini salvati e rientrati in Italia gli devono la vita.
Nella primavera del 1943, decise di abbandonare definitivamente la brillante carriera “romana” e ritornò a dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del collegio Ghislieri, dove aveva studiato, avendo vinto il concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo. Aveva solo 26 anni, fu il più giovane rettore d’Italia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Olivelli, che con il 2° Reggimento Artiglieria alpina si trovava di stanza a Vipiteno, venne fatto prigioniero dai tedeschi. Rifiutatosi di combattere al fianco dei nazisti, venne arrestato e deportato in Germania. Il 20 ottobre riuscì però ad evadere dal campo di Markt Pongau e raggiunse Udine dopo una lunga fuga solitaria. Ospitato da un famiglia friulana giusto il tempo di riprendersi, il giovane aderì alla Resistenza bresciana., collaborando alla costituzione delle “Fiamme Verdi”, formazioni partigiane di impronta cattolica.
Nel febbraio 1944 fondò il giornale “ Il Ribelle” e, pur nella clandestinità, elaborò programmi di ricostituzione della società dopo la tragedia del fascismo e della guerra.
Nelle pagine de “Il Ribelle” egli esprime il suo concetto di Resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze il senso della dignità umana, il gusto della libertà.
Scrisse in quel periodo la famosa preghiera “Signore facci liberi”, comunemente detta “Preghiera del ribelle”; in questo testo egli definì se stesso e i suoi compagni “ribelli per amore”
Venne arrestato a Milano il 27 aprile 1944. A San Vittore comincia il calvario delle torture, che continuano nel campo di Fossoli. L’ 11 luglio 1944 il suo nome fu inserito nella lista di 70 prigionieri che dovevano essere fucilati il giorno successivo, ma anche questa volta Olivelli riuscì a fuggire, nascondendosi nei magazzini del campo. Scoperto, dopo diversi tentativi di fuggire da Fossoli ,venne deportato nel campo Bolzano-Gries, e quindi in Germania, a Flossenburg e poi a Hersbruck. Sulla sua casacca venne cucito, insieme al triangolo rosso dei politici, anche il disco rosso cerchiato di bianco dei prigionieri che hanno tentato la fuga, e che quindi devono ricevere un trattamento più duro e spietato, se possibile.
Potrebbe, data la sua conoscenza del tedesco, avere accesso ad un lavoro meno duro, ma ancora una volta il suo desiderio di stare con gli ultimi, di aiutare i più disperati, lo spinse a dare tutto sé stesso per la salvezza degli altri, esercitando il dovere della carità verso il prossimo fino all’eroismo, intervenendo sempre in difesa dei compagni percossi, rinunciando alla razione di cibo in favore dei più deboli e malati.
Resistette coraggiosamente e senza mai piegarsi alla repressione nazista, difendendo la dignità e la libertà. Questo atteggiamento suscitò nei suoi confronti l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli inflissero dure e continue percosse. Ai primi di gennaio del 1945, intervenuto in difesa di un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, venne colpito con un violento calcio al ventre, in conseguenza del quale morì il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni.
Il suo corpo fu bruciato nel forno crematorio di Hersbruck.
Teresio Olivelli sarà ricordato sabato 15 gennaio a Tremezzo alle ore 17,00 davanti al monumento che lo ritrae nella piazzetta della chiesa di San Lorenzo.
A Bellagio alle ore 10,00 ci sarà un breve corteo dalla chiesa di San Giorgio ( vicino al municipio) fino alla chiesa di San Giacomo.
Giovedì 23 dicembre sarà anche il 78° anniversario della fucilazione di Giancarlo Puecher, prima medaglia d’ oro della Resistenza. Purtroppo, in ottemperanza alle restrizioni anti-Covid, dovute all’ aggravamento dei contagi, il ricordo di Puecher organizzato dalla sezione Monguzzo e territorio erbese, è stato annullato.
Questa è l’ ultima foto fatta a Giancarlo Puecher, medaglia d’ oro della Resistenza.
Fu fucilato il 23 dicembre, antivigilia di Natale, nel cimitero nuovo di Erba. Aveva 20 anni. Prima di morire volle abbracciare e salutare tutti i presenti, rincuorando e perdonando tutti.
Si doveva dare l’esempio. Esempio che sortì nei fatti l’effetto contrario, determinando ancora di più alla lotta contro il fascismo la parte migliore dell’Italia, che nei valori condivisi trovò la forza di ribellarsi.
Riportiamo qui l’ultima lettera di Giancarlo Puecher, scritta poche ore prima di essere fucilato.
21 dicembre 1943
Muoio per la mia patria. Ho sempre fatto il mio dovere di cittadino e di soldato. Spero che il mio esempio serva ai miei fratelli e compagni. Iddio mi ha voluto, accetto con rassegnazione il suo volere. Tutti i miei averi vadano ai miei fratelli e a Elisa Daccò. Vorrei che sul mio avviso mortuario figurassero i miei meriti sportivi e militari. Non piangetemi, ma ricordatemi a coloro che mi vollero bene e mi stimarono. Viva l’Italia. Raggiungo con cristiana rassegnazione la mia mamma che santamente mi educò e mi protesse nei vent’anni della mia vita. L’amavo troppo la mia patria non la tradite e voi tutti giovani d’Italia seguite la mia via e avrete il compenso della vostra lotta ardua nel ricostruire una nuova unità nazionale. Perdono a coloro che mi giustiziano, perché non sanno quello che fanno e non pensano che l’uccidersi tra fratelli non produrrà mai la concordia. Vorrei lasciare L 5000 alla mia guida alpina Motele Vidi di Madonna di Campiglio. L 5000 al mio allenatore di sci Giuseppe Francopoli di Cortina. L 5000 a Luigi Conti e L 1000 a Vanna De Gasperi, Berta Dossi, Rosa Barlassina. Il mio guardaroba ai miei fratelli e a Pussi Aletti, mio indimenticabile compagno di studi. L 1000 alla Chiesa di Lambrugo. Il mio anello d’oro ricordo della povera mamma a Papà, il braccialetto a Ginio e l’orologio Universal a Gianni. Alla zia Lia Gianelli una mia spilla d’oro con pietra. Un ricordo delle mie gioie alle mie cugine e a Elisa. Stabilite una somma per messe in mio suffragio e per una definitiva sistemazione pacifica della patria nostra. A te papà vada l’imperituro grazie per ciò che sempre mi permettesti di fare e mi concedesti. Elisa si ricordi del bene che le volli e forse non sufficientemente apprezzò. Ginio e Gianni siano degni continuatori delle gesta eroiche della nostra famiglia e non si sgomentino di fronte alla mia perdita, i martiri convalidano la fede in una vera idea. Ho sempre creduto in Dio e perciò accetto la sua volontà. Baci a tutti Giancarlo Puecher Passavalli
Nel 77° anniversario della morte, giovedì 23 dicembre ricorderemo il commissario politico Enrico Caronti, barbaramente trucidato dalle milizie fasciste. Lo faremo a Menaggio alle ore 11.00 e a Blevio alle ore 14,30, deporremo una corona e terremo un breve ricordo nelle due località. Si raccomanda mascherina e distanziamento secondo le regole anti-Covid.
I promotori dell’appello “Uniamoci per salvare l’Italia“
(tra cui ANPI, ARCI, Libera, Cgil, Cisl, Uil, Sardine, PD e M5S)
scrivono al Presidente Draghi: “Sciogliere subito le organizzazioni
neofasciste”. Il testo dell’appello con le firme
I promotori dell’appello “Uniamoci per salvare l’Italia“
(tra cui ANPI, ARCI, Libera, Cgil, Cisl, Uil, Sardine, PD e M5S)
scrivono al Presidente Draghi: “Sciogliere le organizzazioni
neofasciste”.
Il testo dell’appello con le firme:
APPELLO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
SCIOGLIERE SUBITO LE ORGANIZZAZIONI NEOFASCISTE
Prima che sia troppo tardi. L’assalto alla sede nazionale della Cgil
avvenuto il 9 ottobre 2021 e l’aggressione al pronto soccorso del
Policlinico, preceduti da gravi atti riguardanti le sedi periferiche
della Cisl e della Uil ci portano a porle un tema, che risulta oramai
improcrastinabile: lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste come
previsto dalla XII Disposizione finale della Costituzione e prescritto
dalla legge Scelba del 1952.
Lo scioglimento è da anni richiesto da un vasto arco di forze, ad oggi senza risultato.
Siamo altresì allarmati dai ripetuti attacchi alla libertà di
informazione che sono giunti fino all’aggressione a coloro che
esercitano il diritto di cronaca.
Chiediamo il massimo impegno da parte del governo e di tutte le
istituzioni della Repubblica, per contrastare fermamente la deriva a cui
stiamo assistendo in Italia ed in Europa, dove proliferano movimenti di
chiaro stampo fascista, nazista, antisemita, nazionalista e xenofobo.
Pensiamo che la nostra azione debba andare a stimolare l’Unione Europea
nelle azioni di contrasto più efficaci contro questi comportamenti che
tentano di minare alla base i consessi democratici dei singoli Paesi.
Dopo il 9 ottobre Lei ha annunciato la costituzione di un gruppo di
studio sulla tematica dello scioglimento delle organizzazioni
neofasciste. Non siamo a conoscenza del lavoro svolto da tale gruppo, ma
ci teniamo a sottolineare la cristallina chiarezza del secondo comma
dell’art. 3 della legge Scelba ove, in merito a tali organizzazioni, si
afferma che nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo
deve adottare il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni
mediante decreto-legge.
Peraltro Camera e Senato nella seconda metà di ottobre hanno approvato due analoghe mozioni in cui si richiede lo scioglimento.
Siamo certi di trovare in Lei un sostenitore, attento e sensibile ai
valori dell’antifascismo. Siamo però allarmati, visto il grave disagio
sociale che attraversa il Paese, dall’aumento della povertà, economica,
educativa, abitativa, dalle opportunità di lavoro troppo sporadiche
rispetto alle legittime aspirazioni dei giovani e più in generale dei
cittadini tutti: quando le persone si sentono sole, senza risposte sui
temi caldi della vita di tutti i giorni, possono essere preda degli
slogan vuoti e semplicistici; siamo allarmati dalla spavalda arroganza,
dalla violenza verbale e materiale dei gruppi neofascisti. Servono
risposte che aiutino le persone a sentirsi parte integrante della
società, a sentirsi incluse. La democrazia è sorgente di libertà,
solidarietà, eguaglianza. E la storia dimostra che la democrazia si
conquista ogni giorno ed “insieme”: non è mai conquistata una volta per
tutte. La democrazia sarà più forte se si difende sia attraverso la
conoscenza, la cultura, la formazione, sia con la rigorosa applicazione
della Costituzione e delle sue leggi di attuazione.
Per queste ragioni Le rivolgiamo un accorato appello: il governo
proceda immediatamente allo scioglimento di tutte le organizzazioni
neofasciste ed avvii contestualmente una forte politica di contrasto ai
nazismi, ai fascismi ed ai razzismi.
Prima che sia troppo tardi.
ANPI • ACLI • ANED • ANPPIA • ARCI • Articolo 1 • Articolo 21
• ARS • CGIL • CISL • Comitati Dossetti • CDC • CUS • Federazione dei
Verdi • FIAP • FIVL • Fondazione CVL • Istituto Alcide Cervi •
Legambiente • Libera • Libertà e Giustizia • M5S • PD • PRC • Rete della
Conoscenza • 6000sardine • Sinistra Italiana • UIL • UDU
Si è svolta oggi la conferenza stampa promossa dal Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza: “A quando lo sciolgimento delle organizzazioni fasciste?“. Hanno preso la parola Gianfranco Pagliarulo (ANPI), Serena Colonna (ANPPIA), Mariapia Garavaglia (ANPC), Dario Venegoni (ANED), Massimo Villone, costituzionalista. La videoregistrazione integrale di Radio Radicale
“Dopo l’assalto alla Cgil, dopo le
mozioni alla Camera e al Senato, dopo l’annuncio della creazione di un
gruppo di esperti, non è successo nulla. Intendiamo rompere questo
silenzio: torniamo a chiedere decisamente e formalmente al Governo lo
scioglimento di Forza Nuova e delle altre organizzazioni fasciste”. Così
ha esordito il Presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo
nella conferenza stampa di oggi promossa dal Forum delle Associazioni
antifasciste e della Resistenza. “Lo prevede la legge Scelba – ha
proseguito Pagliarulo – L’applicazione della legge non può essere
condizionata dalle opportunità politiche, bisogna procedere con la
massima urgenza”. Serena Colonna, segretaria generale
dell’ANPPIA ha lanciato un appello ai Sindaci neo-eletti: “Si promuovano
nei territori, come fatto altrove, regolamenti che stabiliscano che gli
spazi pubblici vengono concessi solo ad organizzazioni che si
riconoscono nel valori dell’antifascismo e che dunque ripudiano il
fascismo. Fare questo significa ribadire il valore democratico delle
Istituzioni”. Su quello che si sta gravemente muovendo nel Paese ossia
sulle infiltrazioni fasciste nei movimenti no-vax e sulla
strumentalizzazione della memoria da parte anche di rappresentanti delle
istituzioni è intervenuto Dario Venegoni, presidente
nazionale dell’ANED: “C’è un brutto clima in giro. Ci tengo a denunciare
i vertici di orrore insopportabili che abbiamo raggiunto: è noto il
vergognoso post del consigliere leghista di Lissone contro Liliana
Segre; ebbene in virtù dell’art. 54 della Costituzione, noi chiediamo le
sue dimissioni. Le scuse sono state tardive e inaccettabili. Bisogna
ripulire le istituzioni da queste presenze”. Maria Pia Garavaglia,
presidente nazionale dell’ANPC, ha lanciato una proposta legislativa:
“Occorre emendare la normativa sulla toponomastica introducendo il
divieto di intitolare vie piazze a personaggi compromessi col regime
fascista, coi suoi crimini. Le città sono le nostre case e non si può
permettere che vengano illuminate figure rappresentative di valori che
contrastano con la Costituzione”. “Il Governo non può tacere” – ha
sottolineato il costituzionalista Massimo Villone – si
sono verificati fatti gravissimi che richiedono una decretazione
d’urgenza di scioglimento di Forza nuova a meno che il Governo non
voglia nascondersi dietro gli esperti che ha incaricato”. Sulla
decretazione d’urgenza si sono espressi positivamente anche i deputati
Andrea De Maria e Emanuele Fiano e la Senatrice Monica Cirinnà presenti
alla conferenza stampa.
L’Associazione nazionale ex deportati di Sesto San Giovanni e
di Monza piange il suo presidente. Nella giornata di sabato 13 novembre
è morto Giuseppe Valota, 83 anni, storico presidente dell’Aned di Sesto
San Giovanni e di Monza, oltre che componente del consiglio nazionale
dell’associazione.
Valota era figlio di un operaio sestese. Era un bambino quando nel
1944 il suo papà venne deportato in seguito agli scioperi dei
lavoratori, e assassinato a pochi km dal campo di concentramento di
Mauthausen.
Giuseppe Valota ha dedicato tutta la sua vita alla lotta contro il
nazifascismo. Ha organizzato viaggi nei campi di sterminio, ha promosso
incontri nelle scuole, ha dato vita il progetto del Trattato di
Amicizia tra Sesto San Giovanni e Langhenstein, sottocampo di Mauthausen
dove sono morti quasi cento cittadini di Sesto San Giovanni. Inoltre ha
scritto anche diversi libri.
Cordoglio anche del sindaco di Sesto Roberto Di Stefano che, sul suo
profilo Facebook, ha scritto: “Sesto perde un grande uomo, impegnato e
appassionato, che lascia un enorme vuoto nella nostra città, ma non
solo. Ha speso gran parte della sua vita a documentarsi su quegli anni
bui, ripercorrendo le storie dei deportati politici e dando alle stampe
diversi libri richhe di testimonianze significative. Un grande
esempio”.
Nella giornata di oggi, domenica 14 novembre, nella sede dell’Aned di
Sesto San Giovanni (via Dei Giardini 14) dalle 15 alle 17 sarà
possibile portare un saluto a Valota. Verrà poi comunicata anche la data
e l’orario dei funerali.
Comunicato della Segreteria
nazionale ANPI a seguito della notizia della revoca da parte del
Consiglio regionale del Piemonte del patrocinio ad una iniziativa a
Fondoce con lo storico torinese
La Segreteria nazionale ANPI si
associa pienamente alla solidarietà della Sezione di Verbania a Eric
Gobetti oggetto di fatto di una grave censura da parte del Consiglio
regionale del Piemonte che ha revocato il patrocinio all’iniziativa di
stasera “Fascismo, guerra e foibe” promossa dalla Casa della Resistenza
di Fondotoce e che avrà come protagonista lo storico torinese.
Comunicato congiunto a seguito dell’incontro svoltosi il 3 novembre fra il Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” – rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, e la Segreteria Nazionale ANPI, alla presenza dei rispettivi presidenti Paolo Pezzino e Gianfranco Pagliarulo
ISTITUTO NAZIONALE
FERRUCCIO PARRI E ANPI UNITI CONTRO LA DELEGITTIMAZIONE DELLA STORIA E
PER UN RINNOVATO IMPEGNO CIVILE E CULTURALE
Comunicato congiunto
Si è svolto il 3 novembre un incontro fra il Consiglio
d’Amministrazione dell’Istituto Nazionale “Ferruccio Parri” – rete degli
istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, e la
Segreteria Nazionale ANPI, alla presenza dei rispettivi presidenti Paolo
Pezzino e Gianfranco Pagliarulo.
Nell’incontro, che è avvenuto in un clima di intesa e di piena
collaborazione, si è manifestata una comune preoccupazione per la
situazione generale del Paese, soffermandosi fra l’altro sui fenomeni
relativamente diffusi di odio sociale, xenofobia, nazionalismo,
antiscientismo, complottismo, all’interno dei quali germoglia il
consenso verso organizzazioni propriamente fasciste.
Assieme, si sono segnalati, da parte di alcune istituzioni
rappresentative come Regioni e Comuni, inquietanti episodi di contrasto
alla libera ricerca e di imposizione di una presunta verità storica, in
realtà subordinata all’interesse politico, anche in conseguenza delle
due gravissime mozioni approvate nel recente passato dal Consiglio
regionale del Friuli Venezia Giulia e successivamente del Veneto, in cui
si istituzionalizza la censura, si impone il pensiero unico e si
rifiuta il libero dibattito.
Si è inoltre avvertita con preoccupazione la presenza di un
drammatico analfabetismo di ritorno nella coscienza civile, un
analfabetismo della memoria che mette in discussione valori consolidati e
che richiede un rilancio, a cominciare dalla scuola e dalle giovani
generazioni, della formazione pubblica della cultura della memoria anche
con nuove forme.
Al tema dell’analfabetismo, cioè dell’ignoranza, si connette il tema
dell’indifferenza, e cioè della mancata percezione delle lezioni del
passato sulle vicende del presente e della conseguente carenza di
sensibilità civile. Va rilanciata la qualità della cittadinanza anche
utilizzando le scadenze del calendario civile per mettere a valore le
parole chiave.
Nella consapevolezza delle diverse missioni statutarie dell’Istituto
Nazionale Ferruccio Parri e dell’ANPI – la ricerca storica il primo e la
centralità della memoria il secondo – ma anche delle convergenti e
conclamate affinità ideali – la valorizzazione della Resistenza e dei
princìpi dell’antifascismo –, si è convenuto sull’opportunità di
un’agenda di lavoro autonoma, e non – cioè – di mera risposta agli
eventi della quotidianità politica e sociale; a questo proposito si è
proposto di intensificare la programmazione di iniziative comuni,
pratica consueta da decenni, mettendo a fuoco in prima approssimazione,
fra gli altri, alcuni temi: la ricerca sull’attuale toponomastica
fascista in Italia, lavoro già avviato dall’Istituto; la ricerca sulla
“guerra alle donne” (violenze, torture, omicidi) da parte del
nazifascismo; la ricerca sulle attuali tendenze alla delegittimazione
della storia attraverso la sua riscrittura faziosa e intollerante.
Si è inoltre auspicato un incontro assembleare dei rappresentanti
dell’Istituto e dell’Associazione al fine di socializzare i suddetti
temi e di stringere ancor di più i rapporti fra il Parri e l’ANPI.
Si è infine sottolineata l’esigenza di un coinvolgimento nel comune
lavoro dell’Istituto e dell’Associazione, delle rispettive strutture
locali, in piena coerenza con le importanti esperienze di stretta
collaborazione avvenute in passato, che vanno rafforzate ed estese.
La Segreteria nazionale ANPI stigmatizza il voto di ieri al Senato sul ddl Zan come un atto che colpisce pesantemente il cammino dei diritti.
Con il coraggio del voto segreto, una esultante rappresentanza di
senatori e senatrici ha affossato di fatto il percorso di un
provvedimento legislativo necessario a contrastare bullismi e violenze
lesive della dignità umana.
Aver consentito un voto tagliola per rinviare di altri sei mesi la
discussione di merito su un testo già approvato all’inizio di novembre
dello scorso anno alla Camera e su articoli discussi e ridiscussi a
lungo nella Commissione Giustizia del Senato, sottoposti da mesi ad
azioni ostruzionistiche, ha fatto cadere la maschera di chi brandisce e
sbandiera strumentalmente libertà di coscienza a danno di diritti
inalienabili delle persone.
Quel che è certo è che con il voto a maggioranza di ieri, coprendo e
sdoganando pulsioni oscurantiste, retrive ed omotransfobiche, si è
consumato, come per lo “ius soli”, un ennesimo strappo con la coscienza
civile di questo Paese.
La Segreteria nazionale ANPI, nel deplorare il
volgare mercanteggiamento politico a danno di diritti inalienabili delle
persone ha sostenuto e continuerà a sostenere ogni iniziativa ispirata
al rispetto della dignità umana e volta a combattere discriminazioni e
violenze.
Sulla prima pagina del quotidiano il manifesto del 22 ottobre 2021, commento del presidente nazionale ANPI al voto in Senato sullo scioglimento delle organizzazioni fasciste
“Come si fa ad essere pienamente
soddisfatti dell’ordine del giorno approvato ieri in Senato a proposito
dello scioglimento delle organizzazioni neofasciste? Esso impegna il
governo “a valutare le modalità per dar seguito al dettato
costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del partito
fascista”.
Valutare le modalità? La legge Scelba prevede che, ove non vi sia
ancora una sentenza che abbia accertato la riorganizzazione del partito
fascista, “nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo,
sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’articolo 1,
adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante
decreto-legge”. Non si tratta quindi di “valutare le modalità”, cosa che
fra l’altro il governo sta già facendo, ma di impegnare il governo allo
scioglimento, data l’evidenza del caso straordinario di necessità e
urgenza nella fattispecie dell’assalto alla sede della Cgil nazionale e
del Pronto Soccorso.
Fra l’altro da anni avvengono aggressioni e violenze da parte di
membri di Forza Nuova e più in generale delle organizzazioni
neofasciste. Ci sono tutti i presupposti di legge (art.1 della legge
Scelba) per intervenire tramite decreto, e cioè la matrice fascista,
l’uso sistematico della violenza, il pericolo effettivo per la
democrazia, la ragione eversiva. In presenza di tali presupposti non c’è
solo il potere, ma – mi pare – anche il dovere del governo di
sciogliere l’organizzazione neofascista, perché l’urgenza
dell’intervento non consente di attendere i tempi della giustizia
penale.
Sono inoltre francamente stupito della non partecipazione al voto
del centrosinistra, con l’eccezione di Leu, sull’odg del centrodestra
che attribuirebbe alla legge Scelba un potere di scioglimento nei
confronti – come si legge nel testo del centrodestra – di “movimenti di
ogni ispirazione politica che esaltano la violenza come metodo di lotta
politica”, ignorando che il titolo della legge è “Norme di attuazione
della XII Disposizione transitoria e finale” che si riferisce
esclusivamente al partito fascista. E questo per l’ovvio motivo che
l’Italia ha subito un ventennio di sangue, di guerra e di dittatura a
causa del fascismo.
Altra cosa è, nella mozione del centrodestra, la giusta citazione
dell’art. 270 del Codice penale che sanziona ogni associazione
sovversiva. Il punto, però, è che nella mozione del centrodestra si
“bilancia” l’aggressione alla sede Cgil, ridotta per di più ad “alcune
decine di individui”, con l’elenco di cinque circostanze di disordini,
veri o presunti, riconducibili all’area cosiddetta antagonista, senza
alcun accenno alle centinaia di episodi di violenza da parte di
neofascisti, neonazisti, razzisti che da tempo si susseguono nel nostro
Paese, e che l’Anpi ha da più di due anni segnalato alla Procura della
Repubblica con un apposito esposto e con tanto di allegati.
La mozione del centrodestra non vede ciò che è sotto gli occhi di
tutti nelle forme più diverse: dalle aggressioni fisiche alla insistita
apologia del fascismo da parte di personaggi non solo da cabaret –
persino il falconiere della Lazio che saluta col saluto romano! – ma
anche delle istituzioni, come consiglieri comunali e assessori
regionali, per non parlare del verminaio messo in luce dall’inchiesta
Fanpage.
L’odg del centrodestra, detto in due parole, sembra dia un colpo
al cerchio ed uno alla botte, senza una esplicita, chiara e specifica
assunzione di responsabilità nei confronti del neofascismo. Ciò che si
rifiuta è il riconoscimento esplicito e definitivo che il pericolo reale
per la democrazia oggi è costituito da fascismi, nazismi, razzismi e
nazionalismi. Un’altra buona occasione persa dalla destra italiana. Ed
allora, perché il centrosinistra non ha partecipato al voto?“
Il 26 ottobre al Teatro Argentina di Roma, evento in ricordo della Presidente nazionale ANPI Carla Nespolo nel primo anniversario della sua scomparsa. Si invitano gli iscritti che volessero partecipare a contattare la segreteria.
Annunciamo con profonda tristezza la repentina scomparsa del compagno partigiano combattente Ugo Fasola.Da sempre iscritto ad honorem alla nostra sezione, il 2 giugno 2015 aveva ricevuto dal Prefetto la Medaglia della Resistenza consegnata a tutte le partigiane e a tutti i partigiani comaschi come riconoscimento per la partecipazione attiva alla lotta di Liberazione contro il nazifascismo.Un grande e forte abbraccio al nipote di Ugo Fasola, Tommaso, membro del comitato direttivo della nostra sezione.
ANPI sezione di Como “Perugino Perugini”
Il Direttivo dell’ANPI Provinciale di Como si unisce al dolore di Tommaso e dei familiari di Ugo Fasola.
Il testo approvato dal presidente nazionale, dal presidente emerito, dai vicepresidenti, dalla segreteria nazionale ANPI al termine di una riunione straordinaria
Al termine di una riunione
straordinaria, il presidente nazionale, il presidente emerito, i
vicepresidenti, la segreteria nazionale ANPI hanno approvato il seguente
appello:
APPELLO PER UNA GRANDE PARTECIPAZIONE POPOLARE ALLA
MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIFASCISTA PER IL LAVORO E LA DEMOCRAZIA DEL
16 OTTOBRE
I gravissimi fatti di sabato 9 ottobre a Roma sono stati
organizzati, pianificati in modo dettagliato e addirittura annunciati da
Forza Nuova; per questo sono un esplicito segnale d’allarme.
Le violenze avvenute, in particolare l’inaudita occupazione della
sede nazionale della Cgil, a cui va la nostra incondizionata
solidarietà, seguita dall’odioso e barbaro assalto al Pronto Soccorso
del Policlinico Umberto I, rappresentano un salto di qualità nella
strategia della eversione nera e richiedono una risposta ferma e
durissima da parte di ogni struttura dello Stato. Siamo vicini a tutti
gli agenti di polizia feriti negli scontri ed agli operatori sanitari
aggrediti.
Richiamiamo il governo al suo compito imprescindibile di difesa
dell’ordine democratico, della salvaguardia della sicurezza dei
cittadini, della tutela delle sedi della vita associata.
Da tempo l’ANPI nazionale ha denunciato la natura eversiva delle
organizzazioni neofasciste, da tempo ha segnalato la strumentalizzazione
da parte di tali organizzazioni nei confronti del malessere sociale
causato dalla crisi; da anni, infine, l’ANPI, assieme a un vasto
schieramento democratico, ha sollecitato le autorità competenti a
provvedere allo scioglimento delle formazioni neofasciste, come
sostanzialmente imposto dalla XII Disposizione finale della Costituzione
e specificamente previsto dall’art. 3 della sua legge di attuazione
(legge Scelba, 645 del 20 giugno 1952). Vanno in ogni caso assunti
immediatamente provvedimenti cautelari di sospensione delle attività di
tali organizzazioni. Invochiamo inoltre la massima speditezza e
intransigenza nell’iter processuale per i reati di apologia e di
ricostituzione del partito fascista.
È giunto il momento di far sentire la forza della democrazia italiana.
Riteniamo encomiabile lo sdegno di tanta parte del Paese, delle
forze sociali e politiche, anche oltre i tradizionali schieramenti, e
pensiamo che davanti al pericolo eversivo sia necessaria un’unità
davvero larga. Assieme, denunciamo i silenzi e l’ambiguità dell’estrema
destra italiana che, dopo aver tardivamente ostentato un antifascismo di
facciata, nega l’evidenza della matrice fascista dell’assalto di
sabato.
Ma non basta: occorre operare compiutamente per liberare ogni
istituzione dello Stato italiano sia dalle infiltrazioni fasciste, sia
dalle eventuali connivenze, e contrastare il pesantissimo malessere
sociale su cui puntano i fascisti per scardinare il sistema democratico.
Per questo occorre aprire subito una nuova stagione della
democrazia italiana che metta al centro il tema del lavoro e della
dignità della persona, contrastare la solitudine sociale e ogni forma di
odio e di rancore e bandire definitivamente qualsiasi suggestione di
tipo fascista. La strada è tracciata in modo palese dalla Costituzione,
ancora in troppe parti inapplicata.
A questi fini è necessario che si estenda nel Paese un rinnovato,
eccezionale movimento unitario contro il fascismo, per l’espansione
della democrazia e della partecipazione popolare, un movimento che
raccolga l’insegnamento della Resistenza quando, col comune obiettivo
della sconfitta del nazifascismo e della rinascita del Paese, si unirono
forze fra loro diverse ed eterogenee dalla cui convergenza nacque
quella Costituzione che oggi occorre integralmente e finalmente attuare.
Questo è lo spirito con cui lanciamo un appello al Paese affinché
si realizzi la più ampia partecipazione organizzata alla mobilitazione
nazionale promossa da CGIL, CISL e Uil per sabato 16 ottobre. Il 25
aprile 1945 il popolo italiano riscattò l’Italia sconfiggendo il
nazifascismo. Oggi il popolo italiano saprà respingere qualsiasi
tentativo di minare la repubblica democratica e antifascista.
Domani, 10 ottobre, dalle ore 10 alle ore 12 davanti alla Camera del Lavoro di Como.
Cari amici e compagni, il grave attacco di Forza Nuova alla CGIL a Roma merita da parte di tutti una risposta la più grande e partecipata possibile.
Invitiamo tutti i nostri iscritti e i dirigenti delle sezioni a non mancare domani, 10 ottobre dalle ore 10 alle ore 12 al presidio davanti alla Camera del Lavoro in via Italia Libera, in segno di solidarietà e vicinanza alla CGIL e al mondo sindacale.
Domenica 3 ottobre alle 15.30 in piazza Cavour a Como si terrà la nuova marcia di Como senza frontiere.
La manifestazione è da cinque anni il segnale dell’impegno della rete
delle associazioni accanto alle persone migranti, per un radicale
cambiamento nel modo di percepire e gestire il fenomeno epocale delle
migrazioni, che nei suoi aspetti globali investe anche il territorio
comasco, territorio di frontiera e di transito.
«In occasione della marcia e della giornata che ricorda le stragi nel
Mediterraneo, avremmo voluto mettere in evidenza soprattutto quanto
abbiamo cercato di fare in questi cinque anni, a partire dalla
“fatidica” estate del 2016 alla stazione di Como – spiegano gli
organizzatori – Ma la recentissima e scandalosa sentenza a carico di Mimmo Lucano, che in questi anni è stato uno dei punti di riferimento della cultura dell’accoglienza in Italia e non solo, ci
impone di mettere in primo piano la nostra ferma protesta contro quella
che consideriamo una “vendetta politica”, coscienti che è essenziale
per continuare il lavoro che, come rete, insieme a tante altre realtà a
sostegno delle persone migranti, abbiamo cercato di svolgere. L’invito a
tutte e tutti è quello di partecipare alla marcia, per rendere evidente
che la vicenda di Mimmo Lucano non riguarda solo un piccolo paese della Calabria ma tutte e tutti noi, un intero mondo che non può essere né condannato né fermato».
«La manifestazione – concludono gli organizzatori – sarà comunque il
momento per iniziare il percorso di approfondimento e di crescita che
stiamo progettando per i prossimi mesi, partendo dal primo incontro con il gruppo di ResQ, la nave dell’attivismo e dell’associazionismo che ha recentemente affiancato Mediterranea, che dovrebbe tenersi il prossimo 15 ottobre».
Alla rete Como senza frontiere aderiscono decine di associazioni:
Aifo Como, Anpi Monguzzo, Anpi provinciale Como, Arci Como,
Arci-ecoinformazioni, Associazione artistica Teatro Orizzonti
inclinati, Associazione Culturale Territori-Natura Arte Cultura,
Associazione Migrante Como-Milano, Associazione Par Tüc, Associazione
Luminanda, Baule dei suoni, Cgil Como, Comitato comasco antifascista,
Comitato Como Possibile Margherita Hack, Como accoglie, Cooperativa
Garabombo, Coordinamento comasco per la Pace, Coordinamento comasco
contro l’omofobia, Donne in nero Como, Emergency Como, +Europa Lario,
Giovani comunisti Como, I Bambini di Ornella, Baule dei suoni,
Italia-Cuba Como, L’altra Europa Como, L’isola che c’è, Libera Como,
Medici con l’Africa Como, Missionari comboniani di Como e Venegono,
Potere al Popolo Como e provincia, Prc/Se provinciale Como, Scuola di
italiano di Rebbio, Sinistra Italiana Como, Unione degli studenti Como,
Volontari della Parrocchia di Rebbio, tante e tanti altri.
Dichiarazione del Presidente
nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo. “Attendiamo com’è doveroso di
leggere la sentenza. È però evidente che la condanna abnorme contraddice
radicalmente la vicenda di un uomo che ha sempre aiutato gli ultimi e
non si è mai arricchito”
Siamo sconvolti per la notizia della
condanna a Mimmo Lucano cui inviamo solidarietà e vicinanza. Un Sindaco
che per sensibilità personale e dovere costituzionale ha fatto
dell’accoglienza e dell’integrazione la marca del suo impegno.
Attendiamo com’è doveroso di leggere la sentenza. È però evidente che la
condanna abnorme contraddice radicalmente la vicenda di un uomo che ha
sempre aiutato gli ultimi e non si è mai arricchito. Ribadendo la
fiducia nella magistratura e sottolineando la presunzione di innocenza
fino alla sentenza definitiva, l’ANPI tutta confida nei successivi gradi
di giudizio, in una positiva risoluzione di questa dolorosissima
vicenda giudiziaria
“Da Perugia ad Assisi: la nostra strada”: l’ANPI aderisce alla Marcia per la Pace
30 Settembre 2021
Il testo dell’adesione dell’ANPI nazionale alla Marcia Perugia-Assisi del 10 ottobre 2021
Come sempre, l’ANPI sarà
alla Marcia per la Pace (10 ottobre 2021), per portare testimonianza,
impegno e proposte affinché finalmente la pace diventi il primo punto
dell’agenda politica di tutti i Paesi del mondo.
LA GUERRA NON È LA SOLUZIONE. LA GUERRA È IL PROBLEMA. Lo
dimostra la storia, la memoria, la vita. Pensiamo agli ultimi
vent’anni: Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Medio Oriente. Il bilancio è
catastrofico: decine di migliaia di morti, distruzioni, violenze di
ogni genere. Sono stati dissolti Stati sovrani, come la Libia, causando
per di più l’emigrazione di milioni di persone. Troppe volte abbiamo
assistito ad aggressioni militari che, dietro la facciata della difesa
dei diritti umani o della presunta esportazione della democrazia,
rivelavano volontà neocoloniali e imperialistiche.
L’ORRORE DELLA GUERRA SI AGGIUNGE ALLA TRAGEDIA DELLA PANDEMIA.Invece
dell’unità dei popoli e delle nazioni davanti a questa calamità che
colpisce il genere umano, invece di una pratica di nuova solidarietà,
per esempio per le vaccinazioni, assistiamo alla sorda opposizione delle
multinazionali alla sospensione dei brevetti sui vaccini, col risultato
che nei Paesi poveri i vaccinati per una sola volta sono una
percentuale irrilevante.
GUERRA FREDDA? NO GRAZIE. Dopo il disastro
dell’invasione americana in Afghanistan ed il ritiro delle truppe Usa da
quel territorio, non solo i talebani sono al potere più forti di prima,
ma Biden usa toni minacciosi e inquietanti nei confronti di altre
potenze mondiali e regionali, evocando un clima da guerra fredda e
facendo rimanere alta la tensione internazionale.
F35? MEGLIO I CANADAIR. Il risultato è una nuova
corsa mondiale agli armamenti proprio quando quelle ingentissime risorse
dovrebbero essere utilizzate per contrastare il riscaldamento climatico
ed arginare i suoi terribili effetti. Un esempio su tutti: il nostro
Paese ha speso e continua a spendere somme ingentissime per l’acquisto
dei caccia F35, aerei da combattimento per azioni di attacco, mentre la
gestione della flotta di proprietà dello Stato dei pochissimi Canadair,
essenziali per contrastare gli incendi che stanno devastando la
penisola, è stata affidata a società private.
C’è bisogno di una svolta radicale nei rapporti internazionali. C’è
bisogno di una svolta radicale nel nostro Paese. i partigiani hanno
lottato per un mondo di pace. L’Italia ripudia la guerra. Lo dice la
Costituzione.
Voltiamo pagina finalmente e mettiamo al primo posto la pace, la difesa dell’ambiente e la lotta contro ogni diseguaglianza.
Cerimonia in memoria di Alfonso ed Erminio Lissi al cimitero di Rebbio.
La Memoria è prima di tutto ricordo delle persone e dei fatti; è quel filo invisibile, ma tenacissimo che tiene unite le comunità e costituisce un elemento fondamentale della vita di un popolo.
Al doloroso ricordo dei caduti per la libertà, dobbiamo unire la
conoscenza della Resistenza che fu un’esperienza collettiva fatta da
tante persone di origine diversa, di storia e formazione politica
diverse.
Tenera
viva la Memoria per conservare quel patrimonio ideale, che ha portato
l’Italia a sconfiggere il nazifascismo, avviando una nuova stagione di
libertà. Tenera viva la Memoria per ricordare che dal sacrificio di
tante e tanti è maturata la consapevolezza che poi ci ha dato la
Costituzione nettamente antifascista, costruita sulle radici della
democrazia, della solidarietà e dei diritti sociali e individuali.
Per questi motivi, ti invitiamo a partecipare sabato
2 ottobre 2021 alle ore 10.30 presso il cimitero del quartiere di
Rebbio (Como) in via Ennodio, alla commemorazione del compagno
partigiano Alfonso Lissi, caduto durante lo scontro a fuoco contro i militi fascisti nella cosiddetta “battaglia di Lenno” il 3 ottobre 1944.
Con l’occasione, ricorderemo idealmente tutte le partigiane e i partigiani caduti per la libertà e in special modo Erminio Lissi, partigiano combattente comasco.
Lo scorso anno, proprio in autunno, l’aumento dei casi di contagio da COVID 19 ci aveva costretto ad annullare l’iniziativa FRAUENLIEBE UND LEBEN, opera di Schumann prevista ad Albese. Fu una scelta dolorosa ma giusta vista l’escalation della pandemia.
DOMENICA 10 OTTOBRE alle ore 16, al CENTRO CIVICO FABIO CASARTELLI di ALBESE CON CASSANO riproporremo questa bella iniziativa! AMORE E VITA DI DONNA: Marta Fumagalli mezzosoprano e ElenaStrati al pianoforte ci faranno scoprire le emozioni della buona musica.
Sarà un concerto in onore delle donne che vogliamo dedicare in particolare alle donne Afghane
Messaggio della Segreteria nazionale ANPI per la manifestazione del 18 settembre a Firenze (Fortezza da Basso, ore 15) indetta dai lavoratori della GKN
La Segreteria nazionale ANPI
esprime piena solidarietà ed appoggio alle lavoratrici e ai lavoratori
della GKN in lotta, che sabato 18 settembre daranno vita ad una nuova,
grande manifestazione a Firenze contro i 422 licenziamenti comunicati a
luglio dalla multinazionale britannica, oggi proprietà di un fondo
americano. È intollerabile il cinismo e l’arroganza con cui padroni con
poteri giganteschi ma senza volto si rivolgono ai dipendenti
sconvolgendo le loro vite, per di più senza alcuna logica industriale.
In conclamato svilimento dei principi costituzionali, chi lavora è
trattato peggio di una merce, che si compra, si vende o di cui ci si
disfa in modo arbitrario ed antisociale. La dignità della persona, il
rispetto del lavoro e la giustizia sociale sono fra i cardini delle
ragioni della Resistenza italiana a cui si è ispirata la Costituzione e
l’intera costruzione dell’edificio democratico italiano. L’intero Paese
si unisca alla lotta dei lavoratori GKN e di tutte le altre aziende,
spesso multinazionali, che stanno licenziando. Non è così che si
costruisce la rinascita dell’Italia.
Nel 90° anniversario
dell’obbligo per i docenti universitari di giuramento di fedeltà al
fascismo, l’ANPI realizzerà tra settembre e dicembre delle conferenze
negli atenei dove insegnavano i 12 docenti che si rifiutarono di giurare
perdendo la cattedra e il diritto alla liquidazione e alla pensione. Il
VIDEO di presentazione dell’iniziativa
La Legge Casati del 1859 non
prescriveva alcun giuramento speciale per i professori universitari,
equiparati agli altri impiegati dello Stato. Veniva richiesto a tutti un
giuramento di fedeltà al re e allo Statuto. Anche la riforma del 1923
ad opera del ministro Giovanni Gentile prevedeva questa formula, pena
decadenza: “Giuro di essere fedele al Re e ai suoi Reali successori, di
osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, di
esercitare l’ufficio di insegnante e adempiere tutti i doveri accademici
col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla
Patria”. La fascistizzazione della scuola e della cultura viene avviata
con la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali del Fascismo
(Bologna, 1925) e si conclude nell’agosto 1931, quando i professori
universitari furono costretti a giurare fedeltà al regime.
In una nota a Mussolini del 1929, lo stesso Gentile scrive: “Con una
breve aggiunta alla formula vigente potrà, come ho avuto l’onore di
esporre a voce, risolvere la questione delicata e ormai urgente della
fascistizzazione delle Università Italiane”. Si ritiene dunque che fu
lui tra i promotori dell’aggiunta al giuramento delle parole “al Regime
fascista”. Una pesante cappa di piombo calò sulla scuola e sul mondo
universitario. E Gentile commentò: “L’intellettuale sbandamento (…)
sparisce dalle nostre università, dove rimase sino a ieri annidato, e la
pace necessaria al lavoro torna nella scuola. (…) Il fascismo ha vinto e
l’Italia è tutta fascista”.
All’inizio dell’Anno Accademico 1931-’32, quando 1.225 docenti
universitari furono invitati a firmare un modulo, 12 non si piegarono
all’imposizione. Persero così la cattedra e il diritto alla liquidazione
e alla pensione. Ecco i nomi (sui quali tutti gli storici concordano)
dei 12 professori che non prestarono il giuramento:
Ernesto Buonaiuti (1881-1946), Storia del cristianesimo, Università di Roma
Mario Carrara (1866-1937), Antropologia criminale e Medicina legale, Università di Torino
Gaetano De Sanctis (1870-1957), Storia antica, Università di Roma – Giorgio Errera (1860-1933), Chimica, Università di Pavia
Giorgio Levi Della Vida (1886-1967), Lingue semitiche, Università di Roma
Fabio Luzzatto (1870-1954), Diritto civile, Università di Macerata
Piero Martinetti (1872-1943), Filosofia, Università di Milano
Bartolo Nigrisoli (1858-1948), Chirurgia, Università di Bologna
Francesco Ruffini (1863-1934), Diritto ecclesiastico, Università di Torino
Edoardo Ruffini Avondo (1901-1983), Storia del diritto, Università di Perugia
Lionello Venturi (1885-1961), Storia dell’arte, Università di Torino
Vito Volterra (1860-1940), Fisica matematica, Università di Roma
Le ANPI Provinciali, in contatto con le Università di Torino, Milano,
Pavia, Bologna, Pisa, Macerata, Perugia, Roma, realizzeranno tra
settembre e dicembre prossimi conferenze negli atenei, in cui operavano i
docenti espulsi. In tali occasioni avranno inoltre luogo cerimonie
commemorative sui luoghi con targhe o iscrizioni; oppure, dove esse
siano assenti, si avanzerà la proposta di realizzarle e inaugurarle.
Infine, saranno raccolti i materiali (biografie dei docenti commemorati,
testi, relazioni, interventi) che costituiranno la base per
un’ulteriore diffusione dei risultati di conoscenza raggiunti, in primo
luogo tra gli studenti delle scuole medie e superiori.
Alla fine ci ha pensato lo storico Alessandro Barbero, in un’intervista sul Fatto Quotidiano, a rimettere uno dopo l’ altro tutti i puntini sulle “i” sul vergognoso linciaggio neofascista subito in questi giorni da Tommaso Montanari.
“Montanari non ha affatto detto che le foibe sono un’invenzione e che non è vero che migliaia di italiani sono stati uccisi lì. Nessuno si sogna di dirlo: la fuga e le stragi degli italiani hanno accompagnato l’avanzata dei partigiani jugoslavi sul confine orientale, e questo è un fatto. La falsificazione della storia da parte neofascista, di cui l’istituzione della Giornata del Ricordo costituisce senza dubbio una tappa, consiste nell’alimentare l’idea che nella Seconda guerra mondiale non si combattesse uno scontro fra la civiltà e la barbarie, in cui le Nazioni Unite e tutti quelli che stavano con loro (ad esempio i partigiani titini, per quanto poco ci possano piacere!) stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata; ma che siccome tutti, da una parte e dall ’altra, hanno commesso violenze ingiustificate, eccidi e orrori, allora i due schieramenti si equivalevano e oggi è legittimo dichiararsi sentimentalmente legati all’una o all ’altra parte senza che questo debba destare scandalo.
Ma proprio perché quando di fatti del genere se ne sono verificati, purtroppo, continuamente, da entrambe le parti (ma le atrocità più vaste e più sistematiche, anzi programmatiche, le hanno compiute i nazisti, questo non dimentichiamolo), scegliere una specifica atrocità per dichiarare che quella, e non altre, va ricordata e insegnata ai giovani è una scelta politica, e falsifica la realtà in quanto isola una vicenda dal suo contesto. Intendiamoci, se io dico che la Seconda guerra mondiale è costata la vita a quasi mezzo milione di italiani, fra militari e civili, e che la responsabilità di quelle morti è del regime fascista che ha trascinato il Paese in una guerra criminale, qualcuno potrebbe rispondermi che però le foibe rappresentano l’unico caso in cui un esercito straniero ha invaso quello che allora era il territorio nazionale, determinando un esodo biblico di civili e compiendo stragi indiscriminate; e questo è vero. Ma rimane il fatto che se io decido che quei morti debbono essere ricordati in modo speciale, diversamente, ad esempio, dagli alpini mandati a morire in Russia, dai civili delle città bombardate, dalle vittime degli eccidi nazifascisti – che non hanno un giorno specifico dedicato al loro ricordo: il 25 Aprile è un’altra cosa – il messaggio, inevitabilmente, è che di quella guerra ciò che merita di essere ricordato non è che l’Italia fascista era dalla parte del torto, era alleata col regime che ha creato le camere a gas, e aveva invaso e occupato la Jugoslavia e compiuto atrocità sul suo territorio: tutto questo non vale la pena di ricordarlo, invece le atrocità di cui gli italiani sono stati le vittime, quelle sì, e solo quelle, vanno ricordate. E questa è appunto la falsificazione della storia”.
Lettera inviata dal Comitato Provinciale ANPI di Como e dalla sezione ANPI territorio erbese al sindaco Giuseppe Sormani
Egregio signor sindaco Sormani,
apprendiamo dalla stampa locale di lunedì 23 agosto dell’ incendio della pineta che sarebbe intitolata alla memoria di Arnaldo Mussolini, fratello dell’ ex duce.
Con grande sconcerto apprendiamo dalle sue dichiarazioni che l’ intitolazione della pineta sarebbe da catalogare come memoria storica e della sua volontà di voler mantenere la dedica della pineta ad Arnaldo Mussolini.
Non può sfuggire il parallelismo con le farneticanti dichiarazioni del sottosegretario leghista Durigon che vorrebbe re-intitolare il parco di Latina, dedicato ai giudici Falcone e Borsellino, al fratello dell’ ex duce.
A nostro avviso lei confonde la memoria storica, che è doverosa per ogni cittadino e che come ANPI perseguiamo in ogni nostra iniziativa, con il revisionismo strisciante che va tanto di moda.
Vede, il Comune di Sormano ha beneficiato dell’ opera pastorale e patriottica di don Carlo Banfi, che con grande senso del dovere e grande umanità, ha salvato dalla sicura deportazione nei campi di concentramento nazisti numerose famiglie ebree, renitenti alla leva fascista, partigiani e antifascisti e soldati alleati, avviandoli su sentieri sicuri che attraverso le montagne e il lago portavano alla vicina Svizzera e che, ironia della sorte, passavano proprio vicino a quella pineta.
Esiste una stridente ed evidente contraddizione fra i due personaggi, non trova? Qual’ è dunque la memoria storica da salvaguardare? Quella di un losco personaggio cresciuto all’ ombra del potente fratello, fautore della fascistizzazione di tutta la stampqa italiana, manovratore di grandi capitali, corrotto e corruttore, coinvolto mani e piedi nei loschi affari petroliferi fra Italia e Stati Uniti e persino con un ruolo di comprimario nel delitto Matteotti, il quale aveva scoperto i maneggi dei fratelli Mussolini e per questo è stato eliminato.
Questo è Arnaldo Mussolini, non il fratello buono e mite tanto devoto e nemmeno un ambientalista ante litteram che amava tanto la natura.
La Repubblica Italiana e la Costituzione sulla quale lei ha giurato trovano fondamento nella lotta di liberazione nazionale contro il nazifascismo, non è possibile cedere ad un revisionismo dilagante che si propone di dimostrare che esiste un fascismo buono.
Vi sono segnali allarmanti per cui alcune amministrazioni locali procedono ad intitolazioni di vie, piazze o luoghi a personaggi quantomeno discutibili e che hanno ricoperto ruoli di rilievo nel passato regime, tutto ciò è intollerabile!
L’ Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia, che rappresentiamo, è impegnata proprio in questi mesi in una ricerca toponomastica, comune per comune, al fine di individuare quanto rimasto del passato regime e conseguentemente proporre nuove intitolazioni ai Resistenti, ai padri fondatori della Repubblica,a tutti coloro che, con il loro sacrificio, ci hanno ridato la democrazia.
Signor Sindaco, pensiamo sinceramente che lei sia una persona democratica. Lo dimostri intervenendo subito per cancellare questa vergogna, il suo antifascismo e il suo spirito democratico lo dimostri anche celebrando tutti gli anni il XXV Aprile, che non è festa di parte ma di tutta la Nazione.
Il Comitato Provinciale ANPI di Como e la sezione territoriale dell’ erbese Luigi Conti.
Nel territorio comunale di Sormano, nella nostra provincia, è andata a fuoco una pineta che, si è scoperto, nel 1932 era stata intitolata ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce.
Immediata la reazione di contrarietà dell’ ANPI provinciale di Como, con una dichiarazione al Corriere della Sera a cui seguiranno, nella giornata di oggi, altre dichiarazioni rilasciate alle reti mediaset.
In collaborazione con la sezione Anpi Monguzzo, appartenente al territorio, si sta preparando una lettera da inviare al sindaco Giuseppe Sormani perchè si ponga fine a questo obbrobrio della storia.
E’ con profondo rammarico e grande amarezza che dobbamo annunciare che si è spenta questa mattina la compagna Lidia Cevenini, del direttivo Anpi provinciale di Como.
Ai familiari porgiamo le più sentite condoglianze da parte del presidente Guglielmo Invernizzi e di tutto il direttivo Provinciale.
Per espressa volontà della compagna Lidia, i funerali non verranno celebrati.
Le condoglianze del nostro presidente Nazionale a Cecilia Strada
È un gravissimo lutto per tutti, un lutto senza confini come era
senza confini la sua missione di uomo e di medico al servizio
dell’umanità. La vita di Gino Strada è stata interamente dedicata alla
prossimità ed alla cura dei sofferenti, senza alcuna distinzione. Il suo
vero nemico era la guerra e la sua inumana insensatezza, eppure è
limitativo definirlo un pacifista. Fiero rappresentante di un’altra idea
di umanità, Gino faceva della fratellanza e dell’impegno per i diritti
umani non degli astratti principi ma una missione civile, una pratica
quotidiana, un senso compiuto del vivere. Gino è stato un gigante del
nostro tempo, un antifascista attivo, conseguente e intransigente.
La sua improvvisa scomparsa ci lascia nello sgomento e nel dolore. A
Cecilia, ai suoi familiari vada l’abbraccio affettuosissimo mio e di
tutta l’ANPI.
