CARLO SMURAGLIA: TORNARE A COMBATTERE PER DIFENDERE LA NOSTRA DEMOCRAZIA

Carlo Smuraglia: “Tornare a combattere per salvare la nostra Costituzione”

 

A quasi 70 anni dal ’47, l’ANPI torna in trincea per difendere la Costituzione elogiando Mattarella “che ci ha salvati da ciò che stava portando il secondo settennato di Giorgio Napolitano, ovvero dal semipresidenzialismo”. Parole del Presidente, Carlo Smuraglia, intervenuto al congresso provinciale dell’Associazione nazionale partigiani italiani tenutosi a Palermo lo scorso 30 marzo nella sede della Cgil, secondo cui “è un dovere di tutti i cittadini vigilare sulla nostra democrazia, oggi sempre più in pericolo”.

Dal congresso, presieduto da Ottavio Terranova che ha consegnato la tessera ad honorem a Simona Mafai per la sua partecipazione alla Resistenza e alla battaglia per la libertà e l’emancipazione femminile, Smuraglia ha lanciato il suo forte appello per il no al voto nel referendum di ottobre, perché se dovesse vincere il Sì, ha detto, “potrebbe consolidarsi un sistema di potere che non tiene conto della natura della nostra Costituzione, repubblicana, democratica e antifascista. E questo è un rischio per la nostra libertà”.

All’evento, coordinato dall’avvocato Armando Sorrentino, hanno partecipato gli studenti del Liceo Scientifico “Benedetto Croce” e una delegazione di studenti provenienti da Catania che hanno attraversato in pullman la Sicilia per conoscere il pensiero dei partigiani. Il professore, ex membro del Consiglio Superiore della Magistratura, ha bocciato in toto la riforma Renzi-Boschi: “è una grave manomissione della nostra Carta costituzionale e soprattutto della volontà costituente – ha detto – e mi sorprende che si sia deciso di andare di corsa”. E ha precisato “che se è vero che una correzione al sistema bicamerale perfetto si possa anche attuare in una settimana, diverso è stravolgere la Costituzione con l’abolizione di fatto del Senato, trasformato in un ‘’piccolo mostro”. Parole forti che fotografano la realtà politica del nostro paese e il difficile momento che sta vivendo: “Viviamo in una fase di grande immoralità della nostra classe politica. Un’immoralità crescente difficile da arginare. Mani pulite è stato uno scherzo di fronte a ciò che accade oggi. Ad una corruzione dilagante e diffusa su tutti i livelli, che dobbiamo combattere. Attualmente la stragrande maggioranza dei consiglieri regionali di tutta Italia è sotto processo per avere intascato soldi destinati ai vari gruppi politici. Corruzione e cultura dell’impunibilità sono nemici da dovere affrontare e annientare. Questo non potrà mai essere un paese serio destinato a crescere, fino a quando si continuerà a viaggiare su tali binari”. Il presidente dell’Anpi ha elogiato il lavoro del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che “ci ha salvati da ciò che stava portando il secondo settennato di Giorgio Napolitano, ovvero dal semipresidenzialismo. Una forma di potere divergente dagli ideali della nostra Costituzione che vuole un presidente garante e al di sopra delle parti”.

 Non poteva mancare tra i punti toccati da Smuraglia, la questione meridionale. Legata alla crescente disoccupazione e al dilagare delle mafie: “La questione meridionale è morta e affrontata dal governo col solito ritornello propagandistico del ponte sullo stretto. È importante rivendicare il bisogno di queste terre martoriate dalle mafie, che oggi proliferano anche al Nord a causa di coloro che non le hanno combattute come avrebbero dovuto, con un impegno attivo e con l’esempio della buona politica”. Infine, il monito del professore a impegnarsi nel sensibilizzare i cittadini alla conoscenza della riforma costituzionale, per “abbattere l’ignoranza e l’indifferenza. Per far capire che questa riforma ha un solo obiettivo: azzerare il Senato per eliminare un ostacolo sulla via del trionfo del partito unico e del pensiero unico dominante. Dobbiamo parlare a tutti, per fare in modo che le informazioni non passino solo attraverso la televisione, brava a fare il gioco del governo. Dobbiamo pensare ad una campagna per il “No” come quando andavamo davanti le chiese a distribuire volantini, battere porta a porta perché il destino del nostro paese è anche nelle nostre mani e la democrazia non va mai a riposo”.

 

(*) Palermitano, Giorgio Mannino ha partecipato ai lavori della recente edizione della Scuola Politica di LeG a Pavia, che si è tenuta in febbraio al Collegio Ghislieri ( proprio quel collegio dove fu rettore, per breve periodo, il nostro partigiano Teresio Olivelli).

17 APRILE – REFERENDUM SULLE TRIVELLAZIONI

 

Il 17 aprile saremo chiamati ad esprimere il nostro voto sul referendum relativo alle trivelle. Non c’è stato naturalmente il tempo per sottoporre al Comitato Nazionale una decisione in proposito e il Comitato, già fissato per il 13 aprile, sarà troppo vicino alla data delle consultazioni.