E’ purtroppo morto oggi, venerdì 13 agosto, Gino Strada, fondatore di Emergency. Il noto chirurgo aveva 73 anni e soffriva da tempo di cuore. Ha curato e salvato le vittime dei confliti in tutto il mondo, e aperto ospedali negli scenari più disastrati di oltre 18 Paesi, sempre a fianco dei più deboli e di chi soffre, assicurando cure gratuite a chi ne aveva bisogno.
Emergency ha emesso questo breve annuncio:
Non riusciamo ancora a pensare di stare senza di lui, la sua sola presenza bastava a farci sentire tutti più forti e meno soli, anche se era lontano. Ti vogliamo bene, Gino.
L’ ANPI Nazionale ha emesso questo comunicato:
Siamo sconvolti per la scomparsa di Gino Strada. Una vita per le vite distrutte dalle guerre. Ciao caro Gino, mancherai al mondo.
finalmente è arrivato il momento del varo della ResQ People!
La
nostra nave, la nave della società civile, è pronta per andare a
proteggere tutte quelle persone che fuggono dalle violenze, che cercano
un futuro migliore e rischiano la vita in mezzo al mare.
Vogliamo invitarti a essere con noi sabato 31 luglio alle 19 per il momento del varo, partecipando su Facebook e YouTube alla diretta da Burriana, in Spagna, dove il nostro equipaggio si sta preparando per mollare gli ormeggi.
Non
vediamo l’ora di presentarvi chi prenderà posto sulla nave, di farvi
vedere gli spazi, di respirare insieme l’atmosfera della partenza, di
toccare con mano il frutto degli sforzi di tutti noi, di tutti voi,
delle donazioni e dell’impegno che abbiamo messo in questa impresa
incredibile, quasi impossibile!
L’attesa è stata lunga, ma tutte le grandi imprese richiedono tempo!
Nota della Segreteria nazionale ANPI su alcuni fatti accaduti nel corso delle manifestazioni no green pass di sabato 24 luglio
È legittima ogni manifestazione
pacifica e ogni dissenso perché, grazie al cielo, viviamo in un Paese
libero e democratico. Ma proprio per questo sono intollerabili i
paragoni col nazismo, l’ostentazione della stella di Davide, la
grottesca denuncia di una inesistente dittatura. Ed è ignobile la
presenza di vecchi e nuovi arnesi del fascismo che inneggiano alla
libertà. Sotto il fascismo sarebbero già in galera, al confino o in
ospedale.
DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE ANPI GIANFRANCO PAGLIARULO
20 anni fa il G8 di Genova e la morte di
Carlo Giuliani. Si parlò di squadristica macelleria messicana e di
sospensione della democrazia. Un vulnus da sanare. Ma successivamente
sono avvenuti altri episodi. Fra questi, l’omicidio di Stefano Cucchi il
22 ottobre 2009 e gli sconcertanti depistaggi, nel 2017 a Firenze le
violenze sessuali nei confronti di due studentesse americane da parte di
alcuni carabinieri, l’arresto e la condanna per reati di spaccio,
arresti illegali, estorsione e tortura fra il 2018 e il 2020 col
sequestro dell’intera caserma Levante dei carabinieri a Piacenza, e più
recentemente le drammatiche vicende del carcere di Santa Maria Capua
Vetere con gli incredibili pestaggi ai detenuti. Aggiungo che nel 2011
apparve una bandiera con la croce celtica nel commissariato di polizia
Città Studi a Milano, e nel 2020 a Roma fu affisso un manifesto di
CasaPound all’interno del commissariato Esquilino in via Petrarca.
Certo, vi sono azioni criminali di singoli o di gruppo che vanno
stroncate con la massima fermezza e senza tolleranza alcuna attraverso
l’intervento della magistratura. Certo, non è in discussione il valore e
l’abnegazione di tanti delle forze dell’ordine nella loro missione di
servizio ai cittadini. Ma la questione di fondo è questa: in memoria
incancellabile della ignobile macelleria del 2001, ancora sconcertati
dall’inammissibile avanzamento di grado di alcuni responsabili di quei
reati, confermando a distanza di vent’anni le buone ragioni dei
manifestanti, dall’ambiente alla giustizia sociale, chiediamo al governo
ed alle massime istituzioni competenti tolleranza zero verso qualsiasi
reato, richiamo alle autorità gerarchiche al sacrosanto dovere di
controllo e prevenzione, formazione e selezione del personale in base
alla certezza assoluta di affidabilità e di rispetto dei diritti umani
sanciti dalla costituzione repubblicana e antifascista; nessuna
sospensione della democrazia né oggi né domani né mai.
La Sezione di Dongo organizza, domenica 18 Luglio 2021, un incontro a Brunedo con la Comunità “Contina” con pranzo al sacco.
Partenza da Piazza Matteri a Dongo alle ore 10:00.
Si sale a Garzeno e da lì si prende la strada che porta al Giovo. Ci si può fermare con l’auto alla Bocchetta di Germasino e proseguire a piedi per Brunedo, oppure arrivare a Mottafoiada e tornare indietro a piedi verso Brunedo. Oppure arrivare direttamente in auto sotto Brunedo.
Per chi volesse un passaggio in auto o per chi volesse mettere a disposizione posti nella propria auto contattare: Daniela: 338 1238148 o Danilo: 335 6253012
Si raccomanda la mascherina.
Breve storia della comunità:La nostra storia inizia nel 1981 con l’esperienza di accoglienza nel piccolo borgo di Tainate, frazione di Noviglio (MI), dei primi tossicodipendenti da eroina, cominciata dalla coppia dei nostri fondatori Cesare Bianchi e Rosita Sgariboldi, al loro rientro dall’Ecuador dopo 13 anni passati in Amazzonia nelle missioni dei salesiani tra gli Indios Shuar al confine con il Perù. La Comunità Cascina Contina, una comunità che ospita uomini, donne e ragazzi con vari problemi di disagio sociale, tra cui persone che stanno svolgendo un programma terapeutico di riabilitazione dalla tossicodipendenza anche attraverso una condivisione del lavoro nei nostri laboratori, minori adolescenti che hanno commesso reati o hanno incontrato difficoltà nelle loro famiglie e persone con infezione da HIV/AIDS che hanno perso la loro autonomia abitativa e lavorativa. Crediamo nella scommessa di una “comunità-tribù”, strutturata sopra una rete di esperienze familiari allargate, aperte alle molteplici accoglienze, che permette di calibrare maggiormente le modalità di accoglienza, dalle prese in carico globali e continuative alle cosiddette “accoglienze leggere” temporanee………..Nel 2002 hanno inizio i lavori di ristrutturazione dell’Alpe Brunedo(1.536 m slm), ottenuto in affitto dall’allora Comune di Germasino (CO) – dal 2011 confluito nel nuovo Comune di Gravedona ed Uniti -, che portano nel 2004 all’apertura di una nuova sede in un territorio non limitrofo inizialmente come casa di vacanze e nel 2006 con il trasferimento di Cesare all’avvio dell’esperienza di accoglienza continuativa all’Alpe Brunedo e alla necessaria riorganizzazione della Comunità Cascina Contina
Dopo un anno di sospensione, causa emergenza sanitaria, riprendiamo la tradizionale pastasciutta di papà Cervi. Grazie a Coop Lombardia che sponsorizza con prodotti suoi la serata, grazie agli amici e compagni delle organizzazioni che ci aiutano e grazie alla Parrocchia di Rebbio che mette a disposizione le strutture necessarie, il prossimo 24 luglio (sabato) ci ritroviamo per una serata di festa nel cortile dell’oratorio di Rebbio In allegato la locandina con il programma dettagliato e le indicazioni per la prenotazione obbligatoria. Non aspettate gli ultimi giorni per prenotarvi, potrebbe essere tardi. Cari saluti.
Antonio Proietto
L’origine della Pastasciutta Antifascista
Il 25 luglio del 1943,
a seguito della riunione del Gran Consiglio del Fascismo, Mussolini
viene destituito e arrestato. Dopo 21 anni terminava il governo del
Partito Fascista. Il Re designò il Maresciallo dell’esercito Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.
I Cervi non vennero immediatamente a conoscenza della notizia della caduta di Mussolini perché impegnati nei campi, ma fu sulla via del ritorno a casa che incontrarono numerose persone in festa.
Sebbene
sapessero che la guerra non era davvero terminata, decisero di
festeggiare comunque l’evento, un momento di pace dopo 21 anni di
dittatura fascista. Si procurarono la farina, presero a credito burro e
formaggio dal caseificio e prepararono chili e chili di pasta.
Una volta che questa fu pronta, caricarono il carro e la portarono in piazza a Campegine pronti a distribuirla alla gente del paese. Fu
una festa in piena regola, un giorno di gioia in mezzo alle
preoccupazioni per la guerra ancora in corso: anche un ragazzo con
indosso una camicia nera (forse era l’ultima rimasta?) fu invitato da
Aldo a unirsi e a mangiare il suo piatto di pasta.
Sabato 3 luglio si è tenuta una conferenza pre-congresuale con i rappresentanti dei provinciali Anpi di Como, Lecco e Sondrio.
Qui di seguito pubblichiamo la relazione del nostro presidente provinciale Guglielmo Invernizzi, che è stata molto apprezzata dai partecipanti.
PER
UNA NUOVA FASE DELLA LOTTA DEMOCRATICA E ANTIFASCISTA
Un
saluto agli amici e ai compagni delle province di Como, Lecco e
Sondrio collegati per questa conferenza dei dirigenti dei direttivi
locali e provinciali. Un particolare saluto a Tullio Montagna in
rappresentanza dell’ANPI Nazionale.
Carissimi,
ci
accingiamo ad affrontare una campagna congressuale un po’ anomala e
diversa dalle altre, non tanto per i contenuti politici ed
associativi, ma per le modalità che la situazione sanitaria ci
impone e forse ci imporrà ancora, speriamo per poco tempo.
Mi
è stato chiesto di presentare il documento congressuale, documento
che tutti dovreste aver già letto, e che perciò eviterò di esporre
per intero e al quale aggiungerò mie proposte e considerazioni,
sperando così di ravvivare il dibattito. Mi permetto fin dall’inizio
una osservazione sulla vastità dello stesso. Non perché i contenuti
non siano tutti, e ribadisco tutti condivisibili, ma per la vastità
degli stessi. Non siamo un partito e questo lo si ribadisce bene nel
documento, ma dei partiti non abbiamo nemmeno l’organizzazione, non
abbiamo i funzionari, non abbiamo rappresentanti ufficiali nelle
istituzioni in grado di portare avanti tutte queste istanze nei
luoghi deputati. Tanto per fare un esempio una campagna referendaria
ci impegna per due mesi, assorbendo tutte le nostre forze, che
necessariamente dobbiamo togliere ad altre iniziative.
Così
come nel documento congressuale, ritengo sia giusto partire con il
ringraziamento a Carla Nespolo e al suo predecessore avv. Carlo
Smuraglia nostro Presidente emerito, per aver in questi ultimi anni
tracciato la strada del rapporto unitario, del confronto con le altre
forze democratiche, della stretta relazione col mondo
dell’associazionismo, lavoro che intendiamo continuare a perseguire
a maggior ragione nella situazione di straordinaria emergenza in cui
ci troviamo. Ci ha anche consegnato la propensione a guardare sempre
oltre, a osservare con spirito critico e senso di responsabilità il
mondo e il Paese che stanno cambiando, ad ascoltare le opinioni degli
altri e a tenere saldissime le radici dell’Anpi nella concreta
esperienza storica della Resistenza.
Siamo
nel pieno di una tragedia mondiale a causa della pandemia e della
gigantesca crisi economica e sociale da questa determinata. Per
questo occorre promuovere un’idea di profondo cambiamento e così
diffondere un messaggio di speranza e di fiducia.
E’
necessaria una risposta straordinaria per cui l’Anpi propone una
grande alleanza democratica per la persona, il lavoro, la società.
L’Anpi
delle Partigiane e dei Partigiani nata nel 1944 si è arricchita
diventando, nel 2006, aperta a tutti gli antifascisti. Ha così
definito la sua natura nazionale e popolare.
Proponiamo non una nuova ANPI, ma un’ANPI rinnovata, un’associazione che
promuove
impegno e nuove forze, che realizza uno spazio pubblico antifascista
e repubblicano come in occasione della campagna referendaria promossa
dai 5stelle sul taglio dei parlamentari. L’ANPI anche in questo caso
come nel precedente referendum promosso dal governo Renzi si è mossa
in prima persona con tutte le sue forze, indipendentemente dal
risultato che su questo quesito, chiaramente populista, era scontato.
Un risultato che oltre a modificare gli assetti istituzionali, con
effetti che saremo in grado di misurare appieno solo dopo le prossime
elezioni, sembra confermare l’ideologia anti-casta nella sua pretesa
di rappresentare l’unica soluzione percorribile alla deriva
oligarchica della democrazia. Mentre la campagna referendaria è
ormai andata in soffitta, è proprio questa pretesa o illusione che
va messa al centro dell’attenzione. Non perché non colga un problema
reale, ma perché sbaglia la risposta. Il taglio dei parlamentari è
una risposta sbagliata ad una istanza giusta: come contrastare la
tendenza allo svuotamento e alla verticalizzazione della decisione
democratica? Come affrontare la crisi di legittimità del sistema
politico? Sono domande a cui i partiti non sanno e non vogliono
rispondere, e che invece la nostra organizzazione deve fare proprie.
Il principio costituzionale che gli eletti rappresentano gli elettori
e non i partiti deve essere ripristinato attraverso una nuova legge
elettorale che reintroduca le preferenze dando agli elettori e agli
eletti quel potere politico di cui i partiti si sono appropriati.
Libertà,
eguaglianza, democrazia, solidarietà, pace: sono questi i valori
nati dalla della Resistenza e successivamente incarnati nella
Costituzione.
Questi
sono anche gli ideali fondamentali dell’Anpi e la loro piena
realizzazione deve ad essere un orizzonte verso cui muoversi
piuttosto che una realtà compiuta una volta per tutte. Come
insegnano i tanti tentativi degli scorsi anni sfociati nella
costituzione di tanti, troppi, Comitati Antifascisti finiti dopo
pochi mesi di vita. Oggi con l’esperienza molto più variegata
dell’appello “UNIAMOCI PER SALVARE L’ITALIA” si è notato un
maggiore interesse da parte dell’associazionismo di sinistra e
antifascista all’unità, con qualche distinguo.
Si
tratta di valori e ideali ancora attuali che sono messi in
discussione in tanti Paesi e realtà. Parliamo innanzitutto della
libertà di stampa e di opinione, della libertà dallo sfruttamento e
dal bisogno. L’uguaglianza sembra una lontana chimera visto che
crescono e si moltiplicano le disuguaglianze.
Dalla
memoria attiva della Resistenza dobbiamo attingere l’energia e la
determinazione per affrontare la drammatica condizione presente.
Ci
sono almeno tre fattori di portata globale che impongono un
cambiamento del modo di pensare la politica, le culture, le società.
Siamo nella situazione che viene definita di cambio dell’orizzonte
strategico.
Il
primo fattore è il cambiamento climatico per
arrestare il riscaldamento del pianeta.
Il
secondo fattore è la crisi degli strumenti di governo
sovranazionale.
Il riferimento è all’ONU ed alle altre Agenzie sovranazionali, cosa
che tocca molto da vicino anche l’Europa.
Il
terzo fattore è la rivoluzione tecnologica digitale che
condizionerà i rapporti globali per la stretta connessione con i
temi della sicurezza, economica e militare.
Occorre
un cambiamento netto di prospettiva, che ciascun Paese può e deve
contribuire a determinare. Nessuno si salva da solo.
Il
modello di sviluppo che si è affermato sul pianeta, senza differenze
di regime politico, è un modello dissipativo e distruttivo
dell’equilibrio tra attività dell’uomo e la natura, e che ci
dimostra come la società capitalista sia stata veloce ad
approfittare e a svolgere a proprio vantaggio le restrizioni dovute
alla pandemia.
E’
necessario operare per una più forte unità politica dell’UE.
Rimane
inconfutabile una strutturale debolezza istituzionale, politica e
sociale dell’Unione, dovuta anche alla mancanza di politiche comuni
su temi fondamentali quali la politica estera, l’emigrazione, il
fisco e il lavoro. Inquieta la proliferazione, in tutta Europa, ed
in particolare nei paesi dell’est europeo, di gruppi che si
richiamano al nazifascismo e al razzismo. Ma cosa ancora più
pericolosa è l’involuzione fascistoide di alcuni governi quali
quelli di Ungheria e Polonia, tanto per fare un esempio.
In
questo attuale mondo c’è un generale indebolimento delle
democrazie. Questo vale per le democrazie cosiddette illiberali, in
cui, pur in presenza di elezioni, si nega di fatto la divisione dei
poteri e si tende ad asservire il potere legislativo e quello
giudiziario all’esecutivo, a conculcare i diritti e le libertà
civili, ma vale anche, sia pur in modo diverso, per le democrazie
rappresentative, svuotate di effettiva partecipazione popolare e con
una crisi dei partiti, in particolare dei partiti “storici”,
sempre più marcata, sia pur in forme diverse a seconda degli Stati.
Pensiamo ad un mondo nuovo con un controllo pubblico dell’economia
e della finanza. Pensiamo a vincoli e regole stringenti per un
sistema produttivo privato che opera al di fuori ed al di sopra di
ogni legislazione nazionale. In sostanza vorremmo che la politica
torni ad essere il motore della democrazia.
L’emergenza
prolungata imposta dalla pandemia ha fatto esplodere la “questione
regionale”. E’ stato pane di tutti i giorni la tensione tra lo
stato centrale e i presidenti di regione auto nominatosi, pare per un
eccesso di “ego”, “governatori”,
in un rimpallo surreale di severità da una parte e di licenza di
uccidere dall’altra. Ma questa schizofrenia mette sotto accusa non
l’autonomia regionale sulla sanità, ma la sua attuazione.
La
Democrazia è sotto assedio per fenomeni generali come la pandemia da
Covid. La crisi economica, le violenze e le guerre che aiutano regimi
autoritari e tiranni ad insinuare il dubbio sulla sua capacità di
soddisfare le esigenze dei cittadini. Però è chiaro che quando uno
vede il Congresso degli Stati Uniti assalito da una folla inferocita,
fomentata da un presidente che per mesi ha usato la bugia in maniera
sistematica, l’emergenza democratica acquista un significato senza
precedenti. Perché se a vacillare è una delle democrazie
parlamentari più antiche la mondo, immaginate come possano patire le
altre e quanto possano godere i dittatori.
L’Anpi
è un soggetto che fa tesoro della memoria per intervenire nel
presente e per disegnare il futuro.
L’Anpi
come tutte le formazioni sociali, è un soggetto politico, ma mentre
tutti i partiti sono soggetti politici, non tutti i soggetti politici
sono dei partiti. L’Anpi non era, non è e non sarà mai un
partito. La sua forza morale, ideale e pratica deriva dalla sua
natura di “associazione che unisce”, dalla parte della
Costituzione.
L’ANPI
deve essere sempre in prima fila nella denuncia dell’attività
squadristica in ogni sua forma, dei tentativi revisionistici che si
sono moltiplicati negli ultimi anni con l’evidente disegno di
ridare legittimità storica e politica al ventennio.
La
Resistenza, la guerra, il dopoguerra, la Costituente, la Costituzione
sono temi straordinariamente attuali. Eppure stiamo assistendo a
un’offensiva revisionista senza precedenti, tesa a screditare il
movimento partigiano e l’intera lotta di Liberazione.
E’
in atto su tutto il territorio nazionale un offensiva senza
precedenti da parte dei partiti della destra, Lega e Fratelli
d’Italia davanti a tutti e con l’acquiescenza di Forza Italia. Ma
quello che preoccupa è l’apatia del più grande partito della
sinistra di fronte a questo attacco, mi riferisco in particolare alla
brutta figura fatta dal PD a Genova, con l’astensione sull’ordine
del giorno sull’anagrafe antifascista ma anche anticomunista. Quel
voto è stato uno sfregio alla storia e alla memoria di chi ha pagato
con la vita pur di garantire a noi Libertà e Democrazia. Sono errori
di percorso che si pagano sul piano della credibilità politica e
antifascista. Occorre ricordare che in quell’occasione ci fu anche di
peggio, Italia Viva ha votato a favore della mozione e con un
comunicato aberrante ha rivendicato il voto in nome dei principi
antifascisti della nostra Costituzione, dimenticando il tributo di
sangue e l’apporto delle truppe sovietiche alla liberazione
dell’Europa e, cosa che a nostro avviso conta ancora di più, quello
dei comunisti italiani alla Lotta di Liberazione del nostro paese,
anche se a volte viene da chiedersi se siano veramente errori o
semplice perdita di coscienza politica. Assistiamo purtroppo inermi
all’apatia dei consiglieri comunali di opposizione all’offensiva
scatenata dalla destra sulla toponomastica dei vari comuni.
Assistiamo ad un proliferare di monumenti e intitolazioni ai martiri
delle foibe in generale e ultima scoperta della destra a Marta
Cossetto. Per non parlare di tante altre attività, le richieste
sempre più ricorrenti di intitolazioni a Giorgio Almirante, il
Mausoleo di Graziani, criminale di guerra, contro il quale l’ANPI
nelle scorse settimane ha organizzato proprio ad Affile una grande
manifestazione antifascista. Nella mia provincia, tanto per fare un
esempio fra i tanti, nel comune di Monguzzo in Brianza è stata
intitolata una via a un mercenario eritreo, uno che sparava sulla sua
gente difendendo i confini italiani, in Africa. Almeno secondo i
promotori.
E’
una santa verità che le istituzioni di questo Paese non sono mai
diventate pienamente “antifasciste”, come vorrebbe la
Costituzione; e ciò perché non sono stati fatti fino in fondo i
conti col fascismo, non si è insegnato sul serio che cosa è stato
veramente il fascismo. La negazione delle libertà, i crimini
commessi, il regime dispotico, le guerre, l’alleanza con il
nazismo.
Per
l’Anpi é opportuno mettere a punto un’idea di Stato che coniughi
la sua necessaria modernizzazione con l’attuazione del disposto
costituzionale e con un profondo arricchimento della natura della
democrazia italiana, a partire dal dettato del secondo comma
dell’art. 3 della Costituzione: “E` compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di
tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale
del Paese”.
In
coerenza con queste idee nel documento congressuale vengono precisate
una serie di proposte su temi quali:
lo
Stato, le imprese e i lavoratori,Il
Parlamento, le Regioni, gli enti locali, I beni comuni,
l’immigrazione e l’emigrazione, la sanità’, la scuola, la
giustizia, i
giovani e le donne, il
lavoro e l’occupazione, la
pace e il disarmo,
l’informazione
ed anche su altri ugualmente importanti l’ANPI avanza valutazioni e
proposte articolate sempre con riferimento ai principi democratici e
costituzionali. L’attuazione piena della Costituzione è
l’orizzonte per cui ci impegniamo.
Dal
Congresso Nazionale che abbiamo celebrato nel maggio del 2016, l’ANPI
è stata diretta da tre Presidenti: Carlo Smuraglia, Carla Nespolo,
Gianfranco Pagliarulo, fatto unico nella lunga storia
dell’Associazione. Negli ultimi anni l’attività dell’ANPI è
stata condizionata dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dalla
tragica malattia di Carla Nespolo. Nonostante questo, l’insieme
dell’Associazione ha svolto un lavoro di straordinaria quantità e
qualità, scandito da tanti eventi nazionali e locali. Grazie a
queste
attività e alla forte presenza dell’ANPI nel dibattito pubblico,
l’Associazione conta oggi circa 130 mila iscritti e gode, in
sostanza, di buona salute con un andamento che appare in
controtendenza rispetto in particolare alle adesioni ai partiti.
L’età
media degli iscritti è elevata e occorre di conseguenza una
specifica attenzione ai giovani, con l’obiettivo di dar vita a una
nuova leva di antifascisti. Va inoltre prestata una particolare
attenzione alle donne che costituiscono la maggioranza del Paese.
Alle strutture provinciali di ciascuna regione d’intesa col
Comitato Nazionale. Vanno estese le opportunità di costruire
autonome Sezioni ANPI sia nel territorio sia nei luoghi di lavoro e
di studio. Non va esclusa la possibilità di sdoppiare le sezioni con
un elevato numero di iscritti.
Viene
confermata la scelta di dar vita al coordinamento nazionale donne.
Andrà rivista la composizione dell’organismo, al fine di renderlo
maggiormente rappresentativo e diventare un organismo agile e
radicato nel contesto dell’attualità politica, attivo nella rete
delle associazioni che si occupano di tematiche di genere.
Una
cosa che mi colpisce in questo documento, e lo dico senza alcun
intento polemico, è che di fianco alla proposta di un coordinamento
delle donne non si proponga una forma di associazionismo interno nei
confronti dei giovani. Mi permetto di lanciare da questa assemblea
una proposta in tal senso perché se oggi abbiamo tanti problemi ad
attrarre i giovanissimi, mi riferisco a coloro che hanno meno di
20/25 anni, forse dipende anche dal fatto che a questi ragazzi non
viene riconosciuta nessuna autonomia politica. A mio avviso si
dovrebbe pensare di modificare lo statuto in questi termini. Chi come
me viene dalla gavetta politica, personalmente nella FGCI, ma altri
nelle organizzazioni giovanile degli altri partiti, ricorda con
piacere e come altamente formativa quell’esperienza. Quell’autonomia
non faceva rima con anarchia, i gruppi dirigenti giovanili
proponevano in autonomia le loro iniziative che venivano comunque
discusse dagli organi dirigenti del partito in cui per statuto sedeva
anche il responsabile dell’organizzazione giovanile.
Perché
dico questo, proprio per l’esperienza maturata in tanti anni di
militanza nell’ANPI. Quando nel 2006 il Congresso Nazionale sancisce
ufficialmente, con la modifica dello statuto, che qualunque iscritto
all’ANPI può assumere cariche dirigenziali pur non avendo la
qualifica di Partigiano o Patriota, ratifica semplicemente, e con
colpevole ritardo, uno stato di fatto. Io stesso svolgevo già le
funzioni di presidente da un paio d’anni, a mia memoria anche il
compagno Tajetti, tanto per citare una persona che tutti conosciamo,
era presidente di ANPI Barona nelle stesse condizioni e chissà
quanti altri. Ma i vari comitati di sezione o provinciali avevano
fatto semplicemente di necessità virtù. Vogliamo ripetere gli
stessi errori oggi? E’ giusto il richiamo all’osservanza dello
statuto contenuta nella parte finale del nostro documento, però
l’associazione deve dimostrarsi anche veloce nel recepire i
cambiamenti nella società e nel paese. Oggi noi come ANPI, ma in
genere come associazioni antifasciste siamo colpevolmente estranei al
mondo giovanile, al quale non abbiamo dato nessuna opportunità.
Nelle scuole, nel tifo organizzato, persino in quel mondo del lavoro
precario, noi non siamo presenti. Lo è invece la destra più becera,
retriva e reazionaria, la più fascista. Non so e non posso saperlo
se questa proposta una volta accettata possa cambiare le cose, macredo
che in questo senso dobbiamo provare a fare qualcosa, se vogliamo
continuare a crescere.
Va
inoltre rivolta una speciale attenzione alla formazione interna, oggi
essenziale anche a causa del forte ricambio fra gli iscritti; si
immaginano tre livelli: una formazione di base, una formazione
intermedia ed una formazione specialistica.
Troppe
volte anche iniziative e conferenze, o cicli di lezioni molto
interessanti rimangono confinate nell’ambito ristretto dei
partecipanti, mentre dovrebbe essere compito degli stessi quello di
allargare la platea nelle rispettive sezioni.
Ricordiamoci
che qualsiasi comunità piccola o grande si organizza in base a un
sistema di regole. Da qui la necessità che le regole vengano
aggiornate in base alle esigenze, non momentanee ma di prospettiva.
Le
regole dell’Anpi sono fissate nello Statuto e nel Regolamento. Tali
regole vanno sempre interpretate in modo rigoroso, al fine di una
migliore efficacia dell’attività complessiva dell’Associazione.
I
dati del tesseramento 2019 e del 2020 confermano un forte
rafforzamento dell’Anpi.
Una
particolare attenzione va prestata alle pagine dell’Associazione
sui social. La prudenza e il buon senso devono ispirare qualsiasi
intervento affidato a questi strumenti, evitando prese di posizione e
commenti che contraddicano gli orientamenti dell’Anpi o che si
prestino ad attacchi da parte degli avversari politici. Chi segue le
pagine deve attivare un grande senso di responsabilità distinguendo
sempre le legittime ma personali opinioni dal punto di vista
dell’associazione.
L’ANPI condivide e sostiene i
contenuti e gli obbiettivi delle manifestazioni indette da Cgil, Cisl e
Uil per domani 26 giugno. C’è una drammatica emergenza sociale; il
blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre, la riforma degli
ammortizzatori sociali, il lavoro per i giovani e le donne, la tutela
della salute e della sicurezza sono provvedimenti urgenti e
irrinviabili. Lavoro, coesione e giustizia sociale, pilastri della
nostra Costituzione, devono essere la bussola di ogni Governo e di ogni
azione tesa a realizzare pienamente i diritti di tutti.
Ogni battaglia per i diritti è una battaglia dell’ ANPI
Comunicato della Segreteria
nazionale ANPI. La partecipazione dell’Associazione alle manifestazioni
del Pride Month e il sostegno al Ddl Zan in discussione al Senato. La
condanna della legge anti Lgbtq approvata in Ungheria e la
preoccupazione per il recente intervento del Vaticano
L’ANPI aderisce al Pride Month, e le
sue organizzazioni provinciali partecipano e parteciperanno alle
iniziative previste in varie città italiane. Il Pride Month cade
quest’anno mentre è in discussione il Ddl Zan in Senato, che prevede in
sostanza aggravanti specifiche per i crimini d’odio contro omosessuali,
transessuali, donne e disabili. Tale legge è indispensabile e urgente,
oltre che per motivi di civiltà, di libertà e di diritti, anche per
contrastare il clima di violenta discriminazione presente da tempo nel
Paese e i conseguenti e sempre più frequenti episodi di aggressione
fisica. Condanniamo la recente legge anti Lgbtq approvata in Ungheria e
apprezziamo le prese di posizione contrarie di tanti Paesi dell’Unione
Europea. Esprimiamo infine forte preoccupazione per il recente
intervento diplomatico del Vaticano che riteniamo improprio e
inopportuno, perché si propone esplicitamente di condizionare le scelte e
dunque l’autonomia del parlamento italiano, cioè della più alta
rappresentanza della sovranità popolare. Bene hanno fatto il Presidente
della Camera Roberto Fico a dichiarare che il Parlamento non accetta
ingerenze e il Presidente del Consiglio Mario Draghi a sottolineare
l’incoercibile laicità dello Stato. Ogni battaglia per i diritti di
tutti, contro ogni discriminazione, ogni fascismo, ogni razzismo, è una
battaglia dell’ANPI.
LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI
24 giugno 2021
La morte di Adil Belakdhim, Pagliarulo: “Non è questa l’Italia per cui hanno combattuto i partigiani”
18 Giugno 2021
Dichiarazione del Presidente
nazionale ANPI sulla morte del sindacalista travolto da un camion
davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate (NO)
“La morte del sindacalista Adil
Belakhdim travolto da un camion davanti ai cancelli della Lidl di
Biandrate, nel Novarese, è intollerabile, e dà la misura della tensione
quotidiana che regna nel mondo del lavoro in questa delicatissima fase
di ripartenza. Nessuna ripartenza sarà possibile senza condizioni
lavorative decenti e dignitose, rispetto dei lavoratori e dei loro
diritti. Deve finire il tempo in cui l’unico valore di riferimento è
quello della produttività, a scapito spesso della vita, come dimostrato
dai tanti incidenti di questi ultimi mesi. Esprimo il più profondo
cordoglio ai familiari di Adil, ma so che è insufficiente. Non è questa
l’Italia per cui hanno combattuto i partigiani. Occorre un cambiamento
reale e immediato delle relazioni industriali ed una svolta vera in
politica economica e sociale che ponga al centro la persona, la sua
dignità, il valore del lavoro umano”
Dichiarazione del Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza
La Costituzione va rispettata e applicata senza alcuna eccezione.
Invece avvengono sempre più frequentemente episodi di lassismo
istituzionale, di nostalgia verso un passato morto e sepolto, persino di
negazione della storia, assolutamente inaccettabili.
Alcuni recenti esempi:
– In Senato è stata calendarizzata la discussione sul disegno di
legge Ciriani (Fratelli d’Italia) “Modifica all’articolo 604-bis del
Codice penale in materia di negazione, minimizzazione in modo grave o
apologia dei massacri delle Foibe”, che prevede una generica e
inammissibile equiparazione, di fatto, tra la tragedia delle Foibe e la
Shoah.
– A Todi il sedicente festival del libro, targato CasaPound – il
cui responsabile dell’Ufficio Stampa, giornalista di “Primato
Nazionale”, parla di “questa fantomatica ‘Costituzione fondata
sull’antifascismo’, che esiste soltanto nelle menti degli antifascisti” –
è incredibilmente patrocinato dal Comune e dalla Assemblea legislativa
della Regione Umbria.
– Diversi Comuni, fra cui Cinisello Balsamo, hanno siglato
protocolli d’intesa riguardanti la formazione dei giovani con
l’associazione Unione degli Istriani, che non fa parte della Federazione
degli esuli giuliano-dalmati, e che si caratterizza per non riconoscere
i confini stabiliti dopo la Guerra tra Italia e Jugoslavia, suggerire
testi di personalità fasciste, compresi criminali di guerra, dileggiare e
rinnegare il 25 Aprile.
Tutto ciò è intollerabile.
I rappresentanti delle Istituzioni repubblicane hanno il dovere
politico e morale di rammentare e testimoniare che la nostra è una
Repubblica democratica nata dalla Resistenza e dall’Antifascismo.
Pertanto, invitiamo con la massima fermezza Parlamento, Regioni ed Enti
locali ad una rigorosa e inflessibile affermazione dei valori e dei
principi costituzionali.
Il Forum delle Associazioni antifasciste e della Resistenza:
Buongiorno a tutti, siamo
lieti di invitarvi a partecipare alla terza edizione di “Gramsci in
montagna” che si terrà presso la Capanna Mara il 12 giugno 2021.
Sarà
la prima iniziativa di quest’anno difficile, visto il notevole numero
di partecipanti e il successo degli anni precedenti ci aspettiamo una
buona risposta dei nostri iscritti e amici della nostra sezione.
Il
Covid–19 non è sconfitto e quindi metteremo in atto tutte le
precauzioni per evitare il contagio: mascherine, distanziamento, prova
della temperatura. gel igienizzante.
Questo in breve il programma:
-Ritrovo alle ore 15 00 presso il parcheggio dell’Alpe del Viceré ad Albavilla.
-Salita alla Mara – circa 45 minuti.
-Ricordo storico di Gramsci
-Dibattito / canti partigiani
-Cena conviviale (antipasti di salumi, spezzatino con polenta, vino acqua caffè e ammazza caffè 20 euro)
-Bivacco notturno con canti e riflessioni sulla figura di Gramsci
IN CASO DI PIOGGIA L’INIZIATIVA VERRA’ RINVIATA.
Per PARTECIPARE e ricevere informazioni siete pregati di chiamare:
Marco 340 844 1114
Ennio 348 958 8511 entro e non oltre il 9 giugno.
Sperando
nella clemenza del tempo, ci sono i presupposti per una bella
giornata/serata in compagnia, con momenti di riflessione e convivialità.
Dopo mesi di distanziamento è ora di ritornare a vivere!
Chi ha strumenti musicali e li volesse portare…Chi è cantante o fa parte di cori o gruppi musicali sarà il benvenuto.
Per
chi volesse fermarsi al bivacco ricordiamo che non sarà possibile
pernottare all’interno dei locali, quindi dovrete portare tutto il
necessario per la nottata, siamo in montagna non sottovalutiamolo!!Infine
ricordo l’importanza della prenotazione per organizzare il tutto al
meglio: registro dei presenti, spazi interni/esterni, distanziamento,
cena. Vogliamo fare in modo che sia una bella giornata per tutti. Per il direttivo di sezione Marco Emilio Rigamonti Segretario ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA TERRITORIO ERBESE Sez. “LUIGI CONTI” Monguzzo
Le
associazioni antifasciste, partigiane e della deportazione, i
sindacati, i partiti, le associazioni democratiche e studentesche si
appellano al Prefetto per il divieto della manifestazione indetta da
CasaPound il 29 maggio a Roma
Al Signor Prefetto di Roma
p.c. Al Signor Questore di Roma
p.c. Alla On.le Sindaca di Roma
Egregio sig. Prefetto,
Le scriviamo in merito all’autorizzazione concessa a Casapound per
la manifestazione nazionale in Piazza SS Apostoli il prossimo 29 maggio
2021, indetta utilizzando spudoratamente degli slogan nazisti come
quello del “Sangue e Suolo”, rimandando la memoria alle stesse parole di
Hitler, Himmler e Goebbels per costruire il fondamento ideale della
Shoah.
Lo svolgimento della manifestazione nazionale di una organizzazione
dichiaratamente fascista costituirà un gravissimo oltraggio ai valori
fondativi della Repubblica democratica e ai principi sanciti dalla
Costituzione nata dall’antifascismo, dalla Resistenza e dalla Lotta di
Liberazione, oltre che una palese violazione delle Leggi che vietano la
propaganda e la ricostituzione del partito fascista. Ci richiamiamo alla
memoria delle vittime e dei caduti nella lotta al fascismo che ha
insanguinato questo Paese e questa città, Medaglia d’Oro al Valore
Militare per i fatti della Resistenza conferita nel luglio 2018 dal
Presidente della Repubblica, oltre a quella della lunga scia di stragi
nere susseguitesi nella vita della Repubblica, da piazza Fontana,
all’Italicus, a Brescia, alla stazione di Bologna.
Nel nostro Paese abbiamo già visto come, in momenti di grande crisi,
la propaganda violenta, razzista, xenofoba e antisemita cavalchi la
disperazione delle persone per radicare i propri dis-valori, anche
servendosi di legami strutturali con le mafie e i clan sui territori,
come si ipotizza da numerose indagini svolte su tutto il territorio
nazionale. In un Paese sfiancato da 12 anni ininterrotti di crisi
economica, sociale, culturale, alimentare, migratoria, ambientale e in
ultimo sanitaria con l’arrivo della pandemia – dove si registrano 6
milioni di persone in povertà assoluta, 9 milioni in povertà relativa,
la disoccupazione supera il 10% e in cui le mafie garantiscono un
welfare sostitutivo sui territori, si impadroniscono di intere filiere
produttive e investono nella finanza – riteniamo sia sommo dovere delle
istituzioni democratiche della Repubblica non permettere in alcun modo a
queste presunte organizzazioni di manifestare, come opportunamente
disposto coi divieti delle manifestazioni dell’8 e del 22 maggio
adottati contro Forza Nuova.
Il legislatore costituente e la nostra Carta sono chiare su questo aspetto e rappresentano l’unica bussola da seguire.
Confidiamo pertanto nell’impegno a tutela delle basi politiche e
culturali su cui si fondano le Istituzioni repubblicane perché voglia
assumersi la decisione, che sosterremo in ogni luogo, di vietare la
detta oscena manifestazione di ideali antidemocratici ed esplicitamente
fascisti.
Restando in attesa di una positiva soluzione della vicenda, Le porgiamo i nostri migliori e cordiali salut.
Ass. Naz. Partigiani d’Italia
Ass. Naz. Ex Deportati nei campi nazisti
Ass. Naz. Famiglie Italiane Martiri
Ass. Naz. Ex Internati nei Lager nazisti – Volontari della Libertà
Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti
Federazione Italiana Associazioni Partigiane
Ass. Naz. Volontari e Reduci Garibaldini
Ass. Naz. Partigiani Cristiani
CGIL Roma e Lazio
CISL Roma Capitale e Rieti
UIL Lazio
FIOM CGIL Roma e Lazio
ARCI
Libera contro le mafie
Emergency
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Casa Internazionale delle Donne
Giuristi Democratici
Rete NoBavaglio
Unione degli Universitari
Unione degli Studenti
Rete degli Studenti Medi
LINK Coordinamento Universitario
Articolo Uno
Partito Comunista Italiano
Partito Democratico
Partito della Rifondazione Comunista
Sinistra Italiana
Verdi-Europa Verde Roma e Lazio
Pagliarulo: “Il silenzio sulla questione palestinese ha portato radicalismi e guerra”
24 Maggio 2021
L’intervento del Presidente nazionale ANPI alla conferenza stampa “Riconoscere lo Stato di Palestina: la sua urgenza, le sue ragioni”
promossa da Cgil, Cisl, Uil, Anpi, Acli, Arci, Libera, Legambiente. Il
testo della lettera dei promotori della conferenza stampa ai leader
politici italiani
Non basta l’allarme ed il dolore per le vittime israeliane e
palestinesi, che tutti abbiamo provato. Né ci consola il sospiro di
sollievo per l’attuale cessazione delle ostilità.
Fermati i missili e i bombardamenti, sorge il problema più
importante: impedire nuovi missili e nuovi bombardamenti. È di ieri la
notizia di scontri sulla spianata delle moschee. Da ciò l’urgenza del
riconoscimento dello Stato di Palestina come primo dei tanti passi da
percorrere per far sì che ci siano finalmente due popoli liberi in due
stati a pari dignità. Non è uno Stato un assieme puntiforme di
territori.
Questo abbiamo chiesto il 17 maggio, quando ancora cadevano missili e
bombe, in una lettera inviata una lettera ai segretari del Pd, Sinistra
italiana, Italia Viva, Articolo 1, Rifondazione comunista, federazione
dei Verdi, Movimento 5 stelle, Più Europa, Forza Italia. Hanno firmato i
segretari generali e i presidenti di otto grandi sindacati e
associazioni: Cgil, Cisl, Uil, Acli, Arci, Legambiente, Libera e ANPI.
Nella lettera abbiamo scritto del silenzio mondiale calato da anni
sulla questione palestinese e dell’incancrenirsi di radicalismi, odi,
guerre. Mentre l’Unione Europea tace o condanna nella sostanza una sola
parte, aumentano le tensioni fra i Paesi del Medio Oriente e nel mondo.
Aggiungo che ci devono essere confini condivisi e regole certe, cioè costituzioni, da entrambe la parti. Oggi non ci sono.
Aggiungo ancora che in Israele da tempo un governo di estrema destra
legato agli ebrei ortodossi pratica una politica di provocazioni,
aggressioni, insediamenti. È del 2018 l’approvazione di una legge
fondamentale che afferma che lo Stato d’Israele è lo Stato del popolo
ebraico negando di fatto pari cittadinanza ai palestinesi. E prescrive
lo sviluppo degli insediamenti, cioè delle colonie in territorio
palestinese. Infatti tutto è iniziato a Gerusalemme quando nelle scorse
settimane sono state sfrattate alcune famiglie palestinesi dalle loro
case.
In Hamas, organizzazione fondamentalista, responsabile, sapendo
benissimo quali conseguenze avrebbe causato, dell’attacco missilistico
alle città israeliane, che condanniamo senza se e senza ma, prevale
l’idea di negare l’esistenza dello Stato di Israele.
Bisogna spezzare questo circuito infernale che ha portato, come
abbiamo scritto, al restringimento degli spazi democratici ed alla
militarizzazione delle società. Come? Nel 1947, abbiamo scritto, la
risoluzione delle nazioni Unite indicava la soluzione nella divisione
della Palestina in due parti; ma c’è voluto mezzo secolo perché si
trovasse un accordo. Ecco, il Come ce lo hanno insegnato uomini come
Rabin e Arafat, gli autori degli accordi di Oslo, che prevedevano due
popoli in due Stati. Ma Israele è riconosciuto, la Palestina no. Per
quanto disatteso, l’accordo di Oslo, abbiamo scritto, è tutt’ora
vigente. Per questo chiediamo uniti con urgenza all’Italia e all’Unione
Europea di riconoscere lo Stato di Palestina.
Per questo abbiamo scritto che “non è più sufficiente esprimere la
condanna della violenza o fare il dovuto appello ai principi e ai
valori, se poi nei fatti non c’è un’azione conseguente e coerente”.
Se si vuole si può fare. Ma bisogna volerlo. Il sistema politico
ascolti la società. Per questo noi, che fra associazioni e sindacati
rappresentiamo otto grandi formazioni sociali del nostro Paese,
chiediamo ai partiti di buona volontà un incontro pubblico e una
discussione comune. Riconoscere lo Stato di Palestina: questo è
l’appello che uniti abbiamo rivolto.
Lo Stato di Israele è riconosciuto dalla grande maggioranza della
comunità internazionale. Perché non riconoscere ufficialmente lo Stato
di Palestina? Cosa impedisce di portare a compimento la soluzione dei
“due Stati per i due popoli”, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni
Unite e dell’Accordo di Oslo, naufragato ma tutt’ora vigente? Solo così
si dà senso e sostanza all’impegno per la pace, restituendo speranza e
prospettiva agli israeliani e in particolare ai palestinesi, che
vogliono vivere in pace, lavorare senza umiliazioni, non avere più paura
di vessazioni quotidiane, di essere cacciati dalla propria casa,
esercitare i propri diritti politici e civili in modo libero e
democratico. Si romperebbe lo status quo e quella terribile normalità
che causa radicalizzazione, odio e violenza, ridando spazio e voce a chi
invece è per la pace, per il rispetto dell’altro, per la convivenza.
Una strada molto difficile ed irta di ostacoli, ma l’unica percorribile,
che ha bisogno dell’impegno di tutti, dell’azione politica e
diplomatica, e mai più dell’uso delle armi e delle guerre.
Itinerari della Memoria.Visita guidata Due episodi cruciali nella storia della Lotta di Liberazione, a Lenno e Mezzegra. Durata: 130 minuti circa Appuntamento: Sabato 22 maggio, ore 10,00 a Mezzegra in piazza 28 aprile 1945. Percorso: Hotel Lario, via del Riale ed ex- Casa De Maria, Largo Valle, cappelletta Madonna del Buon Consiglio, Villa Belmonte, Cippo Partigiani Tremezzini, frazione Pola e discesa a Lenno, Hotel San Giorgio, ex-pasticceria Luoni, lapide ai Prati di Villa. Costo: euro 15 a persona. Ridotto euro 12 per minori di anni 14 accompagnati e soci Ass. Sentiero dei Sogni con tessera in corso di validità Sarà possibile associarsi anche la mattina stessa. Lo stesso sconto verrà applicato in via straordinaria ai soci delle associazioni d’arma Conduce il percorso Gigliola Foglia, guida turistica e scrittrice Richieste: prenotazione (cell. 320.3551711 mail gigliola.foglia64@gmail.com).
Appello del Presidente
nazionale ANPI. “Non è con la propaganda o peggio con la tifoseria che
si lavora per la pace. C’è bisogno di un movimento popolare che sotto
una sola bandiera, quella dell’arcobaleno, faccia sentire la sua voce”
IL MONDO FERMI SUBITO LA GUERRA!
Dopo gli sgomberi di abitazioni dei palestinesi a Gerusalemme delle
ultime settimane ed i conseguenti incidenti, dopo i missili di Hamas ed i
bombardamenti israeliani, dopo le vittime israeliane e palestinesi dei
giorni scorsi, c’è ora il rischio di una carneficina a Gaza e, alla luce
delle affermazioni di Erdogan, di un’estensione del conflitto di
dimensioni non prevedibili e con esiti inimmaginabili. In Italia nelle
ultime 48 ore, invece di una equilibrata ed immediata azione
diplomatica, abbiamo assistito a un inedito fronte politico schierato da
una sola parte. L’UE balbetta. Gli Stati Uniti pongono il veto nel
Consiglio di sicurezza dell’ONU. Non è con la propaganda o peggio con la
tifoseria che si lavora per la pace. C’è bisogno che la comunità
internazionale fermi subito la guerra. C’è bisogno di un movimento
popolare che sotto una sola bandiera, quella dell’arcobaleno, faccia
sentire la sua voce perché la pace vinca sulla guerra, il diritto sulle
annessioni, la vita sulla morte.
Sono trascorsi già cinque anni dalla morte di Pino Binda, partigiano di Nesso, ex-presidente dell’ Anpi Provinciale di Como e Giusto fra le Nazioni, che ci ha lasciati la notte del 13 maggio 2016, nella sua abitazione di Milano.
Tutto il Direttivo dell’ Anpi Provinciale di Como lo ricorda sempre con grande affetto e sincera gratitudine.
Il rilascio dei territori occupati militarmente è la condizione per avviare un processo pacifico che porti alla nascita di due Stati che si riconoscano reciprocamente” Apprendiamo che il Segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha “espresso la sua profonda preoccupazione per le continue violenze nella Gerusalemme est occupata, nonché per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Sheikh Jarrah e Silwan”. In una nota il portavoce ha “esortato Israele a cessare le demolizioni e gli sfratti, in linea con i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario. Le autorità israeliane devono esercitare la massima moderazione e rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica”. Bene sarebbe a questo punto la convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU al fine di un comune e fattivo appello per l’immediata cessazione delle violenze e il rispetto del diritto internazionale. Tocca ora alle comunità nazionali e internazionali, a cominciare dall’UE e dal nostro Paese intervenire subito per evitare un massacro a Gerusalemme. La politica israeliana di estrema destra di annessioni violente, fomentata dai circoli ortodossi più intransigenti, ha causato i drammatici scontri in corso fra coloni fanatici, esercito e polizia israeliana da una parte e un popolo privato di diritti dall’altra. I missili lanciati da Hamas su Gerusalemme in risposta alla repressione israeliana gettano ulteriore benzina sul fuoco. Gli attacchi di Israele a Gaza fanno precipitare la situazione. Le ambigue dichiarazioni di Herdogan a sostegno dei palestinesi fanno paventare una tragica estensione del conflitto. Il seme della violenza va sradicato. O la soluzione del conflitto israelo-palestinese è pacifica, oppure non avverrà. Questo vuol dire rigoroso rispetto del diritto internazionale. Eppure dal giugno 1967 Gerusalemme Est è occupata da Israele e annessa nel 1980, i palestinesi di Gerusalemme sono considerati residenti temporanei nelle loro case. L’annessione di territori occupati militarmente è illegittima, come illegittima è la negazione dello Stato di Israele. Il rilascio dei territori occupati militarmente è la condizione per avviare un processo pacifico che porti alla nascita di due Stati che si riconoscano reciprocamente, e due popoli che vivano in pace, in reciproca sicurezza e nel rispetto della reciproca umanità.
“Sangue e suolo”. Con questa e altre espressioni CasaPound lancia la sua manifestazione del 29 maggio a Roma.
“Sangue
e suolo” è tipica del nazionalsocialismo, di Hitler, Goebbels e
compagnia criminale cantante. E proprio su quel concetto secondo i
fascisti del terzo millennio si fonderebbe il tricolore. Il loro
tricolore semmai, quello dei loro padri. Immaginario e abusivo.
Che nasce dal sangue come strumento di potere e prevaricazione.
Quello che usciva dalle carni torturate e ammazzate degli oppositori. Da
quelle degli ebrei, omosessuali, rom e sinti internati nei campi di
concentramento.
Col
sangue erano scritte le leggi razziste del 1938 inventate dal regime di
Mussolini, sostenute e poi attuate dai vari Almirante, Bottai, e affini
tutti galantuomini naturalmente presenti nel pantheon ideale di
CasaPound.
“Sangue e suolo” con cui questi signori sfruttano povertà e disagi di
parte del Paese per farsi i fatti fascisti propri. Luca Marsella si
agita nel dire che loro non sono un corpo estraneo al Paese, ma parte
integrante dello stesso.
Ferita aperta, evidentemente, ma tutta autoprocurata. Perché il
Paese, o meglio la sua nutritissima maggioranza, non è un cranio vuoto
nel quale fare arrembaggio. Metodi, slogan, programmi sono inchiodati
nella memoria. E non si può fare altro, dunque, che tenerli fuori dal
consesso civile e democratico. In nome, davvero, della libertà.
Sarà domani, domenica 9 maggio, il primo triste anniversario della morte del sen. Luciano Forni. Nato ad Asso, di tradizione di cattolica e democratica, convinto antifascista, rivestì numerose cariche istituzionali e fu eletto senatore DC nell’VII Legislatura. Uomo dalla battuta ironica ma dai modi sempre garbati, si battè sempre contro ogni tentativo di comprimere la partecipazione e la rappresentanza popolare. Per questo si impegnò intensamente per difendere i valori della nostra Costituzione. Fece parte del Direttivo dell’ Anpi Provinciale di Como con la carica di vice-presidente onorario, e grande fu il contributo che con la sua lucida intelligenza e la sua esperienza politica seppe dare alla nostra associazione.
Domani, nella chiesa di San Donnino a Como, la famiglia farà dire una Messa in sua memoria. Per chi volesse partecipare, l’ appuntamento sarà alle ore 11.
Queste le parole di Fabio Cani, che ha parlato al presidio democratico tenutosi questa mattina davanti al palazzo del Tribunale, a Como, in occasione dell’udienza per il processo ai 13 militanti neonazisti che hanno fatto irruzione ad una riunione dell’ associazione Como Senza Frontiere, nello spazio del Chiostrino di Santa Eufemia, il 29 novembre 2017.
Al presidio erano presenti il presidente dell’Anpi provinciale Invernizzi, il segretario Proietto con altri iscritti, numerosi rappresentanti dei sindacati, degli studenti, di associazioni di volontariato e di partiti.
Oltre a Fabio Cani, per Como Senza Frontiere, hanno preso la parola Saverio Ferrari dell’Osservatorio sulle Nuove Destre, Colombo della CGIL, e altri rappresentanti di partiti e associazioni.
Errore gravissimo autorizzare le manifestazioni di Dongo e Giulino di Mezzegra.
3 Maggio 2021
Il Presidente nazionale
dell’ANPI ha scritto al Ministro dell’Interno: “A nome dell’Associazione
che rappresento, mi permetto perciò di chiederLe di appurare nel
dettaglio le responsabilità in merito alle iniziative in oggetto
traendone le necessarie conseguenze”
Gentilissima Ministro,
certamente è a conoscenza delle commemorazioni fasciste della
mattina del 2 maggio a Dongo e Giulino di Mezzegra. Ci risulta che tali
commemorazioni siano state autorizzate dalle autorità competenti
nonostante le proteste di un’ampia area di forze sociali e politiche e
nonostante alcune interrogazioni parlamentari.
Si è trattato di eventi pubblici e pubblicizzati, corredati di
manifestazioni esteriori di esaltazione di esponenti del fascismo.
Durante l’iniziativa di Giulino di Mezzegra erano presenti due cartelli,
sul primo dei quali era scritto “In questa Italia penosa e buia un
raggio di luce ricordando il nostro Duce”, e sul secondo “Solo Dio può
piegare la volontà fascista. Gli uomini e le cose mai”. Su di un terzo
cartello era riprodotto l’effigie di Benito Mussolini. Sia a Dongo che a
Giulino di Mezzegra i partecipanti hanno ripetutamente ostentato il
saluto romano e scandito le parole “Duce, Duce!”.
Ella è anche a conoscenza che la legge 645/1952 – la cosiddetta
legge Scelba – sanziona “(…) chiunque pubblicamente esalti esponenti,
princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità
antidemocratiche”.
Quello che è avvenuto a Dongo e Giulino di Mezzegra era previsto e
prevedibile. Direi di più: era certo e ovvio. Pensiamo perciò che chi
ha autorizzato tali eventi abbia commesso un gravissimo errore di cui si
deve assumere la responsabilità.
Ancor più grave sarebbe mettere sullo stesso piano la doverosa e
pacifica iniziativa unitaria di contrasto alla manifestazione
neofascista con tale manifestazione neofascista. Si tratterebbe di una
equidistanza intollerabile sia dal punto di vista ideale, essendo
irragionevole, oltre che illegittimo, essere equidistanti fra Repubblica
democratica e fascismo, sia dal punto di vista giuridico, essendo i
comportamenti messi in atto dai manifestanti filofascisti, configurabili
come reati.
Aggiungo che tutto ciò avviene in un contesto da tempo lacerato
da una ininterrotta e crescente serie di iniziative, provocazioni,
aggressioni fisiche o via social, spesso con connotazioni razziste,
discriminatorie o nazionaliste, da parte di gruppi o esponenti
neofascisti, costituendo nell’insieme un quadro allarmante in
particolare nel difficilissimo momento che attraversa il Paese.
Mi pare che i discorsi pronunciati il 25 aprile dal Presidente
della Repubblica al Quirinale e dal Presidente del Consiglio al museo di
via Tasso sgomberino il campo da qualsiasi titubanza o tolleranza nei
confronti di ogni pubblica manifestazione che si richiami al fascismo.
A nome dell’Associazione che rappresento, mi permetto perciò di
chiederLe di appurare nel dettaglio le responsabilità in merito alle
iniziative in oggetto traendone le necessarie conseguenze, di impedire
qualsiasi iniziativa, comunque motivata, di apologia del fascismo, di
contrastare ogni forma di aggressione o provocazione sia fisica che
tramite social da parte di persone che al fascismo si richiamano.
Oggi a
Dongo, uno dei luoghi simbolo della Resistenza antifascista italiana,
organizzato dalle ANPI comasche ed in particolare dall’ANPI di Dongo,
si è svolta una grandiosa manifestazione antifascista con oltre
duecento partecipanti che hanno gremito nel rispetto delle
disposizioni la piazza principale intitolata al partigiano Giulio
Paracchini. La nostra manifestazione viene organizzata tutti gli anni
per ricordare alle autorità che consentono ai fascisti di
commemorare in modo vergognoso i gerarchi e il loro duce, giustiziati
in quei luoghi in nome del popolo italiano il 28 aprile 1945. Noi
cittadini tutti rifiutiamo l’omologazione proposta dalle autorità,
nei fatti se non nelle parole, con questi tristi figuri. Noi non
siamo uguali, noi stiamo dalla parte della Costituzione repubblicana,
una Costituzione antifascista. Noi non chiediamo la luna, chiediamo
che le autorità applichino le leggi dello stato italiano,
null’altro. Siamo però coscienti di essere l’unica voce sempre
presente, lo dobbiamo ai Partigiani combattenti, ai caduti della
Guerra di Liberazione, agli antifascisti torturati e morti nelle
carceri del regime. E sempre ci saremo. Un grazie agli iscritti ANPI
presenti, ai partiti della sinistra ed in particolar modo alla CGIL
comasca presente in massa con le proprie bandiere, un grazie a tutti
gli antifascisti che oggi a Dongo hanno fatto sentire ad alta voce il
desiderio di Libertà e di Democrazia.
Cari amici e compagni, a seguito dell’ incontro di questa mattina tra il Prefetto di Como e la nostra delegazione composta da Guglielmo Invernizzi, Danilo Lillia e Matteo Mandressi, è stato preparato il comunicato che potete leggere qui di seguito.
COMUNICATO.
Oggi la delegazione del gruppo costituitosi per le celebrazioni del XXV Aprile, composta da Guglielmo Invernizzi, presidente ANPI Provinciale di Como, Danilo Lillia, segretario della sez. ANPI di Dongo e Matteo Mandressi, membro della segreteria CGIL di Como, si è recata dal Prefetto di Como, dott. Andrea Polichetti, in vista delle preannunciate manifestazioni fasciste della prossima domenica. L’ incontro, per altro molto cordiale, non ha sortito gli effetti sperati, cioè il diniego da parte delle autorità di proibire in modo preventivo l’ adunata di stampo fascista che si terrà il 2 maggio a Dongo e a Giulino di Mezzegra.
Ciò che più dispiace è la contrapposizione sullo stesso piano delle ragioni degli antifacisti e di quelle dei fascisti circa la libertà di parola sancita dalla Costituzione Repubblicana, dimenticando o interpretando in maniera riduttiva l’ antifascismo insito nella Carta Costituzionale, non riconoscendone il valore fondativo per la Repubblica Italiana.
Non possiamo accettare di essere parificati nei fatti, anche se non nelle parole, con i fascisti del terzo millennio.
L’ Anpi e tutte le organizzazioni aderenti all’appello continueranno nella strenua lotta per l’ applicazione severa delle leggi dello Stato e per l’ affermazione dei valori della Costituzione. Per questo, nei prossimi giorni chiederanno un incontro anche col Procuratore della Repubblica.
Pertanto è confermata la presenza democraica in piazza Paracchini a Dongo nella mattinata di domenica 2 maggio, dalle ore 8,30.
(ai sensi dell’articolo 151 del Regolamento del Senato)
RUOTOLO, DE PETRIS, ERRANI – Al Ministro dell’Interno –
Premesso che:
ogni anno, da anni, a Dongo, sul lago di Como, in prossimità
dell’anniversario della Liberazione e del giorno della fucilazione di
Mussolini in località Giulino di Mezzegra, si radunano in forma
organizzata centinaia di militanti dell’estrema destra, in divisa di
camicie nere, per commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e
dei Gerarchi;
questa manifestazione si svolge a Dongo e a Giulino di Mezzegra in
quanto luoghi simbolo del Fascismo. I comportamenti dei partecipanti,
spesso in divisa squadrista, hanno sempre espresso senza equivoci la
volontà di propaganda del fascismo;
la locale sezione dell’ANPI si è appellata alla società civile, al
mondo della cultura, alle altre associazioni democratiche affinchè il
raduno del 2 maggio non venga autorizzato. Anche la Segreteria nazionale
dell’ ANPI si è associata a questo appello, chiedendo alle autorità
competenti di intervenire per negare l’ autorizzazione alla
manifestazione di estrema destra prevista per il 2 maggio a Dongo;
considerato inoltre che:
da diversi anni l’Italia sta conoscendo un riemergere di movimenti di
ispirazione fascista inquietante e intollerabile per la Repubblica;
l’apologia del fascismo, nell’ordinamento giuridico italiano, è un
reato previsto dall’art. 4 della cosiddetta legge Scelba, n. 645 del
1952, attuativa della XII disposizione transitoria e finale della
Costituzione;
lo scioglimento dei partiti che si ispirano al fascismo è previsto
dalla citata legge n. 645 del 1952, e che le diverse sigle operanti in
Italia, siano senz’altro organizzazioni apologetiche del fascismo e del
nazismo, è stabilito da una pronunzia definitiva della Corte di
cassazione (sezione V penale, 8 gennaio 2010, sentenza n. 19449);
iniziative promosse da organizzazioni neofasciste e neonaziste, oltre
ad offendere la nostra coscienza civile e democratica, la memoria
comune e i valori fondamentali della Costituzione, rappresentano fattore
di grave turbamento per l’ordine pubblico in tutto il Paese, già scosso
dalla grave pandemia in atto e dalla conseguente crisi economica e
sociale;
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell’iniziativa,
documentata da diversi organi di stampa e se intenda assumere iniziative
in merito;
quali iniziative urgenti e incisive intenda assumere per contrastare
efficacemente la diffusione di idee violente e razziste da parte dei
gruppi neofascisti e neonazisti.
Interrogazione parlamentare dell’ on. De Maria sull mnifestazione neofascista di Dongo.
29 Aprile 2021
Interrogazione al Ministro dell’Interno “per sapere se sia a
conoscenza di quanto ricordato e se intenda assumere iniziative in
merito”. La manifestazione neofascista, prevista per il 2 maggio,
celebrerà Benito Mussolini
“Al Ministro dell’ Interno.
Premesso che:
la Segreteria nazionale dell’ ANPI (Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia) ha pubblicamente chiesto alle autorità competenti di
intervenire per negare l’ autorizzazione ad una manifestazione di
estrema destra prevista per il 2 maggio a Dongo;
che ogni anno, da anni, a Dongo, in prossimità dell’anniversario
della Liberazione e del giorno della fucilazione di Mussolini in
località Giulino di Mezzegra, si radunano in forma organizzata centinaia
di militanti dell’estrema destra, in divisa di camicie nere, per
commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e dei Gerarchi;
che questa manifestazione Sì svolge a Dongo e a Giulino di Mezzegra in quanto luoghi simbolo del Fascismo;
che i comportamenti dei partecipanti, spesso in divisa squadrista,
hanno sempre espresso senza equivoci la volontà di propaganda del
fascismo;
che l’ apologia di Fascismo e la ricostituzione in qualsiasi forma
del Partito Fascista contrastano con i principi costituzionali e la
legislazione vigente.
Per sapere:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto ricordato e se intenda assumere iniziative in merito”
L’ ANPI nazionale a sostegno dell’ appello di Anpi Dongo
La località sul lago di Como
diviene ogni anno meta dei neofascisti per ricordare l’esecuzione di
Benito Mussolini. La locale Sezione ANPI si appella alla società civile,
al mondo della cultura, alle altre associazioni democratiche affinché
il raduno del 2 maggio non venga autorizzato. Si possono invare adesioni
a anpidongo@gmail.com
La Segreteria nazionale ANPI si associa al seguente appello promosso dalla Sezione ANPI di Dongo
Ogni anno, da anni, a Dongo, in prossimità dell’anniversario
della Liberazione e del giorno della fucilazione di Mussolini in
località Giulino di Mezzegra, si radunano in forma organizzata
centinaia di militanti dell’estrema destra, in divisa di camicie nere,
per commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e dei Gerarchi.
I fascisti vengono a Dongo e a Giulino di Mezzegra perché sono i
luoghi simbolo della fine del Fascismo, luoghi di culto e di memoria dei
loro morti. I comportamenti dei partecipanti in divisa squadrista
esprimono senza equivoci la volontà di propaganda del fascismo.
in cui sono pubblicate le riprese dei citati raduni e manifestazioni.
L’intervento dell’ANPI provinciale di Como, dell’ANPI di Dongo e
dell’ANPI Lario occidentale presso le Istituzioni pubbliche (Questura e
Prefettura di Como) e presso le Amministrazioni locali di Dongo e
Tremezzina, per chiedere che tali raduni non fossero autorizzati, è
sempre rimasto inascoltato.
Le Autorità competenti, a ogni livello, hanno autorizzato i
raduni, richiamando il principio della libertà di manifestare le
opinioni. La libertà di espressione è un sacrosanto diritto, conquistato
proprio con il sacrificio di milioni di morti che hanno combattuto per
sconfiggere le dittature del nazifascismo.
A Dongo e a Mezzegra queste dittature sono celebrate e propagandate nelle pubbliche strade da gruppi organizzati.
Come ANPI vogliamo che Dongo sia simbolo di una permanente civile
resistenza. Sia luogo di conoscenza di quelle ultime tragiche giornate
che hanno visto la fine della dittatura, la rinascita della democrazia e
la nascita della Repubblica, che quei giorni di fine aprile siano
celebrati come momento di confronto e di approfondimento della Storia e
dei valori della Resistenza, della Costituzione e della democrazia nata
con essa.
Abbiamo bisogno che questo appello sia condiviso a livello locale e nazionale.
Scriviamo questa lettera perché vogliamo coinvolgere Istituzioni,
Associazioni, Personalità, la società civile tutta nel sostenere con
forza la richiesta che NON sia autorizzata alcuna presenza organizzata
di fascisti nelle loro macabre divise e il tempo non sia riportato
indietro negli anni più bui della nostra Storia.
L’anno 2020 ha messo a dura prova la popolazione italiana, europea, mondiale.
Il numero dei morti e dei contagi per l’epidemia del COVID, la
sofferenza sono l’aspetto più tragico, a cui segue la crisi economica e
sociale. Disagi e privazioni hanno peggiorato le condizioni di vita,
aumentano la rabbia e le paure. In Italia, in Europa, nel mondo ci sono
organizzazioni che si
richiamano a ideologie del passato, che scatenano i peggiori
istinti di violenza, perdendo ogni umano e razionale controllo delle
proprie responsabilità. Cercano di minare i valori della democrazia e
della convivenza civile conquistati con le lotte della Resistenza.
Anche le giovanissime generazioni, penalizzate e deprivate delle
relazioni sociali, rischiano di cedere al “sonno della ragione”. Le
donne e i giovani più di altri subiscono le conseguenze del lavoro che
manca, dell’ insicuro futuro.
Stiamo vivendo tempi di crisi che chiedono un plus di
responsabilità e di solidarietà ed è urgente attivare vaccini culturali e
morali, non solo contro il COVID.
Vogliamo dare speranza e voce all’Italia che resiste e guarda
avanti, che affronta con coraggio e impegno la fatica e i sacrifici di
una sconvolta realtà.
Dongo, simbolo di rinascita e di una resistenza civile non
violenta, non appartiene solo al territorio lariano, ma a tutta
l’Italia, all’Europa, al Mondo.
Vi chiediamo dunque di sottoscrivere l’appello che ogni
propaganda di violenza, di odio, di fascismo sia assolutamente vietata
in tutte le sue manifestazioni nel rispetto della nostra Costituzione.
Iniziative organizzate da ANPI , ARCI, ArticoloUno, Auser, CGIL, UIL, Como Senza Frontiere, Istituto di Storia Contemporanea P.A.Perretta, Osservatorio democratico Nuove Destre Como, PD, PRC, PSI, Sinistra Italiana.
Per la festa della Liberazione, una diretta su Arci Como Web TV dal 23 al 25 aprile, a partire da venerdì 23 alle ore 21 con Saverio Ferrari e Paolo Berizzi.
Il 25 aprile una diretta lunga un giorno ( è possibile risentirla anche nei giorni successivi), con spettacoli, musica, storia dela Resistenza nella nostra provincia, discorsi istituzionali di sindaci e il discorso ufficiale del nostro Paolo Fossati.
Potete leggere il dettaglio del programma delle dirette webtv sulla colonnina rossa a sinistra della pagina “Articoli Recenti”.
L’ANPI invita le cittadine e i cittadini a deporre un fiore, alle ore 16 del 25 aprile, sotto le targhe delle vie e delle piazze dedicate ad antifasciste/i e partigiane/i. Aderiscono Arci, Articolo 1, Cisl, Fiap, Massimo Ghini e 6000sardine.
L’ANPI invita le cittadine e i
cittadini a deporre un fiore, alle ore 16 del 25 aprile, sotto le targhe
delle vie e delle piazze dedicate ad antifasciste/i e partigiane/i. Il
tutto dovrà avvenire nel pieno rispetto delle normative anti-covid, per
cui non dovranno essere più di due le persone a compiere il gesto
simbolico, possibilmente un giovane ed un adulto. In questo modo il 25
aprile il Paese si ritroverà riunito intorno a quella straordinaria
stagione di lotta per la libertà e la democrazia. Un fiore che diverrà
una luce accesa sul sacrificio di tante donne e donne da cui sono nate
la Repubblica e la Costituzione.
Cerimonia per l’ anniversario della scomparsa di Corrado Lamberti.
Corrado Lamberti è stato ricordato ieri, con la deposizione di un cuscino di gerbere e un mazzo di fiori, davanti alla sua tomba nel piccolo cimitero di Mezzegra che si affaccia sul lago. Presenti alla cerimonia i parenti di Corrado (la moglie Giusy, la sorella Donatella, i cognati), Tino Villa e Vittorio Bernsconi, presidente e segretario della sezione Anpi Lario Occidentale, il partigiano Ovidio Traversa, Giambattista Bordoli, l’ assessore Guglielmina Botta in rapprentanza del Comune e Danilo Lillia, segretario della sezione Anpi di Dongo.
Al termine a tutti i presenti è stata donata una copia del volume La Battaglia della Tremezzina.
Una delegazione, guidata da Gigliola Foglia e da Cristina Redaelli, si è poi recata al vicino cimitero di Tremezzo per deporre una rosa rossa sulla tomba di Maria Gobbi Lanfranconi, iscritta alla sezione Anpi Lario Occidentale e responsabile del tesseramento, deceduta lo scorso anno il 24 aprile.
Un anno fa, il 17 aprile 2020, ci lasciava l’ amico e compagno Corrado Lamberti, astrofisico, docente, antifascista militante, presidente della sezione basso e centro Lario ” Michele Moretti”, instancabile promotore di iniziative volte a mettere in rilievo i valori della guerra di Liberazione .
E’ passato un anno ma ancora non ci rassegnamo a questa grave perdita, che ci riempie di dolore e di tristezza.
L’ Anpi provinciale di Como e tutte le sezioni, esprimono vicinanza e affetto, in questo triste anniversario, alla moglie Giusy, ai figli e ai nipoti.
Riproponiamo il discorso che Corrado fece il 2 novembre 2019, in occasione della intitolazione di una piazza di Mezzegra ai partigiani tremezzini caduti.
Appello della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI alle amministrazioni comunali, ai dirigenti scolastici, ai media
CELEBRIAMO DEGNAMENTE IL 25 APRILE
Appello alle amministrazioni comunali, ai dirigenti scolastici, ai media
Si avvicina il 25 aprile, festa nazionale che ricorda il coraggio, la
lotta e il sacrificio di tante donne, uomini, giovani contro la
dittatura e l’occupazione. Un evento che porterà nelle case e nelle
coscienze di tutta Italia la centralità della Resistenza nella conquista
della libertà e nel processo di ricostruzione materiale, democratica,
civile del Paese dopo gli incalcolabili danni – guerra, miseria, leggi
razziste, stragi contro innocenti – provocati dal fascismo e dal
nazismo. Ideologie di violenza e prevaricazione che ancora oggi
sopravvivono nelle frequenti espressioni e azioni di odio e razzismo in
particolare nella comunicazione web e social. Siamo ancora nel vivo del
dramma pandemico – con una nuova accelerata dei contagi che ha prodotto
la necessaria chiusura di non poche regioni – e non sappiamo se e quando
il futuro prossimo potrà riservarci un ritorno alla vita normale. Il 25
aprile può e deve costituire ancora uno stimolo alla speranza, alla
vitalità delle idee, alla partecipazione, un battito generalizzato,
insomma, del cuore della memoria, foriera di buona aria di liberazione.
Facciamo appello allora alle amministrazioni comunali, ai dirigenti
scolastici, ai media affinché, ognuno nel proprio ambito e nel proprio
senso di responsabilità, contribuiscano attivamente alla celebrazione di
questo momento di unità nazionale intorno ai valori e ai principi
dell’antifascismo fondativi della Repubblica e della Costituzione. Nel
pieno rispetto delle normative anticovid, tutta l’ANPI sarà impegnata a
costruire iniziative nei territori – e sui social – e a collaborare con
tutti i soggetti istituzionali, e non, per avviare percorsi di
celebrazione di una Festa della Liberazione degna di questo nome e del
suo straordinario significato.
Siamo lieti di annunciare che nell’approssimarsi del 25 aprile saremo in grado di “inaugurare” il Memoriale della Resistenza italiana,
da noi promosso col contributo dello SPI-CGIL, e curato da Gad Lerner e
Laura Gnocchi, che già oggi ha raccolto 500 video-testimonianze di
partigiane e partigiani e che viene messo su una piattaforma online a
disposizione di tutta la cittadinanza. Un lavoro lungo e intenso con cui
intendiamo esprimere a quelle donne e a quegli uomini la nostra
riconoscenza e per fornire al pubblico, in particolare quello giovanile,
racconti preziosi, spesso inediti, sulla lotta di Liberazione.
Appuntamento, quindi, ad una grande mobilitazione della creatività e
dell’entusiasmo per ritrovarci ancora una volta insieme e resistenti.
“Continueremo a fare delle vostre vite poesie, fino a quando la libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi”. Vittorio Arrigoni
Dieci anni fa ci lasciava una bella persona, Vittorio “Vik” Arrigoni.
Era un volontario, attivista per i diritti umani dell’ International Solidarity Movement – ISM.
Il 13 aprile 2011 fu rapito a Gaza, in Palestina. Vik ci ha raccontato con i suoi reportage gli orrori e la spietata oppressione degli abitanti palestinesi, perpetrati da uomini che a loro volta avevano subito l’ orrore della persecuzione nazista. Troppo scomoda la sua voce. Venne ucciso a Gaza la notte tra il 14 e il 15 aprile. Aveva 36 anni.
Il suo motto era ” Restiamo Umani”.
Ricordiamo che, con grande sensibilità e sguardo sempre avanti, il nostro presidente Invernizzi ricordò la figura di Vittorio Arrigoni dal palco, il 25 aprile del 2011, pochi giorni dopo la morte di Vittorio.
Un pensiero affettuoso va alla mamma di Vittorio, Egidia Beretta, e alla sorella Alessandra.
Tutti i Cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. art.54 della Costituzione della Repubblica italiana
Ogni anno, da anni, a Dongo nel mese di aprile in prossimità dell’anniversario della Liberazione e del giorno della fucilazione di Mussolini in località Giulino di Mezzegra, si radunano in forma organizzata centinaia di militanti dell’estrema destra, in divisa di camicie nere, per commemorare con riti e cortei l’esecuzione del Duce e dei Gerarchi. I fascisti vengono a Dongo e a Giulino di Mezzegra perché sono i luoghi simbolo della fine del Fascismo, luoghi di culto e di memoria dei loro morti. I comportamenti dei partecipanti in divisa squadrista esprimono senza equivoci la volontà di propaganda del fascismo. Uniamo a questa lettera i due link di YouTube:
https://youtu.be/ZyQCIOyRp8Y “ Mezzegra corteo per commemorare Mussolini”
e https://youtu.be/sqpNtwcNCQ4 “Dongo il “presente” per i gerarchi fascisti fucilati nel 1945”,
in cui sono pubblicate le riprese dei citati raduni e manifestazioni.
L’intervento dell’ANPI provinciale di Como, dell’ANPI di Dongo e dell’ANPI Lario occidentale presso le Istituzioni pubbliche (Questura e Prefettura di Como) e presso le Amministrazioni locali di Dongo e Tremezzina, per chiedere che tali raduni non fossero autorizzati, è sempre rimasto inascoltato. Le Autorità competenti, a ogni livello, hanno autorizzato i raduni, richiamando il principio della libertà di manifestare le opinioni. La libertà di espressione è un sacrosanto diritto, conquistato proprio con il sacrificio di milioni di morti che hanno combattuto per sconfiggere le dittature del nazifascismo. A Dongo e a Mezzegra queste dittature sono celebrate e propagandate nelle pubbliche strade da gruppi organizzati. Come ANPI vogliamo che Dongo sia simbolo di una permanente civile resistenza. Sia luogo di conoscenza di quelle ultime tragiche giornate che hanno visto la fine della dittatura, la rinascita della democrazia e la nascita della Repubblica, che quei giorni di fine aprile siano celebrati come momento di confronto e di approfondimento della Storia e dei valori della Resistenza, della Costituzione e della democrazia nata con essa. Abbiamo bisogno che questo appello sia condiviso a livello locale e nazionale. Scriviamo questa lettera perché vogliamo coinvolgere Istituzioni, Associazioni, Personalità, la società civile tutta nel sostenere con forza la richiesta che NON sia autorizzata alcuna presenza organizzata di fascisti nelle loro macabre divise e il tempo non sia riportato indietro negli anni più bui della nostra Storia.
L’anno 2020 ha messo a dura prova la popolazione italiana, europea, mondiale. Il numero dei morti e dei contagi per l’epidemia del COVID, la sofferenza sono l’aspetto più tragico, a cui segue la crisi economica e sociale. Disagi e privazioni hanno peggiorato le condizioni di vita, aumentano la rabbia e le paure. In Italia, in Europa, nel mondo ci sono organizzazioni che si richiamano a ideologie del passato, che scatenano i peggiori istinti di violenza, perdendo ogni umano e razionale controllo delle proprie responsabilità. Cercano di minare i valori della democrazia e della convivenza civile conquistati con le lotte della Resistenza. Anche le giovanissime generazioni, penalizzate e deprivate delle relazioni sociali, rischiano di cedere al “sonno della ragione”. Le donne e i giovani più di altri subiscono le conseguenze del lavoro che manca, dell’ insicuro futuro. Stiamo vivendo tempi di crisi che chiedono un plus di responsabilità e di solidarietà ed è urgente attivare vaccini culturali e morali, non solo contro il COVID. Vogliamo dare speranza e voce all’Italia che resiste e guarda avanti, che affronta con coraggio e impegno la fatica e i sacrifici di una sconvolta realtà. Dongo, simbolo di rinascita e di una resistenza civile non violenta, non appartiene solo al territorio lariano, ma a tutta l’Italia, all’Europa, al Mondo.
Vi chiediamo dunque di sottoscrivere l’appello che ogni propaganda di violenza, di odio, di fascismo sia assolutamente vietata in tutte le sue manifestazioni nel rispetto della nostra Costituzione.
Saranno tre le iniziative centrali:
l’uscita del Memoriale della Resistenza Italiana curato da Laura
Gnocchi e Gad Lerner; “Strade di Liberazione”: alle 16 deposizione in
tutto il Paese di un fiore sotto le targhe dedicate ad antifasciste/i e
partigiane/i; “Staffetta della Liberazione”: diretta Facebook con
collegamenti esterni, letture, musica, incontri, presentazioni di libri,
testimonianze partigiane. Pagliarulo: “un 25 aprile di nuova primavera e
di memoria attiva”
“Viviamo un difficile inverno
per le persone e per la democrazia. Stiamo organizzando un 25 aprile di
nuova primavera e di memoria attiva: il Paese si riunirà intorno a
quella straordinaria stagione di speranza. Conquistammo democrazia,
libertà e giustizia sociale, che non sono mai date una volta per sempre.
E non basta difenderle; dobbiamo espanderle ogni giorno, come se ogni
giorno fosse il 25 aprile”. Con queste parole il Presidente
nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, presenta le iniziative nazionali
che l’ANPI realizzerà il 25 aprile. Oltre alle tante che i Comitati
provinciali e le Sezioni svolgeranno nei territori, ne sono previste tre
centrali nazionali:
1) Uscita, il 19 aprile, sul portale www.noipartigiani.it, del Memoriale della Resistenza italiana,
un lavoro durato 2 anni promosso dalla Presidenza nazionale ANPI, col
contributo dello SPI-CGIL, e curato da Laura Gnocchi e Gad Lerner. 500
video-testimonianze di partigiane e partigiani che l’Associazione
metterà a disposizione della cittadinanza. Una sintesi delle loro
esperienze, armate e disarmate; la ricostruzione di importanti fatti
storici; episodi di eroismo, sofferenze e atrocità subite; la
rappresentazione d’insieme delle varie anime della Resistenza e delle
condizioni sociali e culturali in cui sono maturate. Un primo, grande
blocco di interviste verrà messo online il prossimo 19 aprile, le altre
successivamente. Il Memoriale verrà presentato ufficialmente in una conferenza stampa che si terrà il 16 aprile.
2) “Strade di Liberazione”:
l’ANPI invita le cittadine e i cittadini a deporre un fiore, nei propri
Comuni, sotto le targhe dedicate ad antifasciste/i e partigiane/i. Il
tutto dovrà avvenire nel pieno rispetto delle normative anti-covid, per
cui non dovranno essere più di due le persone a compiere il gesto
simbolico, possibilmente un giovane ed un adulto. In questo modo il 25
aprile il Paese si ritroverà riunito intorno a quella straordinaria
stagione di lotta per la libertà e la democrazia. Un fiore che diverrà
una luce accesa sul sacrificio di tante donne e donne da cui sono nate
la Repubblica e la Costituzione.
3) “Staffetta della Liberazione”: sulla
pagina Facebook Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – ANPI dalle
10:15 alle 18 del 25 aprile diretta con collegamenti esterni, letture,
musica, incontri, presentazioni di libri, testimonianze partigiane.
Hanno già aderito e dunque parteciperanno tra gli altri: Dacia Maraini, Giuliano Montaldo, Eugenio Finardi, Laura Gnocchi, Gad Lerner, Francesco Filippi, Chiara Colombini, Marta Cuscunà. Nei prossimi giorni sarà reso pubblico il programma completo.
Da una testimonianza di un ufficiale italiano dell’epoca: “Si procede
a fucilazioni di massa e la frase “gli italiani sono diventati peggiori
dei tedeschi si sente dappertutto”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
In un appello lanciato da Eric Gobetti e sottoscritto da più di 130
storici e tanti istituti culturali si afferma: “L’80 anniversario
sarebbe l’occasione ideale per farsi carico della responsabilità storica
di pratiche criminali che erano il frutto di una logica politica
fascista e nazionalista che noi oggi fermamente condanniamo, in nome dei
valori costituzionali che fondano il patto di cittadinanza
democratica”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Il macello jugoslavo, Mussolini lo aveva promesso. Nel lontano 1920 a
Pola affermò: «Di fronte a una razza come la slava, inferiore e
barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella
del bastone. Il nostro imperialismo vuole raggiungere i giusti confini
segnati da Dio e dalla natura, e vuole espandersi nel Mediterraneo.
Basta con le poesie. Basta con le minchionerie evangeliche».
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
I criminali di guerra italiani sono rimasti impuniti, perché in Italia non c’è stata nessuna Norimberga.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Alle 17 di oggi si apre la mostra promossa dall’Istituto Parri
sull’invasione della Jugoslavia. Il titolo è tutto: A ferro e fuoco.
Sarebbe tempo di chiedere perdono. Il presidente della repubblica
italiana e il presidente sloveno a luglio dell’anno scorso hanno deposto
una corona di fiori al Monumento dei Quattro Martiri sloveni fucilati
il 6 settembre 1930. Un segnale di umanità. Oggi è l’anniversario
dell’invasione. Lubiana diventa una provincia del Regno d’Italia. Si
avvia una irrefrenabile spirale di sangue. Alcune stime: 4000 ostaggi
sloveni fucilati, 1900 torturati o arsi vivi, 1500 degli internati
nell’isola di Arbe – civili e non militari – deceduti, migliaia di
internati a Gonars, in Veneto, in altre regioni. È tristemente nota la
circolare del generale Mario Robotti “si ammazza troppo poco” e
l’affermazione del generale Gastone Gambara a proposito del campo di
Arbe: “Logico e opportuno che campo di concentramenti non significhi
campo di ingrassamento. Individuo malato uguale individuo che sta
tranquillo”.
Sarebbe tempo di chiedere perdono.
Il 7 dicembre 1970 il cancelliere tedesco Willy Brandt si
inginocchiava davanti al monumento alle vittime del ghetto di Varsavia.
In Italia c’è chi rimuove la storia. Come se non fosse mai successo. O,
se è successo, come se fosse giusto, normale, dovuto. Fascisti di ieri e silenzi di oggi.
È tempo. È tempo di chiedere perdono”.
Gianfranco Pagliarulo – Presidente nazionale ANPI 6 aprile 2021
Una mostra virtuale, curata da Raoul Pupo, per ricordare
l’invasione italo-tedesca di 80 anni fa.
Ricorre oggi 6 aprile, una data su cui è caduto un colpevole
oblio: ottant’anni fa, nel 1941, le forze italiane invasero la Jugoslavia a
rimorchio di quelle naziste. Come al solito Hitler aveva avvertito Roma “a
decisione già presa”. E tuttavia, osserva lo storico triestino Raoul Pupo,
l’iniziativa “era stata innescata dai pasticci combinati da Mussolini nei
Balcani”, con l’attacco alla Grecia nell’ottobre 1940, risoltosi in un disastro
con l’avanzata delle truppe elleniche nell’Albania appena unita al Regno dei
Savoia.
Pupo ha curato la mostra virtuale “A ferro e fuoco. L’occupazione italiana della Jugoslavia 1941-43, “ visitabile da oggi sul sito occupazioneitalianajugoslavia41-43.it
E ricorda come le conseguenze dell’aggressione furono catastrofiche, perché alla dura guerra di liberazione intrapresa dai serbi monarchici, detti cetnici, e dai partigiani comunisti di Tito (peraltro in lotta feroce tra loro) si aggiunse la politica di sterminio dei fascisti croati (gli ustascia) nei riguardi delle minoranze etniche. “A fine guerra – sottolinea Pupo – la Jugoslavia avrebbe contato un milione di vittime su 15 milioni di abitanti”.
La mostra, organizzata dall’Istituto Nazionale Parri, dall’Istituto per la storia della Resistenza del Friuli-Venezia Giulia e dall’Università di Trieste, comprende molte foto che documentano quell’orrore. Anche i militari italiani si macchiarono di molti crimini, ricorda Pupo: “E’ una pagina così oscura da venir completamente rimossa dalla memoria collettiva ed accantonata dalle istituzioni”. Oggi conclude: “forse è l’ora di dar la sveglia alla coscienza”.
Ricopiamo una testimonianza al processo Kappler, che si concluse con la condanna del tenente colonnello delle SS.
DAL CARCERE ALLE CAVE ARDEATINE deposizione del teste – Avv. Eleonora Lavagnino
Ventiquattro marzo ore 14. Il III braccio presentava il normale aspetto dell’ora particolarmente tranquilla. I vari servizi erano già stati eseguiti e solo alle 16 sarebbe passata la pulizia del pomeriggio e vi sarebbe stato il movimento di infermeria. Chiesi ed ottenni di recarmi al gabinetto per il lavaggio delle gavette, concessione questa riservata alle donne secondo gli umori dei posten. Rimasi al gabinetto per circa un quarto d’ora ed al mio ritorno, nel nel percorrere il ballatoio del primo piano, notai che al piano terreno, innanzi agli uffici, erano stati ammassati una ventina di uomini. Mi soffermai e detti un’occhiata in giro. Tre o quattro coppie di tedeschi muniti di una lunga lista andavano di cella in cella e costringevano gli uomini ad uscire, secondo l’elenco da essi tenuto, e a scendere in gran fretta al pian terreno, dove venivano allineati. Tali uomini erano senza pacchi, quindi pensai che non poteva trattarsi di una partenza, benché proprio di quei giorni tutti ne aspettassero una.
Avevo frattanto raggiunto le prime celle occupate dalle donne. In una di esse si trovava il dott. Luigi Pierantoni, tenente medico facente parte dell’organizzazione militare del P’d’A che, arrestato da circa 40 giorni, era riuscito a far organizzare uno speciale servizio di infermeria per i detenuti del III braccio. Il dott. Pierantoni, accompagnato dall’infermiere tedesco, un certo Willy (anch’esso detenuto per essersi allontanato senza permesso dal posto) e da uno dei posten di servizio, era intento a fare una iniezione. Proprio sulla porta della cella rimasta aperta mi incontrai con due agenti della Feld Polizei i quali con l’elenco in mano richiedevano del Pierantoni.
A questi non fu concesso di terminare la sua opera, ma, preso per un braccio, fu sospinto con l’usuale “loss,loss”. Benché non eccessivamente pratica, rimasi meravigliata in quanto tali agenti non facevano parte delle due squadre che abitualmente facevano servizio e che, ad onor del vero, erano relativamente gentili con il dottore. Mi trassi indietro per lasciare passare e cercare di scambiare qualche parola con il Pierantoni. Non mi fu possibile. Solo potei fargli un cenno interrogativo, al che lui rispose con altro cenno per significarmi che nulla sapeva e nulla capiva.
A mia volta fui sospinta verso la mia cella: “Komme, komme, loss, loss!”. Cercai di andare più lentamente possibile e prima di entrare potei ancora vedere il Pierantoni che si andava a raggiungere al gruppo, fra cui si notava per il suo camice bianco. Rientrai in cella e rimasi allo spioncino per rendermi conto degli avvenimenti che non comprendevo. Come detto più sopra, notai che non erano i nostri soliti agenti a prelevare i detenuti. I gruppetti di due erano muniti di un lungo elenco, che si doveva ritenere non compilato al carcere, in quanto il prelievo non veniva sistematicamente eseguito cella per cella, ma nominativamente, cosicché in più di una cella si bussava due o tre volte, per chiamare i prescelti. Così al 288 proprio, innanzi a me, su quattro detenuti, due aperture di porta e prelievi, al 286 su cinque detenuti, tre aperture e quattro prelievi e così dappertutto.
Giovani e vecchi, giudicati ed inquisiti, assolti o condannati: non esisteva regola!
Il gruppo nel fondo aumentava. I tedeschi avevano fatto una sommaria divisione tra gli ebrei e gli ariani. I primi venivano raggruppati tra le scale ed il finestrone, i secondi tra le scale ed il cancello d’ingresso. Gli animi cominciavano ad essere tesi. Non si trattava certo di una partenza normale in quanto si negava ai detenuti di portare con sé il corredo personale, le vettovaglie, e gli si impediva persino un minimo di toletta, come quello di infilarsi la giacca o il paletot, ed alcuni venivano sospinti sui ballatoi mentre ancora si allacciavano i calzoni e si ravviavano i capelli con le mani. Non si teneva neppure conto dell’età e dello stato di salute: alla cella 278 erano quattro zoppi tra cui Alberto Fantacone, mutilato di guerra, e tutti e quattro furono fatti scendere ed allineati con gli altri. Il nervosismo cominciava ad impadronirsi del braccio ed uno degli ultimi ad essere tratto da una delle celle dell’ultimo piano fu sospinto per le scale a forza mentre i suoi gridi si propagavano per il braccio. Erano nel frattempo venute le quattro. Con l’aiuto di uno specchietto cercavo di rendermi conto di quanto avveniva al gruppo dei politici, troppo lontano da me per osservarli direttamente. II buon Pierantoni si distaccò un momento dalla fila e attraversato rapidamente il corridoio entrò in infermeria per togliersi il camice ed indossare la giacca militare. Più alto della media normale, in divisa e con la barba era facilmente riconoscibile anche in lontananza.
Intanto, nella cella vicino alla mia, la 297, la moglie di Genserico Fontana aveva ottenuto di uscire un momento e avviatasi sul ballatoio era giunta di fronte ai partenti. Le fu concesso di scambiare qualche cenno con il marito che era allineato con gli altri e poi fu fatta rientrare. Ciò ci rassicurò in parte, perchè le era stato assicurato che essi andavano a lavorare. Fu fatto un primo appello degli ariani, poi l’uffciale delle SS passò a fare l’ appello degli ebrei.
Come ho detto questi erano proprio sotto la mia cella e quindi potevo osservare lo svolgimento delle cose comodamente. Fatti allineare per tre, fu loro dato qualche comando militare per ottenerne I’allineamento. Erano 66. II più giovane, che faceva parte della famiglia Di Consiglio (7 fucilati ) era stato catturato con gli altri familiari 48 ore prima e la mattina, interrogato da una mia amica, le aveva detto di avere 14 anni. II più vecchio, canuto ed apparentemente in pessime condizioni di salute, poteva avere circa 80 anni. Tutti parlottavano fra loro e cercavano di costituirsi in gruppi di amici o parenti, per stare vicini nella eventualità di un viaggio. Durante tale parvenza di esercizio militare, uno dei più vecchi si volse a sinistra anziché a destra come era stato dato l’ordine: ciò fece sorridere alcuni tra i suoi compagni, ma tale buon umore fu subito represso dalla SS che percosse con due ceffoni il disgraziato. Fatto l’appello, la SS domandò: “Se c’è qualcuno di voi che sia disposto ad eseguire lavori pesanti di sterro e simili, alzi la mano”. Vidi gli ebrei guardarsi tra di loro e poi timidamente qualche mano cominciò ad alzarsi. Un mormorio corse tra di loro: Lavorare. Qualcuno si fregò le mani. “Allora- riprese la SS – quanti siete disposti a lavorare?”. Nuovo movimento tra gli ebrei, e tutte le mani furono in aria. “Quindi tutti volete lavorare? Bene! Io faccio un nuovo appello, se qualche d’uno non è stato chiamato esca dalla fila.” Fu rifatto l’appello, il piccolo Di Consiglio non fu chiamato: fatto un passo avanti, il suo nome fu aggiunto agli altri.
Dalla parte degli ariani si stava svolgendo intanto qualche formalità che ci sfuggiva. Gli ebrei lasciati soli si raggruppavano e parlavano animatamente benché sottovoce. Qualcuno scambiava cenni con le donne al primo piano. Altri, scritti affrettatamente dei biglietti, li affidavano ai detenuti del piano terreno le cui celle rimanevano loro vicino. Noi lanciammo loro sigarette, fiammiferi e pane. A questo punto gli spioncini ci furono chiusi e non ci rimase che convergere tutta la nostra attenzione nell’udito. Erano circa le 17. Nuovi appelli, nuovi comandi militari, un movimento confuso di cui non ci rendevamo conto. II tempo passava. Perché non partivano mai? Fu durante tale periodo che i disgraziati furono legati e compresero la fine che li attendeva. Era l’imbrunire quando si sentì lo scalpiccio dei piedi della colonna che si muoveva. Non usciva però come per le partenze solite dal cancello grande, ma dal cancello del cortile. Salii sulla branda e da lì mi arrampicai all’inferriata. Essi sfilavano sotto di me, troppo rasente al muro perché potessi vederli e si avviavano verso il cortile tra il III ed il VII braccio. A tratti vedevo un tedesco armato che evidentemente li scortava. Sul fondo, metropolitani in divisa col fucile mitragliatore imbracciato, seguivano lo sfilamento. Nel cortile fuori dalla mia vista, ma sotto gli occhi dei detenuti del VII, i disgraziati furono fatti salire sui camions ed avviati al massacro.
Da quanto mi consta furono prelevati tutti gli ebrei presenti al braccio in numero di 66 senza tener conto dell’età e delle condizioni di salute. Due che si erano sentiti male e che erano rimasti, fino a quando avevo potuto vederli, senza conoscenza, non mi risulta che siano stati riportati in cella e tanto meno in infermeria, dove gli ebrei non erano mai mandati.
Circa I’appello degli ariani ero troppo lontana per poter distinguere con esattezza i nomi non conosciuti, ma ebbi I’avvertenza di contare i nomi stessi. Mi risulta in tal modo che tra ariani ed ebrei il III braccio diede 192 uomini.
So che i tedeschi il giorno dopo mandarono l’elenco dei “partiti” in cucina perché fossero cancellati da chi di dovere dalla nota del vitto infermeria. Tale elenco fu, seppi dopo, per molto tempo nelle mani dell’infermiere italiano (detenuto) a nome Valentino, il quale però non avendo trovato a chi interessasse, ebbe a distruggerlo in un secondo tempo. Sul numero eravamo d’accordo.
Posso dire che fra i prescelti vi erano numerosi innocenti, ed anche degli assolti. In questa seconda condizione era Pietro Paolucci che era stato assolto il 22 marzo ed il cui vero nome era (seppi dopo il 4 giugno) Paolo Petrucci.
Persone mai interrogate e con imputazioni lievissime. Era di fronte a noi un oste arrestato da cinque giorni per aver servito da mangiare ad alcuni ebrei; al piano di sopra un ragazzo di 17 anni arrestato in strada per violazione alla norma del coprifuoco. Mi sono resa conto che invece sfuggirono alla strage tutti quelli imputati di spionaggio, anche se con prove gravissime. Tra questi il Ten. Fabrizio Vassallo, Corrado Vinci, Bruno Ferrari, Salvatore Grasso e Bergamini, i quali furono più tardi giudicati con tale imputazione condannati a morte e fucilati il 24 maggio. Sfuggirono egualmente alla strage vari condannati a morte: tra cui Arcurio e compagni (mai più fucilati) e Padre Morosini invece fucilato il 10 aprile.
Articolo di Gianfranco Pagliarulo sul quotidiano Domani del 12 marzo
Sono gli storici a dover scrivere
la storia. E non serve alla comprensione dei fatti spegnere ogni luce
sulla drammatica scena del confine orientale negli anni 40, e illuminare
solo le tragedie delle foibe e dell’esodo.
Bene sarebbe che
nell’anniversario dell’invasione italiana della Jugoslavia dalle
istituzioni italiane giungesse un inequivocabile messaggio di
distensione e di riconoscimento delle pesanti responsabilità che gravano
ancora sul nostro Paese.
Il cosiddetto confine orientale
andrebbe finalmente osservato con uno sguardo altro e alto: una
frontiera di secolare convivenza fra culture, lingue, religioni, stili
di vita differenti. Non un muro, ma un ponte che consenta di guardare ad
un futuro pacifico.
Si avvicina l’80esimo anniversario dell’invasione italiana della
Jugoslavia. Quell’evento – 6 aprile 1941 – rappresentò l’inizio di
un’oppressione e poi di una repressione sanguinosa. Le vittime jugoslave
dell’occupazione, della contestuale aggressione nazista e dei crimini
dei collaborazionisti si contano nella cifra di oltre un milione di
morti.
La legge 92 del 2004 recita, all’art. 1, che «la Repubblica riconosce il
10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e
rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime
delle foibe,
dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel
secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
In questi diciassette anni, ben lungi da un lavoro di costruzione di
una memoria, se non condivisa, quantomeno complessiva, si è sviluppata
un’azione a largo raggio delle destre, in particolare le destre estreme,
tesa a imporre il dramma delle foibe e dell’esodo come una sorta di una
narrazione alternativa e contrapposta alla storia della Resistenza.
Tale azione politica e culturale a tutt’oggi in corso ha come
presupposto necessario l’estrapolazione delle drammatiche vicende dal
contesto e perciò la consapevole rimozione delle finalità della legge in
merito alla “complessa vicenda del confine orientale”. Ferma rimanendo –
questo sia assolutamente chiaro – la condanna e la riprovazione per
l’orribile vicenda delle foibe, come più volte ribadito dall’Anpi
nazionale, e assieme la drammatica memoria dell’esodo, va sottolineato
che l’obiettivo reale delle destre estreme è la costruzione di un mito
vittimario fascista. Dietro questa complessa operazione si cela un
paradossale capovolgimento della storia, per cui il fascismo italiano,
responsabile dell’aggressione alla Jugoslavia, sarebbe stato in realtà
vittima dell’aggressione jugoslava in una realtà ucronica in cui sono
state radicalmente rimosse l’invasione, le violenze, l’impunità dei
criminali di guerra, le complicità con il Terzo Reich.
L’operazione di illusionismo consiste nello spegnere ogni luce sulla
drammatica scena del confine orientale, mentre i fari si illuminano
soltanto per le tragedie delle foibe e dell’esodo.
Tutto qui per
gli illusionisti? No. Rimane da disinnescare il pericolo rappresentato
dalle fonti della conoscenza della verità sui fatti, cioè la ricerca
storica, ove questa non confermi la vulgata della destra, e rivestire di
autorità istituzionale la versione illusionista attribuendo alle
medesime istituzioni il compito inquietante di stabilire una volta per
tutte un’unica verità, negando la quale ci si pone in automatico al
fuori di qualsiasi legittimità. Detto in breve, non sono gli storici che
scrivono la storia, ma lo Stato.
La mozione di Fratelli d’Italia
L’incarnazione di questo disegno si trova nella mozione proposta dal
gruppo di Fratelli d’Italia, approvata il 23 febbraio dal Consiglio
regionale del Veneto e preceduta da un’analoga mozione del 2019 del
Consiglio del Friuli-Venezia Giulia.
Nel documento si premette che «tra il 1943 ed il 1947 sono stati
assassinati e infoibati dal regime comunista jugoslavo oltre 12.000
italiani». Ma il regime inizia alla fine del 1945; nel periodo
precedente si è in presenza di un movimento di resistenza contro
l’occupazione nazifascista. Eppure questa grottesca svista proclama la
vacuità, la vanità e la presunzione di sostituire alla ricerca storica
una artefatta verità politico-istituzionale.
Né va meglio con le
vittime delle foibe, dichiarate nel numero di 12.000 – ovviamente senza
citare alcuna fonte –, per cui qualsiasi altro calcolo formulato in
base agli elementi di ricerca si rivela “riduzionista”. È il caso del
“Vademecum per il giorno del ricordo”, esplicitamente attaccato come
“riduzionista” dalla mozione. Il testo, davvero equilibrato, a cura di
un gruppo di autorevoli storici, stima un numero di vittime inferiori di
circa la metà rispetto a quello dichiarato dalla mozione.
Tra
tali storici c’è da segnalare la presenza di Raoul Pupo, uno dei massimi
studiosi dell’argomento, già relatore ufficiale al Quirinale nel Giorno
del ricordo. Sia chiaro che il dramma delle foibe rimane esecrabile sia
che le vittime siano state 12.000, sia che siano state un numero
inferiore. Ma che le 12.000 vittime diventino verità assoluta e
inconfutabile per decisione del Consiglio regionale del Veneto pena
l’incorrere nella sua scomunica, è francamente imbarazzante per un Paese
civile.
L’esegesi del testo della mozione potrebbe continuare a lungo,
smontando omissioni e veri e propri falsi di cui è costellata. Conviene
però soffermarsi su qualche punto ulteriore, ove si afferma che ci si
impegna «a sospendere ogni tipo di contributo finanziario e di qualsiasi
altra natura (…) a beneficio di soggetti pubblici e privati che,
direttamente o indirettamente, concorrano con qualsiasi mezzo o in
qualsiasi modo a diffondere azioni volte a macchiarsi di riduzionismo,
giustificazionismo e/o di negazionismo
nei confronti delle vicende drammatiche quali le foibe e l’esodo,
sminuendone la portata e negando la valenza storica e politica di questa
enorme tragedia».
Ma con chi ce l’hanno gli estensori della
mozione? Lo si scopre in una delle premesse: «in occasione delle
celebrazioni del Giorno del Ricordo ogni anno vengono organizzati
numerosi convegni di natura negazionista o riduzionista con la presenza
di presunti storici, a cura principalmente dell’Anpi, con il sostegno
talvolta di amministrazioni locali compiacenti e di partiti politici
presenti in Parlamento, con il solo fine di sminuire o addirittura
negare il dramma delle foibe e delle drammatiche vicende correlate». In
sostanza coloro che propongono una visione difforme da quella imposta
nella mozione sarebbero sanzionabili: l’Anpi, gli storici («presunti»),
le amministrazioni locali («compiacenti»), i partiti politici.
Lettera a Mattarella
Nella gabbia – invero zoppicante – della mozione è imprigionata, in
sostanza, la libertà di ricerca e le libere iniziative promosse in
questa direzione dalle forze sociali e politiche. Quanto basta perché un
rilevantissimo numero di storici e di istituti di ricerca abbia inviato
una lettera aperta al Presidente della Repubblica in cui si denuncia
«un rischio gravissimo per la libertà di ricerca, il libero dibattito
scientifico, e più in generale per la libertà di espressione del nostro
Paese». In sostanza, la mozione di Fratelli d’Italia è in violenta rotta
di collisione – un riflesso pavloviano? – con l’art. 21 della
Costituzione che recita: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione».
E ancora: nella mozione si richiama la legge 115
del 2016 «con la quale si attribuisce rilevanza penale alle affermazioni
negazioniste della Shoah» con l’evidente intenzione di estenderne
l’ambito anche versus i “negazionisti” e “riduzionisti” delle foibe,
nella cieca ignoranza del disposto della legge che considera la norma
sulla negazione della Shoah come una circostanza aggravante dei delitti
di natura tipicamente neofascista di propaganda razzista.
Finito? Neanche per idea. Nella mozione si denuncia, in breve, la non
sufficiente presenza del dramma delle foibe e dell’esodo nei programmi
di formazione. Come se nei programma di formazione ci si soffermasse,
viceversa, sulle «complesse vicende del confine orientale». Ma quando
mai si parla nelle scuole dell’invasione della Jugoslavia? Gli italiani
in Jugoslavia si resero responsabili di incendi, fucilazioni, stragi,
rappresaglie di ogni genere. E del fascismo di confine?
Fu
proprio in quei territori che i fascisti presentarono il loro volto più
violento per un lungo periodo che prese avvio dall’inizio degli anni
Venti: una sistematica politica di oppressione e snazionalizzazione
delle minoranze slovene e croate e di persecuzione degli antifascisti.
Il 20 settembre 1920 a Pola Benito Mussolini affermò fra l’altro: «Di
fronte a una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve
seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone». E
dell’occupazione tedesca del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia
Giulia? Dopo l’8 settembre il Friuli Venezia Giulia fu occupato e
amministrato dal Terzo Reich, collaborazionisti cosacchi compresi, in
armonia con i fascisti locali ovviamente subalterni e fu luogo di
ulteriori atrocità che videro protagonisti non solo i tedeschi, ma anche
i fascisti italiani, fra cui quelli della X Mas. E dei criminali di
guerra italiani rimasti a tutt’oggi impuniti?
Questo fu il
contesto in cui si consumò il dramma delle foibe e successivamente
dell’esodo istriano, fiumano e dalmata e, assieme, prese corpo la
questione dell’espansionismo jugoslavo a fronte di una guerra che
l’Italia, fra gli altri, aveva dichiarato, uscendone sconfitta l’8
settembre 1943 e redenta per quanto possibile dalla Resistenza. Andò
molto peggio alla Germania e al Giappone.
La foglia di fico dell’ultranazionalismo
Le foibe e l’esodo sono tragedie sconvolgenti che richiedono la massima
serietà nella ricerca storica, nell’attribuzione delle responsabilità, e
nell’approccio politico affinché non diventino la bandiera di una
fazione e la foglia di fico di un ultranazionalismo irredentistico di
tipo novecentesco. E questo è il cuore del problema che abbiamo davanti:
dietro il racconto di una storia riscritta, cancellata, inventata,
semplicemente violentata si nasconde una ruggine vendicativa e
sciovinista che costituisce un pericolo per il nostro Paese e per i
Paesi confinanti. Per i firmatari della mozione e per quella
rilevantissima parte delle destre che condivide la sostanza di quelle
tesi il Novecento non è stato il secolo breve ma è invece un secolo così
lungo che continua tutt’oggi, nell’anno del Signore 2021.
Il
cosiddetto confine orientale andrebbe finalmente osservato con uno
sguardo altro e alto: una frontiera di secolare convivenza fra culture,
lingue, religioni, stili di vita differenti. Non un muro, ma un ponte
che consenta di guardare ad un futuro pacifico e di progresso di
civiltà, mettendo a valore le straordinarie ricchezze culturali di
quella terra.
Bene sarebbe che proprio in questa prospettiva,
nella circostanza dell’anniversario dell’invasione italiana della
Jugoslavia proprio dalle istituzioni italiane giungesse un
inequivocabile messaggio di distensione e di riconoscimento delle
pesanti responsabilità che gravano ancora sul nostro Paese.
I giardini di piazza del Popolo intitolati a Norma Cossetto
Comunicato
stampa
Apprendiamo dai giornali che oggi 8 marzo verrà intitolato il giardino di Piazza del Popolo a Norma Cossetto, studentessa istriana martire delle foibe. Certamente le foibe sono una brutta pagina della storia che ha vissuto il nostro paese, conseguenza di un comportamento verso gli slavi di italianizzazione forzata con centinaia di migliaia di episodi di violenze, abusi, stupri, incendi e assassinii da parte dei fascisti italiani. Certamente, e non da oggi, l’ANPI condanna le foibe come atto crudele fatto dai partigiani Jugoslavi consapevoli che le vendette comportano vittime innocenti, e la studentessa Norma Cossetto fu una di questi. Ci piacerebbe che con i morti delle foibe venga celebrato il ricordo delle migliaia di slavi, i così detti “allogeni” (1) e degli italiani antifascisti morti di fame, di stenti e di torture nei numerosi campi di concentramento italiani in territorio slavo (ben 5 ufficiali e di grandi dimensioni, fino a 10.000/15,000 internati come in quello più noto di Arbe) o i 36 stanziati in Italia e riservati in prevalenza a cittadini italiani di origine slava, tra cui il famigerato lager della Risiera di San Sabba a Trieste, unico campo in Italia a essere fornito anche di forno crematorio. Campo gestito dalle truppe tedesche in territorio controllato dalla famigerata Repubblica Sociale di Salò, e destinato agli oppositori politici (vittime stimate tra le tremila e le cinquemila). Non si dica che è l’ANPI a voler nascondere certe verità, si provi a chiedere ragione a chi, al governo per tre interi decenni con le forze di centro destra, non ha mai sentito il dovere o l’obbligo di chiedere spiegazioni al Governo Jugoslavo, o quelle forze politiche della destra nazionale che per anni, in particolar modo dal 1956 per tutti gli anni sessanta l’unica rivendicazione che portarono avanti fu quella revanscista sui territori italiani, eppure quanto successo nelle foibe era di pubblico dominio già da allora. Forse una chiave di lettura la indichiamo noi, non è che se il Governo Italiano avesse chiesto ragione dei fatti relativi alle foibe il Governo Jugoslavo avrebbe chiesto di processare i responsabili dei campi di concentramento slavi e tutti quelli che amministrarono le terre occupate dagli italiani? L’ANPI comasca è stata l’unica in questi anni ad aver organizzato non manifestazioni demagogiche, ma più di un convegno sul tema del Fronte Orientale, foibe comprese. L’ultimo giusto quattro anni fa in Biblioteca Comunale con la partecipazione di due storici, Eric Gobetti, ricercatore di Storia Contemporanea presso l’università di Torino (ci verrà fatto rilevare che si tratta di uno storico di sinistra, ebbene sì, ne siamo consapevoli) e il prof. Giorgio Conetti (di lui però non si può dire), per anni docente di Diritto Internazionale e Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Dell’Insubria di Como e presidente di quella Commissione Storico-culturale Italo-Slovena (2) che dopo ben sette anni di lavori produsse un corposo dossier, reso pubblico su sollecitazione di molti organismi fra cui l’ANPI e il Governo Sloveno dopo ben otto mesi. Un’ultima cosa, la scelta dei giardini di Piazza del Popolo è casuale o il fatto di essere di fronte alla ex Casa del fascio è una scelta di coerenza politica?
Grazie per l’attenzione.
La
segreteria del Com. Prov. di Como
(1)
quei cittadini che, in uno stato nazionale, sono di stirpe, ed
eventualmente di lingua e di tradizioni culturali e religiose diverse
da quelle della maggioranza, e che conservano una propria identità
culturale e spesso anche politica.
(2)
Nell’ottobre
1993 i Ministri degli esteri dell’Italia e della Slovenia
istituirono una Commissione storicoculturale italo-slovena con lo
scopo di fare il punto sui risultati della ricerca storica realizzata
nei due Paesi sul tema dei reciproci rapporti. La Commissione era
formata da parte italiana da Giorgio Conetti, docente di diritto
internazionale e preside della facoltà di giurisprudenza di Como che
la presiedeva, e dagli storici Angelo Ara (Università di Pavia),
Marina Cattaruzza (Università di Berna), Fulvio Salimbeni
(Università di Udine), Raoul Pupo (Università di Trieste),
Maria Paola Pagnini, ordinario di geografia dell’Università di
Trieste e dal sen. Lucio Toth, dell’Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia. La parte slovena, presieduta dalla dott.ssa Milica
Kacin Wohinz era composta dagli storici France Dolinar, Branko
Marusˇicˇ, Boris Mlakar, Nevenka Troha, Andrej Vovko e Aleksander
Vuga. Inizialmente fecero parte della Commissione anche il
costituzionalista Sergio Bartole, lo scrittore Fulvio Tomizza, lo
storico Elio Apih e Boris Gombacˇ che, per vari motivi, non poterono
proseguire nell’incarico. Dopo 7 anni di lavoro e ripetuti incontri
la relazione conclusiva della Commissione fu approvata all’unanimità
dai suoi 14 componenti il 25 luglio 2000 e consegnata ai rispettivi
Ministeri degli esteri, ma inspiegabilmente per 8 mesi non fu resa
pubblica. Benché la pubblicazione fosse stata sollecitata da più
parti, tra le quali l’ANPI, e da un voto unanime della Camera dei
Deputati, la relazione fu resa pubblica nel testo integrale soltanto
il 4 aprile 2001 dal quotidiano “Il Piccolo” e – lo stesso
giorno – anche dal Ministero degli esteri.
Dal primo marzo, e per almeno una settimana, la mostra “Le Idee della Pace” è allestita presso la Coop di Rebbio (via Giussani-via Cecilio), nell’atrio del negozio Euronics a lato dell’ingresso alla Coop vera e propria.
L’ Anpi provinciale di Como ha aderito all’ iniziativa ed è presente con un suo totem.
Oggi, 17 febbraio, è il triste anniversario della scomparsa del nostro indimenticato segretario provinciale Perugino Perugini. Per tanti anni Perugino è stato la vera colonna portante dell’Anpi, a lui la nostra associazione deve riconoscenza per l’impegno instancabile che le ha generosamente dedicato.
Nato a Milano il 25 maggio 1926, di famiglia antifascista, Perugino entra giovanissimo nella lotta di Resistenza con altri ragazzi suoi coetanei, impegnandosi soprattutto nella ricerca di armi da consegnare ai partigiani. Nel dopoguerra ha continuato con passione a occuparsi dei temi a lui cari, come l’antifascismo, la giustizia sociale, la libertà e l’ uguaglianza fra i popoli. E’ morto a Como il 17 febbraio 2009.
Perugino è stato ricordato dalla sezione Anpi di Como, che è stata intitolata a lui, sabato scorso, 13 febbraio, al cimitero di Albate in presenza della figlia Laura.
Nota del Presidente nazionale
ANPI: “Occorre aprire una pagina nuova che, senza nulla togliere alla
gravità degli eventi delle foibe e dell’esodo, restituisca nella sua
interezza il dramma delle terre di confine e del più ampio territorio
slavo”
Oggi è il Giorno del ricordo,
istituito “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia
degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro
terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della
più complessa vicenda del confine orientale”.
Ricordiamo perciò in primo luogo e senza alcuna reticenza l’orrore
delle foibe e le sue vittime e, assieme, il dramma dell’esodo di tanti
italiani. Guardiamo con compassione e rispetto a tutti gli innocenti
colpiti da questa immane tragedia.
Ma perdura l’assordante silenzio verso “la più complessa vicenda del confine orientale”.
Stigmatizziamo il silenzio verso l’aggressione dell’Italia fascista
nei confronti della Jugoslavia (parte della Slovenia, della Croazia,
compresa la Dalmazia, e della Bosnia ed il Montenegro), di cui
quest’anno ricorre l’80° anniversario, gli innumerevoli, efferati
massacri che ne seguirono, le impunite responsabilità dei criminali di
guerra italiani.
Stigmatizziamo il silenzio verso le violenze, gli incendi e gli
omicidi del “fascismo di confine” in Venezia Giulia dal 1920 in poi, che
colpì le minoranze slovene e croate e gli oppositori politici italiani.
Stigmatizziamo il silenzio verso la risiera di San Sabba, campo di
sterminio dove furono assassinati dall’inizio del 1944 migliaia di
ebrei, partigiani, detenuti politici ed ostaggi.
Stigmatizziamo il silenzio verso i crimini nella Zona d’operazioni
del litorale adriatico, che comprendeva l’attuale Friuli-Venezia Giulia e
la Zona d’operazioni delle Prealpi, cioè l’attuale Trentino Alto Adige,
occupati dai nazisti all’indomani dell’8 settembre, con la piena
collaborazione dei fascisti italiani, complici o responsabili – a
cominciare dalla X MAS – di innumerevoli delitti.
A 17 anni dall’approvazione della legge prevale una memoria vera e
drammatica, ma che è parte di una memoria molto più grande, volutamente e
colpevolmente rimossa. Così operando si sollecita soltanto un nuovo
nazionalismo che ci riporta al 900 e non sanerà mai le ferite del
passato. Occorre aprire una pagina nuova che, senza nulla togliere alla
gravità degli eventi delle foibe e dell’esodo, restituisca nella sua
interezza il dramma delle terre di confine e del più ampio territorio
slavo e le incancellabili e criminali responsabilità del fascismo.
Occorre infine restituire alla ricerca storica la sua funzione oggi
indebitamente occupata dalla politica che, in questa misura, distorce la
verità storica e la presenta a vantaggio di questa o quella parte.
Appello congiunto della Segreteria nazionale ANPI e del Coordinamento regionale ANPI Emilia-Romagna
Esprimiamo la più viva
preoccupazione ed il sincero sgomento per la prolungata ed ingiusta
detenzione di Patrick Zaki, senza processo da un anno, con l’assurda
accusa di terrorismo. Una detenzione “preventiva” che viene rinnovata
ogni 45 giorni; una tortura psicologica capace solo di aggravare le già
durissime condizioni di vita all’interno del carcere; una detenzione
evidentemente non necessaria in assoluto spregio del diritto di ogni
persona a non subire restrizioni della libertà personale se non nei casi
previsti da specifiche norme di legge. La lotta di Patrick, la sua
attività di studioso, incarnano i diritti fondamentali contenuti nella
nostra Costituzione, nonché nella Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo; formazione universitaria presso l’Alma mater studiorum di
Bologna e il prestigioso master internazionale GEMMA, un corso unico in
Europa sugli studi di genere, non possono certo qualificarsi come
“terrorismo”, ma rappresentano l’esercizio del suo diritto allo studio,
alla libera ricerca scientifica e alla libera manifestazione del
pensiero. Per tutto questo chiediamo al Governo italiano di
intraprendere ogni azione utile che possa portare alla liberazione di
Patrick Zaki e chiediamo al Presidente della Repubblica di valutare di
concedergli la cittadinanza italiana per meriti speciali, per l’eminente
servizio reso al nostro Paese.
Sul quotidiano Avvenire, lettera di ringraziamento del Presidente nazionale ANPI al Cardinale di Bologna Matteo Zuppi per le sue parole rivolte recentemente alla Costituzione
Pubblicata sul quotidiano Avvenire del 5 febbraio 2021 (p. 2) col titolo “Persona lavoro socialità salvano l’Italia, Grazie alla Costituzione e grazie a Zuppi”
una lettera con cui il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco
Pagliarulo, ringrazia il Card. Matteo Zuppi per essersi rivolto alla
Costituzione – in una lettera del 21 gennaio scorso – con parole bellissime e con l’auspicio della sua piena applicazione.
Di seguito il testo integrale della lettera del Presidente nazionale ANPI:
Vorrei ringraziarLa, gentile Cardinale, per le Sue bellissime
parole rivolte alla Costituzione nella lettera che Lei ha scritto il 21
gennaio. Nel buio della pandemia e delle difficoltà in cui versano
milioni di famiglie, Lei ha proposto l’unica via per ricostruire fiducia
e restituire speranza. Nella Costituzione c’è quella luce, quella
“lampada”, se posso permettermi di pronunciare una parola evangelica,
che ci consente di vedere meglio e perciò distinguere la strada giusta
dalla strada sbagliata.
In un’altra circostanza, per molti aspetti imparagonabile,
l’immediato dopoguerra, in Italia ci si trovò nell’urgenza di
riconoscersi come comunità nazionale e perciò di rinascere dopo gli
orrori del nazifascismo e della guerra. Prevalse per fortuna lo spirito
costituente e da quello spirito nacque la Carta. In realtà il seme era
stato gettato prima dal Comitato di Liberazione Nazionale che aveva in
essenza unito tutte le forze, pur fra loro distanti, che contrastavano
la dittatura e l’occupazione. Giuseppe Dossetti, come Lei mi insegna, fu
partigiano e membro del CLN di Reggio Emilia.
Su questi presupposti, l’intesa nella Costituente fu generale e
diffusa pur nelle profonde differenze, anche perché si usciva da un
lungo periodo in cui la persona era stata umiliata e oppressa. Da ciò
l’impegno dei costituenti per restituirle il valore fondamentale che le
spetta: la persona, peraltro, intesa non come individuo singolo ed
isolato, ma collocata nel tessuto dei rapporti sociali, vista nella
concretezza della sua vita, della sua situazione sociale e lavorativa e
come fondamento della società civile: persona, lavoratore, cittadino.
In continuità con quei valori, l’Associazione che rappresento
comprende statutariamente all’articolo 2 la specifica missione di
“concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della
Costituzione Italiana, frutto della Guerra di Liberazione, in assoluta
fedeltà allo spirito che ne ha dettato gli articoli”.
Per tutti questi motivi, trovo importanti le Sue parole. A tanti
anni dalla sua scrittura, davvero, si tratta di rivolgersi alla
Costituzione per difenderla ed attuarla.
Oggi a tal fine c’è la necessità di unire energie, far convergere
esperienze e far maturare percorsi. Ci pare che le parole che ci
indicano la strada del dialogo e che dichiarano l’obiettivo siano: un
nuovo umanesimo. Per queste ragioni l’Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia, assieme ad altre associazioni, sindacati, movimenti, partiti,
ha dato vita a “un’alleanza che unisca giovani e anziani, donne e
uomini, laici e religiosi, persone di diverse opinioni, ma unite sui
principi dell’antifascismo, per un Paese che torni a progredire
pienamente, su basi nuove, sulla strada della democrazia e della
partecipazione e dove l’economia sia finalmente al servizio della
società e della persona, come più volte ricordato anche da Papa
Francesco”; tale alleanza ha recentemente lanciato l’appello “Uniamoci
per salvare l’Italia” incardinato su tre parole: persona, lavoro,
socialità; sono tre parole che ho ritrovato nelle ultime encicliche e in
altra forma nell’evento di Assisi “Economy of Francesco”.
Gentile Cardinale Zuppi, sulla scorta di queste riflessioni e
ringraziandoLa per l’opportunità, ritengo che sia il tempo di costruire
un dialogo che vede nella Costituzione i riferimenti su cui confrontarci
per rendere vivi i grandi temi che ci stanno a cuore, come forza
propulsiva per una nuova umanità.
Nota della Segreteria nazionale
ANPI. L’impegno della nostra Associazione per una soluzione legislativa
complessiva. La generosità di una recente proposta di legge di
iniziativa popolare, però parziale e limitata, che alcuni iscritti
all’ANPI stanno firmando
PER UNA GIUSTA E UTILE SVOLTA LEGISLATIVA CONTRO IL NEOFASCISMO
Nonostante il dramma della pandemia continuano intimidazioni,
aggressioni e vandalismi dei fascisti: sono spesso in primo piano sul
web, imbrattano lapidi, e addirittura di recente attaccano iniziative da
remoto, cioè le teleconferenze, dando vita a provocazioni e insulti.
Ove dovesse scoppiare nei prossimi mesi una grande crisi sociale resa
ancor più difficile e complessa dalla pandemia – di cui non si vede
ancora la conclusione – i fascisti saranno presenti per rimestare nel
torbido. Di fronte a tutto questo, la stessa legislazione vigente si
mostra spesso impotente, anche a causa di non pochi contrasti
giurisprudenziali.
L’ANPI sta lavorando da tempo attorno a queste problematiche e
studiando i modi migliori perché tutte le istituzioni siano impegnate
nell’antifascismo, di cui è largamente impregnata l’intera Carta
costituzionale. Proseguiamo nello sforzo di pervenire ad una serie di
proposte di respiro, idonee a riempire ogni vuoto ed a rendere più
efficaci i vari mezzi già vigenti. Il nostro libro “Antifascismo
quotidiano”, recentemente pubblicato, è uno strumento di lavoro per
individuare i problemi ed indicare possibili soluzioni. Ci aspettano
ulteriori e ravvicinati impegni in questa direzione.
Abbiamo scelto la strada, anche se impegnativa, di un intervento
complessivo, perché le soluzioni parziali e limitate sono troppo spesso
destinate all’insuccesso, in un Paese in cui l’iniziativa popolare non
ha ancora trovato un ascolto serio, come è dimostrato dal silenzio che
da anni copre la presenza in Parlamento di un disegno di legge promosso
dalla CGIL e corredato da oltre un milione di firme.
La proposta di legge di iniziativa popolare di cui siamo venuti a
conoscenza tempo fa è generosa e manifesta una chiara volontà
antifascista, ma è parziale e specificamente incentrata sulla produzione
di gadget. Firmare, come hanno fatto alcuni iscritti all’ANPI, a
sostegno di tale proposta di legge, è comunque un segno di
partecipazione civile e di scelta antifascista.
Comprendiamo che iniziative dirette a incidere su aspetti particolari
della presenza fascista possano suscitare interessi ed illusioni; ma la
realtà ci dice che oggi c’è ben poco spazio per iniziative pure
ispirate a finalità legittime e comprensibili, ma irrimediabilmente
incomplete e destinate a cadere nel silenzio.
Va fatto uno sforzo di lunga lena, pretendendo l’applicazione delle
varie leggi già esistenti, compreso l’art. 9 della legge Scelba, che
impegnava la Repubblica a far conoscere nelle scuole che cosa fosse
stato il fascismo e che non è stato mai applicato.
C’è l’urgenza di definire altre e nuove fattispecie di reato, in
particolare sui social e nelle teleconferenze. A questo proposito
occorre, tra gli interventi più urgenti, ampliare gli attuali limitati
compiti di indagine della polizia postale, responsabilizzare
giuridicamente i providers, conferire ai giudici il potere di ordinare
l’oscuramento dei siti e dei profili Fb fascisti.
Vi è poi l’emergenza di un intervento più incisivo sulle competenze
amministrative e sugli interventi preventivi, ad esempio in tema di
elezioni, a proposito dell’ammissione delle liste elettorali che abbiano
riferimento a simboli o a parole d’ordine del fascismo o che comunque
facciano riferimento al fascismo e della concessione di spazi pubblici a
queste formazioni.
La vera battaglia antifascista deve condursi su due piani: da un
lato, nel superamento della frammentata e parziale disciplina
legislativa oggi vigente, con provvedimenti tali non solo da colmare
specifici vuoti, ma da dare continuità e coerenza all’intero sistema;
dall’altro lato, nell’impegno quotidiano di ciascuno a far conoscere che
cosa è stato il fascismo del tragico ventennio, nonché a combattere,
con i mezzi della legalità e della democrazia, ogni forma di “nuovo
fascismo”, comunque si atteggi e comunque si presenti, impegnando tutte
le forze nell’attuazione dei principi fondamentali della Costituzione
La Segreteria nazionale ANPI: “In Bosnia l’umanità sta toccando il fondo”
Comunicato sulla drammatica vicenda dei migranti prigionieri, al confine bosniaco, del gelo e della sete
Da giorni al confine bosniaco
tantissimi migranti, tra cui decine e decine di bambini, sono
prigionieri del gelo e della sete. Una condizione che molti definiscono
disumana ma che ancora non vede una solida via d’uscita. L’ANPI, nel
solco della sua missione costituzionale che vede in prima fila la difesa
e la promozione dei diritti umani, fa un appello accorato all’intera
comunità internazionale affinché si ponga fine con tutti i mezzi
possibili ad un’incredibile e intollerabile vicenda nella quale
l’umanità sta letteralmente toccando il fondo. Da tempo la
Bosnia-Erzegovina ha chiesto di entrare nell’UE. Ebbene l’Unione stessa
ha il dovere di chiedere al Paese di Sarajevo un immediato e radicale
cambiamento di rotta, pena la sua esclusione: i diritti umani sono a
fondamento dell’Europa e della sua massima Istituzione.
Presentata a Brescia il 30
gennaio 2021 un’iniziativa promossa dall’ANPI provinciale – nel solco
dell’appello “Uniamoci per salvare l’Italia” – che raccoglie
associazioni democratiche e sindacati. L’intervento del Presidente
nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo
MANIFESTO COSTITUENTE BRESCIA
Brescia propone un modello di rete e di laboratorio politico
PREMESSA
L’attuale pandemia è un evento storico che può avere esiti
perniciosi: crisi economica, aumento delle disuguaglianze, sospensione
delle libertà individuali, soluzioni politiche autoritarie. È anche
vero, però, che proprio in questi momenti di passaggio si possono aprire
possibilità che si dovrebbero e potrebbero cogliere.
Il rischio che molti avvertono come già realtà è che nulla cambi e
che il mondo della politica e dell’economia proceda come nulla fosse
successo, nell’afasia di chi potrebbe e dovrebbe fare proposte di
cambiamento e nel vociare scomposto di chi confonde protagonismo
personale e campagne di odio con progetti di egemonia.
Esistono complesse e articolate elaborazioni politiche da parte di
università e centri studi, ma rimangono confinate nelle accademie e poco
incidono nelle scelte dei partiti, sempre troppo impegnati a governare
l’emergenza momentanea per gestire un progetto a lungo termine di
maggiore equità sociale e minore impatto ambientale. Occorre allora
ripartire dai movimenti per ritornare a ripopolare le piazze (Covid
permettendo).
Il riferimento ai valori costituzionali e alla Resistenza è
essenziale per porsi all’interno di una prospettiva politica chiaramente
identificabile, ma oggi non basta perché occorrono proposte che
coagulino lo scontento e lo elaborino in progetto, in parole d’ordine
aggreganti che si impongano anche in Parlamento e possano indirizzare le
scelte dei partiti.
C’è un bisogno diffuso di:
– dare la speranza al vasto, magmatico e disperso popolo antifascista
di poter incidere sulle scelte future del Paese con proposte condivise,
elaborate e discusse
– mobilitare associazioni e organizzazioni, intellettuali per
l’elaborazione di una piattaforma programmatica di rivendicazioni che
impegnino le forze politiche e i movimenti e che abbia al centro
l’obiettivo, non più rinviabile, della sostenibilità ambientale e
sociale
– non disperdere la possibilità di questa ripartenza perché avvenga
nella discontinuità con gli errori del passato e nella continuità con i
valori fondativi della nostra democrazia.
CHE COSA
L’obiettivo è la stesura di un manifesto costituente per la
ricostruzione post-Covid come risultato di una mobilitazione di pensiero
e di elaborazione politica coordinata dall’Anpi con l’apporto delle
diverse realtà che si riuscirà a coinvolgere.
Il manifesto avrà alle spalle possibilmente studi specifici nei
diversi settori strategici e produrrà una sintesi con parole d’ordine
chiare e riconoscibili, capaci di aggregare tutti i soggetti interessati
e dialogare con le forze politiche istituzionali per aggiornare agende e
indicare soluzioni.
Chi lo stenderà saranno le diverse realtà associative del territorio
chiamate a un lavoro di confronto, di dialogo e di sintesi sui temi a
loro più congeniali per una grande manifestazione cittadina il 25 giugno
2021, 75° anniversario dell’inizio dei lavori dell’Assemblea
Costituente.
CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI GIANFRANCO
PAGLIARULO ALLA PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “MANIFESTO COSTITUENTE
BRESCIA” – 30/1/2021
Che dirvi, care amiche e cari amici? Che siete brave e bravi! Il 4
dicembre abbiamo lanciato a livello nazionale come ANPI la proposta di
una grande alleanza democratica e antifascista e abbiamo riscontrato la
piena condivisione e partecipazione di un vastissimo arco di forze
democratiche di varia natura, con varie competenze, varie sensibilità e
varie finalità. Pensavamo che questa idea avrebbe avuto senso solo se si
fosse incarnata in una serie di analoghe proposte locali, di iniziative
locali, di programmi locali.
Il 16 gennaio abbiamo reso pubblico l’appello di questa alleanza,
rete, lega, chiamatela come volete, un appello che si chiama “Uniamoci
per salvare l’Italia” e continua con “Uniamoci per cambiare l’Italia”.
Perché non si salva se non si cambia. Nell’appello era scritto fra
l’altro: “Questo è il messaggio che intendiamo portare ovunque sul
territorio, affinché si trasformi in una inedita, pacifica e potente
mobilitazione nazionale”.
Quando il presidente provinciale dell’Anpi di Brescia, il carissimo
Lucio Pedroni, mi ha proposto di partecipare a questa iniziativa, ho
accettato con piacere, ma non vi nascondo che leggendo le vostre idee,
le vostre proposte e i vostri programmi ho provato davvero una emozione,
perché ho trovato piena sintonia con lo spirito dell’appello nazionale.
Non interessa la lettera, mi interessa lo spirito; non interessa che
vengano copiate le sigle nazionali; ciò che conta è che voi abbiate
proposto un modello di rete a misura di Brescia, delle sue realtà, dei
suoi problemi, dei suoi drammi e delle sue speranze. Brescia come un
laboratorio del cambiamento.
In un’altra circostanza, per molti aspetti imparagonabile,
l’immediato dopoguerra, in Italia ci si trovò nell’urgenza di
riconoscersi come comunità nazionale e perciò di rinascere dopo gli
orrori del nazifascismo e della guerra. Prevalse per fortuna lo spirito
costituente e da quello spirito incarnato nei membri dell’Assemblea
Costituente, nacque la Carta. E il seme era stato gettato prima dal
Comitato di Liberazione Nazionale, cioè dalla prima cellula unitaria
della Repubblica.
Quella carta fu figlia di quella storia e tracciò allora la strada
maestra. Eppure tante di quelle promesse rimasero disattese. Se posso
pensare ad una Costituzione che parla, che oggi ci parla, immagino che
ci dica: “Avete visto? Non mi avete pienamente applicato! Ma non è mai
troppo tardi. Questo è il momento della svolta, questo è il compito che
vi assegno”! E dico compito perché proprio lei, la Carta, ci spiega
all’art. 3, come sapete, che “è compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
In queste parole c’è un carattere obbligatorio, direi coercitivo (“è
compito”), ci sono gli strumenti essenziali (“rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale”), c’è la missione ultima (“la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini” e “il pieno sviluppo della persona umana”),
c’è il lavoro come fondamento del sistema democratico (“l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori”).
Come viene descritta l’umanità in quell’articolo? In tre modi:
cittadini, persone, lavoratori. Tre parole che sintetizzano il punto di
contatto e di virtuosa con-fusione, o – se volete – di alleanza, in quel
momento storico, di tre grandi filoni di pensiero: il filone socialista
e comunista, il filone liberaldemocratico, il filone cattolico.
Lavoratori, cittadini, persone. Non c’è in quel comma la parola
individui, che oggi si sovrappone e nasconde le altre tre parole. Cos’è
l’individuo, se non la persona, il cittadino, il lavoratore, spogliato
della sua essenza, cioè dei suoi rapporti umani, del suo essere sociale,
in ultima analisi della sua umanità? La persona è il cittadino e il
lavoratore. Molti individui fanno una somma di individui. Molte persone
fanno una comunità.
Per questo nella nostra proposta abbiamo scritto di un’alleanza per
la persona, il lavoro, la socialità. Se capovolgo i termini, trovo
l’individuo, il businnes, la solitudine sociale.
C’è nel tempo che viviamo una condizione per così dire nuova, che è
via via cresciuta durante il primo ventennio di questo secolo: la
solitudine sociale. Pensiamo all’esercito di solitudini disperate a cui
assistiamo in qualsiasi città: migranti, clochard, o semplicemente
poverissimi. E si è soli quando non si sa quale futuro ci si aspetta, si
è soli quando non riesci a combinare il pranzo con la cena, si è soli
quando, ragazzo, non hai un luogo che non sia il bar o il muretto dove
comunicare con altri ragazzi. Si è soli quando pensi che la società, la
repubblica, ti abbia abbandonato. Forse si è soli se si riduce il
rapporto con l’altro alla chat, al twitt, al post. E cosa può pensare
quel ragazzo se non di vivere un mondo di solitudini? Con la pandemia si
è stati e si è costretti a morire soli ed solo chi sopravvive al
congiunto perché non può neppure donargli un saluto o una carezza.
È vero quello che scrivete: c’è bisogno diffuso di dare la speranza,
di mobilitare associazioni, organizzazioni, intellettuali, di ripartire
in discontinuità col recente passato ma in continuità radicale con le
fondamenta della nostra democrazia, cioè con la Costituzione.
Davanti allo sfascio che ci circonda e ai reali pericoli di una
precipitazione della situazione del Paese, davanti, per essere chiari,
ad una disperazione sociale che porta tante persone all’illusione che ci
voglia “l’uomo forte”, ci sono davvero dei pericoli per la tenuta
democratica. Ma l’antidoto c’è, ed è quella gigantesca forza di
associazioni, volontariato, movimenti, sindacati, anche pezzi importanti
di istituzioni – penso per esempio a tanti sindaci – e tanto altro nel
mondo della società, della politica, dell’economia, della cultura. Il
problema è che questo vasto mondo non è connesso. Non è in rete. È una
grande potenza, ma non è ancora un atto. Noi dobbiamo trasformare questa
potenza in atto, voi dovete trasformare questa potenza in atto.
Questa è la forza maggiore per una grande riforma intellettuale e
morale, per usare una frase molto impegnativa, una riforma che
presuppone la centralità dei saperi e del pensiero critico e che porti a
cambiamenti profondi non solo nel mondo della cultura e della
formazione, cosa essenziale, ma in primo luogo nel modello di sviluppo
economico del nostro Paese che ha clamorosamente fallito.
Perché quel modello ha fallito? Vediamo l’Italia degli anni duemila
(ma a ben vedere anche un po’ prima): È tornata e si è estesa la
povertà, è aumentato in modo sproporzionato l’indice delle
diseguaglianze, si è bloccato il mitico ascensore sociale, per non
parlare della sanità, della scuola, della giustizia, della legalità e
così via. Ad antichi e irrisolti problemi, come la questione
meridionale, se ne sono aggiunti di nuovi, come il dramma
dell’emigrazione. “Pochi hanno troppo e troppi hanno poco”, ha
giustamente affermato Papa Francesco. Questo intrico di contraddizioni è
esploso negli ultimi anni, e poi nel 2020 con la pandemia, seminando
sfiducia, paura, risentimento. In questa palude hanno nuotato e nuotano i
cattivi maestri del razzismo, del fascismo, del nazismo.
Il rischio è che nulla cambi, scrivete. E avete proprio ragione. Ci
sono già tante sirene che ululano in questa direzione e operano perché
fin da oggi avvenga la restaurazione di un modello economico e sociale
che ha portato all’esplosione della diseguaglianza, delle vecchie e
nuove povertà, della disoccupazione, del lavoro mal pagato, mal
tutelato, crollato nella gerarchia dei valori sociali. Bene, la vostra
voce, la nostra voce deve essere più forte di quella di chi vuole che
nulla cambi.
Voi potete essere la volpe e il leone, per usare le parole di
Machiavelli, cioè i combattenti per una buona politica e per una buona
società. Vedete, ho visto nei vostri programmi tanti temi di lavoro,
tutti correlati ai corrispondenti articoli della Costituzione. Ho visto
il lavoro e l’ambiente, la sanità e la scuola, l’emigrazione e i diritti
umani, le pari opportunità e i diritti civili, la cultura, la
giustizia, l’Europa. Tutto ciò al fine di un vero e proprio manifesto
costituente. Benissimo. Questo è, per usare il titolo di un vecchio
film, un ottimo ritorno al futuro. La macchina del tempo ce l’abbiamo,
ce l’avete. È sempre la Costituzione che è un ritorno al 1948 ma che ci
consente di andare al futuro, a quella società che a larghi ma precisi
tratti avevano disegnato i Costituenti e per cui avevano combattuto le
partigiane e i partigiani.
Intanto abbiamo un presente francamente sconcertante, perché siamo
nel pieno di una crisi di governo mentre imperversa ancora la pandemia, è
in corso la campagna di vaccinazioni, occorre urgentemente destinare i
fondi del Recovery plan. Penso che la prima cosa da fare qui ed ora sia
esigere che i vaccini non siano distribuiti in base a criteri legati
alla produzione di reddito, come infelicemente, proprio qui in Lombardia
qualcuno ha proposto; la seconda cosa da fare, qualsiasi possa essere
il governo futuro, sia proporre al governo una campagna nazionale e
generale di informazione sulla destinazione dei fondi europei, perché
anche da questo e per alcuni aspetti specialmente da questo si capirà se
si intende o meno cambiare il modello di sviluppo; la terza cosa da
fare è chiedere al governo di mantenere la tutela dei lavoratori
dipendenti attraverso la Cassa integrazione e il blocco dei
licenziamenti. La cosa da fare sempre, a mio avviso, è invitare la
popolazione a servirsi dagli esercizi commerciali più colpiti dalle
chiusure e di consumare i prodotti delle imprese più colpite. Se vedete
in filigrana queste semplici proposte, esse sono unite da due
sostantivi: la solidarietà che – vedete bene – non è solo una categoria
morale, una scelta che deriva da un sentimento positivo, ma è un
imperativo costituzionale, laddove nella Costituzione è scritto
all’articolo 2 che la Repubblica richiede l’adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. L’altro
sostantivo è la prossimità, cioè la vicinanza fra gli esseri umani che, a
ben vedere, è la base naturale della socialità. Voglia di incontrarsi,
ha detto Laura Forcella.
Concludo. Fatemi dire, come ha detto Pedroni, che voi portate un’aria
di freschezza. È tempo del sogno, come diceva Francesca Parmigiani,
citando Calamandrei.
È tempo di rinascere. È tempo di progetto, di visioni, di pensieri
lunghi, di orizzonti. È tempo di restituire importanza e dignità agli
esseri umani, rivendicandone i diritti, le esigenze e i valori. Cioè è
tempo di un nuovo umanesimo. È tempo di restituire a tutti una speranza
di felicità.
E’ nato Martino, figlio della presidente della sez. ANPI Uggiate Trevano.
Il Direttivo Anpi Provinciale, e tutte le sezioni della provincia di Como, si rallegrano con la mamma, Nicole Sartori, presidente in carica della sezione di Uggiate Trevano ” Rado Zuccon”, per la nascita del piccolo Martino.
Dichiarazione del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, sul Giorno della Memoria
“Il 27 gennaio il Paese si
raccoglierà intorno a volti e vicende che hanno segnato tragicamente la
storia del ‘900. L’ANPI auspica fortemente che questo giorno non si
esaurisca in una pur necessaria celebrazione, in una banalizzazione di
un evento mostruoso per l’umanità, bensì sia un momento di riflessione
coinvolgente, la base di un messaggio di civiltà, antifascismo, e
democrazia che proviene dal sangue dei campi di concentramento. La
chiamiamo memoria attiva, perché il ricordo non ha senso se non si
esercita la sua portata educativa nel presente. Ogni giorno, ogni
incontro, ogni impegno, ogni battaglia. È un dovere, oltreché l’unico
omaggio possibile, perché tangibile e duraturo, alle vittime della
deportazione e ai combattenti per la libertà”.
Iniziative delle sezioni di Uggiate Trevano e del Seprio
Per il Giorno della Memoria la sezione di Uggiate Trevano, in collaborazione con la Dirigenza Scolastica, ha organizzato un incontro con gli studenti di terza media sulla figura del deportato Rado Zuccon, a cui è intitolata la loro sezione, con una testimonianza del figlio Emil. L’ iniziativa terminerà con l’intervento musicale di Fabrizio e Mauro Settegrani, che eseguiranno alcune canzoni sul tema della Memoria, nell’ambito del progetto “Neve Diventeremo”.
La sezione del Seprio ha preparato invece una locandina per far conoscere le vittime dei campi di concentramento nazisti: ebrei, oppositori politici, rom e sinti, disabili, omosessuali, testimoni di Geovah, asociali e per proporre una riflessione su quanto di analogo sta accadendo oggi nel mondo.
Domenica 31 gennaio la sezione di Mariano- Cantù organizza un incontro sul web ” Gli Ebrei stranieri internati a Mariano e nel comasco” con la partecipazione della storica Roberta Cairoli e di Gianfranco Lucca.
Per collegarsi https:// meet.google.com/jzz-ftvr-jed?hs=122&authuser=0
Iniziativa dell’ANPI Provincialedel 27 gennaio 2021
Per la Giornata della Memoria, ANPI Provinciale di Como, non potendo, per l’emergenza sanitaria, organizzare un’ iniziativa in presenza, ha preparato una giornata ricca di incontri sul web con l’ aiuto e la partecipazione di tante associazioni e di tanti amici.
Gli incontri inizieranno il 27 gennaio dalle ore 10 e termineranno alle ore 19 con un concerto dal vivo dei 7Grani.
Domenica 24 gennaio sarà il secondo triste anniversario della scomparsa del nostro amato, indimenticabile Renzo Pigni, avvenuta, appunto, il 24 gennaio 2019. Alle ore 10.30, nel pieno rispetto delle misure anti-Covid, una nostra delegazione lo ricorderà portando un omaggio floreale sulla sua tomba, presso il cimitero Monumentale di Como.
LUIGI BALLERINI nacque, crebbe e formò la sua cultura politica
nell’ambiente sociale della Albate di allora: operaia, con l’Omita nella
quale nel 1943 ci furono grandi scioperi con le relative azioni
punitive dei fascisti; non solo ardori giovanili, ma, sopratutto, furono
gli ideali morali a guidarlo verso la scelta partigiana.
ENRICO
CANTALUPPI nacque a Lipomo il 24 agosto 1923; arruolato nei carabinieri,
nell’ottobre ’43, quando i tedeschi imposero la liquidazione dell’arma
fedele alla monarchia, Enrico sfuggì alla deportazione nei lager e
rientrò a Lipomo; a Como si impegnò in manifestazioni antifasciste con
il fratello Giovanni e la sorella Cristina.
Ballerini e Cantaluppi entrarono nel 1944 nelle GAP-SAP di pianura,
comandate, nel territorio di Como dal giovanissimo partigiano Elio
Marzorati; le loro prime azioni furono di propaganda e disarmo delle
pattuglie fasciste.
LA SERA DEL 22 GENNAIO 1945, i due tentarono
la cattura del maggiore Petrovich, per poi scambiartlo con l’allora
segretario del PCI di Como, Dante Gorrieri. Il comandante della
G.N.R. allertò le guardie fasciste che attesero l’arrivo dei due
giovani; i due partigiani furono facilmente arrestati e condotti nella
caserma di Via Lambertenghi; vennero sottoposti ad atroci torture e poi
alle 5 del mattino del 24 GENNAIO 1945, vennero condotti in Via Barelli,
lungo il torrente Cosia a Como, allora aperto. Nei presso della Officina del Gas, dove ora c’é una lapide che li ricorda, un plotone della G.N.R. compì l’esecuzione.
Domani mattina, 24 gennaio, alle ore 11 circa ci sarà una cerimonia, nel rispetto delle regole sanitarie, con deposizione di una corona davanti alla lapide in via Innocenzo XI.
Dichiarazione del Presidente
nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, a seguito dell’arresto del 22enne
di Savona accusato di aver costituito un’associzione terroristica con
fini razzistici
Quanto accaduto a Savona, l’arresto
di un 22enne con l’accusa di aver costituito un’associazione
terroristica con fini razzistici – in particolare contro gli ebrei – e
contro le donne, è una fatto gravissimo. Conferma infatti che il
pericolo di diffusi tentativi criminali di matrice nazifascista persiste
e richiede massima vigilanza e attenzione. Perquisizioni sono in corso a
Genova, Torino, Cagliari, Forlì-Cesena, Palermo, Perugia, Bologna e
Cuneo.
L’ANPI nel ringraziare l’operato della Procura di Genova e delle
forze dell’ordine fa appello a tutte le Istituzioni preposte affinché il
contrasto ai nuovi fascismi e nazismi sia realizzato con la massima
urgenza e con strumenti legislativi all’altezza delle nuove dinamiche di
propaganda e azione.
Quest’anno, a causa della pandemia, non sarà possibile commemorare l’anniversario dell’ eccidio di Porlezza come di consueto, con la presenza di molte associazioni e sindacati, delle Amministrazioni locali e degli studenti. Ci saranno, a distanza come da protocollo, solo alcuni rappresentanti che deporranno le corone di fiori davanti alla lapide che ricorda le vittime di quell’ eccidio, il più anziano dei quali aveva 28 anni e il più giovane solo 17.
Durante la cerimonia di domani ricorderemo con tristezza due amici carissimi che sono mancati nel 2020, Corrado Lamberti, notissimo astronomo, scrittore e presidente della sezione Anpi Centro Lago e Umberto Savolini, giornalista, critico musicale e fondatore e anima dell’ Associazione Cittadini Insieme, un’associazione che da quasi vent’anni si prodiga per mantenere viva la Memoria nei territori dell’ Alto Lago.
Alla fine del novembre ’44, ebbe inizio
un grande rastrellamento nelle valli ad occidente del Lario, con
l’impiego, inusuale per numero di forze, di circa 1.500 uomini.
Al fine di eliminare le formazioni
partigiane presenti sui quei monti, i reparti nazifascisti risalirono
contemporaneamente la Valsolda, la Val Cavargna, la Val Rezzo e la Val
Menaggio, lungo un semicerchio che aveva come centro Porlezza.
Sei giovanissimi partigiani, appartenenti al distaccamento “Quaino”,
– Giuseppe Selva “Falco”, comandante del gruppo, nato a Cima il 1916
– Angelo Selva, “Puccio”, nato a Cima il 1924
– Gilberto Carminelli, “Bill”, nato a Milano il 1918
– Angelo Capra, “Russo”, nato a Zurigo il 1924
– Ennio Ferrari, “Carlino” – “Filippo”, segretario del Fronte della Gioventù, nato a Monza il 1927
e una giovane donna, Livia Bianchi, nome di battaglia “Franca”, nata a Melara ( Ro) il 1919
per sfuggire ai rastrellamenti,
risalirono sull’Alpe Vecchio, usando come rifugio una piccola baita già
parzialmente incendiata dai fascisti. Qui resistettero fino a metà
gennaio 1945 in condizioni disumane, al gelo intenso di quell’inverno,
alla neve, che rendeva visibili i loro spostamenti e alla fame, causata
dall’ impossibilità di approvvigionarsi. Infine, stremati, ridiscesero
fino al paese di Cima ( di cui erano originari due di loro) e
si nascosero presso l’ abitazione di un antifascista del luogo.
Scoperti, vennero denunciati al Centro Antiribelli di Menaggio da un
delatore. Circondata la casa nella notte del 20 gennaio, le Brigate Nere
iniziarono una violenta sparatoria; i giovani partigiani si difesero
strenuamente, ma vennero indotti alla resa dallo scarseggiare delle
munizioni e dalla falsa promessa di aver salva la vita.
Catturati, benchè uno di loro fosse
ferito, i giovani vennero percossi duramente e infine, fatti spogliare,
vennero fatti incamminare a calci e pugni lungo il sentiero che porta al
cimitero di Cima e allineati contro il muro di cinta, per essere
sommariamente fucilati.
A Livia Bianchi, in quanto donna, venne
offerto che le fosse risparmiata la vita, ma ella orgogliosamente
rifiutò, preferendo morire da partigiana con i suoi compagni. Per questo
episodio le venne conferita la Medaglia d’Oro alla Memoria.
Questa mattina, 16 gennaio, l’ Anpi al presidio degli studenti comaschi per un ritorno a scuola in sicurezza.
La partecipazione dell’Anpi questa mattina in appoggio al presidio degli studenti comaschi, in solidarietà per i disagi che sta provocando la pandemia, non solo nella scuola ma in tutta la società, con la perdita del lavoro e l’impoverimento generale. Nella speranza che si torni presto a una scuola sicura e a riapropriarci presto dei valori garantiti dalla Costituzione.
Teresio Olivelli, il “ribelle per amore”, era nato a Bellagio il 7 gennaio 1916. Di famiglia poverissima, riuscì comunque a laurearsi presso il collegio Ghisleri, di cui in seguito, a soli 27 anni, divenne rettore. Pur essendo esonerato, Olivelli nel 1942 rifiutò qualsiasi privilegio e spontaneamente fece domanda per partire per il fronte russo, insieme ai suoi coetanei meno fortunati. Durante la rovinosa ritirata del 1943, si attardò con grave rischio per prendersi cura dei feriti, che riuscì a portare in salvo. Distaccatosi definitivamente dal fascismo, da cui si era già allontanato con le leggi razziali, è stato protagonista della Resistenza svolgendo un ruolo di collegamento fra il Comitato di Liberazione locale e le Fiamme Verdi di Brescia e Cremona.
Per sua opera e volontà nacque il giornale Il ribelle, il cui primo numero – datato 5 marzo 1944 – venne dedicato alla memoria di Astolfo Lunardi e di Ermanno Margheriti, condannati a morte dal tribunale speciale di Brescia il 5 febbraio e fucilati il mattino del 6 al poligono di Mompiano.
Nel secondo numero del giornale, Olivelli espone il suo intento programmatico: “La nostra è anzitutto una rivolta morale” – scrive. “Di fronte a un’Italia asservita e depredata, a una cultura sospesa tra vittimismo, pietismo e opportunismo, mai ci sentimmo così liberi come quando ritrovammo nel fondo della nostra coscienza la capacità di ribellarci a una passiva accettazione,unita alla volontà diinsorgere contro l’oppressione dello straniero”.
Olivelli, catturato il 27 aprile 1944 a Milano e portato immediatamente nel carcere di San Vittore – dove fu torturato – fu trasferito a Fossoli, poi a Bolzano, Flossenburg e infine a Hersbruck , dove morì il 17 gennaio 1945, ucciso a botte dai suoi carcerieri per aver preso le difese di un prigioniero polacco.
Oggi, sabato 16 gennaio, commemorazione di Teresio Olivelli a Tremezzo, in ricordo del 76o anniversario della sua morte nel campo di sterminio nazista di Hersbruck.
In serata, alle 20,30 seguirà in diretta facebook, una conferenza di Gigliola Foglia sulla figura di Olivelli.
Cari amici e compagni, il nuovo anno che ci aspetta sarà un anno difficile, pieno di nuove sfide. Tanti sono i temi da affrontare, il diritto alla cura, all’istruzione in un momento davvero difficile, il lavoro, l’ ambiente, i grandi problemi economici… Noi dell’Anpi continueremo a batterci con passione, come abbiamo sempre fatto in tutti questi anni, perchè abbiano piena realizzazione i principi fondamentali della nostra Costituzione Repubblicana. Non vogliamo dimenticare, in questo inizio d’anno, i nostri iscritti che ci hanno lasciato nel 2020, tutti loro, con il loro generoso impegno, hanno lasciato una traccia nella storia della nostra associazione. Sono stati tutti grandi perdite, a loro va la nostra riconoscenza.
Ricordiamo inoltre la nostra iscritta alla sezione Centro Lago Maria Gobbi Lanfranconi, di cui purtroppo non abbiamo nessuna immagine, sempre presente ai nostri appuntamenti, che si è sempre occupata del tesseramento nella Val d’Intelvi.
L’ Anpi in lotta per la giustizia per Giulio Regeni.
Dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del presidente nazionale Pagliarulo, che chiedeva il richiamo a Roma dell’ambasciatore italiano, oggi sono loro, i vecchi partigiani a fare appello per la giustizia per Giulio Regeni.
“Signor Presidente del Consiglio faccia rispettare i diritti umani e la dignità del nostro Paese”: i combattenti e le combattenti per la libertà si rivolgono direttamente a Giuseppe Conte in alcuni brevi video. Sono anziani ma ancora combattenti. Contro ogni fascismo, per i diritti umani. La loro battaglia fonda la Repubblica e la convivenza civile.
Primi firmatari sono Giuseppe Cottino, partigiano della Brigata Sap ” Mingione” e Mario Candotto, partigiano della Brigata Proletaria.
Il messaggio del Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo, per la scomparsa della partigiana Lidia Menapace
“È un lutto per l’ANPI, è un lutto
per il Paese. Ciao Lidia, partigiana della democrazia, della pace,
dell’uguaglianza, dei diritti delle donne, cioè dell’umanità. Resterai
nella coscienza e nell’impegno di tutte e tutti noi”
Gianfranco Pagliarulo
7 dicembre 2020
Lidia Menapace ( vero nome Lidia Brisca) era nata il 3 aprile 1924 a Novara. Ha preso parte giovanissima alla guerra di Liberazione come staffetta partigiana e nel dopoguerra ha militato nei movimenti cattolici, in particolare nella FUCI ( Federazione Universitaria Cattolica Italiana).
All’ inizio degli anni sessanta inizia l’insegnamento all’ Università Cattolica. Nel 1968 esce dalla Democrazia Cristiana e si unisce al PCI, ma nel 1969 entra a far parte dei fondatori del primo nucleo del Manifesto.
Dal 2006 al 2008 è stata senatrice per Rifondazione Comunista.
Nel 2011 ha fatto parte del Comitato Nazionale dell’ANPI.
E’ stata una delle voci del movimento femminista italiano.
Il 25 aprile 2008 è stata ospite a Como come oratrice per l’ANPI provinciale della nostra città.
Dichiarazione del Presidente
nazionale ANPI a seguito dei toni e argomenti apologetici utilizzati
dalla direzione della Biblioteca nazionale di Roma nella comunicazione
dell’acquisizione delle carte di Pino Rauti
Bene ha fatto il ministro
Franceschini a cancellare dal sito del Ministero dei Beni Culturali le
parole di presentazione dell’acquisizione delle carte di Pino Rauti da
parte della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. È intollerabile che
queste carte vengano accolte con parole apologetiche verso un fascista
convinto e dichiarato, già repubblichino, la cui biografia è un
continuum di attacchi alla repubblica antifascista nata dalla
Resistenza, e la cui notorietà era più legata alle cronache giudiziarie
che a quelle politiche. Eppure, secondo la direzione della Biblioteca
Nazionale, si tratta di “uno Statista”, “tanto attivo e creativo, quanto
riflessivo e critico”. C’è da trasecolare. Mi auguro che il Ministero
assuma ogni provvedimento necessario a difesa dell’immagine della
Biblioteca e della natura antifascista della Repubblica
Il 29 novembre, conferenza
online promossa da una rete di associazioni e sindacati, di cui fa parte
anche l’ANPI, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà
con il popolo palestinese
La conferenza per il riconoscimento
dello Stato di Palestina è promossa da un ampio arco di reti,
piattaforme, associazioni e sindacati rappresentativi della società
italiana che a partire dal comune riferimento ai principi ed i valori
contenuti nella costituzione italiana, pur appartenendo ad ambiti e
settori diversi, con questa iniziativa intendono rinnovare il proprio
impegno per la pace giusta, per la promozione ed il rispetto dei diritti
umani e per la fine delle violenze nella regione del Medio Oriente.
La conferenza si realizzerà Domenica 29 novembre, Giornata
internazionale di Solidarietà con il popolo palestinese, ad Assisi città
di pace, ospitata dalla comunità Pro-Civitate Christiana e con il
patrocinio della Città di Assisi. La partecipazione in presenza dei
partecipanti sarà possibile solamente se le condizioni di sicurezza
sanitaria lo permetteranno. Sarà possibile seguire in diretta, via web,
l’intera conferenza e gli interventi degli ospiti internazionali e dei
rappresentanti delle associazioni promotrici.
Sono previsti interventi in video-conferenza di rappresentanti delle
diverse religioni e testimonianze dalla Palestina e da Israele.
La conferenza sarà trasmessa in streaming sulla piattaforma Zoom (per
poter accedere alla conferenza su tale piattaforma è obbligatorio
registrarsi – gratuitamente – tramite questa pagina) e liberamente anche tramite le Pagine Facebook delle organizzazioni promotrici.
Per adesioni e informazioni: adesioni.AssisiPaceGiusta@gmail.com
Programma (provvisorio):
Apertura
Stefania Proietti, Sindaco di Assisi
Monsignor Domenico Sorrentino
Presentazione Iniziativa:
a cura del Comitato Promotore
Testimonianze ospiti:
Nikoaly Mladenov, Inviato Nazioni Unite
Anton Salman, Sindaco di Betlemme
Izzedin Elizir, imam di Firenze
Arik Ascerman, rabbino “Torah for Justice”
Jamal Khader, parroco di Ramallah
Rappresentante dello stato del vaticano (tbc)
Yasser Abed Rabbo, politico palestinese
Avraham Burg, politico israeliano
Anan Ashrawi, politica palestinese
Alon Liel, ex-Ambasciatore d’Israele in Sud Africa
Shaer Saed, Segretario Generale sindacato palestinese (PGFTU)
Abbiamo apprezzato l’ ammenda pubblica da parte dei vertici della Pubblica Sicurezza nella circostanza della cosiddetta “macelleria messicana” verso tanti pacifici manifestanti a Genova nei fatti del 2001. A maggior ragione rimaniamo turbati dalla recentissima nomina a vicequestore di due funzionari condannati in via definitiva proprio per quei gravissimi fatti. È vero che i colpevoli hanno scontato le sanzioni comminate dall’Autorità giudiziaria, ma stupisce che rivestano ancora una divisa onorata che in nessun caso dovrebbe essere macchiata; oggi addirittura viene loro attribuita una promozione di grado, dove la “procedura amministrativa obbligata” si scontra con un rigore morale e civile che non dovrebbe mai mancare nelle istituzioni. Ci sembra fra l’altro ovvio che le promozioni debbano premiare anche il merito e il pieno rispetto del mandato istituzionale delle forze dell’ordine. Non è stato così. È una questione di buon senso. In un momento così difficile per il Paese, tutti dovrebbero fare la loro parte per rafforzare la credibilità delle istituzioni democratiche. Ci aspettiamo da parte del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia un comportamento conseguente e coerente.
Dopo Nizza, Vienna. Il terrorismo
dei militanti e simpatizzanti dell’ISIS non conosce frontiere. A questo
punto è urgente che i Paesi UE svolgano un ruolo coordinato nella
prevenzione di queste stragi periodiche. Per questo va superato
rapidamente il ritardo nella cooperazione dei governi in materia di
intelligence, superando nazionalismi fuori luogo. Il disegno dei
terroristi è di innescare attraverso i loro crimini una sorta di guerra
di religione alimentata dalla paura; è esattamente la trappola in cui
non si deve cadere confondendo le loro azioni con il complesso e
vastissimo mondo dell’Islam. Vanno invece condannati come nemici di
tutta l’umanità, isolandoli in ogni modo, rispettando ogni credo
religioso, promuovendo rapporti diplomatici ispirati alla distensione ed
alla coesistenza pacifica.
Non è un momento semplice per l’associazione dei partigiani, settantasei anni di storia nell’anno in cui si è celebrato il 75° della Liberazione. La scomparsa di Carla Nespolo, il 5 ottobre scorso, oltre al dolore di quanti avevano con lei condiviso tanta strada, degli iscritti e di quanti l’avevano conosciuta e stimata, lasciava un grande vuoto in uno dei punti di riferimento imprescindibili della società civile italiana e costante presidio di democrazia.
Era necessario dunque andare avanti, e presto, per dare il proprio contributo a fronte della nuova epocale emergenza dettata dalla pandemia, e la nostra associazione, ancora una volta, ha saputo rispondere al tempo in cui opera, forte di un binomio che l’ha contraddistinta in ogni stagione: “continuità e innovazione” .
Venerdì 30 ottobre il massimo organo statutario, il Comitato nazionale Anpi, si è riunito in plenaria attraverso una video-conferenza, e, a stragrande maggioranza, ha eletto nuovo Presidente Nazionale Gianfranco Pagliarulo, già vicepresidente nello scorso Comitato e secondo presidente non partigiano.
Vice presidente nazionale vicario è stato eletto Carlo Ghezzi, una figura forte e di grande profilo, sindacalista, ha ricoperto incarichi e funzioni fondamentali (e in periodo molti critici per il Paese) in Cgil a tutti i livelli, dalla Camera del lavoro di Milano alla Cgil nazionale.
I nomi dei rappresentanti la vicepresidenza comprende riconferme quali, in ordine alfabetico: Vania Bagni, Piero Cossu, Emilio Ricci, Ottavio Terranova e due new entry, entrambe tra i membri del Comitato nazionale: Ferdinando Pappalardo, già senatore, insigne italianista e docente universitario, e Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Alcide Cervi, già sottosegretario al primo governo Prodi e poi più volte parlamentare.
Conferme e nuovi ingressi anche per la Segreteria nazionale Anpi. Le conferme: Marisa Ferro, Carla Argenton, Anna Cocchi, Andrea Liparoto, Claudio Maderloni e Paolo Papotti. E due nuovi ingressi, Vincenzo Calò (responsabile area sud) e Fabrizio De Sanctis (presidente del Comitato provinciale Anpi di Roma e coordinatore del Lazio). Una novità solo dal punto di vista formale in realtà: entrambi, infatti, facevano parte integrante della squadra che ha diretto l’Anpi nell’ultimo anno e mezzo, proprio su invito della presidente Carla Nespolo.
Presidente emerito resta Carlo Smuraglia, a cui va l’affetto e la gratitudine di tutta la nostra associazione.
Un gruppo di lavoro di tutto rispetto, quindi, per un’associazione che nel 2019 ha sfiorato i 130.000 iscritti reali con più di 20.000 nuove adesioni da aggiungere al computo, e gode di buona salute in totale controtendenza rispetto al mondo specificamente della politica.
Non sarà facile andare avanti dopo la presidenza forte e determinata di Carla ma, siamo certi, la presidenza di Gianfranco Pagliarulo darà nuovo lustro ai primi magnifici 76 anni dell’associazione dei partigiani.
Eletto dal Comitato nazionale dell’Associazione riunitosi a Roma il 30 ottobre 2020
Il Comitato nazionale ANPI, riunitosi oggi a Roma, ha eletto Gianfranco Pagliarulo
Presidente nazionale ANPI. Succede a Carla Nespolo che ha guidato
l’Associazione dal 3 novembre 2017 fino al giorno della sua scomparsa
avvenuta il 5 ottobre scorso.
Di seguito una biografia essenziale del Presidente nazionale:
Nato a Bari, classe 1949, giornalista, Gianfranco Pagliarulo ha
lavorato negli anni 70 alla federazione milanese del PCI, nel decennio
successivo alla Fiom di Milano alla direzione del periodico Il
metallurgico, negli anni 90 alla Società di mutuo soccorso dei
ferrovieri come direttore dell’house organ Il Treno. Successivamente ha
diretto il settimanale La Rinascita della sinistra. Senatore della
Repubblica nella XIV legislatura (2001-2006), dal 2015 è direttore
responsabile di www.patriaindipendente.it, periodico dell’ANPI, e dal
2017 vicepresidente nazionale dell’Associazione.
E’ morto all’età di 100 anni (tra poco ne avrebbe compiuti 101) Germano Nicolini, nato a Fabbrico ( Reggio Emilia) il 26 novembre 1919. Era stato comandante del terzo battaglione della 77a Brigata Sap “Fratelli Manfredi” con il nome di battaglia Diavolo. Ricevette la medaglia d’argento al valor militare. A soli 25 anni fu sindaco di Correggio. Venne poi ingiustamente accusato dell’ omicidio di Don Pessina e dovette subire il carcere, prima di assere assolto con formula piena.
” Ora che ho compiuto 100 anni, e di nuovo si affaccia di fronte a noi il cupo richiamo dell’autoritarismo, non posso dimenticare il valore umano delle persone al cui fianco ho combattuto”. Questa la sua ultima dichiarazione.
Comunicato della Presidenza e
della Segreteria nazionale ANPI a seguito delle contestazioni e insulti
rivolti alla Ministra per le sue dichiarazioni a sostegno del canto
Bella Ciao
Massima solidarietà alla Ministra
dell’Istruzione Lucia Azzolina oggetto di contestazioni e insulti per le
sue dichiarazioni a sostegno dei valori universali incarnati nel canto
Bella ciao. Al solito si tenta di delegittimare la Resistenza da cui
sono nate la Costituzione della Repubblica e la democrazia. Ma la storia
è più forte di ogni basso e meschino tentativo di capovolgerla. Avanti
con l’impegno antifascista delle Istituzioni e di tantissime donne e
uomini di buona e civile volontà.
SIAMO SPIACENTI DI COMUNICARE CHE LE INIZIATIVE DELLA SEZ. DI DONGO DI SABATO 17 OTTOBRE E DELLA SEZ. MONGUZZO-ERBESE DI DOMENICA 18 OTTOBRE SONO STATE ANNULLATE PER L’AUMENTO DEI CONTAGI NELLA NOSTRA PROVINCIA.
Presentazione del libro “Noi Partigiani” sabato 17 ottobre al Museo della Barca Lariana di Pianello Lario, ore 16.
Chi volesse partecipare alla presentazione del libro è pregato di mandare un messaggio al numero 338 1238148 per prenotarsi, in quanto per le norme Covid i posti sono limitati.
Si sono tenuti ieri al palazzo Ghillini di Alessandria i funerali di Carla Nespolo, la presidente dell’ANPI Nazionale recentemente scomparsa.
Su richiesta del presidente dell’Anpi provinciale di Como, Guglielmo Invernizzi, è stato concesso alla bandiera della 52a Brigata Garibaldi ( quella Brigata che arrestò Mussolini e i suoi gerarchi) di partecipare al picchetto d’onore durante i funerali.
I funerali della nostra amatissima presidente Carla Nespolo si terranno giovedì 8 ottobre ad Alessandria, nel cortile del Palazzo Ghilini, sede della Provincia e della Prefettura, con la seguente articolazione: ore 11 camera ardente, ore 15 interventi in ricordo della Presidente.
Purtroppo ci saranno rigide misure anti-covid che vedranno, per la necessità del distanziamento, una forte limitazione dei posti. Il cortile del palazzo della Prefettura ha una capienza di 100 posti, è stata però predisposta un’ amplificazione audio che permetterà di ascoltare gli interventi anche nella piazza esterna del Palazzo.
La partecipazione dei delegati dei Comitati provinciali dovrà quindi essere limitata al numero di non oltre due persone per Comitato Provinciale. Questo anche perchè è probabile l’affluenza di molti cittadini e cittadine di Alessandria e del Piemonte.
Stiamo organizzando, per chi non potrà essere presente, una diretta sulla nostra pagine facebook nazionale.
Vi preghiamo di attenervi rigorosamente a queste indicazioni.
Il cordoglio del Presidente della Repubblica per la scomparsa della nostra Presidente « La scomparsa di Carla Nespolo addolora la Repubblica che ha conosciuto in lei una appassionata testimone e una fervida sostenitrice dei valori della Costituzione. Desidero esprimere i miei sentimenti di vicinanza ai familiari, e di solidarietà all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, della quale Carla Nespolo è stata presidente amata e stimata. Prima donna a ricoprire questa carica, ha dedicato il proprio impegno a contrastare – anzitutto sul piano culturale, educativo, civile – tutte le forme di violenza, di xenofobia, di razzismo che possono attecchire nelle pieghe della società. Carla Nespolo – che è stata apprezzata parlamentare, prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato della Repubblica – è stata anche la prima presidente dell’Anpi che non aveva partecipato, per ragioni di età, alla Resistenza. Ha iniziato, quindi, quel passaggio generazionale di testimone che adesso tocca ad altri proseguire. » Sergio Mattarella – 5 ottobre 2020
Sabato 3 ottobre abbiamo ricordato al cimitero di Rebbio i fratelli partigiani Alfonso e Erminio Lissi. Alfonso Lissi, antifascista militante, fu operaio alla Cemsa di Saronno. Arrestato per propaganda antifascista nel 1935, fu liberato nel 1937 per amnistia. Nel marzo 1944 fu fra gli organizzatori degli scioperi. Entrato in seguito in clandestinità, divenne Commissario Politico della 52a Brigata Garibaldi. Partecipó alla Battaglia di Lenno del 3 ottobre 1944, dove morì negli scontri.
Erminio Lissi, antifascista militante, fu partigiano combattente nelle Brigate Partigiane della Val Maria. Morì a Rebbio il 10 settembre 2018.
Sabato 3 ottobre, alle ore 9,30 a Lenno, la sezione Anpi Centro Lago Michele Moretti deporrà una corona di fiori davanti alla targa commemorativa che ricorda i caduti della eroica battaglia di Lenno del 3 ottobre 1944.
Sarà anche la mesta occasione per ricordare insieme i compagni che non ci sono più.
Una nuova triste notizia… Dopo lunga malattia è scomparso l’amico e compagno Umberto Savolini. Giornalista, animatore della vita politica e sociale di Porlezza e di tutto il porlezzese e valli, è sempre stato vicino all’ ANPI, figura immancabile in tutte le nostre iniziative nell’ Alto Lario. Era uno degli organizzatori di Cittadini Insieme, una associazione che aveva il compito, fra le altre cose, di ricordare e mantenere viva la memoria dei Martiri di Cima.
L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia piange la scomparsa di Ines Figini.
Figura inimitabile, unica, non era impegnata politicamente, ma questo non le impedìdi schierarsi in difesa dei suoi compagni arrestati dalle brigate nere perchè antifascisti e organizzatori dello sciopero del 6 marzo 1944 alla Tintoria Comense. Questo atto di giustizia, di alto spessore morale, le costò l’arresto e la deportazione nei famigerati lager di Mauthausen, Auschiwtz- Birkenau e Ravensbruck.
Riuscì a tornare in patria fortemente debilitata, riprese la sua vita di operaia e, quel che conta, intraprese la sua opera di testimone della più grande tragedia del mondo intero. Fu instancabile nel ricordare e nel monito ai più giovani, agli studenti, di vivere e lavorare per la pace affinchè non si possa ripetere nel futuro una simile e tragica esperienza.
Ci mancherai Ines, ci mancherà la tua calma e la dignità con cui raccontavi quei terribili momenti.
L’ ANPI fa proprio il tuo insegnamento e si augura che i tanti giovani e studenti che in questi anni hanno avuto la fortuna di ascoltarti, siano in embrione le nuove gemme della democrazia. Grazie, Ines.
E’ CON GRANDE CORDOGLIO CHE ABBIAMO APPRESO LA NOTIZIA DELLA SCOMPARSA DI INES FIGINI, ULTIMA TESTIMONE COMASCA SOPRAVISSUTA ALLA DEPORTAZIONE NEI LAGER NAZISTI.
INES aveva meno di 22 anni quando fu deportata. Operaia alla Ticosa, grande fabbrica di Como, aveva avuto il “torto” di essersi schierata a favore di alcuni compagni di lavoro durante lo sciopero del 6 marzo 1944. Ines non era fra gli organizzatori, aveva solo esclamato: ” se arrestate loro dovete arrestarci tutti!”, un’esclamazione di ribellione e di fierezza dettata dal suo profondo senso di giustizia. Ma tanto era bastato… Così finì nei lager di Mauthausen, Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück e infine in un ospedale militare, dove trascorse un anno e mezzo. Per anni si è prodigata per raccontare ai giovani la sua storia, la storia di una città, Como, e delle lotte operaie nelle sue fabbriche, della repressione nazifascista dove anche una parola poteva costare la vita, di treni che partivano per mete ignote e di luoghi in cui l’umanità si divideva tra vittime e carnefici.
Saluteremo Ines martedì 29 settembre alle ore 11 preso la chiesa del Crocifisso a Como.
Su richiesta della famiglia non saranno portate bandiere.
In risposta alle sue affermazioni sul web e al quotidiano La Provincia sulla commemorazione dei gerarchi e di Mussolini a Dongo e Mezzegra
Alla cortese attenzione del sig. Sindaco di Dongo Giovanni Muolo – Palazzo del Municipio di Dongo.
Egregio signor Sindaco,
le scrivo a nome dell’ANPI, una delle organizzazioni firmatarie dell’appello inviato alle Autorità, laddove si chiedeva di proibire la manifestazione fascista che si sarebbe tenuta il 26 luglio u.s. in piazza Paracchini a Dongo.
Nella sua lunga lettera alla popolazione di Dongo lei si sofferma, dopo le affermazioni condivisibili sulla tragedia che è stato il fascismo, su alcuni punti che riteniamo discutibili. Rifarsi ad alcune sentenze di assoluzione dal reato (perseguibile d’ufficio) di apologia del fascismo a giustificazione di una tolleranza vergognosa da parte sua e delle autorità preposte non depone a suo favore. Sappiamo che la magistratura è stata per anni tollerante e che il confine tra la farsa, la buffonata e l’apologia è labile. Pensiamo però che sia fuori luogo citare la Costituzione per evidenziare solamente come questa consenta la libertà di parola e sottintendere (neanche tanto) come sia dei Resistenti antifascisti la responsabilità di aver reso la libertà di pensiero e di espressione. Quindi, secondo la sua logica, se oggi i fascisti possono celebrare i loro riti tribali le responsabilità vanno ricercate fra i Costituenti?
Riteniamo viceversa che sia una forzatura inaccettabile proclamare che l’esplicita rivendicazione di fedeltà al fascismo e la sua apologia ricada nel campo della libertà di espressione. La Costituzione è chiarissima circa la ricostituzione del partito fascista e ne vieta la riorganizzazione sotto ogni forma ( non occorre essere giuristi per comprenderne il significato) all’art. XII delle disposizioni transitorie e finali. E, più nel particolare, relativamente all’apologia si può consultare la legge n. 645 del 1952, conosciuta come legge Scelba, e la legge n. 205 del 1993, la cosidetta legge Mancino. E forse sarebbe bene ricordare che la democrazia, oltre ai diritti, impone anche doveri e restrizioni. Per sua maggior informazione sono ben tre le sentenze di questi mesi emesse dal tribunale di Milano che sconfessano la sua tesi, gliele riporto in calce a questa lettera.
Dato che a quanto sembra lei non ne è venuto a conoscenza, non bastasse la manifestazione di Dongo, di cosa hanno scritto i fascisti a Mezzegra, le riporto il testo integrale dei due manifesti apposti sul cancello di villa Belmonte: ” Solo dio può piegare le volontà fascista /gli uomini e le cose mai / viva l’Italia nostra” e ” In questa Italia tristepenosa e buia, un raggio di luce ricordando il nostro Duce“. Le bastano per definire “fasciste” le due manifestazioni o le serve altro?
Nella sua intervista rilasciata al quotidiano “La Provincia” di Como lei cita a sproposito un nostro dirigente recentemente scomparso, Corrado Lamberti, quasi a dire: ” Se ci fosse stato lui, che era discorsivo, comprensivo, ecc. ecc…. l’ANPI non avrebbe fatto tutto questo can-can. Ebbene, si sbaglia di grosso: Lamberti, oltre ad essere stato uno dei nostri migliori dirigenti, fu il più fiero contradditore suo e dell’ex-sindaco Robba (si ricordi che lei era vicesindaco, allora). Fu quello che rintuzzò il vostro tentativo di spostare il XXV Aprile in altra data a voi più gradita, fu l’organizzatore di tutti i convegni fatti a Dongo in questi anni per difendere la democrazia e ripulire l’aria malsana che nelle manifestazioni di allora si respirava, e si respira tuttora. Fu fra i più accesi contestatori del vostro tentativo, purtroppo andato a buon fine, di sostituire il Museo della Resistenza Lariana di Dongo con l’attuale Museo della Fine della Guerra. Solo a voi risulta che a Dongo “finì la guerra” dimenticando che lì “finì il fascismo”!
A proposito di questo, vi siete persino permessi di manomettere il filmato originale del fotografo Cornelio Beretta, il cui uso è stato generosamente consentito dall’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como, invertendo l’ordine degli avvenimenti. Nel filmato originale si mostrano i Partigiani che prendono il controllo della città di Como la mattina presto del 28 aprile 1945, ben prima dell’arrivo delle truppe alleate, mentre nel montaggio in visione presso il museo i fatti sono stati capovolti: a liberarci arriverebbero prima gli americani, e poi con comodo i Partigiani. Questa è la vostra visione distorta della storia, altro che invocare la pacificazione.
Mi permetta due parole anche sulla pietà per i morti. Parificare i morti è un’ operazione gravemente scorretta, non perchè si voglia negare la pietà che si deve ai defunti in generale, ma perchè nemmeno la morte azzera le responsabilità individuali e collettive: dietro l’equiparazione di due idee diametralmente opposte e inconciliabili – simbolo l’una del ventennio, l’altra della lotta per la democrazia – si nasconde l’idea miserabile di una generica responsabilità al fascismo. Mettere sullo stesso piano perseguitati e persecutori, vittime e carnefici, fascisti e antifascisti è una delle operazioni più indegne che si possano attuare verso la storia, cancellando la possibilità di comprendere la storia e quello che dagli avvenimenti è originato. E’ questa una tesi sostenuta da sempre da Don Barindelli, ex parroco della chiesa di S.Abbondio a Mezzegra. Peccato che la memoria dei morti sia sempre a senso unico! Le risulta che lo stesso parroco sia mai stato altrettanto solerte nel benedire o ricordare i 22 partigiani arrestati mentre si recavano all’abazia di Acquafredda il 23 dicembre 1944 per assistere alla messa di Natale organizzata in gran segreto con la complicità di un frate cappuccino? Tre ammazzati sul campo e cinque fucilati nel poligono di tiro di Camerlata?
Concludo questa lunga lettera con un pensiero per lei.
Ci creda, siamo sinceramente dispiaciuti che lei, per rispondere a una richiesta della locale sezione dell’ANPI, abbia dovuto esprimere tutto il malessere che lo ha attraversato, mettendo in risalto tutti i suoi interrogativi inquietanti sul ruolo che svolge in un comune in cui vive da 46 anni ma a cui – a tratti – non senta di appartenere.
La nostra sezione aveva posto una questione molto semplice: chiedeva all’amministrazione del Comune di Dongo se non ritenesse di proibire l’utilizzo della piazza per una manifestazione chiaramente, già nelle intenzioni, apologetica del fascismo. Ora, oltre che dispiaciuti, siamo anche un po’ preoccupati, e non vorremmo che la domanda posta possa aver ulteriormente alterato il suo equilibrio. E lo diciamo perchè anche negli anni futuri, se sarà necessario, l’ANPI tornerà a chiedere a lei e alle autoritàdi dissociarsi e di proibire queste manifestazioni.
Mi permetta di chiudere citando una frase del nuovo presidente della sezione Lario Occidentale, intitolata a Michele Moretti, Celestino Villa: ” Sappia, signor Sindaco, che l’ANPI non taglia le rose, casomai le pianta”.
Nonostante le proteste e la mobilitazione unitaria degli antifascisti la lugubre parata in ricordo di Mussolini e dei gerarchi si è tenuta regolarmente a Dongo e Mezzegra. Avere riunito così tanti soggetti politici (associazioni, partiti, sindacati) è stato un bel risultato, ma non è bastato. Da anni l’Anpi di Dongo e tutte le sezioni Anpi della provincia di Como si battono perchè queste parate abbiano fine, ma senza alcun risultato. Continueremo a chiedere conto alle autorità preposte del perchè non si voglia vietare queste manifestazioni.
Domenica 26 luglio i fascisti, con a capo l’associazione Nicollini (militante della RSI), si ritrovano a Mezzegra a commemorare Mussolini, con benedizione del parroco del luogo, e a Dongo per commemorare i gerarchi. Di solito arrivavano sul lago la domenica più vicina al 28 aprile, data in cui fu fucilato Mussolini su delibera del CLNAI nel “45, con messa officiate da don Barindelli, parate con inquadramento militare e pranzo. Già il 24 febbraio scorso in previsione del loro arrivo, avevamo chiesto di incontrare Prefetto e Questore per esprimere la nostra contrarietà a questo raduno, che si configura contro la Costituzione Repubblicana e contro le leggi Scelba e Mancino per apologia di fascismo. Purtroppo la pandemia ci ha impedito di poter incontrare le autorità. Fra qualche giorno si ripete la sceneggiata e appena avuta notizie di quest’evento abbiamo convocato tutto associazionismo antifascista, i partiti politici e le confederazioni CGIL, CISL e UIL invitandoli a prendere posizione con noi contro il ripetersi di questo oltraggio . Da questo incontro, numericamente importante e appassionato negli interventi, è stato prodotto un documento, che allego, da inviare a Prefetto, Questore e Procuratore della Repubblica di Como e di consegnarlo alla stampa. Naturalmente non ci fermeremo al documento, insisteremo di incontrare le autorità per chiedere che non sia consentito a questi gruppi dichiaratamente fascisti, negazionisti e di ideologia nazista, di utilizzare i luoghi simbolo della Resistenza per offendere la Costituzione Repubblicana.
ASSOCIAZIONE
NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Como,
22 luglio 2020
Alla C. A. del Signor Prefetto di Como
Coccìa dott. Ignazio
e P.C.
Al Signor Questore di Como
De Angelis dott. Giuseppe
Al Sig. Procuratore della Repubblica
di Como Piacente dott. Nicola
Anche
quest’anno, sia pure in data inconsueta, associazioni cosiddette
culturali si ripromettono di “commemorare” i fatti che sul lago
di Como hanno definitivamente chiuso il tragico ventennio
dittatoriale fascista.
In nome dei valori
espressi nella Costituzione Repubblicana, condivisi dalla stragrande
maggioranza del popolo italiano, e conformemente alle numerose leggi
dello Stato, le sottoscritte realtà ( ANPI, Istituto di storia
contemporanea P.A.Perretta, ARCI provinciale, ACLI, Como senza
Frontiere, Associazione Lissi, Associazione Italia-Cuba, Soci Coop
Lombardia, Osservatorio democratico delle nuove destre, Articolo uno,
Movimento 5Stelle, PD, PRC, Sinistra Italiana, CGIL, CISL e UIL di
Como) chiedono in modo netto e irrevocabile che tutte le
manifestazioni di stampo apologetico (che nulla hanno a che fare con
qualsiasi forma di suffragio e commemorazione) non
siano consentite in
questa occasione e negli anni futuri.
Consideriamo questo un dovere
per le autorità e per le istituzioni della Repubblica.
ANPI, Istituto di storia contemporanea P.A.Perretta, ARCI provinciale, ACLI, Como senza Frontiere, Associazione Lissi, Associazione Italia-Cuba, Soci Coop Lombardia, Osservatorio democratico delle nuove destre, Articolo uno, Movimento 5Stelle, PD, PRC, Sinistra Italiana, CGIL, CISL e UIL.
Una festa della Repubblica che per la prima volta si svolgerà senza piazze. Potrebbe anche avere riflessi positivi, considerata la cancellazione di parate militari e dimostrazioni muscolari; ma cosa si può fare per ricordare l’importanza della Costituzione rigorosamente a distanza di sicurezza? Connettersi ad Arci Como WebTV.Arci Como, Anpi Como, Istituto di Storia Contemporanea di Como, Cgil Cisl e Uil, Sezioni Soci Coop di Como e altri ancora che verranno annunciati a breve vi invitano a una giornata di WebTV interamente dedicata al tema: dalle 10 alle 17 un intervento video all’ora per spiegare l’importanza della Repubblica e dei valori su cui è fondata e dalle 18 assemblea “live” con Giuseppe Battarino, magistrato e consulente del Parlamento, Giuseppe Calzati, presidente dell’Istituto di Storia contemporanea di Como e Grazia Villa, avvocata (forniremo a breve il link per partecipare). Non lasciamo che l’emergenza sanitaria cancelli la memoria: vi aspettiamo dalle 10,00 del 2 giugno su www.arcicomo.it
Programma: Dalle 10,00 alle 13,00 – Saluti istituzionali. Dalle 14,00 alle 17,00 – Dizionario Costituzionale, musica con Renato Franchi e contributi dell’Istituto di Storia Contemporanea. Dalle 18,00 – Assemblea sulla storia della Repubblica e della Costituzione.
Per un brevissimo attimo abbiamo creduto che potesse davvero succedere. Abbiamo creduto che parlare di odio, razzismo e xenofobia, fosse un argomento che non potesse far altro che trovare un’ampia maggioranza in Consiglio Comunale a Como. Così non è stato. La delibera “in comune senza odio” a Como è stata respinta nella serata di lunedì 25 maggio 2020 in Consiglio comunale. Prendiamo atto che la maggioranza del consiglieri reputa, citando le parole di Ferretti (Fratelli d’Italia) che l’odio, del razzismo e della xenofobia siano “un problema marginale per una cittadina come Como”. Niente di più falso. Gli effetti delle cattive politiche di questa amministrazione testimoniano come esiste un atto, cosciente e volontario, nell’esercizio del rimarcare le diversità. Le stesse diversità che diventano odio, razzismo e xenofobia perché, politici compiacenti, ne intravedono spazi di opportunismo politico e consenso. Troppe volte abbiamo tollerato questi atteggiamenti o forse non li abbiamo combattuti a sufficienza. Li ricordiamo i cartelli apparsi sui negozi gestiti da cinesi all’inizio dell’emergenza COVID? Il negazionismo non è mai una via. Taluni consiglieri dovrebbero spiegare, oggi, perché ‘coltivare la memoria dell’antifascismo’ sia un problema. Vorremmo ricordare loro che possono sedersi in quel Consiglio Comunale ed esprimere le loro opinioni in modo libero solo grazie allo sforzo e al sacrificio di tanti italiani che hanno dato il loro tempo, il loro impegno e la loro vita a tutti quanti noi. Vorremo ricordare loro che l’antifascismo è pervasivo fondamento della nostra Costituzione. Chi, oggi, pensa che l’antifascismo sia una parola da eliminare, come la sua memoria, è negazionista di quella stessa libertà che gli permette di esprimere tale giudizio così impietoso. E le riportiamo, per dovere di cronaca, le parole del consigliere De Santis (Fratelli d’Italia) di lunedì scorso quando afferma che “sarebbe opportuno chiudere questa pagina, chiudere quel retaggio e destinarlo alla storia”. Dobbiamo dirlo a gran voce. Destinare alla storia chi siamo è negare il nostro passato che vive e pulsa, ancora oggi, nella Costituzione Italiana. Ogni silenzio è complice, ogni indifferenza è colpevole. La mancata approvazione di questa delibera smaschera coloro voglio che Como e i suoi cittadini siano schiavi del pregiudizio e dell’odio e lo strumentalizzano facendolo diventare architrave della peggiore politica che Como abbia mai visto. Como non si merita questo e noi non rimarremo più complici. #noinonsiamocomplici
I funerali verranno celebrati martedì 12 maggio presso la cappella del Cimitero Monumentale di Como alle ore 15. A causa del distanziamento dovuto al coronavirus, non sarà possibile presenziare alle esequie, che come ben sapete sono a numero chiuso. Una nostra piccola rappresentanza sarà comunque presente al cimitero a una distanza consentita.
Pubblichiamo qui di seguito un bel ricordo di Luciano Forni scritto da Articolo Uno
” Luciano Forni è mancato nel giorno anniversario della scomparsa di Aldo Moro, alle cui idee fu profondamente legato e la cui memoria continuò a coltivare come membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul suo rapimento e sulla sua uccisione da parte delle BR, un’esperienza da cui ricavò l’impressione dolorosa delle inerzie e delle complicità che li avevano resi possibili.
È mancato nel vivo di una pandemia che, tra le tante sottovalutazioni e
i tanti errori commessi, ha comunque mostrato il grande valore
dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale e delle tutele
universalistiche garantite ai cittadini, senza distinzioni di censo. Un
obbiettivo che Forni aveva perseguito in veste di relatore al Parlamento
della legge voluta dall’indimenticabile ministra Tina Anselmi nella
stagione della solidarietà democratica e che ricordava con un giusto
orgoglio.
A lui si deve un impegno generoso anche nelle
istituzioni locali, in Amministrazione Provinciale, nel Consiglio
sanitario di zona e nel Comune di Como, dove fu tra l’altro uno dei
principali promotori della convergenza che consentì la formazione della
giunta guidata da Renzo Pigni, in cui, per la prima volta, le sinistre
furono alla guida della città insieme al suo partito, la Democrazia
Cristiana.
Fu anche un uomo di scuola capace di innovazioni
coraggiose. Nella sua prima esperienza di direttore didattico, ad Asso,
primo in provincia di Como, si impegnò a superare le pluriclassi
organizzando forme di trasporto dei bambini. A Como, sperimentò il tempo
pieno nel circolo di via Fiume e aprì la prima scuola per stranieri.
Sempre si dimostrò aperto alle innovazioni della didattica in una
costante dialettica con altri uomini di scuola impegnati in politica
come Belgrano e Rossetto.
Forni proveniva dalla tradizione
politica dei cattolici democratici, di cui seppe esprimere la parte
migliore, distinguendosi a livello locale per la sua specchiata onestà e
per la lungimiranza nel leggere le dinamiche della società e del
sistema politico. Per questo ebbe una comprensione lucida dei momenti di
crisi vissuti dalla politica (dalle degenerazioni del pentapartito alla
diffusione della corruzione, dall’affermazione di logiche
iper-maggioritarie, ai più recenti tentativi di manomettere la
Costituzione) e continuò a battersi fino in fondo contro ogni tentativo
di comprimere la partecipazione e la rappresentanza popolare e di
sostituire l’influenza dell’establishment economico al ruolo delle
istituzioni democratiche.
Furono soprattutto queste
preoccupazioni per i pericoli della democrazia in Italia, oltre al
dovere che egli sentiva di tutelare in primo luogo gli interessi del
mondo del lavoro, che lo indussero ad impegnarsi nell’ANPI e ad essere
vicino alla nostra organizzazione e partecipe delle sue battaglie.
Di questo lo ringraziamo e per questo ne piangiamo la scomparsa.”
Ancora un grande lutto per l’Anpi. E’ scomparso questa mattina il senatore Luciano Forni, vice presidente onorario dell’Anpi provinciale di Como.
Classe 1935 è stato uomo di punta della politica italiana, locale e nazionale, ricoprendone svariati incarichi, anche di altissimo livello. Fu anche componente della commissione d’inchiesta sul rapimento dell’on. Aldo Moro e sul terrorismo dal 1981 al 1983. Moro di cui ricorrono, proprio oggi, i 42 anni dall’assassinio.
Alla moglie Annamaria, alla figlia e a tutti i familiari esprimiamo il più profondo cordoglio del Direttivo Anpi Provinciale.
Giusy Lamberti e Mauro Guerra commemorano la Liberazione
Giusy Galli Lamberti, in rappresentanza dell’Anpi Centro Lago e il sindaco Mauro Guerra hanno commemorato uniti il giorno della Liberazione nei tre comuni della Tremezzina Tremezzo, Lenno e Ossuccio. Giusy, moglie del nostro Corrado Lamberti, scomparso il 17 aprile, reggeva la bandiera della 52a Garibaldi tanto cara a Corrado, che la portava con orgoglio in ogni manifestazione.
E’ anche la bandiera della Brigata partigiana di mio padre, ha dichiarato Mauro Guerra.
Oggi più che mai – ha proseguito Guerra – ci servano quei valori (libertà, pace, democrazia e giustizia sociale), quelle speranze, quell’impegno solidale, anche per ricordare chi abbiamo perso e stiamo perdendo in questa pandemia, chi su tanti fronti si sacrifica per sconfiggerla. Per mettere in campo l’impegno di tutti per sostenerci a vicenda, per non dimenticare nessuno, a partire dai più deboli.
A mezzogiorno, come ormai da tradizione, le campane di tutte le chiese della Tremezzina hanno suonato a distesa per ricordare la festa della Liberazione. Tanta commozione, ma anche tanta determinazione a resistere
Pur in assenza della cittadinanza, il Monumento alla Resistenza Europea, luogo simbolo dell’antifascismo comasco, ha ricevuto l’omaggio delle corone d’alloro e della bandiera dell’ANPI.
Omaggi a tanti monumenti alla Resistenza nella nostra provincia si sono tenute grazie alle nostre sezioni.
Palinsesto dell’Arci Como Web tv: 25 ore per il 25 aprile.
Segnaliamo gli interventi di Patrizia Lissi, di Piero Cossu, vice presidente Anpi Nazionale, di Guglielmo Invernizzi presidente ANPI provinciale e un’ampissima gamma di occasioni per ricordare e festeggiare la Resistenza e Liberazione dal nazifascismo.
Per partecipare all’iniziativa andare sul sito dell’Arci di Como http://arcicomo.it
25 aprile
Dalle 9/ Il saluto di Patrizia Lissi per inaugurare queste 25 ore insieme. Dalle 10/ I saluti di Piero Cossu, vicepresidente Anpi Nazionale e Guglielmo Invernizzi, presidente provinciale Anpi di Como. Dalle 11,15/ L’intervento del sindaco di Como Mario Landriscina. Dalle 12/ Il nostro collegamento con il corteo virtuale Dongo-Milano di Radio Popolare. Dalle 13/ Nella giornata del 25 aprile 2019, a Como, il discorso di Luigino Nessi, chiamato a prendere la parola sul palco dall’Anpi, è stato un discorso forte, sincero, attuale. Non a caso si è concluso con un accorato appello alle responsabilità di oggi: ad affrontare il dovere della solidarietà e dell’accoglienza. Leggi l’articolo di Fabio Cani su ecoinformazioni. Dalle 14/ Pizzica e scappa. I ricordi di Luigi Cambiaghi, partigiano “Zaccaria” del distaccamento “Puecher” della 52a brigata Garibaldi”. Realizzato da Valter Merazzi, con riprese di Massimo Rossi ed editing di Francesco Merazzi. Leggi di più sul sito del Centro studi schiavi di Hitler. Dalle 15/ Bella ciao cantata dai balconi a Como, in diretta dalla nostra pagina facebook. Dalle 16/ Carla Giovannone ci porta Faccia di maiale per i più piccoli durante le nostre 25 ore resistenti. Cosa succederebbe se tutto quello che si vede scritto sui muri, “morte a questo”, “viva quello”, si avverasse sul serio? E poi non si potesse più tornare indietro? Qui succede. In un momento di rabbia un bambino ha scritto: “Giovanni ha la faccia di maiale” e a Giovanni la faccia di maiale viene davvero… Dalle 17/ In diretta dalla pagina facebook dei 7grani, Fabrizio suona per le nostre 25 ore resistenti un live esclusivo: non perdetevelo. Cliccate qui o sull’immagine per vedere la diretta.
Dalle 18/ Danilo Lillia, segretario dell’Anpi Dongo, segnala 25xdodici+uno. Moltiplicare per dodici il 25 aprile. Dare la possibilità, alla Festa della Liberazione, di ritornare per dodici volte, una volta ogni mese, nel corso di un anno intero. Il progetto è degli artisti Gruppo Koinè di Lissone. Dalle 19/ Giuseppe Spina in diretta dalla sua pagina facebook con canzoni resistenti e qualche pezzo dal suo ultimo album Verde, bianco e… Blues. Cliccate qui o sull’immagine per andare alla sua pagina facebook. Dalle 20/ Il saluto di Luigi Nessi per questo 25 aprile, con il ricordo di Elio Marzorati, il partigiano “Rosa” scomparso la scorsa settimana. Dalle 21/ Arci Xanadù presenta Una questione privata dei Fratelli Taviani. I fratelli Taviani, che si erano già misurati con il tema in La notte di San Lorenzo, riadattano Fenoglio con un altro racconto resistenziale, il romanzo che, secondo Italo Calvino, tutti gli scrittori della Resistenza avrebbero voluto scrivere. Fenoglio ci lavorò negli ultimi anni della sua vita e il libro fu pubblicato postumo nel 1963. È la storia di un triangolo tra amicizia e amore, sullo sfondo della guerra di Resistenza. Cliccate qui o sull’immagine per vedere il film. Dalle22/ Fabio Cani, Nodolibri e ecoinformazioni, presenta La liberazione di Como. Il filmato, girato dal fotografo Cornelio Beretta la mattina del 28 aprile e poi arricchito nei giorni seguenti, è una preziosa testimonianza della liberazione di Como, con le prime manifestazioni di giubilo all’arrivo delle prime formazioni partigiane, poi con la folla che accoglie le truppe alleate, per finire con il ritorno a una serena vita quotidiana. Dalle 23/ Il saluto di Wilma Conti alla festa dell’Anpi di Dongo del 7 settembre 2019. Da 00/ Sara Sostini, Arci Lombardia, segnala la poesia di Italo Calvino Oltre il ponte musicata e cantata dal gruppo di pizzica Indiano Salentino.
26 aprile
Dalla 01/ Il documentario Bandite. Nel contesto della Resistenza italiana, il documentario indaga l’esperienza delle donne che dal 1943 al 1945 hanno combattuto nelle formazioni partigiane, rivoluzionando il ruolo assegnato loro dal patriarcato e divenendo protagoniste della storia. Donne di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche, esprimono in un racconto corale la consapevolezza di una lotta che va oltre la liberazione dal nazifascismo e che segna un momento decisivo nel percorso di emancipazione prima e di liberazione poi.
Dalle 02/ Racconti di cernobbiesi nei Lager nazisti 1943-1945 è un documentario che vuole ricordare la Resistenza degli IMI (internati militari italiani) e viene pubblicato sul sito www.schiavidihitler.org in occasione del 75° anniversario della Liberazione. È stato realizzato dal centro studi “Schiavi di Hitler”, con il contributo di Acs Agam e del comune di Cernobbio, incrociando le testimonianze, raccolte tra il 2001 e il 2014, di cittadini cernobbiesi internati nei Lager tedeschi, di un rifugiato in Svizzera e di una crocerossina che prestò la sua opera ai reduci al rimpatrio presso la caserma De Cristoforis di Como. Leggi di più sul sito del Centro studi schiavi di Hitler. Dalle 03/ Il coraggio di dire grazie. Durante lo speciale sul 25 aprile di Fabio Fazio a Che tempo che fa, tanti attori hanno omaggiato alcune delle targhe che commemorano chi ha combattuto per la Liberazione. Dalle 04/ Vi cunto e canto band presenta Il nostro 25 aprile, una iniziativa a cura di Vi cunto e canto band e Arci voce. Una storia di ieri o di oggi e una canzone inedita al giorno per 7 giorni: Le memorie di ieri per costruire quelle di oggi. Oggi ascoltiamo Diciott’anni, canzone di Silvano Staffolani dedicata a Silvia Giai; testo tratto dal libro Io sono l’ultimo, lettere di Partigiani Italiani. Dalle 05/ Fabio Cani, Nodolibri e ecoinformazioni, segnala il documentario Colonne sonore della Resistenza a cura della rivista Il cantastorie online. Dalle 06/ I sette fratelli Cervi di Giacomo Puccini, a cura di Arci Xanadù. Emilia-Romagna, 1943, durante la seconda guerra mondiale i sette fratelli Cervi, Agostino, Aldo, Antenore, Ettore, Ferdinando, Gelindo e Ovidio, contadini di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, di estrazione cattolica ma fortemente antifascisti, formarono, insieme al padre Alcide, la cosiddetta “Banda Cervi”, che compì azioni di guerriglia contro i fascisti e contro i tedeschi. Clicca qui o sull’immagine per vedere il film.
Dalle 07/ Le prime celebrazioni a cura della sezione di Como dell’Anpi in occasione del settantaduesimo anniversario della Liberazione ad Albate, il 23 aprile del 2017. Un folto gruppo di persone si è ritrovato sotto la lapide di Perugino Perugini, partigiano, per anni colonna portante dell’Anpi a cui la sezione di Como è dedicata. Video di Peppino Molteni, Unione dei circoli cooperativi di Albate. Leggi l’articolo di Jlenia Luraschi su ecoinformazioni. Dalle 08/ Adattamento online dallo spettacolo Lettere partigiane a cura di Miriana Ronchetti, autrice teatrale, attrice, regista.: letture di lettere e poesie che setacciano i ricordi e li restituiscono al presente facendo giungere immagini, emozioni, impresse indelebilmente nella mente. C’è il tentativo di catturare alcuni momenti vissuti da chi, voleva a tutti i costi dare un futuro migliore ai propri figli, fatto di giustizia e Costituzione. È una storia che vuole aiutare a non dimenticare un altro periodo buio della Storia d’Italia. «…e mentre, nelle sere d’estate, qualche solitario suonatore alzava la sua musica al cielo, i partigiani aprivano nuovi varchi, morivano e il loro sangue scendeva nella terra facendo nascere rossi papaveri. E i bambini giocavano alla luce della luna». Dalle 09/ Il video “Quel 25 aprile” è stato realizzato dalla Cgil – Camera del Lavoro territoriale e Sindacato Pensionati di Como – nel 2005, in occasione del 60° anniversario della Liberazione e presenta una sintesi delle interviste – realizzate da Luca Fonsdituri, Riccardo Pontiggia e Alessandro Tarpini – a Guido Bortolotto, Ernesto Briz, Fabio Degano, Mario De Rosa, Ines Figini, Gaetano Lillia, Ernesto Maltecca, Carla Riva, Anna Sacerdoti, Luigi Spolaor, Ferruccio Vittani, Cesare Zanella. Molte di queste persone, purtroppo, in questi quindici anni ci hanno lasciato, ma le loro testimonianze sono la loro più ricca eredità.
Cari amici e compagni, la raccolta fondi per la sanità che abbiamo avviato circa un mese fa, si è chiusa ieri e sono arrivati contributi per 2015 € ( duemilaquindici ) dalle nostre sezioni, dai tanti iscritti e da Articolo Uno. Siamo contenti per lo spirito di generosità che la nostra associazione ha messo in atto in un momento di grande difficoltà delle strutture sanitarie nel nostro paese e in Lombardia. L’incubo che si chiama Covid 19 ha messo in luce i tanti difetti nella gestione della sanità per improvvisazione nella gestione politica, ma anche tanta umanità e spirito di abnegazione dei tanti medici e infermieri, molti di loro hanno dato la vita, che hanno fatto funzionare gli ospedali pur nelle mille difficoltà quotidiane e senza le necessarie attrezzature per lavorare in sicurezza. La nostra raccolta è una goccia nel mare dei bisogni che ci sono, però riteniamo che questa goccia aiuti a riempire il secchio. Nei prossimi giorni faremo il versamento di quanto è stato raccolto ricordando tutte le persone che non sono più fra noi il prossimo 25 aprile a cui mandiamo un affettuoso pensiero.
Ringraziamo tutti per la generosità e auguriamo a tutti voi e noi un Buon XXV Aprile.
25 ore di video per il settantacinquesimo anno della Liberazione nel primo anniversario dove non è possibile celebrarla in piazza. Un impegno attivo di Anpi e Arci Como per tenere accesa la fiamma della memoria anche in questo periodo di isolamento, perché anche se siamo distanti la libertà ci unisce tutti: quella che ci permetterà di cantare Bella ciao in balcone e ascoltare le voci di chi la Liberazione l’ha vissuta in prima persona. Su https://www.arcicomo.it/. Numerose le testimonianze e i contributi che ci aspettano: da Guglielmo Invernizzi (presidente provinciale Anpi Como) e Piero Cossu (Vicepresidente nazionale Anpi) a Luigino Nessi con il suo discorso del 25 aprile 2019 davanti al monumento alla Resistenza Europea, fino a Wilma Conti (staffetta Partigiana). Inoltre, documentari sulla Liberazione a Como e fuori presenti nei nostri archivi; interviste, video, la musica dei 7GRANI e altro a cura di amici e collaboratori e uno speciale collegamento “live” al corteo virtuale Dongo-Milano di Radio Popolare, accompagnato da immagini e foto d’epoca. Sarà una maratona da correre come correvano allora le staffette, per respirare anche da casa il profumo della democrazia e della libertà. Quello di quel fiore che la più famosa canzone sulla Resistenza canta.
Ci ha lasciato un amico carissimo, Corrado
Lamberti, marito, padre e nonno adorato. Antifascista e storico della
Resistenza e di quel territorio, Tremezzina e alto lago, teatro
dell’ultimo e significativo atto della Resistenza del popolo italiano al
nazifascismo. Una vita dedicata ai tanti interessi, astrofisico di
vaglio, insegnante, storico e militante. Presidente della sezione centro
e basso lago “Michele Moretti”, instancabile promotore di iniziative
volte a valorizzare i valori della guerra di Liberazione. Vogliamo qui
ricordare il suo impegno grazie al quale in questi due ultimi anni è
stata possibile l’intitolazione di alcune vie a Lenno ed a Ossuccio
laddove si svolsero alcuni fatti cruenti durante la Resistenza. Ultima,
solo pochi mesi fa l’inaugurazione a Giulino di Mezzegra di Largo
Partigiani Tremezzini, dove tenne un discorso commovente in ricordo dei
Partigiani morti.
Ci mancherai
Corrado, ci mancherà il tuo spirito combattivo, ci mancheranno i tuoi
interventi, a volte giustamente polemici ma sempre interessanti e
costruttivi. E purtroppo viste le circostanze in cui viviamo ci mancherà
la possibilità di darti l’ultimo saluto portando la bandiera della 52°
Garibaldi di cui eri geloso custode e alfiere ad ogni manifestazione.
Tutta
l’ANPI ricorda in questo frangente il suo dirigente ed esprime
cordoglio, amicizia ed affetto alla moglie Giusi, ai figli e ai nipoti.
Presidenza e Comitato Provinciale Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Como
Un ricordo della staffetta Rosalinda Zariati (scomparsa nel 2016), prima segretaria dell’Anpi di Como, con Renzo Pigni (scomparso nel 2019), partigiano, deputato socialista e vice-presidente dell’ Anpi provinciale di Como.
Un doloroso annuncio: Elio Marzorati, uno degli ultimi partigiani della nostra provincia, ci ha lasciati ieri, 11 aprile.
Entrato giovanissimo, nemmeno ventenne, nel gruppo GAP-SAP della nostra città, combattè contro il fascismo con altri giovani coraggiosi con il nome di Rosa, dalla fabbrica, la Rosasco, dove lavorava. Dopo il fallimento del tentativo di rapire il maggiore Petrovich, azione in cui vennero catturati e poi fucilati Enrico Cataluppi e Luigi Ballerini, dovette fuggire e nascondersi a Milano. Con un viaggio avventuroso, in bicicletta, raggiunse poi i monti dell’Alto Lario, unendosi alla 52a Brigata Garibaldi, fino alla fine vittoriosa della guerra di Liberazione.
Dopo la guerra il ritorno a casa, il lavoro, la famiglia, una vita schiva ma sempre coerente con i suoi ideali di un’Italia antifascista e giusta.
Alleghiamo il video di Luigi Nessi per Ecoinformazioni con l’intervista a Elio Marzorati
Cari amici e compagni, in questo periodo così difficile abbiamo deciso di fare una raccolta fondi da destinare alla Sanità Pubblica del nostro territorio. L’appello che lanciamo ha un titolo significativo “Un euro per la Liberazione” ed è rivolto a tutti gli iscritti e alle sezioni territoriali. I versamenti si possono fare sul conto corrente del Comitato provinciale ANPI comasco presso banca Intesa San Paolo IT35T0306909606100000169568 entro il 20 aprile, con la causale Sanità Pubblica.
In prossimità del 25 aprile i fondi raccolti verranno consegnati alla Fondazione comasca che si occupa della gestione delle offerte per la Sanità Pubblica.
Ringraziando della vostra disponibilità e per le adesioni ricevute invio un caro saluto a tutte e tutti.
Dalla Segreteria nazionale ANPI: nota di orientamento sul referendum inerente la riduzione del numero dei parlamentari
E’ chiaro da tempo
che la crisi della democrazia che attraversa l’Italia è una crisi di
rappresentanza, causata da leggi elettorali che hanno favorito
l’elezione di nominati dalle segreterie dei partiti, dal crescente
potere dell’esecutivo sul parlamento, dal progressivo cambiamento della
natura stessa dei partiti. Invece di operare per eliminare la cause di
tale sfiducia, aggravata dalle perduranti e gravi difficoltà economiche e
sociali in cui versa il Paese, da anni si insiste in vari modi per
cambiare la Costituzione, privilegiando sempre il tema della
governabilità su quello della rappresentanza, mettendo in discussione la
divisione dei poteri ed aggravando così la crisi di sistema. L’ultimo
effetto della continua campagna per modificare i meccanismi democratici
del nostro Paese cambiando la Costituzione è la legge di modifica
costituzionale che riduce il numero di parlamentari, una legge rispetto a
cui abbiamo in passato espresso le nostre critiche, che oggi ribadiamo.
E’
falso che con tale legge aumenterà l’efficienza dei lavori delle
Camere, perché si renderà invece precario e macchinoso il funzionamento
delle commissioni e degli altri organi del Parlamento. E’ demagogico
esaltare il risparmio di costi derivante da tale riduzione, perché si
tratta di una cifra sostanzialmente irrilevante rispetto alle dimensioni
del bilancio dello Stato. La verità è che questa riforma, mal
congegnata, risponde ad una logica populista ed antiparlamentarista, che
aumenta il discredito verso la democrazia, insistendo sul tema dei suoi
“costi”, spesso necessari per un suo corretto funzionamento, verso le
istituzioni democratiche, riducendole a “poltrone”, verso gli eletti,
sprezzantemente definiti “la casta”. Non solo: questa riforma pone
l’Italia fra i Paesi europei col più alto rapporto fra numero di
cittadini e numero di parlamentari, rendendo più difficile proprio la
rappresentanza, difformemente dall’orientamento dei Costituenti che
avevano invece inteso garantire un corretto rapporto fra numero di
eletti e di elettori. Per di più occorrerà riscrivere immediatamente la
legge elettorale, al fine di garantire la presenza in parlamento, a
rischio, con tale riforma, di tante forze politiche, e rivedere i
criteri di elezione del Presidente della Repubblica da parte dei grandi
elettori delle Regioni.
Per
queste ragioni l’ANPI prende posizione per il NO al prossimo referendum
operando, com’è sua tradizione, in piena autonomia anche organizzativa
in ogni aspetto dello svolgimento della campagna referendaria non
aderendo di conseguenza ad alcun tipo di comitato, e ponendo al centro
del dibattito pubblico una più ampia riflessione sui continui tentativi
di manomettere la Costituzione, che invece, oggi più che mai ed in ogni
sua parte, conferma straordinari elementi di attualità e di modernità.
Ribadiamo l’assoluta necessità di una reale attuazione delle
disposizioni costituzionali, che ancora oggi sono disattese in parte
rilevante, e l’urgenza di ribadire e rilanciare la centralità del
Parlamento rispetto al potere del governo, sempre più esteso e
incontrollato, all’abuso di decreti legge e di voti di fiducia, alla
prassi di spostare al di fuori del Parlamento le sedi del dibattito e
persino delle decisioni proprie delle Camere. Più in generale, davanti
alla crisi economica e sociale da cui l’Italia non è mai uscita da un
decennio, occorre finalmente operare per la realizzazione concreta dei
principi costituzionali in merito al lavoro, alle imprese, alla sanità,
alla scuola, ai servizi, all’ambiente, alla cultura, al paesaggio, alla
legalità, alla solidarietà, all’eguaglianza, alla pace.
Venerdì 7 febbraio 2020, alle 16.30, nell’aula magna del Dipartimento di Diritto Economia e Culture dell’Università degli Studi dell’Insubria, a Como in via Sant’Abbondio 12, si tiene l’incontro Guerra, libertà, diritti – Gli articoli 10 e 11 della Costituzione italiana, organizzato da Anpi – Comitato provinciale di Como e Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” nell’ambito del Mese della Pace 2020.
IL CONTRIBUTO DEI MILITARI ITALIANI NELLA GUERRA DI RESISTENZA E NELL’ ECCIDIO DI CEFALONIA
Biblioteca Comunale, ore 15,30
Lunedì 27 gennaio presso la biblioteca comunale di Como alle ore 15 conferenza sul contributo dei militari italiani dato alla Resistenza e sulla strage di Cefalonia con Giuseppe Calzati e Costantino Ruscigno.
Ricorre oggi, 24 gennaio, il primo triste anniversario della scomparsa del compagno e amico Renzo Pigni, vicepresidente dell’Anpi Provinciale di Como.
Per tutti quelli che vorranno ricordarlo con noi, l’appuntamento è domani, sabato 25 gennaio alle ore 15,30 nella sede dell’associazione Alfonso Lissi, in via Ennodio 10 a Rebbio.
LUIGI BALLERINI nacque, crebbe e formò la sua cultura politica
nell’ambiente sociale della Albate di allora: operaia, con l’Omita nella
quale nel 1943 ci furono grandi scioperi con le relative azioni
punitive dei fascisti; non solo ardori giovanili, ma, sopratutto, furono
gli ideali morali a guidarlo verso la scelta partigiana.
ENRICO
CANTALUPPI nacque a Lipomo il 24 agosto 1923; arruolato nei carabinieri,
nell’ottobre ’43, quando i tedeschi imposero la liquidazione dell’arma
fedele alla monarchia, Enrico sfuggì alla deportazione nei lager e
rientrò a Lipomo; a Como si impegnò in manifestazioni antifasciste con
il fratello Giovanni e la sorella Cristina.
Ballerini e Cantaluppi entrarono nel 1944 nelle GAP-SAP di pianura,
comandate, nel territorio di Como dal giovanissimo partigiano Elio
Marzorati; le loro prime azioni furono di propaganda e disarmo delle
pattuglie fasciste.
LA SERA DEL 22 GENNAIO 1945, i due tentarono
la cattura del maggiore Petrovich, per poi scambiartlo con l’allora
segretario del PCI di Como, Dante Gorrieri. Il comandante della
G.N.R. allertò le guardie fasciste che attesero l’arrivo dei due
giovani; i due partigiani furono facilmente arrestati e condotti nella
caserma di Via Lambertenghi; vennero sottoposti ad atroci torture e poi
alle 5 del mattino del 24 GENNAIO 1945, vennero condotti in Via Barelli,
lungo il torrente Cosia a Como, allora aperto. Nei presso della Officina del Gas, dove ora c’é una lapide che li ricorda, un plotone della G.N.R. compì l’esecuzione.
Questa mattina, alle ore 11 deposizione di una corona e commemorazione davanti alla lapide che li ricorda.
Venerdì 24 gennaio 2020 ricorrerà il 75° anniversario dell’uccisione ad opera dei fascisti dei partigiani Enrico Cantaluppi (anni 21) di Lipomo e Luigi Ballerini (anni 19) di Albate, torturati e fucilati dai fascisti dopo un’azione contro il maggiore Petrovich della GNR.
L’ANPI sez. di Como Perugino Perugini li ricorderà con una breve cerimonia e la deposizione di una corona.
Alla
commemorazione saranno presenti la presidente del Consiglio comunale di
Como Anna Veronelli, in rappresentanza della Città e Giuseppe
Rigamonti, assessore alla cultura del Comune di Lipomo. Interverrà
Silvio Peverelli.
Vi invitiamo a partecipare per ricordare e tenere viva la memoria del sacrificio di giovani che hanno dato la vita per gli ideali di libertà, giustizia sociale, pace e fratellanza.
Spettacolo teatrale in occasione della Giornata della Memoria 2020.
Vincitore del Premio “Marco Cassani” 2018
per la “Miglior Comunicazione a proposito di Storia dello Sport”.
Introduce Filippo Andreani
Intervento video di Javier Zanetti (vicepresidente dell’Inter)
Video memoria a cura di Ecoinformazioni.
Inquadramento storico a cura di Patrizia Di Giuseppe (Istituto di Storia Contemporanea “P.A. Perretta”).
Ingresso ad offerta libera: il ricavato verrà devoluto in parte all’Associazione OSha – Asp Como
Il 24 gennaio lo spettacolo verrà replicato per gli studenti delle scuole.
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI Carla Nespolo a seguito delle critiche rivolte all’ANPI per una vicenda avvenuta ad Almese (Torino) e riguardante la sospensione di una iniziativa sui diritti del popolo palestinese.
Il 17 gennaio avrebbe dovuto svolgersi
nella sala comunale di Almese, Comune della città metropolitana di
Torino, un incontro con un attivista palestinese di Gaza, impegnato a
difesa del suo popolo. L’incontro, promosso anche da due locali sezioni
Anpi, è stato cancellato per il ritiro della partecipazione da parte
delle suddette sezioni, causato da non meglio precisate “pressioni”. Ci
tengo a specificare che l’Anpi nazionale non è intervenuta in alcun modo
sulla questione. Colgo comunque l’occasione per ribadire le nostre
convinzioni in merito alla questione palestinese: l’unica soluzione al
conflitto israelo-palestinese è la creazione di due Stati per i due
popoli; l’esistenza di Israele non si tocca e chiunque sostenga la sua
distruzione è fuori dalla realtà e dal buon senso; giudichiamo
severamente la politica di Netanyahu, perché ha ulteriormente inasprito
il contenzioso con scelte provocatorie come il continuo incremento degli
insediamenti in territori palestinesi e la sanguinaria repressione
della cosiddetta “marcia del ritorno”; la condizione di vita degli
abitanti di Gaza è semplicemente intollerabile; la violenza va sempre
condannata da qualsiasi parte essa provenga. Da tempo si è creato in
Italia un clima per cui qualsiasi iniziativa che tenda a dimostrare
simpatia verso i palestinesi e critiche verso il governo israeliano
viene bollata come antisemita. È giunto il momento di giudicare con
obiettività tali iniziative, distinguendo la legittima critica
all’attuale politica israeliana dalle posizioni antisemite, proprie
specialmente della peggiore tradizione neofascista e neonazista
italiana, che abbiamo sempre duramente contrastato.
Alla fine del novembre ’44, ebbe inizio
un grande rastrellamento nelle valli ad occidente del Lario, con
l’impiego, inusuale per numero di forze, di circa 1.500 uomini.
Al fine di eliminare le formazioni
partigiane presenti sui quei monti, i reparti nazifascisti risalirono
contemporaneamente la Valsolda, la Val Cavargna, la Val Rezzo e la Val
Menaggio, lungo un semicerchio che aveva come centro Porlezza.
Sei giovanissimi partigiani, appartenenti al distaccamento “Quaino”,
– Giuseppe Selva “Falco”, comandante del gruppo, nato a Cima il 1916
– Angelo Selva, “Puccio”, nato a Cima il 1924
– Gilberto Carminelli, “Bill”, nato a Milano il 1918
– Angelo Capra, “Russo”, nato a Zurigo il 1924
– Ennio Ferrari, “Carlino” – “Filippo”, segretario del Fronte della Gioventù, nato a Monza il 1927
e una giovane donna, Livia Bianchi, nome di battaglia “Franca”, nata a Melara ( Ro) il 1919
per sfuggire ai rastrellamenti,
risalirono sull’Alpe Vecchio, usando come rifugio una piccola baita già
parzialmente incendiata dai fascisti. Qui resistettero fino a metà
gennaio 1945 in condizioni disumane, al gelo intenso di quell’inverno,
alla neve, che rendeva visibili i loro spostamenti e alla fame, causata
dall’ impossibilità di approvvigionarsi. Infine, stremati, ridiscesero
fino al paese di Cima ( di cui erano originari due di loro) e
si nascosero presso l’ abitazione di un antifascista del luogo.
Scoperti, vennero denunciati al Centro Antiribelli di Menaggio da un
delatore. Circondata la casa nella notte del 20 gennaio, le Brigate Nere
iniziarono una violenta sparatoria; i giovani partigiani si difesero
strenuamente, ma vennero indotti alla resa dallo scarseggiare delle
munizioni e dalla falsa promessa di aver salva la vita.
Catturati, benchè uno di loro fosse
ferito, i giovani vennero percossi duramente e infine, fatti spogliare,
vennero fatti incamminare a calci e pugni lungo il sentiero che porta al
cimitero di Cima e allineati contro il muro di cinta, per essere
sommariamente fucilati.
A Livia Bianchi, in quanto donna, venne offerto che le fosse risparmiata la vita, ma ella orgogliosamente rifiutò, preferendo morire da partigiana con i suoi compagni. Per questo episodio le venne conferita la Medaglia d’Oro alla Memoria.
Nato a Bellagio il 7 gennaio 1916, di carattere ardente, generoso e
impetuoso, Teresio Olivelli frequenta le prime classi elementari a
Bellagio e sucessivamente a Zeme (PV), dove la famiglia ritorna nella
casa paterna, ma rimane sempre legato al suo Lario, dove trascorre le
vacanze estive in casa dell’amatissimo zio, parroco di Tremezzo. Dopo il
Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà
di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del prestigioso
collegio Ghislieri.
Laureatosi nel novembre 1938, si trasferisce all’Università di Torino
come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Inizia una
stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo
di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di
influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee
ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il
fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la
costruzione di una società migliore. Vince pure i littoriali del 1939,
sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a
prescindere dalla razza.
Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca,
diviene segretario dell’Istituto di Cultura fascista, dove opera
effettivamente per otto mesi. Due soggiorni in Germania basteranno a far
nascere in lui le prime diffidenze verso il Regime. Nonostante ciò,
allo scoppio della guerra, decide di partire per il servizio militare.
E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio
Olivelli non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la
maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica
abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i
soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in
lotta.
Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: come sottotenente di
complemento della Divisione “Tridentina”. Olivelli chiede di andare
volontario nella guerra di Russia. È pervaso da un’idea dominante:
essere presente fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del
dolore e della morte.
Nel vedere gli orrori della ritirata dell’ VIII Armata italiana,
Olivelli si fa sempre più critico nei confronti dell’ideologia
dominante, vedendone le aberrazioni attuate dalla brutale logica di
guerra.
Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, mentre tutti fuggono egli si
ferma a soccorrere eroicamente i feriti, con personale gravissimo
rischio. Tanti alpini rientrati in Italia gli devono la vita.
Nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante
carriera “romana” e ritorna a dedicarsi all’educazione dei giovani come
rettore del collegio Ghislieri, dove aveva studiato, avendo vinto il
concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte
russo. Ha solo 26 anni, è il più giovane rettore d’Italia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Olivelli, che con il 2°
Reggimento Artiglieria alpina si trovava di stanza a Vipiteno, è fatto
prigioniero dai tedeschi. Rifiutatosi di combattere al fianco dei
nazisti, viene arrestato e deportato in Germania. Il 20 ottobre riesce
ad evadere dal campo di Markt Pongau e raggiunge Udine dopo una lunga
fuga solitaria. Ospitato da un famiglia friulana giusto il tempo di
riprendersi, il giovane si inserisce nella Resistenza bresciana.,
collaborando alla costituzione delle “Fiamme Verdi”, formazioni
partigiane di impronta cattolica.
Nel febbraio 1944 fonda il giornale “ Il Ribelle”e, pur nella
clandestinità, elabora programmi di ricostituzione della società, dopo
la tragedia del fascismo e della guerra.
Nelle pagine del “Ribelle” egli esprime il suo concetto di
Resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla
violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze
il senso della dignità umana, il gusto della libertà.
Scrive la famosa preghiera “Signore facci liberi”, comunemente detta
“Preghiera del ribelle”; in questo testo definisce se stesso e i suoi
compagni “ribelli per amore”
Viene arrestato a Milano il 27 aprile 1944. A San Vittore comincia il
calvario delle torture, che continuano nel campo di Fossoli. L’ 11
luglio 1944 il suo nome viene inserito nella lista di 70 prigionieri che
devono essere fucilati il giorno successivo, ma anche questa volta
Olivelli riesce a fuggire, nascondendosi nei magazzini del campo.
Scoperto, dopo diversi tentativi di fuggire da Fossoli ,viene deportato
nel campo Bolzano-Gries, e quindi in Germania, a Flossenburg e poi a
Hersbruck. Sulla sua casacca viene cucito, insieme al triangolo rosso
dei politici, anche il disco rosso cerchiato di bianco dei prigionieri
che hanno tentato la fuga, e che quindi devono ricevere un trattamento
più duro e spietato, se possibile.
Potrebbe, data la sua conoscenza del tedesco, avere accesso ad un
lavoro meno duro, ma ancora una volta il suo desiderio di stare con gli
ultimi, di aiutare i più disperati, lo spinge a dare tutto sé stesso per
la salvezza degli altri, esercitando il dovere della carità verso il
prossimo fino all’eroismo, intervenendo sempre in difesa dei compagni
percossi, rinunciando alla razione di cibo in favore dei più deboli e
malati.
Resiste coraggiosamente alla repressione nazista, difendendo la
dignità e la libertà. Questo atteggiamento suscita nei suoi confronti
l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e
continue percosse. Ai primi di gennaio del 1945, intervenuto in difesa
di un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, viene colpito con
un violento calcio al ventre, in conseguenza del quale muore il 17
gennaio 1945, a soli 29 anni.
Il suo corpo è bruciato nel forno crematorio di Hersbruck.
Tremezzo, chiesa San Lorenzo, domenica 19 gennaio, ore 11
Organizzato da ANPI sez. Basso e Centro Lario, ANPI sez. Dongo
“RIBELLE PER AMORE”
Giornata in memoria di Teresio Olivelli (Medaglia d’Oro al Valor Militare) nel 104° anniversario della nascita e 75° della morte
Programma:
h. 10.45 ritrovo sul sagrato della chiesa parrocchiale di S. Lorenzo a Tremezzo, h. 11.00 Messa, a seguire posa di corone e commemorazione davanti al monumento a Olivelli.
h. 15,00 CineTeatro parrocchiale Pio XI a Griante “Sulle orme del ribelle per amore Teresio Olivelli” spettacolo a cura della Compagnia Artistica Rosa di Gerico con la partecipazione della Corale San Marziano di Mede Lomellina,
Mercoledì 15 gennaio 2020, alle ore 20.45, nel salone della
CNA di viale Innocenzo XI n. 70 a Como, verrà presentata la nona
edizione dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo.
L’incontro, organizzato dalla rete Como Senza Frontiere nell’ambito del Mese della Pace 2020, vedrà la partecipazione di Luciano Scalettari, collaboratore dell’Atlante e giornalista di “Famiglia Cristiana”, e di Giacomo Franceschini, responsabile dell’ufficio di Milano di Intersos, entrambi esperti delle diverse realtà africane, e sarà quindi l’occasione per un approfondimento sul rapporto che lega drammaticamente le guerre alle migrazioni.
GIORGIO PUECHER PASSAVALLI – nato a Milano il 14/5/1887 – arrestato il 15/2/1944 – assassinato a Mauthausen il 7/4/1945. Pietra d’Inciampo in Via Broletto, 39. 15 gennaio 2020, ore 15:09
ROBERTO LEPETIT – nato a Lezza d’Erba (CO) il 29/8/1906 – arrestato il 29/9/1944 – assassinato ad Ebensee il 4/5/1945. Pietra d’Inciampo in Via Benedetto Marcello, 8. 15 gennaio 2020, ore 16:29
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo, a seguito dell’assassinio del generale iraniano Soleimani
Davanti al precipitare della
situazione in Medio Oriente va fatto ogni sforzo per evitare una guerra
dalle conseguenze imprevedibili.
Bene hanno fatto il Presidente del Consiglio Conte a telefonare
al Presidente iracheno per ribadire la vicinanza dell’Italia al suo
Paese e il Ministro della Difesa Guerini a smentire il coinvolgimento
della base di Sigonella nell’assassinio del generale Soleimani, commesso
al di fuori di un contesto bellico, in uno stato terzo, l’Iraq, e per
di più orgogliosamente rivendicato.
Auspichiamo che l’UE, troppe volte reticente, divisa e per ciò
stesso sostanzialmente ininfluente, assuma una posizione chiara e
determinata e svolga un ruolo autonomo e responsabile per garantire la
pace in Medio Oriente e nel mondo. È il momento di un’ampia e unitaria
mobilitazione per la pace e per richiamare tutti al rispetto del diritto
internazionale e delle norme più elementari che regolano i rapporti fra
gli Stati e la convivenza stessa della comunità umana.
La pace nel mondo è a rischio. Sia la voce dei popoli più forte di quella delle armi.
Fitta rete di appuntamenti dell’ANPI provinciale per il mese di gennaio.
Si inizia sabato 11 gennaio alle ore 10 a Mariano Comense, presso la Sala Civica, dove lo scrittore Paolo Ciampi parlerà sul tema della deportazione degli ebrei italiani.
Domenica 19gennaio a Como e Cantù ci sarà la Marcia della Pace, a cui partecipa anche l’ANPI. Sempre domenica 19 a Tremezzo, alle ore 10.45 davanti alla chiesa parrocchiale, commemorazione del partigiano Teresio Olivelli, a cui seguirà uno spettacolo pomeridiano.
Martedi 21gennaio alle ore 9.30 a Cima di Porlezza corteo e commemorazione dei sei martiri partigiani barbaramente uccisi nel cimitero di Cima.
Giovedì 23gennaio alle ore 21 presso il Teatro Nuovo di Rebbio, nell’ambito della Giornata della Memoria, spettacolo “Invasione diCampo” che verrà ripetuto la mattina di venerdì (due spettacoli alle ore 9 e alle ore 11, sempre al Teatro Nuovo) per gli studenti delle scuole del comasco,
Domenica 26 gennaio, a Mariano Comense, alle ore 15 in via IV Novembre, posa della pietra d’inciampo dedicata ad Anna Maria Terracina, donna ebrea, madre di tre bambini, arrestata a Mariano il 2 dicembre 1944 e morta in seguito nel campo di sterminio di Auschwitz. A seguire balli con ConcorDanza.
Lunedì 27 gennaio presso la biblioteca comunale di Como alle ore 15 conferenza sul contributo dei militari italiani dato alla Resistenza e sulla strage di Cefalonia con Giuseppe Calzati e Costantino Ruscigno.
L’ANPI invita tutti i suoi iscritti e i dirigenti ad adoperarsi per una numerosa presenza.
Per il mese della Pace stiamo inoltre preparando per il 7 febbraio pomeriggio, un incontro con il magistrato Giuseppe Battarino e Fabio Cani sugli artt. 10 e 11 della nostra Costituzione.
Il 5 gennaio 2019 moriva, a 96 anni, Rosalinda Zariati, staffetta partigiana nei mesi della lotta di Liberazione, poi attiva nel sindacato e nel movimento socialista.
A lei, nel 2005, Roberta Cairoli ha dedicato un capitolo del suo libro Nessuno mi ha fermata, fondamentale approfondimento sulle donne della Resistenza comasca (NodoLibri, Como 2005).
Rosalinda Zariati: rigore, prudenza e fortuna
«Per me partecipare alla Resistenza – dice Rosalinda Zariati – ha
significato una gran cosa, ma una gran cosa, non lo so spiegare… mi ha
dato una soddisfazione immensa. Sono stata davvero contenta di aver
aiutato i partigiani. Ricordo i giorni della Liberazione: furono per me
giorni di gioia profonda, perché noi aspiravamo alla liberazione di
Como, alla liberazione di tutta l’Italia.»
Due sono, significativamente, gli episodi che, nel 1943, decidono
l’ingresso di Rosalinda Zariati nella Resistenza, vissuta e ricordata
come l’esperienza di vita più intensa e appagante. A segnare l’inizio
della crescita e della maturazione politica di Rosalinda è l’iscrizione
al Partito Socialista di Unità Proletaria: «Nel 1943 ho ricevuto la
prima tessera del partito, a darmela è stato il “Tia”, che aveva un
officina meccanica in viale Lecco: e lì, insieme ad altri, abbiamo
cominciato a essere socialisti, a imparare cos’è il socialismo. Io di
socialismo non sapevo niente perché siamo sempre stati sotto il
fascismo: quando andavamo a scuola ci facevano imparare cosa era il
fascismo, che era la cosa più bella e noi ci credevamo; d’altronde noi
non avevamo mai saputo che cos’era il socialismo o le altre cose… solo
dopo l’ho capito.»
Comincia così un’intensa attività di propaganda politica: «Si
lavorava assieme io, Mario Montorfano, il parrucchiere, Raffaele
Carnevali, Italo Mentasti, ed i Bedetti Giuseppe e Natale, tutti
socialisti. Il Tia ci riforniva di manifesti (aveva una sorta di
stamperia clandestina), il Montorfano ci dava dei giornali da portare in
giro, mentre il Mentasti faceva da cassiere dei fondi che ci venivano
consegnati. Ricordo che per ricevuta davamo una specie di cartolina in
cui era raffigurata una finestra munita di grate dalle quali sporgevano
due mani e sotto c’era scritto: “Aiutateci”. Davamo quella cartolina a
chi ci dava i soldi e davamo fuori i giornali.»
L’incontro con la partigiana Nella Caleffi (“Gina”) spinge Rosalinda
alla convinta e piena partecipazione alla lotta di Liberazione. Nelle
sue parole, tale scelta, così impegnativa e rischiosa, viene descritta
in maniera del tutto semplice e naturale. Racconta, infatti: «Avevo
incontrato la Nella Caleffi, socialista anche lei; l’ho conosciuta in
treno. Era seduta davanti a me; io la guardavo e lei mi ha chiesto: “Lei
è di Milano?” “No – ho risposto – sono di Como, abito vicino alle
caserme”. Allora lei mi ha detto: “Mi dà l’indirizzo che vengo a
trovarla?” “E venga”, le faccio io. Mi chiese se l’avessi aiutata, se
volevo fare la staffetta, e io risposi subito di sì. Tante volte veniva a
casa mia a dormire e tante volte in bicicletta andavamo fino a Lecco.
Una cosa che mi ricordo come fosse ieri è quando vi fu l’8 settembre. Io
abitavo vicino alla Caserma De Cristoforis, e quando i nostri militari
buttarono le armi dalle finestre, noi le raccogliemmo e le nascondemmo
in casa. Poi però, arrivati che furono i tedeschi, e venne costituita la
Repubblica Sociale, ebbi paura di tenerle lì ed allora assieme alla
“Gina”, in bicicletta le portammo dove vi era il Comando partigiano. Con
lei, quindi, ho iniziato a fare la staffetta. Da lei ho imparato tante
cose.»
Una scelta che ha inevitabilmente un primo prezzo da pagare: la perdita del lavoro.
«Io lavoravo come operaia alla tintoria “Ambrogio Pessina”, ci ho
lavorato fino al 1944 quando mi hanno lasciata a casa. Mi ricordo che i
padroni, brava gente ma fascisti, mi hanno chiamata e hanno detto che mi
avrebbero sospeso per mancanza di lavoro, e invece ho sentito che era
perché sapevano che io avevo contatto con i partigiani. Dopo
l’insurrezione, nel ’45, andai e mi licenziai.»
All’attività svolta in collaborazione con “Gina”, si aggiunge l’incarico particolarmente oneroso di tenere i collegamenti con la 40a Brigata
“Matteotti”, dislocata in Valtellina, nella zona di Buglio in Monte. A
piedi o in bicicletta, attraverso marce estenuanti di cui porta sulle
gambe ancora i segni, provvede a recapitare ai partigiani della brigata
ordini, viveri, armi. È un compito che richiede freddezza, prontezza,
attenzione e, talvolta, un pizzico di fortuna: non sempre gli
accorgimenti adottati garantiscono una copertura efficace. Lo dimostra
questo episodio, a tratti rocambolesco, in cui Rosalinda riesce a
salvarsi grazie ad un intervento quasi provvidenziale: «Una volta mentre
andavo a Buglio in Monte, ad Ardenno, dove c’era una casermetta di
fascisti, mi hanno fermato. Io portavo con me una specie di
lasciapassare che dichiarava che avevo i genitori sfollati a Buglio:
prima, mi hanno chiesto cosa ci andavo a fare ed io naturalmente ho
risposto che andavo a trovare i miei, mostrando il lasciapassare; poi
hanno voluto vedere la carta d’identità: dietro la carta d’identità era
raffigurato il fascio littorio e il Comune ci aveva messo su un
francobollo. Allora, mi hanno preso la carta d’identità, dicendomi: “No,
lei è un’antifascista, lei va dai partigiani…” Volevano trascinarmi in
caserma. Allora, il cane che c’era su a Buglio in Monte, che era un
lupo, è corso giù ed è saltato addosso ai fascisti: la mia carta
d’identità in terra, l’ho afferrata e, via!, sono scappata. Mi hanno
sparato dietro, ma non mi hanno preso. Da allora non ho più fatto quella
strada.»
Riuscirà miracolosamente a cavarsela una seconda volta, vivendo,
tuttavia, momenti drammatici, dolorosi: è ancora viva nella sua memoria
l’immagine della terribile morte di alcuni suoi compagni.
«Un giorno sono incappata in un rastrellamento effettuato dai soldati
mongoli reclutati dai tedeschi ed ho assistito nascosta e terrorizzata
sotto al fieno alla fucilazione di alcuni nostri partigiani. Ricordo
anche i bambini grandi che portavano sulle spalle quelli più piccoli e
cercavano di scappare: due bambini che fuggivano vennero uccisi. Ci
furono 17 morti. Me la sono cavata perché sono rimasta immobile sotto il
fieno, altrimenti! Questo episodio non mi è mai uscito dalla mente e
mai mi uscirà.»
Rosalinda si ferma raramente in formazione; i contatti sono limitati: il rigore e la prudenza, imposti dalla lotta clandestina, impediscono di avere rapporti troppo intimi. Nemmeno nasconde la scarsa simpatia nei confronti di “Nicola”, il comandante della brigata. Racconta: «Noi avevamo pochi contatti con gli uomini della brigata: l’unico, forse, era Giovanni a cui consegnavamo il materiale che portavamo. Il più delle volte non mi fermavo, salivo e scendevo. Poi, guai se c’era un partigiano che si attaccava a una partigiana, a una staffetta, perché, se per caso bisticciavano, poteva succedere un pandemonio: fu un periodo in cui le delazioni falcidiavano i nostri uomini migliori per cui i rapporti sentimentali amorosi erano del tutto proibiti. Poi, devo dire la verità, stavo malvolentieri a Buglio perché c’era “Nicola”, il comandante: era una persona cattiva, brutale.»
Alle difficoltà e alle incognite legate all’attività di staffetta, si
aggiunge, in quegli anni di guerra, l’“avventura” quotidiana di
procurarsi il cibo: «Avevamo poco da mangiare perché c’erano le tessere,
un etto di pane al giorno, e poi il resto andavamo a prendercelo noi.
Io andavo anche a Montorfano a prendere le patate, a prendere le
cipolle, a prendere tanta roba dai contadini che ce la davano. Andavamo
di notte.»
Coraggio, destrezza e un pizzico d’incoscienza spiccano nell’episodio, uno dei tanti, che Rosalinda racconta, sorridendo quasi divertita: «Mi ricordo che sono andata a Vercelli con una mia amica a prendere un po’ di riso. Mamma che ridere! Siamo arrivati lì e non c’era riso: l’avevano se questrato tutto i fascisti. E allora noi cosa abbiamo fatto ? Siamo andati giù in stazione dove c’erano tutti i sacchetti, e ne abbiamo portati via uno per ciascuno dentro lo zaino e via andare in bicicletta. Arrivammo a Seregno; eravamo stanche e siamo andate a dormire in una cascina dove mettono dentro tutti gli attrezzi per i contadini. Il mattino, abbiamo preso la nostra bicicletta, il nostro zaino e via andare. Arrivano dietro di noi dei fascisti che ci gridano: “Fermatevi, Fermatevi”. E noi non ci fermavamo ma andavamo più svelte. Poi ci hanno preso e ci hanno detto: “Ma, ragazze!, non vedete che perdete tutto il riso?” Si capisce che hanno fatto qualche buco, per fortuna non ce l’hanno portato via.»
L’energia, la vitalità e una certa impulsività, dunque, rappresentano
gli aspetti che più colpiscono in lei. Ci sono i disagi, i rischi, la
paura certamente, ma tutto ciò, per Rosalinda, è quasi inebriante. Le
sue parole sembrano esprimere quella che Claudio Pavone definisce
efficacemente una «singolare fusione tra senso tragico della vita e
gioia del vivere»: «Quello che facevo era molto difficile e pericoloso,
ma nello stesso tempo era anche entusiasmante. Sapevo di correre dei
grossi rischi, sì, però lo facevo così… mi piaceva quasi, mi piaceva
fare queste cose. Poi, ero cosciente dell’importanza di quello che
facevamo: avevo conosciuto il “Neri” che mi aveva detto: “Cerca di
aiutarci, perché dobbiamo buttar fuori questa gente che ci opprime e
basta”.»
Rosalinda conclude la sua testimonianza sottolineando, con il tono di
chi ha raggiunto una forte consapevolezza di sé, sia l’importanza del
ruolo che le donne hanno avuto nella Resistenza, sia il valore e il
significato che la stessa assume per loro, proprio in quanto donne:
«Fummo noi – dice Rosalinda –, furono le donne ad aiutare la Resistenza,
i nostri partigiani, i quali avevano bisogno di tutto e non potevano
scendere dalle montagne, allora eravamo noi a salire. Eravamo noi che
vivevamo in mezzo alla paura, altro che storie! La donna ha acquistato
più valore con la Resistenza, rispetto a prima, perché ha lottato anche
lei come l’uomo.»
Tuttavia, è anche cosciente della scarsa considerazione che le donne hanno ottenuto: «Per noi donne, però, non c’è stato alcun riconoscimento dopo, né da parte di chi governava né quasi sempre neppure da parte degli interessati. La maggior parte delle donne, al massimo, è stata riconosciuta con la qualifica di “benemerita”, un riconoscimento solo morale, del tutto inadeguato ai rischi ed ai sacrifici che avevamo sopportato.»
Ci siamo! Mancano pochi giorni alle iniziative per la posa della pietra d’inciampo in memoria di Anna Maria Terracina, una donna ebrea arrestata a Mariano il 2 dicembre 1943 e quindi deportata ad Auschwitz, dove venne uccisa il 26 febbraio 1944. Sabato 11 gennaio alle 10 in Sala Civica incontro con lo scrittore Paolo Ciampi e con due testimoni dell’epoca. Domenica 26 gennaio posa della pietra in via IV Novembre e a seguire balli ebraici con Concordanza Danze Popolari
Massima solidarietà e vicinanza ad Arturo Scotto, parlamentare della Repubblica, aggredito la notte di Capodanno a Venezia, davanti alla moglie e al figlio, da un gruppo di giovani criminali che inneggiavano al duce. Auspichiamo che le forze dell’ordine assicurino presto alla giustizia gli autori di questo vile atto di violenza”
Cari amici e compagni, anche nel 2020, sull’esperienza di quella del 2019, è stata organizzato per gennaio il mese della Pace con tante iniziative. L’ANPI ha aderito all’organizzazione delle iniziative fra le quali la marcia della pace per la Città di Como che si svolgerà domenica 19 gennaio, a cui chiediamo ai nostri iscritti una massiccia presenza. Le iniziative che si svolgeranno per tutto il mese di gennaio e oltre in varie località della provincia, vi verranno comunicate tempestivamente dall’ANPI Provinciale. E’ in cantiere una nostra iniziativa per il 7 di febbraio sugli art. 10 e 11 della nostra Costituzione con Fabio Cani e il magistrato Giuseppe Battarino, iniziativa collegata al mese della Pace, anche di questa comunicheremo luogo e orario tempestivamente. Oltre al mese della Pace stiamo lavorando all’organizzazione della giornata della Memoria. Manca poco e a breve comunicheremo date e luoghi di conferenza e spettacolo in cantiere.
Enrico Caronti nasce a Blevio il 28 aprile del 1901 e muore a Menaggio il 23 dicembre 1944.
Segretario della Federazione Giovanile Socialista, nel 1921 si iscrisse
al PCdI. Durante il regime subì diverse volte l’arresto preventivo per
le sue idee antifasciste, ma non cessò mai l’attività politica
clandestina.
Dopo l’armistizio del 1943 fu tra i primi ad organizzare la Resistenza nel Comasco.
Fu tra promotori degli scioperi del marzo 1944, in seguito ai quali,
per evitare l’arresto e la deportazione, dovette abbandonare la
famiglia per unirsi alle formazioni partigiane dell’Alto Lario.
Con il nome di battaglia “Romolo” divenne commissario politico della 52
Brigata “L.Clerici” e, nell’ottobre successivo, ne assunse il comando.
La notte del 21 dicembre 1944, nel corso di un rastrellamento, fu
sorpreso e catturato con altri due partigiani dalle milizie delle
Brigate Nere di Menaggio e orrendamente torturato.
Venne infine fucilato, con una scarica di mitra, la notte del 23 dicembre 1944.
APPUNTAMENTI
Ricorderemo Enrico Caronti oggi, lunedì 23 dicembre, al cimitero di Menaggio (Como) alle ore 10, 30
a Blevio, alle ore 14,30, davanti al monumento a lui dedicato.
ANPI TERRITORIO ERBESE SEZIONE LUIGI CONTI MONGUZZO
Ricordo di Giancarlo Puecher, prima medaglia d’oro alla Resistenza.
“LA DIFESA DEL GIUSTO”
Lettura scenica dedicata a Giancarlo Puecher Prima Medaglia d’Oro della Resistenza di Emilio D’Agostino, tratto dalle testimonianze dell’Avv. Gianfranco Beltramini
con CHRISTIAN POGGIONI
Introduzione del prof. MARIO PORRO
VENERDI’ 20 dicembre 2019 ORE 20.45 ERBA – CA’ PRINA – SALA ISACCHI, Piazza Prina n. 1
Al termine ANPI TERRITORIO ERBESE invita tutti ad unirsi alla deposizione dei fiori presso il cimitero di Erba e in piazza Puecher a Ponte Lambro.
Ricordiamo che in occasione delle prossime feste, siete tutti invitati ad uno scambio di auguri, con relativo brindisi e altro, presso l’associazione Lissi via Ennodio, 10 ex Parco Lissi a Rebbio, venerdì 13 dicembre dalle ore17.30. Con la speranza di vederci in tanti un caro saluto.
Dichiarazione del Presidente
dell’ANPI provinciale di Milano, Roberto Cenati, a seguito dell’annuncio
del Ministro Franceschini della futura realizzazione del Museo in
piazza Baiamonti nel capoluogo lombardo
“Abbiamo accolto con grande
soddisfazione l’annuncio, da parte del Ministro Franceschini, della
futura realizzazione in piazzale Baiamonti, a Milano, del Museo
nazionale della Resistenza. La nostra Associazione si batte da tempo
affinchè la Memoria del sacrificio dei Combattenti per la libertà abbia
finalmente una “casa” dove possa essere adeguatamente e attivamente
conservata e trasmessa in particolare alle nuove generazioni. Questa
soluzione, per la quale il Ministro dei Beni Culturali ha previsto un
ulteriore stanziamento di 15 milioni di Euro (oltre ai 2 milioni e mezzo
di euro già stanziati), consente alla Casa della Memoria, diventata
ormai punto di riferimento fondamentale per migliaia di milanesi, di
continuare la propria attività di carattere culturale, storico e di
dotare Milano e l’Italia di un Museo (lo spazio previsto è di 2.500 mq)
degno del ruolo che il Paese ha avuto nella Resistenza al nazifascismo.
Con questa importante decisione si è finalmente valorizzata l’esigenza
di colmare un vuoto non più tollerabile”
Roberto Cenati – Presidente dell’ANPI provinciale di Milano
Sabato 14 dicembre, ore 14,30 Ramponio Verna ( Val d’Intelvi)
Programma
Appuntamento alle ore 14.30 sul piazzale del Municipio di RAMPONIO VERNA, quindi si proseguirà a piedi per l’ antica chiesetta di San Pancrazio (20 min. circa) dove alle ore 15,15 vi sarà una breve visita della chiesa, che verrà aperta per noi, e a seguire la commemorazione del Giuramento di San Pancrazio con testimonianze e la posa di una corona.
Ritorno in paese per una merenda in compagnia.
Ampio parcheggio all’inizio del paese.
La passeggiata è facile e tutta in piano, adatta anche ai bambini, tuttavia vi è la possibilità di trasporto in auto per chi avesse problemi di salute.
La manifestazione sarà annullata solo in caso di FORTE maltempo.
La notte del 14 dicembre 1943, un gruppo di 23 partigiani al comando del capitano degli Autieri Ugo Ricci, si riunisce clandestinamente nella antica chiesetta di San Pancrazio, situata in una zona isolata nei pressi di Ramponio, in Val d’Intelvi, e, alla presenza del sacerdote antifascista don Carlo Scacchi, si impegna solennemente con un giuramento scritto a proseguire con ogni mezzo la lotta al nazifascismo, fino alla sua sconfitta.
Il giuramento porta le firme di tutti i presenti, fra queste spicca quella di Ugo Ricci, un ufficiale genovese che si era unito alla Resistenza dopo l’8 settembre e che morirà nel corso della battaglia di Lenno il 4 ottobre 1944.
È MORTO PIERO TERRACINA, UNO DEGLI ULTIMI TESTIMONI DI AUSCHWITZ
ROMA (ITALPRESS) – E’ morto a Roma all’età di 91 anni Piero Terracina, uno degli ultimi sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz. Nato a Roma in una famiglia ebraica, nell’autunno del 1938, a causa dell’emanazione delle leggi razziali in Italia, fu espulso dalla scuola pubblica. Terracina proseguì gli studi nelle scuole ebraiche, sfuggì al rastrellamento del 16 ottobre 1943 ma venne arrestato a Roma il 7 aprile 1944, su segnalazione di un delatore, con tutta la famiglia: i genitori, la sorella Anna, i fratelli Cesare e Leo, lo zio Amedeo, il nonno Leone David. Detenuti per qualche giorno nel carcere di Roma di Regina Coeli, dopo una breve permanenza nel campo di Fossoli, il 17 maggio del ’44 furono avviati alla deportazione. Degli otto componenti della sua famiglia Piero Terracina sarà l’unico a fare ritorno in Italia. “La Comunità Ebraica di Roma piange la scomparsa di un baluardo della Memoria. Piero Terracina ha rappresentato il coraggio di voler ricordare, superando il dolore della sua famiglia sterminata e di quanto visto e subito nell’inferno di Auschwitz, affinché tutti conoscessero l’orrore dei campi di sterminio nazisti. Oggi piangiamo un grande uomo e il nostro dolore dovrà trasformarsi in forza di volontà per non permettere ai negazionisti di far risorgere l’odio antisemita”, afferma in una nota Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma.
Dichiarazione della Presidente
nazionale ANPI, Carla Nespolo. Appuntamento il 14 dicembre alle ore 15
in Piazza San Giovanni a Roma
L’ANPI parteciperà alla
manifestazione nazionale delle “sardine”, indetta per sabato 14 dicembre
a Roma, perché si tratta di un movimento fortemente popolare con una
dichiarata passione democratica e costituzionale. Ne condividiamo la
natura antiautoritaria, il ripudio dell’odio e di ogni linguaggio
offensivo, la spontanea vocazione antifascista che si manifesta anche
nel frequente canto di “Bella ciao”. Soprattutto ne condividiamo
l’entusiasmo e il desiderio di riconquista del proprio futuro, ed
auspichiamo perciò che duri nel tempo. È il contrario dell’antipolitica,
perché avanza parole d’ordine di riforma della politica e di fiducia
nella buona politica. La fortissima presenza di ragazze e ragazzi in
questo movimento è una interessantissima novità perché, al pari delle
recenti manifestazioni studentesche contro il riscaldamento globale,
manifesta una speranza ed una volontà di rinnovamento che va
incoraggiata e sostenuta. Parteciperemo alla manifestazione di Roma
senza bandiere e striscioni dell’Associazione, come cittadini che
rivendicano più democrazia e più giustizia sociale, e che vedono nella
Costituzione il punto di riferimento fondamentale per ogni cambiamento.
In occasione delle prossime feste, siete tutti invitati ad uno scambio di auguri, con relativo brindisi e altro, presso l’associazione Lissi via Ennodio, 10 ex Parco Lissi a Rebbio, venerdì 13 dicembre dalle ore17.30. Con la speranza di vederci in tanti un caro saluto.
Dato il fitto programma di iniziative organizzate dalle nostre sezioni nel mese di dicembre, pubblichiamo un calendario. Ogni singola iniziativa, più eventuali aggiuntesi, sarà pubblicata sul sito nei prossimi giorni con il programma dettagliato e l’orario.
1 dicembre – Consegna delle costituzioni a Pontelambro ( già fatta).
7 dicembre – Iniziativa sul Rojava a Dongo ( pubblicato sul sito).
12 dicembre – La strage di piazza Fontana, Como – Arci Xanadù e sez. di Como (programma in preparazione).
14 dicembre – Passeggiata a San Pancrazio ( Val d’Intelvi) – ( programma in preparazione).
20 dicembre – Ricordo di Giancarlo Puecher nell’anniversario della fucilazione – Sala Isacchi a Erba ( programma in preparazione).
23 dicembre – Ricordo di Enrico Caronti nell’anniversario della barbara uccisione a Menaggio e a Blevio ( programma in preparazione).
Nespolo: “L’ANPI non si fa intimidire da minacce di attentati. Le cittadine e i cittadini ci sostengano”
29 Novembre 2019
Dichiarazione della Presidente
nazionale ANPI a seguito dell’inchiesta di Enna che ha fatto emergere un
progetto di attentato in una sede dell’ANPI da parte di un costituendo
partito filonazista
Apprendo dalla stampa che
l’inchiesta di Enna sul tentativo di costituzione di un partito
filonazista ha fatto emergere tra gli obiettivi di questi individui
anche quello di realizzare un attentato in una sede dell’ANPI. Esprimo
chiaramente preoccupazione per questo gravissimo fatto, che si inserisce
in un clima generale di violento attivismo nero, ma allo stesso tempo
dichiaro con forza che l’ANPI non si fa certo intimidire e continuerà a
svolgere, in tutta Italia e con tutte le forze, il suo dovere di
contrasto ai fascismi e ai nazismi. Insisteremo quindi, insieme a tante
altre Associazioni, a chiedere che vengano sciolte le organizzazioni che
si richiamano a quegli ideali criminali, come CasaPound e Forza Nuova.
Confido di trovare, in questa non facile battaglia, il sostegno e
l’adesione di tante cittadine e cittadini democratici. L’ANPI ha bisogno
di tutti loro
Cari amici e compagni, il gruppo organizzativo del Mese per la Pace di Como, di cui facciamo parte, ha predisposto il seguente comunicato rivolto ai Comuni della nostra provincia. Invitiamo le nostre organizzazioni sul territorio e i consiglieri comunale di farsi promotori presso i Comuni dell’iniziativa.
Cari saluti
Per la segreteria Provinciale, Antonio Proietto
Le organizzazioni del Mese della Pace di Como per la cittadinanza onoraria dei Comuni lariani a Liliana Segre
Le
realtà che stanno lavorando alla costruzione del mese della Pace 2020 a
Como esprimono grande preoccupazione in questo momento storico
caratterizzato dalla negazione dei valori democratici che il popolo
italiano ha faticosamente conquistato, soprattutto con il sacrificio di
tanti uomini e donne che hanno donato la loro vita per costruire un
futuro di libertà, di pace e di convivenza civile.
In
particolare, tra i tanti episodi di violenza e di intolleranza che
quotidianamente avvengono nel nostro paese, sono sconcertate per quanto
sta accadendo alla senatrice Liliana Segre che è diventata oggetto di
insulti e di minacce.
La
senatrice ha speso la sua vita per far conoscere le conseguenze nefaste
che l’odio e il razzismo hanno fatto vivere a lei, alla sua famiglia e
al popolo italiano, cancellando ogni forma di dialogo e di confronto
civile.
Per
sottolineare la condivisione del suo lavoro di testimonianza e
conoscenza, chiedono a tutti i Comuni del territorio, grandi e piccoli,
di conferire a Liliana Segre – che proprio nel Comasco ha vissuto,
durante la persecuzione nazifascista, momenti tra i più drammatici della
sua vicenda – la cittadinanza onoraria e contestualmente di operare
concretamente contro ogni negazione dei valori democratici e
antifascisti della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza. Mese della Pace di Como 2020
Alla vigilia dell’inaugurazione la targa intitolata ai partigiani della Tremezzina, nella notte, è stata imbrattata di nero con scritte inneggianti al Duce e al fascismo. Grazie al pronto intervento del Comune della Tremezzina targa e scritte sono state ripulite. Anche la targa dell’Anpi Provinciale, che ricordava i fatti del 28 aprile 1945, è stata cancellata con una vernice bianca. La targa dell’Anpi era già stata danneggiata in precedenza altre tre volte.
Sabato mattina a Giulino di Mezzegra, alla presenza dei rappresentanti delle sezioni Anpi Centro Lago, Anpi Dongo, Anpi Como e Anpi Provinciale di Como, della sezione ANAI Autieri “Capitano Ugo Ricci” e di molti cittadini, si é tenuta la cerimonia dell’intitolazione di “Largo Partigiani della Tremezzina”.
Al termine della cerimonia, la deposizione di una corona davanti alla lapide che ricorda i caduti della battaglia di Lenno.
INAUGURAZIONE DELLA LAPIDE AI PARTIGIANI DELLA TREMEZZINA
Ricordiamo che sabato 2 novembre si terrà l’inaugurazione della lapide intitolata ai partigiani che furono protagonisti della lotta di Resistenza nella Tremezzina.
Il ritrovo sarà al posteggio di Mezzegra alle ore 9,30 per poi proseguire fino al luogo dell’inaugurazione. Sono gradite le bandiere di sezione.
INAUGURAZIONE DELLA LAPIDE AI CADUTI DELLA TREMEZZINA
La sezione ANPI Lario Occidentale ci comunica che verrà fatta l’inaugurazione della lapide ai caduti della Tremezzina sabato 2 novembre. Prossimamente verrà pubblicato l’orario e il luogo dove avverrà l’inaugurazione. Le sezioni sono invitate ad intervenire con le loro bandiere.
“Il problema non sono i soldi, il problema è nella testa” dice El Pepe.
Giovedì 31 ottobre, ore 21, Spazio Gloria di via Varesina 72 a Como, proiezione speciale del film
PEPE MUJICA – UNA VITA SUPREMA di Emir KusturicaOrgoglioso
del proprio passato, ma capace di sognare un futuro migliore: è questo
il ritratto di José Mujica nel film diretto da Emir Kusturica. “El
Pepe”, attivista politico e un uomo umile, è diventato presidente
dell’Uruguay restando fedele a quello in cui ha sempre creduto e
abbracciando, nello stesso tempo, il cambiamento. Attraverso una
serie di interviste, il regista scava nella eredità di Mujica e ritrova
in lui uno spirito affine, con cui può discutere del senso della vita da
un punto di vista politico, filosofico, estetico e poetico. E, nel
ripercorrere le tappe di una vita incredibile, ricrea con grande
maestria e bellezza il ritratto di un uomo che non smette mai di lottare
e che è capace con le sue azioni e il suo esempio di insegnarci a
perseguire i nostri ideali sempre e con convinzione, per quanto utopici
essi possano sembrare.
Introduce la serata MAURO SABBADINI responsabile politiche internazionali di Arci Lombardia
Mercoledì 16 ottobre Piazza Grimoldi a COMO ore 18.30
COMO AFIANCO DEL POPOLO CURDO
Anche Como scende in piazza a fianco del popolo curdo e contro l’assurda guerra lanciata dalla Turchia con l’invasione della Siria del Nord.
Pensiamo che l’offensiva militare
lanciata da Erdogan contro i Curdi sia inaccettabile, e favorisca il rilancio
dell’ISIS/Daesh e una nuova destabilizzazione dell’intera area.
L’Italia, l’Europa e gli organismi internazionali non possono pertanto restare indifferenti. Chiediamo: – stop alla guerra; – stop alla vendita delle armi alla Turchia; – stop alla missione NATO in corso.
Hanno aderito (elenco in aggiornamento): ANPI Como ARCI Como ArticoloUno Como CGIL Como Como senza frontiere Donne in nero Giovani Democratici Como L’Altra Europa Como La Prossima Como Osservatorio democratico sulle nuove destre di Como e provincia Partito della Rifondazione Comunista Como Partito Democratico Como Sinistra Italiana Como Svolta Civica UIL del Lario Verdi di Como
“Si avvii in Siria una forte e decisa azione diplomatica”
Alla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen All’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell Al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte Al Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio Alla Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati Al Presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico
Viviamo con angoscia queste ore nelle quali si sta minacciosamente aggravando la situazione al confine tra Turchia e Siria, una regione già funestata da una guerra cruenta di molti anni che ha prodotto innumerevoli vittime, soprattutto tra i civili. A seguito delle improvvide dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che annunciavano il ritiro delle truppe americane dai quei territori, anche se oggi smentite – il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha dato avvio ai bombardamenti e all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde, con le quali lo Stato Turco ha ormai da diversi decenni un rapporto più che conflittuale. L’esercito formato interamente da donne e uomini di etnia curda è stato negli ultimi anni alleato delle forze occidentali e protagonista nel respingimento dell’avanzata dell’Isis, per la cui causa ha pagato un ingente prezzo di sangue. La convivenza tra la popolazione turca e curda in queste regioni è stata storicamente possibile e potrà esserlo ancora solo se lo Stato Turco accetti di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori. La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia, hanno ancora fresco un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti fino alla morte per fermare il comune
nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza e serenità dell’Europa e del nostro Paese, di noi tutti. Chiediamo che si avvii immediatamente una forte e decisa azione diplomatica perché: • cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio curdo; •
si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che
garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il
diritto internazionale; • si provveda all’invio di soccorsi per eventuali feriti; • si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano; • si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ricordiamo a quanti si sono prenotati per la gita al Museo di Montefiorino che la partenza sarà domenica 6 ottobre alle ore 7 dal posteggio davanti al cimitero di Rebbio ( Co).
Il rientro è previsto attorno alle ore 21 di domenica 6 ottobre.
sabato 5 ottobre 2019 ore 15 presso il cimitero
del quartiere di Rebbio (Como) in via Ennodio, alla commemorazione del
compagno partigiano Alfonso Lissi, caduto durante lo scontro a fuoco
contro i militi fascisti nella cosiddetta “battaglia di Lenno” il 3
ottobre 1944. Deporremo un omaggio floreale e terremo una breve
orazione. Con l’occasione, ricorderemo idealmente tutte le partigiane e i
partigiani caduti per la libertà e in special modo Erminio Lissi,
partigiano combattente comasco.
Quest’anno
inoltre parteciperà idealmente anche la Rivoluzione cubana che renderà
omaggio alla Resistenza italiana attraverso la deposizione di un omaggio
floreale ed un breve discorso delle compagne cubane Aleida Godinez
Soler e Alicia Zamora Labrada, ospiti dell’Associazione Italia Cuba
Circolo di Como.
A seguire, dalle ore 16 presso il salone dell’Ass.ne Alfonso Lissi in via Ennodio 10, si terrà l’incontro pubblico “Discutere del Bloqueo ai tempi di Trump”
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA TERRITORIO ERBESE SEZIONE LUIGI CONTI MONGUZZO
Venerdì 27 settembre alle ore 20 45 presso la Sala Consiliare del comune di Monguzzo lo storico Matteo Dominioni terrà una relazione sulle “ Truppe indigene nelle colonie italiane” alla quale seguirà un dibattito ed un rinfresco.
Comunicato della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI
L’ANPI esprime profonda preoccupazione per la recente risoluzione del
Parlamento Europeo in cui si equiparano nazifascismo e comunismo, per
altro in palese contrasto con la risoluzione antifascista, antinazista e
antirazzista del 25 ottobre 2018. In un’unica riprovazione si
accomunano oppressi ed oppressori, vittime e carnefici, invasori e
liberatori, per di più ignorando lo spaventoso tributo di sangue pagato
dai popoli dell’Unione Sovietica – più di 22 milioni di morti – e
persino il simbolico evento della liberazione di Auschwitz da parte
dell’Armata rossa. Davanti al crescente pericolo di nazifascismi,
razzismi, nazionalismi, si sceglie una strada di lacerante divisione
invece che di responsabile e rigorosa unità. L’ANPI si augura che al più
presto giunga dal Parlamento Europeo, al fine della sua stessa
autorevolezza e credibilità, il chiaro segnale di un radicale
ripensamento, nel solco dei principi che ispirarono la creazione di
un’Europa Unita, figlia dell’antifascismo e delle donne e uomini che si
opposero ai regimi nazifascisti e frutto del pensiero dei confinati a
Ventotene proprio dal regime fascista.
Nella notte di domenica 15 settembre è scomparso all’età di 96 anni, nella sua casa di Olgiate Comasco, il partigiano Ernesto Maltecca. Era l’unico ancora in vita del Gruppo Clerici della 52esima Brigata Garibaldi. Una vita nelle file del Partito Comunista, Ernesto Maltecca è stato a lungo consigliere comunale di Olgiate Comasco ed era l’anima dell’associazione Combattenti e Reduci, di cui per anni è stato presidente della Federazione interprovinciale. Sempre vicino ai valori della Resistenza, il suo ultimo discorso ufficiale è stato questo 25 aprile, in occasione della festa della Liberazione. Qui sotto riportiamo un brano:
L’appello, un’eredità storica e civica
“Arrivato alla mia età mi addolora e mi domando se quello che è stato fatto a costo di tante vite umane non sia stato invano. Ormai sono l’unico rimasto del Gruppo “Clerici” della 52esima Brigata Garibaldi operante nell’Olgiatese. Eravamo tutti uniti nel coraggio e nella volontà, pur mettendo a repentaglio la nostra stessa vita, per sconfiggere il totalitarismo nazifascista. Ecco, per voi, per il mio paese, ne è valsa la pena, sicuramente. Vi auguro di ritrovare oggi la gioia di quella giornata. Di rivivere, ogni giorno il vostro 25 aprile”.
Adolfo Vacchi, 5 settembre 1944. Adolfo Vacchi, matematico e antifascista, nacque il 23 giugno 1887 a Bologna. Come matematico e scienziato formulò alcune teorie sul teorema di Fermat ed ebbe interessanti intuizioni per una nuova formula per la determinazione dei numeri primi, che raccolse in alcune pubblicazioni. Dirigente di una federazione del PSI, nel 1914 venne schedato per le sue idee socialiste. Nel 1915 si trasferì a Venezia dove insegnò in uno dei licei della città. Già nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma, subì un pestaggio da parte di squadristi fascisti. Nel 1923 dovette lasciare Venezia a seguito di un ordine di confino che fu uno dei primi casi di confino politico sanciti dalla dittatura fascista. Negli anni successivi visse a Milano con la moglie e le figlie, campando di lezioni private, ma non cessò mai di esercitare una appassionata e lucida propaganda di libertà contro il fascismo e il razzismo, che egli svolse sopratutto presso i suoi studenti e che gli costarono un processo, nel corso del quale egli si difese con tale convincente eloquenza da venire assolto con una semplice ammonizione. Nel 1943 sfollò con la famiglia da Milano a Veniano (Como) e qui prese parte alla lotta di liberazione. Con altri partigiani organizzò una stazione radiotrasmittente per comunicare con le missioni alleate in Svizzera, fornendo un collegamento fra i comandi partigiani dell’Italia occupata dai nazisti e il quartier generale del generale Alexander. Nella notte del 18 agosto 1944 venne arrestato a Veniano e tradotto nelle carceri di San Donnino a Como. Sebbene non ci fossero prove certe del suo coinvolgimento nella lotta contro il nazifascismo, dopo 18 giorni di carcere senza processo, nella notte del 5 settembre 1944 venne fatto uscire dal carcere con la scusa di una nuova perquisizione nella sua abitazione e ucciso a tradimento contro il muro del cimitero di Camerlata (Co).
Venerdì 26 luglio, nel cortile della Coop di via Lissi, n. 6 abbiamo organizzato la pastasciutta antifascista. Durante la serata Guglielmo Invernizzi ricorderà il caro compagno Renzo Pigni, recentemente scomparso, che oltre a ricoprire la carica di vice presidente provinciale e stato per tanti anni, un supporto importante per la nostra associazione. Alle 21.30 circa verrà proiettato il film “I 7 fratelli Cervi” di Gianni Puccini con Gian Maria Volontè. Invitiamo coloro che sono interessati a partecipare di affrettarsi, i posti disponibili sono sempre meno.
Dopo la strada di Monguzzo intitolata a Ibrahim Alì, ad Erba la Giunta di centrodestra attua un golpe per intitolare una via all’ex Podestà Alberto Airoldi. Nel ribadire la nostra contrarietà a tali fatti, portiamo alla vostra conoscenza il cominicato della sezione ANPI Monguzzo Territorio Erbese in allegato con l’appello a ritrovarci in tanti ad Erba lunedi 15 luglio dalle ore 20 davanti al comune. Essere in tanti a protestare può servire alla causa.
ASSOCIAZIONE
NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
TERRITORIO
ERBESE – Sez. “LUIGI CONTI” Monguzzo
OGGETTO: MOZIONE DEI
GRUPPI CONSILIARI FORZA ITALIA, LEGA, IL BUONSENSO ERBA E VERONICA
AIROLDI SINDACO PER ERBA AD OGGETTO: “INTITOLAZIONE AD ALBERTO
AIROLDI DEL PRIMO TRATTO DI VIA CROTTO ROSA (COMPRESO FRA L’INCROCIO
CON CORSO BARTESAGHI E L’INGRESSO DEL TEATRO LICINIUM).
INTITOLAZIONE DELL’ATTUALE PIAZZA PREPOSITURALE A MONSIGNOR
ARISTIDE PIROVANO
L’Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia Territorio Erbese Sez. “Luigi
Conti” Monguzzo esprime decisa contrarietà e preoccupazione per
l’intenzione dell’Amministrazione Comunale di Erba di intitolare
una via all’ex podestà Alberto Airoldi.
Non è nostra intenzione
mettere in discussione i meriti culturali e artistici dell’Airoldi,
tuttavia non possiamo assolutamente tacere sul suo passato di
convinto sostenitore del fascismo fino ad arrivare a ricoprire
incarichi importanti nel locale partito fascista e nella guida della
città di Erba con la carica di podestà. A nostro avviso non è
sufficiente esibire meriti culturali per cancellare una macchia
indelebile come la complicità attiva nel regime fascista, persino
Hermann Goering numero due del nazismo aveva meriti culturali ed era
uno dei più grandi collezionisti di arte, ma nessuno in Germania si
sognerebbe mai di intitolargli una via.
Nel 1938 la legge più
infame veniva proclamata dal fascismo con l’avallo della monarchia,
le leggi razziali stuzzicavano la vena artistica dello zelante
Airoldi che nel 1939 pubblicava un volumetto dal titolo “Elenco di
cognomi ebraici” per additare ai concittadini erbesi le famiglie di
origine ebraica ed esporle al pubblico ludibrio, veramente un
bell’esempio di cultura.
Dopo la caduta del
fascismo il 25 luglio del 1943 senza esitazione ha aderito alla
nascente repubblica sociale italiana ricoprendo anche in questo caso
importanti incarichi, approvando senza tema di smentita tutte le
nefandezze, i crimini, le deportazioni, i rastrellamenti e le
rappresaglie che il fascismo repubblichino, alleato dei nazisti, ha
compiuto nel nostro Paese.
E’ noto inoltre il
coinvolgimento dell’Airoldi nel processo al martire Giancarlo
Puecher, prima medaglia d’oro della Resistenza italiana. Troppo
comodo affermare oggi che lo stesso si sarebbe prodigato per salvare
la vita del martire, l’Airoldi, con il suo ruolo, è stato complice
fino in fondo degli aguzzini del Puecher poiché ne approvava metodi
e finalità.
Ma la cosa più
preoccupante, dopo settantacinque anni, è il tentativo di cancellare
la memoria, il tentativo sistematico di ridurre sullo stesso piano
fascismo e antifascismo confondendo il tutto in un indistinto
passato. Non sfugge infatti la mossa meschina di intitolare una via
ad un fascista e un’altra ad un partigiano, quasi un pari e patta
tra l’Airoldi e Mons. Pirovano.
Si aggiunge poi la
vergogna senza pudore che l’Amministrazione Comunale, retta dalla
nipote dell’ex podestà, sia quella che intitola una via al nonno e
qui si rasenta il patetico.
L’A.N.P.I. Territorio
Erbese denuncia con forza il sistematico tentativo di esaltare fatti
e personaggi appartenenti al regime fascista attraverso una campagna
di falsificazione storica. Chiama i cittadini democratici e
antifascisti alla mobilitazione per impedire lo scempio della memoria
della Resistenza
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
Ho accolto con gioia la notizia del
provvedimento del Gip di Agrigento che restituisce la libertà a Carola
Rackete. Una decisione che conferisce alta dignità e imprescindibilità
al lavoro di tante donne e uomini guidati esclusivamente dalla bussola
dei diritti e del rispetto della vita umana. Ma esprimo anche
indignazione e preoccupazione per il violento attacco al Gip da parte
del Ministro dell’Interno. La magistratura è un potere autonomo e
metterla in discussione, addirittura denigrarla quando non agisce in
modo corrispondente alle aspettative del Governo vuol dire superare il
limite consentito dal sistema costituzionale, tentare di sovvertire
l’ordine democratico dello Stato. Tutte le forze politiche che
sostengono questa linea eversiva sono corresponsabili.
L’ANPI sezione di Como invita tutte e tutti a partecipare al presidio organizzato da Como senza frontiere per lunedì 1 luglio 2019 ore 20.30 in piazza Grimoldi a Como, per esprimere solidarietà e sostegno a Sea Watch e per difendere i principi costituzionali di solidarietà ed accoglienza.
Le forze democratiche unite devono trovare ogni modo ragionevole e giusto per contrastare le politiche attuate da questo Governo di chiusura nazionalistica e di violazione nei fatti dell’obbligo alla solidarietà e al rispetto dei diritti dell’uomo sancito all’articolo 2 della Costituzione, che deve restare il faro di ogni intenzione ed azione, in particolare per chi detiene il potere esecutivo.
Anpi sezione di Como “Perugino Perugini”
Di seguito l’appello di Como senza frontiere:
UN PORTO SICURO PER L’UMANITA’
Non è facile, in tempi come questi, appellarsi alla legge.
La
legge dovrebbe essere uguale per tutti – così almeno recita la frase
che campeggia sulle pareti di tutti i tribunali. Ma la legge – qui, ora –
non lo è più. Non lo è per le persone che migrano, non lo è per le
persone e le organizzazioni che cercano di ridurre il danno,
soccorrendole e accogliendole.
Eppure, anche in tempi come questi, osiamo appellarci alla legge.
All’antichissima
legge del mare che IMPONE di salvare i naufraghi e di portarli in un
porto sicuro, non di limitarsi a compilare statistiche delle vittime,
non di riportarli lì dove ha avuto origine il loro dramma. Una legge che
ha trovato spazio nelle convenzioni internazionali che anche lo Stato
italiano ha sottoscritto.
Alla
legge costituzionale italiana (nata dalla lotta contro il fascismo, il
nazismo, il razzismo) che all’articolo 2 PROCLAMA il dovere della
solidarietà: «La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo,
sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale».
Sono
leggi che dovrebbero essere iscritte nei sentimenti profondi di tutti e
tutte, e che invece oggi sono dimenticate, contraddette, vilipese da
governi e governanti, ma anche da benpensanti e indifferenti.
Non possiamo assistere al naufragio dell’umanità.
Quello
che è accaduto – e continua ad accadere – nel Mediterraneo, così come
nei deserti africani, o alla frontiera tra Messico e Stati Uniti, non
riguarda solo qualche decina o centinaia o migliaia di migranti, non
riguarda solo una o cento o mille organizzazioni non governative.
Riguarda tutti e tutte.
La
vicenda della nave Sea Watch 3, dei migranti a bordo, dell’equipaggio,
della capitana Carola Rackete è l’esito di una inammissibile deriva
inumana e razzista.
Abbiamo il dovere di reagire, di chiedere il rispetto delle leggi fondamentali, di restare umani.
Lunedì
1 luglio 2019 alle ore 20.30 in piazza Grimoldi a Como chiediamo a
tutte e tutti di partecipare a un presidio, così come era stato il 3
ottobre 2018 in solidarietà con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, per
esprimere il nostro sostegno a Sea Watch, a Carola Rackete,
all’equipaggio, per riaffermare il nostro dovere di solidarietà e di
accoglienza nei confronti di uomini e donne migranti.
Comunicato della Presidenza e della Segreteria nazionali ANPI
Assistiamo sgomenti e disgustati al
braccio di ferro sulla vita dei migranti della Sea Watch, mentre il
ministro dell’Interno schernisce in modo intollerabile la capitana della
nave e un ex ministro della Repubblica, Giorgia Meloni, avanza
l’incredibile proposta di “affondamento”. È una mostruosa regressione di
civiltà, oltre che di umanità, da parte di personaggi che dovrebbero
dare un esempio di responsabilità e di senso delle istituzioni. La legge
“sicurezza” dimostra sempre di più il suo vero volto xenofobico,
oltreché la sua impotenza: il porto di Lampedusa rimane chiuso solo per
le Ong, ma gli sbarchi continuano. È una guerra privata del ministro,
dopo che le pretestuose accuse contro le Ong stesse si sono sgonfiate
come bolle di sapone. Quella di Salvini non è una politica
sull’emigrazione, né c’è alcun governo del fenomeno, che invece andrebbe
disciplinato e regolato, tenendo sempre come bussola la Costituzione.
Si tratta esclusivamente di una propagandistica passerella di
intimidazioni, irrisioni e minacce. Cosa dice il Presidente del
Consiglio che, proprio in base alla Costituzione, “dirige la politica
generale del Governo e ne è responsabile”? Davanti alle grida inconsulte
per la difesa dei confini nazionali colpisce poi il silenzio
dell’Unione Europea, ancora una volta incapace di assumersi il compito
di gestire le emergenze umanitarie.
Il commento di Emilio Ricci,
legale e Vice Presidente nazionale dell’ANPI: “Non sono più tollerabili
la presenza e l’attività criminosa di questi gruppi che si pongono in
palese contrasto con la Costituzione della Repubblica”
L’ANPI nazionale ha presentato al
Procuratore di Roma formale denuncia contro le organizzazioni
neofasciste, in particolare Forza Nuova e CasaPound, per i numerosi atti
di intimidazione, violenza e apologia di fascismo da queste commessi
ripetutamente negli ultimi tempi. Nella denuncia si chiede, inoltre, di
procedere al sequestro della sede di CasaPound, a Roma, occupata
abusivamente.
“La nostra Associazione – commenta Emilio Ricci, legale e Vice Presidente nazionale ANPI – ha
ritenuto urgente avviare un’operazione penale perché non sono più
tollerabili la presenza e l’attività criminosa di questi gruppi che si
pongono in palese contrasto con la Costituzione della Repubblica e con
le leggi vigenti in materia di apologia di fascismo, la Scelba e la
Mancino. Auspichiamo che si arrivi il prima possibile a sentenze che
consentano alle autorità competenti di sciogliere finalmente CasaPound,
Forza nuova e le altre organizzazioni affini” .
Lettera aperta al direttore del quotidiano La Provincia di Como
Egregio
direttore,
sono
il presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani
d’Italia, comitato di Como. Ho letto con molta attenzione l’articolo
a firma G.Cri. apparso sul quotidiano da lei diretto il giorno 14
giugno c.m. a pag. 43, e sono stato spiacevolmente colpito da alcune
affermazioni del sig. Carlo Colombo dell’Associazione Nazionale
Carabinieri (presumo in congedo) lì riportate.
Su
queste mi permetto alcune osservazioni.
La
prima si riferisce all’affermazione “Se non va bene all’ANPI, se
ne faccia una ragione, la libertà che volevano i Partigiani era ben
diversa da questo fascismo di sinistra….”: posso chiedere da
quale pulpito e con quali argomentazioni il sig. Colombo può fare
certe affermazioni? I valori per cui hanno combattuto i Partigiani,
ad alcuni sembrerà retorica, ma stanno scritti nella Costituzione,
dove di sicuro non sta scritto e non si giustificano frasi becere
quali “Noi abbiamo creato un corridoio culturale, ben diverso
dai corridoi umanitari che vogliono altri”. Sia la prima che la
seconda qualificano, anzi squalificano, chi le ha pronunciate.
In
merito all’invito a rivolgersi al Presidente della Repubblica per
avere spiegazioni circa l’onorificenza conferita allo Sciumbasci
Ibrahim Ali nel 1952 dall’allora Presidente Luigi Einaudi,
rispondiamo che: primo, non ci permetteremmo mai di chiedere
all’attuale Presidente ragione di atti imputabili ad altri; secondo,
non ce n’è la necessità. Se studiasse un po’ la storia invece di
esibirsi in pagliacciate, saprebbe che l’Italia, proprio in
riparazione dei danni prodotti con l’occupazione colonialista e
militare, su incarico dalle Nazioni Unite fu titolare
dell’Amministrazione Fiduciaria della Somalia Italiana dal 1950 al
1960. In quel periodo come riconoscimento economico a chi dopo la
guerra, essendo stato collaboratore degli occupanti aveva vita dura,
furono concesse benemerenze che permettevano, grazie a misere
pensioni di guerra, di sopravvivere. Nessuno dell’ANPI si è mai
sognato di chiedere la revoca di queste onorificenze, siamo
perfettamente coscienti che questa fu una forma di risarcimento, ma
da lì ad intitolare una strada ad un collaborazionista dell’esercito
fascista che sparava sui propri connazionali e che ebbe la disgrazia
di morire in combattimento contro gli inglesi in difesa della colonia
italiana e non della sua patria, Carabiniere o no, ce ne passa!
Per
concludere l’ANPI da subito ha chiesto la revisione di questa
delibera e ha proposto di titolarla ad un altro carabiniere morto per
difendere la Patria, abbiamo proposto Salvo d’Acquisto, vice
brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, Medaglia d’oro al valore
militare per essersi sacrificato il 23 settembre 1943 per salvare un
gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste.
Oppure si consultino le carte del “Fronte Clandestino di Resistenza
dei Carabinieri” guidato dal generale Filippo Caruso, tanto per
fare un esempio dei tanti: nomi se ne troveranno a centinaia e stiano
pur certi che ci troveranno presenti con le bandiere.
Non siamo noi quelli fuori dalla storia. Per stare nella storia bisogna scegliere da che parte stare. Noi stiamo dalla parte democratica della Repubblica Italiana, qualcun altro evidentemente vive nella nostalgia di passati regimi. A ciascuno il suo ruolo.
La
storia della Resistenza al nazifascismo e la Costituzione Italiana
sono e saranno sempre la nostra bandiera, il sig Colombo e la sua
Associazione se ne facciano una ragione.
Conoscere, capire e scegliere sono le parole chiave del Progetto ProMemoria. Un pensiero, una volontà, una scelta che vanno oltre la semplice spiegazione degli argomenti, dei fatti, ma vogliono accompagnare il lettore a riflettere, a pensare. Curiosità è l’atteggiamento che si propone di mettere in gioco per affrontare la lettura e l’analisi delle complessità che riguardano le vicende della nostra storia. Storia recente dal punto di vista cronologico: l’arco di tempo trattato è una virgola nell’enciclopedia della storia, la pagina prima dell’oggi; storia recente dal punto di vista sociale e politico: non conoscere può portare a rivivere. La suddivisione in capitoli propone ProMemoria come un libro multimediale da leggere, vedere, ascoltare in cui ognuno può costruire la propria mappa, i propri criteri di lettura sapendo che, ad ogni evento, ne è collegato inevitabilmente un altro: la storia, appunto. Diverse chiavi di lettura per contribuire ad un approccio calato sulle diverse età ed esperienze dei fruitori. Uno strumento destinato a tutti. Indipendentemente dall’età, è necessario conoscere, capire e scegliere.
L’appello del Presidente Regionale ANPI Tullio Montagna.
Come saprete Salvini e la Le Pen chiuderanno a Milano la
campagna elettorale dei sovranisti europei SABATO 18
P.V.
Presumibilmente arriverà gente da tutta Europa per dare
l’impressione di una marcia travolgente e vincente.
Avete ricevuto
l’appello redatto a Budapest dalle Associazioni antifasciste europee e
trasmesso dalla Segreteria nazionale.
Molti sono ancora gli incerti tra
gli elettori italiani e quindi grande è ancora la possibilità di spostare
equilibri, anche a livello individuale nelle cerchie sociali di ciascuno
(familiare, professionale, amicale, del tempo libero, nei luoghi usuali di
frequentazione) e bisogna invitare i nostri iscritti a farlo.
C’è poi la sfera collettiva: quella dell’ANPI ma anche di tutte le associazioni con le quali abbiamo fatto rete in Lombardia dal convegno sul tema del 22 febbraio u.s. Abbiamo prodotto materiale di orientamento su Europa e migranti che vi abbiamo trasmesso: sarebbe utile avesse la più larga diffusione sul web.
Lo stesso vale, ovviamente, per l’appello europeo
di cui sopra, che la Segreteria nazionale raccomanda di diffondere anche in
cartaceo sulle nostre bacheche (è pure l’occasione per chiedere gli spazi
dove non li abbiamo).
Tutto questo va fatto a scopo deterrente per
ridurre al massimo l’effetto propagandistico della manifestazione sovranista
di Milano presso i cittadini lombardi, visto che la stessa si preannuncia
di dimensioni imponenti.
contro il clima di squadrismo creatosi a Casal Bruciato
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
Desidero esprimere pieno sostegno
alla signora Sindaco di Roma, Virginia Raggi, per la sua attiva presenza
a Casal Bruciato e un vivo ringraziamento a tutti coloro che in questi
giorni stanno presidiando il diritto, stabilito per legge, di una
famiglia rom ad avere una casa. Sono ignobili e inaccettabili le minacce
aizzate e praticate dai fascisti di CasaPound contro degli inermi
uomini, donne e bambini che da giorni sono costretti a rimanere chiusi
in casa per il terrore di essere aggrediti. Auspico che venga
ristabilita al più presto la normalità costituzionale nel quartiere di
Casal Bruciato, quindi il pieno rispetto dei diritti umani, unico
garante della convivenza civile. Questo clima di squadrismo non è più
tollerabile.
La decisione presa a seguito della notizia della presenza al Salone della casa editrice Altaforte. Il comunicato dell’Ufficio stampa ANPI
Comunichiamo che la Presidente
nazionale ANPI, Carla Nespolo, ha annullato la sua partecipazione al
Salone del Libro di Torino dove avrebbe dovuto presentare, il 10 maggio,
il volume di Tina Anselmi “La Gabriella in bicicletta” edito da Manni.
Il motivo è legato all’intollerabile presenza al Salone della casa
editrice Altaforte che pubblica volumi elogiativi del fascismo oltreché
la rivista Primato nazionale, vicina a CasaPound e denigratrice della
Resistenza e dell’ANPI stessa.
Iniziativa “Sotto le ali dell’Aquila fascista – stragi fasciste ed eversione nera”, con Saverio Ferrari.
Grande partecipazione di pubblico ieri a Erba, presso la Villa padre Monti, per l’ iniziativa “Sotto le ali dell’Aquila fascista” organizzata da Anpi Monguzzo – territorio erbese, CGIL e circolo ambiente Ilaria Alpi.
Interventi di Saverio Ferrari, dell’Osservatorio democratico sulle Nuove Destre e Marinella Mandelli del comitato Lombardo Antifascista
Al termine, musica con la Banda degli Ottoni a Scoppio e un ricco e goloso aperitivo offerto da Anpi Monguzzo.
Il 28 aprile è una data da non dimenticare, sopratutto a Dongo, una data
che segna definitivamente la fine dell’oppressione fascista e la
nascita della democrazia in Italia. Per questo anche quest’anno abbiamo
voluto organizzare un convegno sul tema dell’antifascismo e della
democrazia, con ospiti di grande rilievo come la senatrice Albertina
Soliani, presidente del Museo di Casa Cervi, e il presidente regionale
dell’Anpi Lombardia Tullio Montagna.
ONORIAMO LA MEMORIA DEI PARTIGIANI DELLA 52ma BRIGATA GARIBALDI
L’ANPI Provinciale di Como con le sezioni di Dongo e Lario Occidentale,
per onorare la memoria dei partigiani della 52ma Brigata Garibaldi,
indicono una conferenza domenica 28 aprile 2019 ore 10,30 presso
l’Istituto Civico Musicale di Dongo, via Statale 14.
Relatori: Tullio MONTAGNA – Presidente Regionale ANPI Lombardia Albertina SOLIANI – Presidente Istituto Alcide Cervi – Gattatico (RE)
Si è svolta ieri, 25 aprile 2019, la 74a celebrazione dell’anniversario della Liberazione, con la consueta cerimonia davanti al monumento alla Resistenza Europea. Alla presenza di un migliaio circa di cittadini, ha avuto luogo la posa delle corone ai Caduti della Resistenza. sul palco hanno poi preso la parola il sindaco di Como Mario Landriscina, Paolo Furgoni, Consigliere Provinciale e Luigi Nessi, ex assessore della giunta Lucini che parlava per l’Anpi. Al termine del suo discorso Nessi ha consegnato al sindaco di Como il testo della petizione nazionale rivolta a tutti i sindaci per il soddisfacimento del diritto dei richiedenti asilo all’iscrizione nelle liste dell’anagrafe.
Ecco qui di seguito il testo del discorso di Luigi Nessi: «Cittadine e cittadini,autorità civili, militari e religiose,
grazie di partecipare a questa celebrazione. Mi chiedo perché io,
perché a me l’onore e l’onere di essere su questo palco, in questa
data.Io sono nato, come tanti di voi, a guerra terminata; il primo anno
dopo il 1945, quando per l’Italia iniziava una nuova vita. Quindi
consideratemi uno di Voi, a cui l’ANPI ha dato questo compito gravoso e
importante.
Io, la Resistenza ho avuto la fortuna di conoscerla, di apprezzarla e di amarla, attraverso i racconti di tante persone, che ora piano piano, con tanta umiltà, stanno scomparendo; l’ ho conosciuta leggendo i libri di Pavese, di Fenoglio, di Giorgio Bocca; l’ho conosciuta vedendo i film; c’è stato nel dopoguerra e negli anni ’60, una intensa produzione di film che raccontava quegli anni, tra cui tanti capolavori; penso che tutti conosciate “Roma città aperta”, “Paisà” e tanti e tanti ancora che andrebbero riproposti nelle scuole, agli studenti di oggi. Quelli sono stati i film e libri della nostra giovinezza, che ci hanno avvicinato alla conoscenza di questo periodo che ci affascinava. Questo luogo, questo monumento, queste pietre, queste scritte tratte dalle lettere di tanti giovani martiridella Resistenza Europea ci devono far riflettere. Questo luogo merita – e lo dico alle autorità cittadine presenti – di essere conservato e restaurato, segnalato, che diventi il centro della coscienza di questa città. Così come sognava e avrebbe voluto RenzoPigni, un nostro Sindaco che oggi non è più con noi, che ci guarda da lassù e che qui ha dato sempre lezioni di vita raccontando i suoi ideali, a tanti giovani. Invece, pensate, un nostro parlamentare che in Europa ha un incarico notevole, qualche tempo fa, ha detto- poi si è corretto e ha chiesto scusa – che al tempo di Mussolini, il “fascismo non è stato un brutto periodo”, anzi! D’altra parte in altri luoghi di questo nostro paese si erigono monumenti a criminali di guerra, si veda il caso di Affile, o molto più vicino a noi, nell’Erbese si intitola una via ad un ascaro, un’etiope che si era venduto agli occupanti e lo si fa con tanto di rievocazione storica, esaltando le guerre coloniali, una vergogna! Fu quello purtroppo il periodo in cui sono state emanate le leggi razziali, una delle più grandi vergogne della nostra storia, sono state proibite le libere associazioni, c’è stata la guerra coloniale in Africa alla conquista di “un posto al sole”, combattuta con l’uso di gas e che ha ucciso migliaia di uomini e donne, è stata annullata la libertà di stampa, sono stati aboliti i sindacati dei lavoratori, è stata annullata la libertà di pensiero e chi non era d’accordo veniva eliminato . . . penso a Matteotti, a Don Minzoni, ai fratelli Rosselli, a Gramsci e a tanti altri. Ci siamo alleati con i nazisti, si sono fatti morire in tante parti d’Europa e in Russia tantissimi dei nostri giovani, seguendo le idee di conquista dell’ alleato che il fascismo aveva scelto, la Germania. Guerra, fame, morte, città e paesi distrutti. Poi l’armistizio e l’8 settembre, con il Re che scappa a Brindisi lasciando il nostro Paese e i nostri soldati allo sbaraglio. Fascisti e tedeschi commisero il grosso errore di pensare che le forze armate italiane non esistessero più. Che nessuno in questo paese volesse più combattere. Lì nacque una parte importante della Resistenza in comunione con le organizzazioni politiche antifasciste, comuniste, socialiste, cattoliche e liberali con l’obiettivo di respingere gli invasori, scardinare il fascismo e riportare la democrazia. Come disse Pietro Calamandrei: “era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini, di morire da uomini per vivere da uomini”. Infatti gli italiani decidono di resistere, si cercano e si radunano sulle montagne; non è una cosa improvvisata; quei pochi all’inizio, che poi diventeranno tanti, sono la conseguenza di radici profonde nate e cresciute nelle fabbriche, nelle università, nelle prigioni, nei campi,tra i fuoriusciti, nei paesi, nelle parrocchie.Da pochi a tanti, una resistenza, una guerra di popolo; operai, contadini, studenti, uomini e donne. Pensate alle donne staffette partigiane; poi tanti giovani, tanti giovani. Tanta gente di idee diverse, tutte tese a liberare il paese dai nazisti e dalle truppe che Mussolini ha riorganizzato nella sua Repubblica Sociale. La gente che aiuta i partigiani, gli scioperi delle fabbriche, i giovani che corrono in montagna. Comunisti, socialisti, cattolici, quelli di Giustizia e libertà, liberali e monarchici. Tutti insieme, uniti da un unico ideale. Oso dire una lotta di libertà, e nonostante i tanti fatti che ora è difficile interpretare, e su cui occorre riflettere, dico una lotta senza odio. Non dico di Dossetti, che fece la resistenza senza fucile, ma di Ermanno Gorrieri che sarà poi un Ministro del lavoro e disse “noi cercavamo di non fare stragi inutili e fare morti inutili, ma di combattere senza odiare”. Dico senza odio, pensando a quanto tedeschi e repubblichini compiono in quegli anni. Vi invito a capire la resistenza, visitando Napoli, le sue strade protagoniste delle memorabili quattrogiornate, dico di andare a visitare le Fosse Ardeatine a Roma, oltre 300 persone trucidate, di recarvi a Fossoli, un campo di concentramento da cui passavano gli ebrei e gli antifascisti, prima di essere inoltrati nei campi di sterminio al Nord, di visitare Marzabotto, le mura delle chiese di Montesole, di salire a Sant’Anna di Stazzema, di andare a Boves, alla Risiera di San Sabba, di visitare quel cascinale vicino a Reggio Emilia, che è la casa dei sette fratelli Cervi, e di pensare anche ai nostri soldati trucidati a Cefalonia. Tutte queste cattedrali laiche, dove c’è il sangue di tanti martiri, morti sognando una Italia libera e nuova. Vi invito anche a percorre anche i luoghi della nostra città, conoscere le sue lapidi, conoscere quelle del cimitero monumentale, dove ci sono i nomi degli operai deportati nei campi di concentramento a morire, operai protagonisti, come lo sono stati in tutti Italia, con gli scioperi del ’44. Vi invito, quando passate dalla sede della Prefettura o davanti alla palestra Mariani a pensare a quante persone sono state torturate da Saletta, un nome che a Como ha rappresentato il terrore e che ora a ReggioCalabria stanno tentando di riabilitare, e di sostare sempre davanti a questo monumento, di amarlo. E guardando il nostro Lago ricordatevi che qui si pose fine al regime fascista. C’è una storia che mi ha sempre colpito e che è giusto ricordare, quella del comandante partigiano Enrico Caronti, nato a Blevio, di fronte a noi, torturato e poi ucciso, perché non ha parlato, così come é giusto ricordare Teresio Olivelli, i sei giovani martiri di Cima di Porlezza tra cui Livia Bianchi, medaglia d’oro alla memoria, come l’altra medaglia d’oro, quella di Giancarlo Puecher, studente cattolico, uno dei primi martiri della guerra di Liberazione. E tanti altri che per ragioni di tempo non posso citare. Come vedete anche la nostra città ha avuto i suoi martiri che, con il loro sacrificio, ci hanno ridato la libertà. E qui mi permetto di chiedere al Sindaco che il prossimo anno, quando si ricorderà il 75esimo della Liberazione, la città dedichi una via o una piazza a Michele Moretti, abbondino d’Oro nel 1993; pensate fu uno dei protagonisti della esecuzione di Mussolini, in nome del popolo italiano; avrebbe potuto pretendere chissà cosa, allora; ritornò a lavorare alla Pessina, fu protagonista degli scioperi del 54 e venne licenziato; tornò umilmente a fare l’artigiano. La Resistenza è stata anche principio di democrazia; ho già accennato alle numerose idee che erano rappresentate nelle divisioni partigiane; Democrazia come forma di governo possibile e parità di diritti di tutte le classi e le estrazioni sociali. Basti pensare alle Repubbliche Partigiane della Val d’Ossola, di Alba, di Montefiorino. Non durarono tanto queste esperienze di libertà, di gestione e di amministrazione condivisa, ma furono la base per quello che sarà poi la Costituzione. È infatti dalla Resistenza, dai suoi uomini, che è nata poi la Repubblica e la nostra Costituzione. Se mi permettete il paragone, quasi un Vangelo laico che tante volte dimentichiamo. Costituzione che dice diritto al lavoro per tutti e a un giusto salario, che dice solidarietà e accoglienza, che dice unità e non divisione tra regioni ricche e povere, che dice che chi ha deve pagare più tasse per condividere con chi non ha, che dice niente guerre e niente fabbriche di armi, che dice libertà di religione, che dice diritti e doveri, che dice che lo straniero ha diritto di asilo. Pensando oggi alla Resistenza cosa possiamo dire: tradita, esaurita, incompiuta?Già Pier Amato Perretta si chiedeva: “Questa tremenda esperienza avrà giovato a qualcosa? S’impone una rieducazione profonda e costante, altrimenti nemmeno questa lezione servirà”. Ricordiamoci che la memoria è essenziale per continuare ad andare avanti. E Sandro Pertini che inaugurò il luogo dove ci troviamo oggi, riferendosi ai giovani disse “oggi la nuova Resistenza consiste nel difendere le posizioni che, permettetemi di dirlo, i vecchi hanno conquistato”. Penso che l’impegno di ricordare la nostra storia deve essere quotidiano. Perché dalla Resistenza è nata questa nazione e questa nazione si è data delle regole di libertà e di solidarietà scritte nella Costituzione, regole che quotidianamente bisogna seguire e che davvero non sarebbe difficile seguire, come il caso attuale dell’iscrizione negli elenchi di residenza dimostra, ed è per questo che mi permetto di consegnare pubblicamente al sindaco della città di Como la petizione che già da qualche giorno viene consegnata a molti sindaci d’Italia perché venga dappertutto garantita l’iscrizione dei richiedenti asilo nelle liste dei residenti.Come mi permetta signor Sindaco, visto che l’Anpi ha intitolato questa giornata “Nessuno escluso” di ricordarla che non è più possibile che ci siano persone senza dimora, sotto i portici delle ex chiese o in altri angoli della città. Nessuno escluso quindi a tutti un tetto; la situazione nella nostra città é drammatica e va risolta con l’impegno di tutti. Concludendo, invito a riflettere su questo, sull’oggi, a riflettere il 26 maggio quando dovremo scegliere come votare per l’Europa, io dico per una Europa di diritti e di pace, e il 2 Giugno, festa della Repubblica, rileggiamo e riflettiamo sulla nostra Costituzione. Diamoci questi impegni, condividiamoli, spieghiamoli ai giovani, tramandiamo quello che gli anziani ci hanno raccontato; oggi però permettetemi di gridare forte: Viva la Resistenza, Viva la Repubblica,Viva la Costituzione, Viva il 25 aprile e grazie ai suoi protagonisti sempre». [Luigi Nessi, per il 25 aprile 2019]
Programma del 25 aprile dell’Anpi di Mariano – Cantu’
I circoli Arci di Mirabello e Virginio Bianchi di Cantù, la sezione Anpi Mariano e Cantù, l’associazione Concordanza e il Coordinamento comasco per la Pace, con il patrocinio del Comune di Cantù, organizzano due giorni di eventi a Cantù per celebrare la festa della Liberazione dal nazifascismo.
Si parte la sera del 24 aprile alle 21 al circolo Arci Virginio Bianchi via Brambilla 3 con lo spettacolo Tu non sai le colline
– dove si moriva per la liberta’ della compagnia teatro d’acqua dolce.
Letture poetiche a cura di Arianna Nuzzo e Gabriele Penner, in
collaborazione con l’istituto di storia contemporanea Pier Antonio Peretta di Como.
Nel pomeriggio del 25 aprile nella piazzetta di fronte al circolo
Arci di Mirabello via Tiziano 5 dalle 17 con musiche e balli popolari
con l’associazione Concordanza e il gruppo Damatra’
Dalle 19.30 il circolo Arci di Mirabello apre le porte per una buona
pizza in compagnia (ingresso con tessera arci). Si richiede prenotazione
per la pizzata scrivendo a arcimirabellocantu@gmail.com o chiamando
Michele 3386746640
24 Aprile 2019, ore 21 presso la Sala Consiliare di Lurago d’Erba
Narrazione teatrale a cura di
Stefano Panzeri
TERRA MATTA (1918 – 1945)
la Grande Guerra, il fascismo e il ritorno della guerra.
Ingresso gratuito
24 aprile, ore 23 00
“ Porta un fiore al partigiano “
Lambrugo a Giancarlo Puecher- Monguzzo a Luigi Conti – Erba a Giancarlo Puecher
25 Aprile, ore 9,15 Lurago d’Erba
Cerimonia ufficiale con l’amministrazione pubblica e le autorità locali
Celebrazione del 74° anniversario della liberazione
Altre nostre delegazioni saranno presenti a Ponte Lambro ed Erba per invito a partecipare alla celebrazione del 25 aprile da parte dei rispettivi sindaci .
25 aprile, ore 14 – Manifestazione naz. ANPI a Milano con la Banda degli Ottoni a Scoppio
Programma della sezione di Como “Perugino Perugini
Anpi sezione di Como “Perugino Perugini”
25 aprile 2019 NESSUNO ESCLUSO
per
i diritti umani e sociali, per la convivenza civile, per la piena
attuazione della Costituzione, contro ogni fascismo e razzismo, scendi
in piazza!
SABATO 20 APRILE
PORTA UN FIORE AL PARTIGIANO deposizione di un omaggio floreale sulle lapidi che ricordano i caduti partigiani in città a Como
ore 11.00 celebrazione dei partigiani che riposano al Cimitero di Albate-Como (via Caduti albatesi)
MARTEDI’ 23 APRILE
Ore 21 Spazio Gloria – via Varesina 72 Como
Proiezione del film/documentario: QUANDO SCOPRIMMO DI NON ESSERE PIU’ ITALIANI (Evento Speciale – Festa del Cinema di Roma)
Il
film descrive le vicende di italiani, ebrei e non ebrei, durante il
periodo che va dalla pubblicazione delle leggi razziali (1938) alla
deportazione dall’Italia (1943-1945). A parlare non sono solo i
perseguitati, ma anche i persecutori e poi gli altri testimoni, cioè
quella stragrande maggioranza di italiani che non aderirono
all’applicazione delle leggi razziali, ma neanche si opposero. Un’opera
originale su un tema di grande complessità, considerando che i pochi
testimoni dell’epoca sopravvissuti sono molto anziani, la memoria
collettiva si sta spegnendo e la conoscenza dei fatti delle giovani
generazioni è sempre più labile. Il progetto ha l’ambizione di
illustrare alle nuove generazioni – da punti di vista a volte
contrapposti – cosa significarono in concreto, nella vita di tutti i
giorni, le leggi razziali. Ad esempio cosa comportò per varie famiglie
l’impossibilità di mandare i propri figli a scuola o l’improvvisa
perdita del lavoro. Il documentario vuole infine raccontare quegli
italiani che approfittarono della situazione, a volte con vero
entusiasmo
Introduzione di Fabio Cani
Ingresso Libero
Promuovono: Arci Como e Anpi sezione di Como
con l’adesione di: Cgil Como, Istituto di storia contemporanea P.A. Perretta, Como senza Frontiere, Osservatorio democratico sulle nuove destre di Como e provincia, Soci Coop Como, Ass. nazionale di Amicizia Italia cuba circolo di Como
GIOVEDI’ 25 APRILE
ore 8.45 celebrazione dei partigiani Giuseppe Frangi Lino e Giovanni Negrini, cimitero di Villa Guardia, frazione di Maccio
ore 9.45 celebrazione del partigiano Alfonso Lissi, cimitero del quartiere di Rebbio a Como, intervento rappresentante Associazione Alfonso Lissi
ore 11.00 celebrazione ufficiale,
Monumento alla Resistenza Europea, Giardini a lago, Como. A nome
dell’ANPI interverrà dal palco LUIGINO NESSI. Saremo presenti con uno
spazio informativo e stand con libri, magliette, bandiere e spillette.
ore 14.00 MANIFESTAZIONE NAZIONALE A MILANO, concentramento dei partecipanti al corteo lungo corso Venezia.
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
l Ministro dell’Interno ha dichiarato che sarà in Sicilia il 25
aprile per uscire “dal dibattito fascisti-comunisti” e parlare di
liberazione dalla mafia. È istituzionalmente doveroso che Salvini esca
dalla sua brutale propaganda contro una festa nazionale che ricorda
tante donne e uomini sacrificatisi per ridare all’Italia la libertà
sottratta dalla violenza e dai crimini del fascismo e del nazismo. La
liberazione dalla mafia è una battaglia quotidiana – come ci testimonia
continuamente Don Luigi Ciotti – condotta con passione e impegno da
magistrati, forze dell’ordine, giornalisti e sacerdoti, non uno
strumento retorico da usare per non onorare con il dovuto rispetto
l’antifascismo e la lotta partigiana.
Per il sesto ed ultimo appuntamento dei corsi di Storia della Resistenza.
Ultimo appuntamento dei corsi di Storia della Resistenza sabato 6 aprile nella sede del CNA in via Innocenzo XI a Como, ore 15,00:
Valerio Onida giurista e accademico italiano, professore emerito di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano , terrà una lezione su:
Comunicato della Segreteria nazionale ANPI sulla mozione del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia di accusa all’ANPI e all’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di riduzionismo o addirittura negazionismo sul dramma delle foibe
La mozione del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia di
accusa all’ANPI e all’Istituto regionale per la storia della Resistenza e
dell’età contemporanea del Friuli-Venezia Giulia di riduzionismo o
addirittura negazionismo sul dramma delle foibe e dell’esodo,
rappresenta una inaccettabile censura perché nega libertà e legittimità
alla ricerca storica in base ad un pregiudizio di ordine politico e
ideologico. È gravemente faziosa perché assume l’opinione degli
estensori come inconfutabile verità, mentre in particolare in questa
regione occorrerebbe bandire qualsiasi uso politico della storia e
approfondire la conoscenza e il confronto su basi scientifiche. È un
atto di irresponsabilità, perché, strumentalizzando il terribile dramma
delle foibe, fomenta un clima di odio e di rivincita e riapre tensioni
del passato con i Paesi confinanti, in particolare Slovenia e Croazia.
Distorce e falsifica la legge che punisce “l’incitamento alla
discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o
religiosi”. Si permette di delegittimare l’ANPI e l’Istituto regionale
per la storia della Resistenza, rivelando così un intollerabile spirito
di vendetta non solo verso questi istituti al servizio della Repubblica,
ma specialmente verso la Resistenza. L’ANPI non si farà certo
intimidire da questi grotteschi tentativi di sanzionare chi da
settant’anni custodisce la memoria della Resistenza e difende la
Costituzione; nello stesso tempo l’ANPI denuncia il disegno oscurantista
e autoritario che sta prendendo piede nel nostro Paese e di cui questa
mozione è una prova gravissima e lampante.
Impeccabile lezione del prof. Giuseppe Calzati, presidente dell’Istituto di storia contemporanea P.A. Perretta, sulla Resistenza nel comasco dal 25 luglio 1943 al 25 aprile 1945.
“Non sono fascista, nè filofascista e non vi è alcuna probabilità che lo diventi fino a quando durerà la lode e la tutela della violenza, fino a quando i nati della stessa terra si chiameranno “dominati” e “dominatori” e non già soltanto “fratelli”. Lettera di Pier Amato Perretta al figlio Giusto.
Sabato 30 marzo alla villa Mainona di Tremezzo, in via Regina 22, alle ore 15,00 avrà luogo il quinto appuntamento dei corsi di Storia della Resistenza.
L’argomento della nuova lezione sarà:
La Resistenza nel Comasco 1943 – 1945
Relatore Giuseppe Calzati, presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta.
Si è spenta a Roma la compagna Tina Costa, componente del Comitato Nazionale ANPI e Vice Presidente Vicario del Comitato Provinciale di Roma, una partigiana che non ha mai smesso di lottare per gli ideali di libertà e giustizia sociale che l’avevano portata da ragazza a partecipare alla Resistenza. Veniva da una famiglia di socialisti e comunisti del 1921 e aveva imparato presto a resistere e rifiutare ogni forma di fascismo. È stata un esempio di instancabile militanza comunista, prima nel Pci e poi in Rifondazione, di impegno antifascista in tutte le battaglie contro ogni discriminazione e razzismo, per la democrazia, la difesa e l’attuazione della Costituzione, per i diritti di tutte e tutti. La partigiana che aveva rischiato la vita per liberare il paese dall’invasore e che in ogni manifestazione portava il fazzoletto tricolore dell’ANPI è sempre stata un’internazionalista impegnata nella solidarietà con le lotte di liberazione dei popoli, da Cuba alla Palestina ai curdi. La bambina che a 7 anni rifiutò di indossare la divisa di “figlia della lupa” ha portato per anni nelle scuole la sua testimonianza invitando le nuove generazioni a tenere vivi i principi di libertà della Costituzione. Non c’è stata manifestazione in cui non si vedesse Tina presente e contenta di vedere giovani raccogliere l’eredità delle lotte per la libertà. Tina la ricordiamo con il volto gioioso con cui a pugno chiuso all’ultimo Gay Pride cantava insieme a migliaia di persone Bella ciao o l’insistenza con cui in ogni 25 aprile ci ricordava che “siamo tutti partigiani” e che la Resistenza vive nelle lotte di ogni giorno.
Non la Resistenza Europea, ma LE Resistenze Europee. Un excursus sulla storia dei movimenti di lotta al nazismo europei per capire l’Europa di oggi.
Questo il sunto della lezione di “Resistenza nell’Europa occupata 1940-1945″ tenuta dal prof. Claudio Silingardi, direttore dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri ieri, sabato 16 marzo, presso la Sala Meridiana di Uggiate Trevano.
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Sabato 16 marzo alle ore 15,00 presso la Sala Meridiana di Uggiate Trevano si terrà il quarto appuntamento dei corsi di storia della Resistenza.
La lezione, dal titolo “ Resistenza nell’Europa occupata 1940-1945“
sarà tenuta dallo storico e scrittore Claudio Silingardi, direttore dell’Istituto storico di Modena.
Claudio Silingardi ha pubblicato numerosi saggi, fra gli altri ” La Repubblica partigiana di Montefiorino” – ” Alle Spalle della linea gotica: storie, luoghi e musei di guerra nell’Emilia Romagna”, e , con Metella Montanari: ” Storia e memoria della Resistenza modenese”
Ricordiamo che la partecipazione è gratuita e aperta a tutti.
Il 23 marzo a Milano numerose organizzazioni neofasciste si preparano a celebrare la nascita dei fasci di combattimento. Oltre al preannunciato concerto nazi-rock di CasaPound, è prevista una manifestazione in via San Damiano, dove aveva sede il quotidiano socialista “Avanti!”, presa d’assalto e incendiata da un gruppo di fascisti e arditi il 15 aprile 1919. Infine, sempre il 23 marzo, al Cimitero Monumentale ci sarà un omaggio alla cripta degli squadristi fatta erigere da Mussolini nel 1925.
Abbiamo chiesto al Prefetto e al Questore di Milano di vietare queste oltraggiose manifestazioni neofasciste “commemorative ” di un periodo nefasto, della storia del nostro Paese e non solo di essa. Le celebrazioni e l’esaltazione del tragico centenario della nascita dei fasci di combattimento devono essere vietate. Milano e l’intero nostro Paese non possono accettare questo gravissimo sfregio alla democrazia e alla memoria di coloro che hanno combattuto per la libertà di tutti noi.
Tra le iniziative da noi per il momento programmate per sabato 23 marzo che proporremo al Comitato Permanente Antifascista nella riunione di giovedì 14 marzo, abbiamo deciso di promuovere una manifestazione al Cimitero Monumentale, che ospita il Monumento al Deportato e il Cimitero Ebraico, per rendere omaggio a tutti coloro che sono stati vittime della persecuzione nazifascista. L’appuntamento è alle ore 10,30 all’ingresso del Cimitero Monumentale. Nel corso del pomeriggio del 23 marzo confluiremo in piazza San Sepolcro, dove si svolgerà un interessante incontro organizzato dal Comune di Milano e dagli istituti storici, sulla nascita di fasci di combattimento a Milano.
Roberto Cenati Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano
I testi delle prese di posizione contro le iniziative del 23 marzo promosse a Milano da CasaPound e a Prato da Forza nuova
Il comunicato del Presidente dell’ANPI provinciale di Milano:
No alla “commemorazione” della nascita del fascismo a Milano.
Il 23 marzo a Milano numerose organizzazioni neofasciste si preparano
a celebrare la nascita dei fasci di combattimento. Oltre al
preannunciato concerto nazi-rock di Casa Pound, è prevista una
manifestazione in via San Damiano, dove aveva sede il quotidiano
socialista “Avanti!”, presa d’assalto e incendiata da un gruppo di
fascisti e arditi il 15 aprile 1919. Infine, sempre il 23 marzo, al
Cimitero Monumentale ci sarà un omaggio alla cripta degli squadristi
fatta erigere da Mussolini nel 1925..Nel giro di poche settimane, tra il
23 marzo prossimo e il 15 aprile, Milano rischia di diventare teatro di
manifestazioni “commemorative” e di esaltazione del nascente squadrismo
fascista. Ci rivolgiamo al Sindaco di Milano perché faccia ancora una
volta sentire la voce della nostra città, capitale della Resistenza, che
anche nei momenti più bui della repressione fascista seppe resistere.
Chiediamo al Prefetto e al Questore di Milano di vietare queste
oltraggiose manifestazioni neofasciste “commemorative ” di un periodo
nefasto, della storia del nostro Paese e non solo di essa.. La
Costituzione repubblicana consente la più ampia libertà di espressione,
di pensiero, di parola, ma non l’apologia del fascismo, condannata dalle
leggi Scelba e Mancino. Milano e l’intero nostro Paese non possono
accettare questo gravissimo sfregio alla democrazia e alla memoria di
coloro che hanno combattuto per la libertà di tutti noi. In serata il
Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha accolto il nostro appello con questa
importante e ferma dichiarazione: “La manifestazione che CasaPound sta
organizzando a Milano è oltremodo oltraggiosa. Auspico che il Prefetto e
il Questore la vietino. Non accetteremo mai alcun tipo di raduno,
corteo o iniziativa che inneggi e celebri il fascismo nella nostra
città. Milano è e resterà sempre una città profondamente antifascista.”
Roberto Cenati – Presidente ANPI Provinciale di Milano
Il comunicato del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala:
La manifestazione che Casapound sta organizzando a Milano è oltremodo oltraggiosa.
Auspico che il Prefetto e il Questore la vietino.
Non accetteremo mai alcun tipo di raduno, corteo o iniziativa che
inneggi e celebri il fascismo nella nostra città. Milano è e resterà
sempre una città profondamente antifascista.
Il comunicato dell’ANPI provinciale di Prato:
L’ANPI è impegnata da sempre a richiedere l’applicazione della XII
Disposizione della Costituzione e le Leggi Scelba e Mancino; insiemi a
tutti i promotori dell’appello MAI PIÙ FASCISMI continueremo uniti a far
sentire la nostra voce.
La manifestazione di Forza Nuova è una provocazione ed è
inaccettabile consentire passeggiate fasciste nella nostra città
decorata medaglia d’argento al Valor Militare per la sua attività
antifascista.
Bene ha fatto il Sindaco ad aver chiesto alla questura il diniego
alla richiesta di autorizzazione alla manifestazione di Forza Nuova.
La lettera del Sindaco di Prato, Matteo Biffoni, al Questore:
La manifestazione è indetta per la celebrazione dei 100 anni del
fascismo e pertanto, a mio modo di vedere, viola la L 645/1952 che mette
in atto la XII disposizione transitoria della Costituzione italiana.
Pare dunque evidente che un’iniziativa che celebra il fascismo sia in
totale contrapposizione con la normativa vigente e con i principi
sanciti dalla Costituzione italiana. Per tale motivo sono a chiederLe di
valutare il diniego alla richiesta di autorizzazione di tale
manifestazione. Esiste anche un problema di ordine pubblico dal momento
che il 23 marzo, come già da tempo organizzato, si svolgerà a Prato il
Festival dell’Economia circolare, evento di carattere nazionale diffuso
in diversi spazi del centro storico e presso aziende, coinvolgendo oltre
al Comune di Prato anche le imprese del distretto tessile pratese.
Molti saranno gli ospiti che dal 21 al 24 saranno presenti a Prato per
questa occasione.
Messaggio del Presidente emerito dell’ANPI, Carlo Smuraglia, al convegno del 9 marzo a Firenze dell’Associazione nazionale Partigiani Cristiani “La Resistenza 75 anni dopo tra storia e sfide globali”
“Ricevo l’invito all’importante Convegno del 9 marzo p.v. e mi rammarico vivamente di non avere la materiale possibilità di intervenire, essendo impegnato da tempo in altra iniziativa a Milano. Ma desidero esprimervi il mio compiacimento per un’iniziativa così ricca e così opportuna, in tempi in cui la memoria corre seri pericoli, e la Resistenza appare a molti (troppi) una vicenda lontana e superata. La Resistenza è – e deve essere – viva tutt’ora nei nostri cuori e nelle nostre menti; dovrebbe essere fatta conoscere nelle scuole e dovrebbe essere stabilmente inserita in quella memoria collettiva che è patrimonio insopprimibile di ogni Nazione. La Resistenza è stata un fenomeno grandioso, per la ricchezza e varietà delle componenti e l’unitarietà della visione complessiva (la Liberazione e la creazione di una Stato fondato sulla Democrazia). Essa ha rappresentato un grande processo di maturazione per chi vi ha partecipato e per tutto il Paese. Senza la Resistenza non si spiegherebbe il grandioso fenomeno che è stata la Costituzione Repubblicana, nella cui elaborazione furono composti tanti fermenti, ispirazioni e aspirazioni che avevano costituito il nucleo importante della Resistenza stessa. L’unitarietà degli obbiettivi, nella diversità delle opinioni politiche e sociali, dovrebbe costituire un insegnamento imprescindibile nella società moderna, così scomposta, frammentata e divisa. La mia esperienza personale di quel periodo, nella Resistenza vera e propria e nel successivo impegno nell’esercito italiano all’interno dell’ ottava armata, costituisce per me più che un ricordo, un insegnamento e uno stimolo per il modo di affrontare degnamente, nel rispetto di tutte le opinioni, la convulsa vita di oggi. Credo che siano questi sentimenti che ci rendono ancora “amici”, a settantacinque anni dalla liberazione, mettendo da parte le diversità che anche allora ebbero a sussistere, riuscendo peraltro a comporsi negli obiettivi comuni. Il vostro ricordo è importante, oltretutto, nel momento in cui cerchiamo di lavorare, possibilmente con spirito unitario, per trovare, nelle diversità, la forza di affrontare i problemi di un mondo travagliato e difficile, in cui troppo spesso l’odio riesce a prevalere sulla solidarietà. Per questo mi sento vicino a voi, in occasione del vostro convegno e mi auguro che esso segni una tappa positiva nello sviluppo di una nuova e diffusa volontà di rinnovamento, rafforzando una memoria che, se non riesce ancora ad essere condivisa da tutti, sia quantomeno la memoria collettiva su cui il Paese può affrontare non solo il suo passato, ma anche il suo futuro”.
Bella la terza lezione dei corsi di Storia della Resistenza sul tema Fascismo e Antifascismo in Italia, tenuta magistralmente dal prof. Paolo Pezzino, presidente dell’ Istituto Nazionale Ferruccio Parri. Pubblico, come sempre, partecipe e interessato.
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Si ricorda che l’appuntamento di sabato 2 marzo per la terza lezione di Storia della Resistenza sarà in via Roma nella Sala Civica di Mariano Comense.
Terzo incontro dei corsi di Storia della Resistenza
Sabato 2 marzo alle ore 15,00 a Mariano Comense si terrà il terzo incontro dei corsi di Storia della Resistenza organizzati da Anpi Provinciale.
Il tema dell’incontro sarà
FASCISMO E ANTIFASCISMO IN ITALIAla lezione sarà tenuta dal professor Paolo Pezzino, storico e accademico, autore di numerosi saggi storici.
Paolo Pezzino dal 2013 al 2016 è stato direttore scientifico del progetto ” Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia 1943-1945″, progetto promosso da ANPI nazionale e Insmli.
Dal 2018 è presidente dell’istituto nazionale Ferruccio Parri.
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
La risposta del ministro Tria di non
considerare “prioritario” lo sgombero della sede illegittimamente
occupata da CasaPound a Roma, da ben 15 anni, è un vero scandalo ed un
affronto all’Italia democratica. Le ragioni “tecniche” addotte dal
ministero sono la foglia di fico per coprire l’evidente protezione che
questo governo sta dando ad un’organizzazione dichiaratamente
neofascista che, in quanto tale, dovrebbe essere sciolta in base alla
XII Disposizione finale della Costituzione. L’occupazione abusiva di
un intero stabile avviene mentre il Governo ha buttato in mezzo alla
strada centinaia di poveretti senza lavoro, senza reddito, senza
assistenza e senza tetto. Essa è un’offesa a Roma, la cui Sindaca da
tempo aveva richiesto lo sgombero della sede. Ed è un oltraggio alla
storia di questa città, Medaglia d’oro della Resistenza.
Sabato 16 febbraio, a Monguzzo, si è tenuta la seconda lezione del corso di Storia della Resistenza organizzata dall’Anpi Provinciale di Como, dal titolo FASCISMO E ANTIFASCISMO IN LIBIA E ERITREA. Un pubblico folto e attento ha seguito con il fiato sospeso la conferenza dello storico comasco Matteo Dominioni, laureato in storia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia con una tesi sull’occupazione fascista nel Goggiam in Etiopia e in seguito dottore in storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino con la tesi sull’occupazione italiana dell’Etiopia dal 1935 al 1941.
Matteo Dominioni ha anche pubblicato diversi libri sull’argomento, come ad es. “Lo Sfascio dell’Impero”, ed. Laterza e “Prigioniero d’Africa, la battaglia di Adua e l’impero coloniale del 1895-96 nel diario di un caporale italiano” ed. Nodo
Al termine della conferenza la sezione di Monguzzo ha offerto a tutti i presenti un ricco e goloso rifresco.
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Cade oggi, 15 febbraio 2019, il decimo anniversario della morte di Perugino Perugini, che fu per moltissimi anni segretario dell’Anpi Provinciale, vera colonna portante della nostra associazione, a cui si dedicò generosamente e instancabilmente.
Ciao Perugino, la tua coerenza, la tua lealtà, il tuo impegno ci saranno sempre di esempio.
Venerdì 22 febbraio, alle ore 20,45 presso il centro polifunzionale di Gravedona e Uniti, verrà proiettato il documentario candidato al Premio Oscar OPEN HEART, del regista Kief Davidson, sull’attività di EMERGENCY in Sudan.
Ingresso libero.
I fondi raccolti durante la serata saranno destinati alla clinica pediatrica di Emergency a Bangui
Domenica 10 febbraio la staffetta partigiana Wilma Conti compirà 90 anni.
Nata a Dongo da una famiglia antifascista ( il padre, Luigi Conti, che verrà torturato dai fascisti, faceva parte del CNL di Dongo), Wilma Conti inizia la sua attività di staffetta a quattordici anni, arrampicandosi sui monti per portare viveri e ordini ai partigiani della 52a Brigata. Parallelamente, svolgerà il lavoro di segretaria dell’eroe della Resistenza Enrico Caronti, allora Commissario politico della 52a, che si serviva del retro bottega della trattoria del padre di Wilma come luogo di incontro clandestino con gli altri rappresentanti del CNL. Ma è dopo la retata del dicembre del ’44 che l’attività di Wilma subisce un’accellerazione: le viene assegnato il compito estremamente delicato di tenere i collegamenti tra Como e i partigiani rimasti sulle montagne, compito che adempie con coraggio e abilità. Il nuovo incarico la induce ad affronare quotidianamente i pericoli e le difficoltà che accompagnano ogni spostamento in quegli anni di guerra, a cui si aggiungono i rischi legati all’attività clandestina.
” La libertà oggi i giovani non sanno neanche cos’è, per loro è una cosa acquisita. Noi lo sappiamo, perchè sappiamo cosa abbiamo sofferto per conquistarla”.
( tratto dal libro “Nessuno mi ha fermata” di Roberta Cairoli)
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI, Carla Nespolo
4 Febbraio 2019
“L’aggressiva dichiarazione del
Ministro dell’Interno ci consente di precisare, una volta per tutte, che
all’ANPI il Governo non dà contributi a fondo perduto bensì finanzia –
come per tutte le associazioni riunite nella Confederazione italiana tra
le associazioni combattentistiche e partigiane – progetti di ricerca
che vengono accolti dal Ministero della Difesa, sulla base di precise
proposte e dopo aver ottenuto parere favorevole delle Commissioni Difesa
della Camera e del Senato. Non certo per timore delle “minacce” di
Matteo Salvini ma per ribadire chiarezza e obiettività storica, ripeto
quanto già affermato giorni fa dalla Segreteria Nazionale ANPI: le foibe
sono state una tragedia nazionale, che copre un amplissimo arco di
tempo e va affrontata senza alcuna ambiguità, contestualizzando i fatti.
In molte realtà italiane l’ANPI ha collaborato con altre associazioni
per ricordare questa pagina tragica della nostra storia. Gradirei molto
che chi minaccia di cancellare i contributi alla nostra Associazione,
abbia la doverosa curiosità di andare a leggere i documenti ufficiali da
noi prodotti sul tema. Sia la frase sulla pagina Facebook dell’ANPI di
Rovigo che l’iniziativa di Parma non sono condivisibili e offrono uno
straordinario pretesto di polemica a chi è molto più amico di Casapound
che dell’ANPI”.
Sabato 2 febbraio, presso la sede dell’Anpi Provinciale di Como, in via Brambilla 39, si è tenuto il primo dei corsi di storia sulla Rsistenza. Tema dell’incontro:
Fescismo e antifascismo nel comasco del 1919 al 1943. Relatrice la professoressa Roberta Cairoli.
Roberta Cairoli ha conseguito il dottorato di ricerca in “Società europea e vita internazionale nell’età moderna e contemporanea” presso l’Università degli Studi di Milano, svolgendo un periodo di formazione all’estero presso: National Archives and Records Administration, College Park, Maryland; Archivio federale svizzero a Berna (Schweizerische Bundesarchiv). Diverse le sue pubblicazioni, fra le altre: R. Cairoli, F. Cani, I. Granata, L. Martin, V. Merazzi, “I cancelli erano chiusi. La situazione nelle fabbriche e gli scioperi del 1944 a Como“, Nodolibri “Nessuno mi ha fermata. Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del Comasco”(1922-1945),Nodolibri ” Donne in divisa: le ausiliarie della Rsi“, in Vivere al tempo della Repubblica sociale italiana”a cura di R. Chiarini e M. Cuzzi, Masetti Rodella Editori
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Sabato 2 febbraio, alle ore 15,00 presso la sede dell’Istituto di Storia in via Brambilla, 39 inizierà la prima delle lezioni sulla storia della Resistenza.
La storica Roberta Cairoli parlerà su ” Fascismo e Antifascismo a Como dal 1919 al 1943″
Le ceneri di Renzo saranno tumulate al cimitero Monumentale di Como venerdì 1 febbraio alle ore 14,00.
Per chi volesse presenziare, sarà l’occasione per un ultimo commiato.
Durante la notte è morto l’on. Renzo Pigni, figura storica della sinistra comasca, antifascista sempre in prima linea nelle battaglie per la democrazia. Fu eletto deputato nella lista del partito socialista dal 1953 fino al 1968 e dal 1968 al 1972 divenne deputato per lo PSIUP, di cui fu tra i fondatori. Consigliere comunale a Como dal 1951 al 1994, fu vice sindaco nella Giunta dell’avv. Antonio Spallino negli anni ’80, periodo in cui fu progettato e realizzato il Monumento alla Resistenza europea ai giardini a lago, inaugurato il 28 maggio 1983 alla presenza del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Renzo Pigni nell’ ottobre del 1992 è stato sindaco della città di Como per un anno in una coalizione con PDS, democristiani, socialisti e altre formazioni di sinistra. Un passato da partigiano, fu punto di riferimento nell’ANPI, in cui ricopriva la carica di vice presidente nel Direttivo Provinciale di Como e nell ‘Associazione Italia-Cuba.
I funerali si svolgeranno domani sabato 26 alle ore 14.30 nella chiesa di Sant’Orsola a Como. Invitiamo le sezioni dell’ANPI a partecipare con le bandiere.
Daria Caronti, figlia di Nello e nipote di Enrico Caronti, eroe della Resistenza, ha parlato alla commemorazione dei martiri di Cima a nome dell’ANPI Provinciale di Como. Qui di seguito il discorso di Daria.
Cittadine e cittadini, autorità, a nome dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia porgo un sentito ringraziamento a tutte e tutti per la vostra numerosa presenza qui, oggi, a ricordare un episodio particolarmente doloroso e feroce della storia del nostro territorio. Un ringraziamento particolare rivolgo a studentesse e studenti delle Scuole presenti, e ai loro insegnanti. La vostra presenza dimostra visione della storia e senso civico che dovrebbero essere assi portanti dell’insegnamento e della conoscenza.
Sono Daria Caronti, nipote di un partigiano, quell’Enrico Caronti barbaramente torturato e poi fucilato il 23 dicembre 1944 a Menaggio dalle stesse bande che qui compirono l’eccidio che stiamo commemorando, e sento il dovere e l’obbligo di rivolgermi ai giovani delle scuole perché studino la nostra storia, e ne traggano l’insegnamento che non può esserci democrazia senza libertà, e che la libertà, come era scritto in una bellissima canzone di Giorgio Gaber, non è “star sopra una albero, ma è partecipazione”.
Giovedì 24 gennaio p.v. ricorre il 74° anniversario dell’uccisione, ad opera dei fasciti, dei partigiani Enrico Cantaluppi di Lipomo e Luigi Ballerini di Albate. L’ANPI li ricorderà con una breve cerimonia e la deposizione di una corona giovedì 24 alle ore 16,00 in Viale Innocenzo XI angolo Via Benzi a Como nei pressi del luogo dove furono uccisi. Nella speranza di essere in tanti inviamo cari saluti.
Como città messaggera di pace. Si è svolta ieri pomeriggio la marcia della Pace 2019, organizzata dal Coordinamento comasco per la Pace, che ha visto l’adesione di numerosissime associazioni di volontariato sociali, politiche e religiose, con la partecipazione di oltre mille cittadini. Un marcia pacifica, multietnica e colorata alla quale non poteva mancare una nostra delegazione.
Si è spento a Milano il 16 gennaio Venanzio Gibillini ex deportato a
Bolzano, Flossenburg e Kottern (Dachau). Aveva 94 anni e 20 quando fu
arrestato e Deportato. Aveva meritato l’Ambrogino d’Oro, massima
onorificenza cittadina e come ogni anno in vista del Giorno della
Memoria si apprestava alla “fatica” di recarsi nelle scuole ad
incontrare i ragazzi. L’ultimo impegno al Centro Asteria di Milano:
aveva dovuto rimandarlo per l’improvviso aneurisma. «Con Venanzio Milano
perde il testimone più conosciuto della deportazione politica», scrive
l’ANED (Associazione Nazionale ex deportati nei campi nazisti) nel darne
notizia. Poco dopo la liberazione scrisse le proprie memorie che con
l’aiuto dell’ANED sono diventate un libro digitale scaricabile
gratuitamente: «Warum gefangen» (“Perché deportato”).
74° anniversario della strage fascista dei sei martiri a Cima.
Programma:
ore 9,30 – ritrovo – fontana sul lungolago a Cima e partenza del corteo lungo il ” Sentiero della Memoria”
ore 10,00 – Cimitero di Cima – commemorazione dei partigiani uccisi con discorsi, testimonianze, lettere e poesie alla presenza di rappresentanze studentesche, politiche, religiose, militari e di associazioni del territorio. Inaugurazione dell’installazione “Per non dimenticarli”di Giacomo Nicola Manenti del gruppo Koinè – esposta fino al 25 aprile 2019. Al termine vin brulè partigiano offerto dalla ProLoco e te’ offerto dalla scuola alberghiera.
Patrocinio: Comune di Porlezza
Aderiscono: A.N.P.I. Associazione Museo della Resistenza comasca di Dongo, Istituto di Storia contemporanea Perretta, Centro Studi Schiavi di Hitler di Cernobbio, ANPPIA, SPI-CGIL centrolago e valli, Istituto comprensivo di Porlezza, Istituto d’Istruzione superiore Vanoni di Menaggio e di Porlezza.
Como senza Frontiere, a cui l’ANPI ha dato l’adesione, partecipa all’iniziativa il “MESE DELLA PACE” .
Sabato 12 gennaio in Largo Miglio ( Porta Torre) a Como si ricordano le persone morte nel Mediterraneo con una manifestazione dal titolo significativo “34361quantiancora”.
Nell’occasione si leggeranno i nomi delle persone scomparse e contemporaneamente verranno distribuiti volantini contro la legge sulla sicurezza recentemente approvata. La nostra associazione sarà presente per la lettura dei nomi e la distribuzione dei volantini dalle ore 13 alle ore 14
Dichiarazione della Presidente nazionale ANPI a sostegno della decisione del Sindaco di Palermo di sospendere l’applicazione di una parte della legge sicurezza e immigrazione.
L’ANPI con i Sindaci che resistono costituzionalmente
È un fatto molto positivo che alcuni Sindaci, per rispetto pieno
della Costituzione, abbiano deciso di sospendere l’attuazione di quelle
parti della legge sicurezza e immigrazione inerenti l’attività dei
Comuni. Lo ha fatto per primo meritoriamente il Sindaco di Palermo
Leoluca Orlando, ed altri sindaci, altrettanto meritoriamente, stanno
seguendo la sua strada. L’articolo 13 della legge nega al richiedente
asilo in possesso del permesso di soggiorno la possibilità di iscriversi
all’anagrafe e quindi di avere la residenza, impedendogli di
conseguenza di usufruire di qualsiasi servizio, a cominciare
dall’assistenza sanitaria. Migliaia e migliaia di persone, pur presenti
legalmente nel nostro Paese, sono così giuridicamente cancellate. Ciò
comporterà inevitabilmente il passaggio di gran parte di costoro
all’illegalità, compromettendo ogni loro speranza e la sicurezza di
tutti i cittadini. La coraggiosa decisione di Orlando e di altri Sindaci
di non dare attuazione a tale articolo apre così anche sul terreno
istituzionale quel percorso di resistenza civile che da tempo l’ANPI
aveva auspicato non contro questo Governo in quanto tale, ma contro i
provvedimenti che negassero i fondamentali diritti costituzionali
ribaditi dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Se c’è un
contrasto fra leggi e Costituzione, occorre che venga alla luce con
chiarezza affinché la Corte Costituzionale possa pronunciarsi in merito.
Ci auguriamo che ciò avvenga al più presto.
Mario De Rosa nasce a Napoli il 31-12-1919. Orfano, frequenta il Collegio Serristori; nel 1939 consegue il Diploma Magistrale e torna a Napoli dove Gennaro Minoprio, condannato per antifascismo. Chiede l’iscrizione al PCI.
Nel 1940 si iscrive all’Università e poi parte per il corso allievi ufficiali a Salerno.
Fra il 1942/43 fa parte del 106° Battaglione Guardia Frontiera: fronte greco e fronte Yugoslavo. Catturato dai Tedeschi, rifiuta la collaborazione e finisce nei Lager di Germania. Fra il 1943/45 passa dal Lager di Cwestocovo a Koln, da Oberlangen a Vizendorf e Amburgo sull’Elba.
1945 rientra a Napoli, si iscrive al PCI e lavora presso la Federazione napoletana con vari incarichi. Nel 1950 parte per Milano dove la sua compagna ha trovato lavoro e assume la responsabilità del “coordinamento del partito” nell’azienda tranviaria milanese
Nel 1953 vince il concorso magistrale e insegna.
Nel 1955 ritorna a Napoli, dove continua l’impegno di partito all’interno della scuola e nel 1962 vince il concorso per Direttore Didattico ed è trasferito a Como.
Nel 1965 si iscrive alla specializzazione in Psicologia all’Università di Torino.
Vince un concorso presso il Ministero degli Esteri e per due anni lavora a Caracas in Venezuela come direttore di oltre 30 scuole italo/venezuelane. Vince il concorso Ispettivo e rientra in Italia dove lavora fra Sardegna, Varese e Como.
Per tre anni è consigliere comunale di Como
Domenica 23 dicembre p.v. nella ricorrenza del 74° anniversario della morte del partigiano Enrico Caronti “Romolo” sarà ricordato:
a Menaggio alle ore 11, a cura della sezione di Dongo, verrà deposta una corona alla lapide sul piazzale del cimitero, luogo dove fu ucciso dalle Brigate Nere
a Blevio, paese natale di Caronti, a cura della sezione Est Lago verrà deposta una corona, prevista per le ore 15 di domenica 23 dicembre, al monumento a lui dedicato poi visita alla tomba presso il cimitero del paese dove è sepolto.
Sabato 8 dicembre, davanti al
cancello della nostra sede nazionale a Roma, militanti di Forza nuova
hanno attaccato uno striscione minaccioso e acceso fumogeni. Il
comunicato di Carla Nespolo e la dichiarazione della Sindaca di Roma
“Gli “eroici” fascisti di Forza
Nuova, hanno “assediato” la sede vuota dell’Anpi Nazionale, affiggendo
sul cancello uno striscione fascista e razzista, volgare e ignorante. I
Volontari dell’Anpi di Roma, prontamente intervenuti, hanno trovato il
grande striscione già rimosso e appoggiato ad un cassonetto
dell’immondizia. Ringraziamo gli sconosciuti cittadini, che hanno
rimosso lo striscione. Segno del grande consenso popolare di cui godono
l’antifascismo e la democrazia. Se poi se lo fossero levati da soli,
sarebbero quello che sono: buffoni. Ora e sempre Resistenza!” Carla Nespolo – Presidente nazionale ANPI
8 dicembre 2018
“Inaccettabile il blitz di Forza Nuova contro la sede nazionale dell’Anpi. Roma è e resterà sempre antifascista” Virginia Raggi – Sindaca di Roma
Il 14 e 15 dicembre, a Roma,
convegno internazionale promosso dall’ANPI. Interverranno i
rappresentanti di organizzazioni antifasciste di 14 Paesi europei.
Introduzione di Aldo Tortorella. Conclusioni di Carla Nespolo
Il 14 e 15 dicembre, promosso
dall’ANPI nazionale, si svolgerà a Roma, a Palazzo Merulana, in via
Merulana 121, un convegno internazionale sul tema “Essere antifascisti
oggi in Europa – Emergenza democratica: una risposta unitaria e popolare
a vecchi e nuovi fascismi”.
Al convegno interverranno i rappresentanti di organizzazioni
antifasciste e democratiche di 14 Paesi europei. È la prima volta che si
dà vita ad un consesso così ampio su questo tema.
L’obiettivo dell’Anpi nazionale è contribuire ad avviare la
costruzione di una moderna rete antifascista di dimensione continentale
in una fase di preoccupante espansione di forze razziste, nazionaliste,
oscurantiste, neofasciste e neonaziste vecchie e nuove. In alcuni Paesi,
come la Polonia e l’Ungheria, tali forze sono al governo e, in forme
diverse, sono stati approvate modifiche costituzionali e sono già in
atto restrizioni ai diritti politici, civili e sociali.
Il convegno, che inizierà alle 14.30, sarà introdotto da Aldo
Tortorella, partigiano, già dirigente politico, e concluso da Carla
Nespolo, Presidente nazionale dell’ANPI
Il comunicato della Presidente
nazionale ANPI, Carla Nespolo, a seguito dell’approvazione definitiva,
con voto di fiducia, del decreto sicurezza e immigrazione
Con l’approvazione del decreto
sicurezza si stravolge di fatto la Costituzione e l’Italia entra
nell’incubo dell’apartheid giuridico. È davvero incredibile che sia
accaduto un fatto simile, che sia stato sferrato un colpo così pesante
al diritto di asilo, all’accoglienza, all’integrazione. A un modello che
ha portato ricchezza e convivenza civile a quelle comunità che hanno
avuto la responsabilità e il coraggio di sperimentarlo. Questa legge,
oltretutto, non risolve affatto il problema del controllo
dell’immigrazione clandestina, bensì l’aggrava – come stanno denunciando
in queste ore non pochi Sindaci, anche del M5s – con un carico di
lavoro per i Comuni insopportabile. Non si può restare inerti. Non ci si
può rassegnare a questo declino, alle pratiche ignobili contro la vita e
la dignità dei migranti cui dovremo assistere. Facciamo appello alle
coscienze delle cittadine e dei cittadini: che l’indignazione sia
permanente, che non manchi occasione di riempire piazze e strade per
un’Italia autenticamente umana. Facciamo appello alle forze politiche
democratiche: basta divisioni, discussioni stucchevoli, rese dei conti. È
ora di una straordinaria assunzione di responsabilità. Di organizzare
una resistenza civile e culturale larga, diffusa, unitaria. L’ANPI c’è e
con lei tante associazioni che continuano nel loro quotidiano lavoro di
stimolo sociale e costituzionale. L’umanità al potere! Adesso.
TREVISO. Si è spento a 92 anni Umberto Lorenzoni, il partigiano Eros, storico combattente e presidente dell’Anpi provinciale di Treviso. Un uomo che ha lottato non solo in gioventù ma per tutta la vita, portando gli ideali della democrazia, della libertà, della giustizia e dell’antifascismo. Nato a Nervesa della Battaglia, sorridente, dotato di ironia, appassionato di storia e di politica, Lorenzoni è stato anche un simbolo di resistenza al dilagare del centrodestra e della Lega nella provincia di Treviso, partito a cui si è sempre opposto con fermezza. Commissario del battaglione “Castelli” della brigata “Piave” divisione “Nino Nannetti”, aveva perso tre dita di una mano in battaglia, mentre preparava un attentato sui binari per fermare un treno tedesco che doveva rifornire gli eserciti di munizioni. Lorenzoni (assieme ad Aldo Tognana, presidente dell’Avl, altro eroe di quegli anni) aveva tenuto il discorso per il settantesimo anniversario del 25 aprile, festa della Liberazione, in piazza dei Signori: parole che erano un appello al rispetto dei valori della Costituzione. Lorenzoni lascia le figlie Antonella e Sandra e i nipoti.
SABATO 17 NOVEMBRE
2018 COMO, PIAZZA VITTORIA DALLE ORE 10 ALLE 16 GIORNATA DEL TESSERAMENTO 2019 saremo presenti con il nostro gazebo informativo
“Vi aspettiamo numerosi, cari antifascisti.
È ora di prendere parte contro chi minaccia e vorrebbe stravolgere la convivenza civile e i valori e principi della
Costituzione” Carla Nespolo – Presidente nazionale
ANPI
P.S.in caso di pioggia l’iniziativa in piazza
verrà annullata e sarà aperta la nostra sede in via Lissi 6 a Rebbio-Como dalle ore 14.00 alle 17.00
Anpi sezione di Como “Perugino Perugini” www.anpisezionecomo,net
Nella grave congiuntura politica attuale, con una preoccupante crescita delle espressioni della destra, estrema e istituzionale, è utile tornare ad approfondire alcuni momenti del recente passato nazionale, con episodi cui allora non venne data, forse, la giusta importanza… Tra questi sicuramente è da annoverare l’assassinio di Fausto e Iaio, giovani esponenti del centro sociale Leoncavallo di Milano, avvenuto il 18 marzo 1978. Molte cose sono state dette e scritte su quel fatto, molte inesattezze e calunnie sono state diffuse, molte verità sono rimaste inascoltate.
Per raccontare quell’assassinio politico, alla luce di quello che ne è seguito, Anpi, Arci, Cgil, Como senza frontiere, Italia Cuba e Osservatorio democratico sulle nuove destre hanno organizzato la presentazione del volume L’assassinio di Fausto e Iaio di Saverio Ferrari e Luigi Mariani, che si terrà martedì 13 novembre 2018 alle ore 21 allo Spazio Gloria di Como, in via Varesina 72. Ingresso libero.
Il libro ricostruisce, a quarant’anni di distanza, quel tragico avvenimento ripercorrendo i fatti sulla base degli atti giudiziari e non solo, con particolare attenzione alle dinamiche dei gruppi armati neofascisti dell’epoca. In questo quadro risulta sconcertante anche l’indagine durata ventidue anni, passata tra le mani di diversi magistrati, e conclusasi con un’archiviazione. Eppure il contesto in cui maturò il delitto, a soli due giorni dal rapimento di Aldo Moro, non andava ascritto al campo nebuloso dei misteri. Gli stessi nomi degli esecutori sono stati più volte fatti da esponenti di primo piano dell’estrema destra, divenuti collaboratori di giustizia e sentiti più volte dagli inquirenti. Per questo l’assassinio di Fausto e Iaio allunga la sua ombra inquietante per tutti questi quarant’anni fino all’attualità.
Anpi , Sezione di Como Arci, Comitato provinciale di Como, Arci Ecoinformazioni, Arci Xanadù Cgil, Camera del lavoro territoriale di Como Como senza frontiere Italia Cuba,
Circolo di Como
Tessera ad honorem dell’ANPI a Ilaria Cucchi, Domenico Lucano e Ugo Nespolo
2 Novembre 2018
La consegna avverrà, per mano
di Carla Nespolo, sabato 17 novembre alle ore 16 a Torino, nella Sala
concerti del Conservatorio statale Giuseppe Verdi. Sarà presente anche
Fabio Anselmo, avvocato della famiglia Cucchi
nei
mesi scorsi il superstite della strage di Sant’Anna di Stazzema Enrico
Pieri ha donato al Comune di Stazzema e al Parco Nazionale della pace
gli immobili di sua proprietà che furono teatro dell’uccisione di tutta
la sua famiglia il 12 agosto 1944.
Il suo sogno, che è anche il nostro, è che quegli immobili da anni
abbandonati, possano presto diventare un ostello che accolga al suo
interno i tanti giovani che vengono ogni anno sempre più numerosi a
Sant’Anna di Stazzema e che vogliono soggiornare in questo luogo tanto
simbolico del nostro Paese.
In
un momento in cui si alzano steccati e ritornano gli spettri di muri
anche in Europa, a Sant’Anna di Stazzema siamo impegnati per costruire
uno spazio di dialogo, di confronto, di accoglienza e di memoria.
Si
tratta di un progetto ambizioso per il quale ho chiesto un impegno
all’Italia e alla Germania per la sua valenza internazionale e per il
quale ho avuto sino ad oggi segnali confortanti di attenzione.
Vorrei
che ognuno potesse mettere un piccolo mattone per raggiungere insieme
l’obiettivo di costruire l’Ostello della Pace a Sant’Anna di Stazzema.
Il
Comune di Stazzema ha messo a disposizione un conto corrente su cui
ricevere donazioni per la campagna che abbiamo denominato
COSTRUIAMO INSIEME
L’OSTELLO DELLA PACE A SANT’ANNA DI STAZZEMA
Tutti possono contribuire attraverso il conto corrente intestato a:
Comune di Stazzema
IBAN IT06L0872670250000000730185
Banca Versilia Lunigiana Garfagnana
Agenzia Pontestazzemese
dall’estero CODICE BIC : ICRAITRRK60
Causale “COSTRUIAMO INSIEME L’OSTELLO DELLA PACE “
Costruiamo
tutti assieme l’Ostello perché possa essere un bene di tutti e
diventiamo tutti protagonisti di questo progetto di memoria e pace.
Dal prossimo anno a Predappio ci sarà solo una manifestazione, la nostra.
29 Ottobre 2018
Dichiarazione del Vice
Presidente nazionale ANPI, Emilio Ricci. Le cronache videofotografiche
del corteo fascista svoltosi il 28 ottobre con modalità che violano le
leggi. La manifestazione dell’ANPI
La risposta dell’ANPI, in un
post sulla sua pagina FB, ad un tweet in cui l’europarlamentare
minacciava di denunciare alla polizia postale gli estensori di frasi
offensive nei confronti di Benito Mussolini
Il tweet dell’On Alessandra Mussolini:
+++ Avviso ai naviganti +++ legali a lavoro per verificare il
“politically correct” di FB e altri social nei confronti di immagini e/o
frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e
denuncia a Polizia Postale.
Benito Mussolini è stato un criminale. Leggi razziali, deportazioni
nei campi di concentramento, stragi di donne e bambini in combutta con i
nazisti. Non è un’offesa Onorevole Alessandra Mussolini, ma storia. La
peggiore che abbia attraversato il nostro Paese. E ora ci denunci pure
TORNA A CASA PESOV Lo
spettacolo, il cui obbiettivo è di ridere ma anche far riflettere,
vuole
mostrare il lato peggiore dei social: non solo le uscite bizzarre della
classe politica attualmente al governo dell’Italia, ma anche della loro
fanbase. Sì, fanbase e non elettori, proprio
perché politicamente parlando, attualmente ci troviamo nel periodo più social da quando i social hanno invaso le nostre
vite. Un
viaggio quindi con le irridenti e dissacranti
vignette disegnate da Boban Pesov, con uno sguardo attento e critico al
mondo dei social network attraverso la lettura e analisi dei commenti
lasciati
sotto i post degli idoli politici e dei casi umani pescati in giro per
la rete.
Vi aspettiamo venerdì 26 ottobre alle
ore 21 presso lo Spazio Gloria di via Varesina 72 a Como. L’ingresso è libero.
Promotori: A.N.P.I. SEZIONE DI COMO “PERUGINO PERUGINI” ARCI COMO ARCI XANADU’ ASSOCIAZIONE
NAZIONALE ITALIA-CUBA CIRCOLO DI COMO CGIL
COMO COMO SENZA FRONTIERE ECOINFORMAZIONI ISTITUTO DI STORIA CONTEMPORANEA P.A. PERRETTA OSSERVATORIO DEMOCRATICO SULLE NUOVE DESTRE DI COMO E PROVINCIA
BOBAN PESOV Macedone di nascita, Italiano d’adozione, artista per passione. Alla
base una formazione artistica e una laurea in Architettura, oggi
disegno e satira sono
il suo pane quotidiano. Dal 2013 YouTube è diventato il suo trampolino
di lancio che l’ha fatto conoscere al grande pubblico. Con il suo
stile tagliente e dissacrante dal tono naif ha accumulato milioni di
visualizzazioni con i suoi video. Apprezzato
sul web per le sue vignette e in particolare per i suoi “Disastri
d’Arte” in cui sperimenta
nuove e strampalate tecniche artistiche giocando con personaggi della
cultura pop; format che ha portato anche ad eventi in giro per l’Italia,
facendolo uscire dall’ambito del video web. A
fine 2016 intraprende
la sua esperienza editoriale con Magic Press Edizioni. Con essa farà
uscire diverse opere fumettistiche, tra le quali la dissacrante trilogia
di NaziVeganHeidi realizzata assieme all’autore di Jenus, Don Alemanno.
Come certamente saprete, la settimana scorsa l’assessore al verde pubblico sig. Marco Galli ha incontrato il rappresentante di Forza Nuova e di Como ai Comaschi, Salvatore Ferrara, sul tema della manutenzione del verde e dei parchi pubblici della città. Pubblichiamo qui di seguito, per conoscenza, il testo della lettera che la segreteria ANPI Provinciale ha inviato al sindaco di Como, dott. Mario Landriscina.
Apprendiamo da “Comozero” di un incontro che l’assessore del Comune di Como ai parchi e giardini, sig. Marco Galli, ha incontrato il leader di Forza Nuova, Salvatore Ferrara. Pare che l’incontro fosse per mettere ordine ( che tipo di ordine?) a Villa Olmo e ai giardini pubblici.
Ci auguriamo che sia una bufala, e se non lo è, è una cosa gravissima che il Comune di Como incontri una organizzazione neofascista, xenofoba e razzista per chiedere di fare quello che devono fare le forze dell’ordine.
E’ grave ed è contro la nostra Costituzione che dei privati cittadini facciano ordine pubblico. L’ assessore Galli ha già dimenticato lo striscione di forza Nuova a Rebbio contro don Giusto ( ultimo in ordine di tempo) e l’ideologia a cui questi si richiamano? Noi speriamo che l’assessore Galli non abbia la memoria corta, se davvero non ricorda o faccia finta di non ricordare.
A nome dei tanti cittadini rispettosi delle istituzioni, chiediamo a Lei signor Sindaco una chiara presa di posizione a salvaguardia dello stato di diritto e democratico.
E’ morto a Rimini il partgiano Giuseppe Brolli. Nato a como nel 1925, e trasferitosi con la famiglia nel riminese. Iscritto al PCI, svolse il lavoro di falegname. Nel 1944 si unì alla Resistenza sull’Appennino forlivese, entrando nella 8a Brigata Garibaldi.
Fu catturato in seguito al rastrellamento dell’aprile 1944 e deportato in Germania. In tempi recenti fu presidente dell’ ANPI provinciale e della sezione di Rimini .
Alla fine del novembre ’44, ebbe inizio un grande rastrellamento nelle valli ad occidente del Lario, con l’impiego, inusuale per numero di forze, di circa 1.500 uomini.
Al fine di eliminare le formazioni partigiane presenti sui quei monti, i reparti nazifascisti risalirono contemporaneamente la Valsolda, la Val Cavargna, la Val Rezzo e la Val Menaggio, lungo un semicerchio che aveva come centro Porlezza.
Sei giovanissimi partigiani, appartenenti al distaccamento “Quaino”,
– Giuseppe Selva “Falco”, comandante del gruppo, nato a Cima il 1916
– Angelo Selva, “Puccio”, nato a Cima il 1924
– Gilberto Carminelli, “Bill”, nato a Milano il 1918
– Angelo Capra, “Russo”, nato a Zurigo il 1924
– Ennio Ferrari, “Carlino” – “Filippo”, segretario del Fronte della Gioventù, nato a Monza il 1927
e una giovane donna, Livia Bianchi, nome di battaglia “Franca”, nata a Melara ( Ro) il 1919
per sfuggire ai rastrellamenti, risalirono sull’Alpe Vecchio, usando come rifugio una piccola baita già parzialmente incendiata dai fascisti. Qui resistettero fino a metà gennaio 1945 in condizioni disumane, al gelo intenso di quell’inverno, alla neve, che rendeva visibili i loro spostamenti e alla fame, causata dall’ impossibilità di approvvigionarsi. Infine, stremati, ridiscesero fino al paese di Cima ( di cui erano originari due di loro) e si nascosero presso l’ abitazione di un antifascista del luogo. Scoperti, vennero denunciati al Centro Antiribelli di Menaggio da un delatore. Circondata la casa nella notte del 20 gennaio, le Brigate Nere iniziarono una violenta sparatoria; i giovani partigiani si difesero strenuamente, ma vennero indotti alla resa dallo scarseggiare delle munizioni e dalla falsa promessa di aver salva la vita.
Catturati, benchè uno di loro fosse ferito, i giovani vennero percossi duramente e infine, fatti spogliare, vennero fatti incamminare a calci e pugni lungo il sentiero che porta al cimitero di Cima e allineati contro il muro di cinta, per essere sommariamente fucilati.
A Livia Bianchi, in quanto donna, venne offerto che le fosse risparmiata la vita, ma ella orgogliosamente rifiutò, preferendo morire da partigiana con i suoi compagni. Per questo episodio le venne conferita la Medaglia d’Oro alla Memoria.
Viene chiamata col nome di “Battaglia di Lenno” il tentativo, da parte di distaccamenti partigiani del centro lago e di squadre G.A.P. e S.A.P., di rapire il ministro degli Interni della R.S.I. Guido Buffarini Guidi, a quel tempo residente a Lenno, sul lago di Como.
Il piano però fallisce e ha luogo una violenta sparatoria fra partigiani e militari fascisti.
Periscono nell’azione Ugo Ricci, romantica figura di ex-ufficiale degli Autieri, che aveva organizzato il sequestro per imporre ai nazifascisti uno scambio di prigionieri, il commissario politico Alfonso Lissi e i comandanti Claudio Cavalieri ” Modena” e Guerrino Morganti ” Sassari”.
Cade anche Silvio Bordoli che, con una squadra garibaldini, aveva il compito di sbarrare la strada ai rinforzi fascisti e, a Ossuccio, Alfonso Vaccani ” Barbetta”.
Il giorno seguente, un rastrellamento compiuto da SS italiane e elementi fascisti, porta all’arresto del’arciprete di Lenno e di alcuni civili, che vengono deportati nel campo di concentramento di Bolzano; i partigiani Giuseppe Palombo “Guardia” e Luciano Pontecchia “Sicilia” vengono fatti prigionieri e fucilati sul posto.
ALFONSO LISSI, esponente politico del P.C.I., operaio alla Cemsa di Saronno, fu arrestato nel 1935 e condannato a 8 anni di carcere per il reato di appartenenza ” ad organizzazione comunista” e “introduzione in Svizzera di materiale propagandistico antifascista”. Scarcerato per l’amnistia del 1937, nel marzo del 1944 è tra gli organizzatori dello sciopero generale. Costretto in seguito alla clandestinità, si unisce ai partigiani, con il ruolo di Commissario Politico, prima nella 52a Brigata Garibaldi, e successivamente, in Val d’Intelvi.
UGO RICCI, nato a Genova nel 1913, figura leggendaria, fu capitano degli Autieri nel Regio Esercito Italiano. Dopo aver combattuto prima sul fronte occidentale e poi in Africa settentrionale, l’8 settembre si trova a Cantù, presso il comando del III Reggimento Autieri. Fedele al suo giuramento al Regno, Ugo Ricci considera la Resistenza il giusto proseguimento del suo dovere di militare. Il 10 settembre, con una cinquantina di uomini, fugge con alcuni camion militari in Val d’Intelvi dove, lasciati liberi i suoi soldati di scegliere se seguirlo o rifugiarsi in Svizzera, inizia l’attività partigiana.
GUERRINO MORGANTI “Sassari”, nato a Mezzegra nel 1918, ex carabiniere, comandante del distaccamento ” Battocchio” che agiva nella zona di Sala, Mezzegra, Lenno e Menaggio.
CLAUDIO CAVALIERI “Modena”, nato a Milano nel 1923, studente universitario, fa dapprima parte di una formazione partigiana in Valtellina e quindi diviene comandante del distaccamento Ferrero, che agiva sui monti di Sala Comacina.
Il 19 novembre 1944 fu stampato il primo numero di “Brescia Libera”, giornale che continuò le sue pubblicazioni fino a quando, nel gennaio successivo, furono arrestati Ermanno Margheriti e Astolfo Lunardi, due giovani impegnati nella diffusione del foglio clandestino. La condanna inflitta loro dal Tribunale Speciale per la Sicurezza dello Stato, cui seguì il 6 febbraio 1944 la fucilazione, pose termine all’esperienza del giornale provocando la diaspora del gruppo che vi gravitava attorno.
La maggior parte dei collaboratori si trasferì a Milano dove da un incontro fra Claudio Sartori, che su “Brescia Libera” curava la cronaca e le notizie delle Fiamme Verdi, e Teresio Olivelli, ufficiale del 2° Reggimento Alpino fuggito in ottobre dal campo di prigionia di Markt Pongau e nominato dal Cln comandante nel settore Bresciano, sorse l’idea di riabilitare la memoria dei due martiri bresciani. Il 5 marzo del 1944 venne così alla luce, a scopo commemorativo, il primo numero del “Ribelle” che fu diffuso con una tiratura di 15 mila copie riscuotendo un successo << enorme >>. I risultati lusinghieri ottenuti con la prima uscita spinsero gli autori a continuare nella loro esperienza che si protrasse così lungo tutti i mesi della lotta di liberazione. Espressione dei cattolici inquadrati nelle Fiamme Verdi, il giornale riuscì a pubblicare altri 25 numeri affiancati dalla serie dei “Quaderni”. Di questi ultimi si succedettero 11 pubblicazioni nelle quali, oltre a svolgere un’analisi del fascismo, furono stilati i princìpi che avrebbero dovuto regolare la nuova società e ipotizzate alcune soluzioni ai probabili problemi, quali ad esempio il rapporto fra Stato e Chiesa, che sarebbero sorti all’indomani della liberazione.
“Il Ribelle”, contando su squadre di distributori ben organizzate, sul notevole appoggio fornito dalle donne, << le protagoniste più coraggiose e spericolate >>, e sul diffuso entusiasmo dei cattolici, fu in grado di raggiungere tutti i maggiori centri del nord Italia, penetrando largamente in Emilia, in Lombardia, nel Veneto, in Piemonte, arrivando, per lo meno fino a quando fu possibile, a Roma e anche in Svizzera dove era riprodotto dalla “Squilla Italica”.
Il periodico fece suo il motto già adottato da “Brescia Libera”: “Esce come e quando può” e, simbolicamente, continuò a riportare in tutti i numeri la data di Brescia. Il foglio in realtà fu sempre composto fra Milano, dove era disponibile un linotipista, e Lecco dove fra il sabato e la domenica era impaginato e stampato.
Riportiamo un articolo di Teresio Olivelli apparso su “Il Ribelle” nel marzo 1944
Contro il putridume in cui è immersa l’Italia svirilizzata, asservita, sgovernata, depradata, straziata, prostituita nei suoi valori e nei suoi uomini,
Contro lo Stato che assorbe e ingoia scoronando la persona da ogni libertà di pensiero e di iniziativa
e prostrando l’etica a etichetta, la morale a prono rito di ossequio contro una classe dirigente di politicanti e plutocrati che invece di servire le istituzioni se ne è servita per la propria libidine di avventuroso dominio o di rapace guadagno, che del proprio arbitrio ha fatto legge, del denaro di tutti fondo ai propri vizi, della dignità della persona sgabello alle proprie ambizioni,
Contro la massa pecorile pronta a tutti servire, a baciare le mani che la percuotono, contenta e grata se le è lasciato di mendicare nell’abominio e nella miseria una fievole vita,
Contro la cultura fradicia fatta di pietismo ortodosso e di sterili rimurginamenti, di sofisticati adattamenti, incapaci di un gesto virile,
Contro gli ideali d’accatto, il banderuolismo astuto, l’inerzia infingarda, l’irresolutezza codarda, l’affarismo approfittatore ed equivoco, la verità d’altoparlante, la coreografia dei fatti meschini,
ne siamo nauseati!
non recriminiamo: ci ribelliamo!
la nostra rivolta non data da questo o da quel momento, non va contro questo o quell’uomo, non mira a questo o quest’altro punto del programma: è rivolta contro un sistema e un’epoca, contro un modo di pensiero e di vita, contro una concezione del mondo.
Oggi noi, i superstiti, raccogliamo l’insegna caduta e nuovamente l’agitiamo alta, ribelli al tacito accondiscendere, ribelli alla supina accettazione, ribelli all’infame compromesso mortificatore degli animi e delle coscienze.
Lottiamo per una più vasta e fraterna solidarietà degli spiriti e del lavoro, nei popoli e fra i popoli, anche quando le scadenze paiono lontane e i meno tenaci si afflosciano: a denti stretti anche quando il successo immediato non conforta del teatro degli uomini, perché siamo consapevoli che la vitalità d’Italia risiede nella nostra costanza, nella nostra volontà di resurrezione, di combattimento, nel nostro amore.
Chi non rispetta in sé e negli altri l’uomo, ha l’anima di schiavo….
Non vi sono “liberatori”, solo uomini che si liberano.
Nato a Bellagio il 7 gennaio 1916, di carattere ardente, generoso e impetuoso, Teresio Olivelli frequenta le prime classi elementari a Bellagio e sucessivamente a Zeme (PV), dove la famiglia ritorna nella casa paterna, ma rimane sempre legato al suo Lario, dove trascorre le vacanze estive in casa dell’amatissimo zio, parroco di Tremezzo. Dopo il Ginnasio a Mortara (PV) e il Liceo a Vigevano, si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Pavia, come alunno del prestigioso collegio Ghislieri.
Laureatosi nel novembre 1938, si trasferisce all’Università di Torino come assistente della cattedra di diritto amministrativo. Inizia una stagione di intenso impegno socio-culturale, caratterizzato dallo sforzo di inserirsi criticamente all’interno del fascismo, con il proposito di influirne la dottrina e la prassi, mediante la forza delle proprie idee ispirate alla fede cristiana. Questo tentativo di “plasmare” il fascismo è finalizzato unicamente ad affrontare un’emergenza: la costruzione di una società migliore. Vince pure i littoriali del 1939, sostenendo la tesi che fonda la pari dignità della persona umana, a prescindere dalla razza.
Chiamato a Roma presso l’Istituto Nazionale di studi e di ricerca, diviene segretario dell’Istituto di Cultura fascista, dove opera effettivamente per otto mesi. Due soggiorni in Germania basteranno a far nascere in lui le prime diffidenze verso il Regime. Nonostante ciò, allo scoppio della guerra, decide di partire per il servizio militare. E’ in corso una guerra imposta al Paese, il quale deve subire; Teresio Olivelli non vuole considerare dall’alto di un ufficio e con distacco la maturazione degli eventi, ma desidera inserirsi in essi, con eroica abnegazione. In particolare, è fermamente determinato a stare con i soldati, la parte più esposta e quindi più debole del popolo italiano in lotta.
Nel 1940 è nominato ufficiale degli alpini: come sottotenente di complemento della Divisione “Tridentina”. Olivelli chiede di andare volontario nella guerra di Russia. È pervaso da un’idea dominante: essere presente fra quanti si spingono o sono spinti nell’avventura del dolore e della morte.
Nel vedere gli orrori della ritirata dell’ VIII Armata italiana, Olivelli si fa sempre più critico nei confronti dell’ideologia dominante, vedendone le aberrazioni attuate dalla brutale logica di guerra.
Sopravvissuto alla disastrosa ritirata, mentre tutti fuggono egli si ferma a soccorrere eroicamente i feriti, con personale gravissimo rischio. Tanti alpini rientrati in Italia gli devono la vita.
Nella primavera del 1943, abbandona definitivamente la brillante carriera “romana” e ritorna a dedicarsi all’educazione dei giovani come rettore del collegio Ghislieri, dove aveva studiato, avendo vinto il concorso al quale si era presentato prima di partire per il fronte russo. Ha solo 26 anni, è il più giovane rettore d’Italia.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Olivelli, che con il 2° Reggimento Artiglieria alpina si trovava di stanza a Vipiteno, è fatto prigioniero dai tedeschi. Rifiutatosi di combattere al fianco dei nazisti, viene arrestato e deportato in Germania. Il 20 ottobre riesce ad evadere dal campo di Markt Pongau e raggiunge Udine dopo una lunga fuga solitaria. Ospitato da un famiglia friulana giusto il tempo di riprendersi, il giovane si inserisce nella Resistenza bresciana., collaborando alla costituzione delle “Fiamme Verdi”, formazioni partigiane di impronta cattolica.
Nel febbraio 1944 fonda il giornale “ Il Ribelle”e, pur nella clandestinità, elabora programmi di ricostituzione della società, dopo la tragedia del fascismo e della guerra.
Nelle pagine del “Ribelle” egli esprime il suo concetto di Resistenza; essa è “rivolta dello spirito” alla tirannide, alla violenza, all’odio; rivolta morale diretta a suscitare nelle coscienze il senso della dignità umana, il gusto della libertà.
Scrive la famosa preghiera “Signore facci liberi”, comunemente detta “Preghiera del ribelle”; in questo testo definisce se stesso e i suoi compagni “ribelli per amore”
Viene arrestato a Milano il 27 aprile 1944. A San Vittore comincia il calvario delle torture, che continuano nel campo di Fossoli. L’ 11 luglio 1944 il suo nome viene inserito nella lista di 70 prigionieri che devono essere fucilati il giorno successivo, ma anche questa volta Olivelli riesce a fuggire, nascondendosi nei magazzini del campo. Scoperto, dopo diversi tentativi di fuggire da Fossoli ,viene deportato nel campo Bolzano-Gries, e quindi in Germania, a Flossenburg e poi a Hersbruck. Sulla sua casacca viene cucito, insieme al triangolo rosso dei politici, anche il disco rosso cerchiato di bianco dei prigionieri che hanno tentato la fuga, e che quindi devono ricevere un trattamento più duro e spietato, se possibile.
Potrebbe, data la sua conoscenza del tedesco, avere accesso ad un lavoro meno duro, ma ancora una volta il suo desiderio di stare con gli ultimi, di aiutare i più disperati, lo spinge a dare tutto sé stesso per la salvezza degli altri, esercitando il dovere della carità verso il prossimo fino all’eroismo, intervenendo sempre in difesa dei compagni percossi, rinunciando alla razione di cibo in favore dei più deboli e malati.
Resiste coraggiosamente alla repressione nazista, difendendo la dignità e la libertà. Questo atteggiamento suscita nei suoi confronti l’odio dei capi baracca, che di conseguenza gli infliggono dure e continue percosse. Ai primi di gennaio del 1945, intervenuto in difesa di un giovane prigioniero ucraino brutalmente pestato, viene colpito con un violento calcio al ventre, in conseguenza del quale muore il 17 gennaio 1945, a soli 29 anni.
Il suo corpo è bruciato nel forno crematorio di Hersbruck.
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