Possiamo tuttavia fare qualche riflessione, più che sul merito, sulla sostanza della questione. Si chiedeva di abrogare la norma che permette alle attuali concessioni di ricercare ed estrarre petrolio entro le 12 miglia dalla costa. Gli originali quesiti sono stati falcidiati, residuando un solo quesito, giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale. E’ dunque su quest’ultimo che dovremo esprimerci, sapendo che si tratta di incidere su una disposizione che, seppure in qualche modo residuale rispetto a tutto il resto, è ugualmente assai importante, nel senso che si tratta di esprimersi sul punto se alla scadenza delle concessioni le trivelle dovranno fermarsi oppure esse potranno proseguire fino all’esaurimento del giacimento. Un quesito, dunque, di importanza rilevante. Ma prima ancora di entrare nel merito e decidere come votare, c’è il problema – essenziale – della partecipazione al voto.

Sotto questo profilo, è chiaro che non si possa consentire il fallimento del referendum, anche solo per la scarsa partecipazione dei cittadini. Il fallimento, foss’anche determinato da questo solo motivo, rischierebbe di danneggiare il referendum sulla riforma del Senato e sulla legge elettorale, consentendo a chi non ha interesse a questa forma di partecipazione popolare, di sostenere che i cittadini non sono interessati ai referendum, non hanno desiderio di votare e così via. Noi ci stiamo mobilitando, con tanti altri, per votare “NO” al futuro referendum sulla legge di riforma del Senato e per votare “SI” ai due quesiti che mirano ad eliminare le parti più pericolose e dannose della nuova legge elettorale. Dobbiamo convincere le cittadine e i cittadini, non solo della bontà delle nostre ragioni, ma anche della necessità di partecipare, esercitando così un potere attribuito al popolo proprio dalla nostra Costituzione.

Tutto ciò che può danneggiare la nostra campagna referendaria, va eliminato, prima di tutto partecipando al referendum già in atto, quello – appunto – sulle trivelle.

Ma voglio aggiungere qualcosa di più. Non posso dire come si dovrebbe votare, perché non c’è stato, come ho detto, un pronunciamento del Comitato Nazionale. Posso però dire, almeno, quello che penso io, liberi poi tutti di seguire il mio esempio o meno. Faccio un ragionamento estremamente semplice: questo referendum è stato chiesto da ben nove Regioni, anche con diverse coalizioni politiche. Possibile mai che ben nove Regioni agiscano d’impulso e senza oggettive ragioni, tali da unirle in un proposito unico (promuovere un referendum) anche se la loro direzione politica è diversa? Per me, che credo nella importanza di ogni manifestazione di volontà democratica, questo argomento è decisivo, al di là di ogni questione di merito. Del resto, se il Governo ha cercato di intervenire per vanificare il referendum, prima in via normativa e poi con la decisione di “promuovere” l’astensione, vuol dire, quantomeno, che questo referendum non è inutile e che esistono buone ragioni di fondo per partecipare.

Ci saranno, ovviamente, mille ragioni di merito, per decidere consapevolmente.

Ognuno può rendersene conto, leggendo le pagine che un quotidiano nazionale (“la Repubblica” di domenica 20 marzo, pag. 16), prospetta su ognuna delle questioni che si pongono, le ragioni del “SI” (al quesito) e le ragioni del “NO”.

Per me, quella lettura è decisiva per convincersi della bontà delle ragioni dei sostenitori del referendum. Queste considerazioni, unite a quelle più generali cui ho accennato in precedenza, mi porteranno al seggio, il 17 aprile, prima di tutto per partecipare e poi per rispondere “SI” al quesito.

Si tratta, per le ragioni che ho esposto, di una semplice opinione che non vincola nessuno, né potrebbe farlo. E’ soltanto l’espressione di un convincimento, mi pare, sufficientemente motivato. Dopo di che, ognuno si regoli come ritiene giusto, ma partecipi al voto.

Carlo Smuraglia

L’ ATTACCO DELL’ UNITA’ A SMURAGLIA

Grazie Smuraglia, non ci spazzeranno via

Grazie Smuraglia, non ci spazzeranno via
 

La strategia di insultare, deridere e delegittimare gli avversari politici; la strategia di isolarli quando si teme di non riuscire a sconfiggerli sul piano delle idee e della politica viene da lontano. E’ la strategia preferita dalla mafia e in questo Paese ha fatto molte vittime, alcune illustri, altre sconosciute, uomini e donne che hanno pagato per non essersi allineati ai potenti, per essersi messi di traverso.

 

In questo senso, il governo Renzi ha un catalogo  abbastanza lungo e non guarda in faccia nessuno. Anzi, tanto più l’avversario è illustre per meriti che tutti riconoscono, tanto più va colpito, nella sua saggezza, negli atti della sua vita, nella sua onorabilità.

 

Così, il disgustoso attacco di Fabrizio Rondolino su l’”Unità” era chiaramente volto a diffondere una caricatura del Presidente dell’Anpi, uomo a cui molti di noi  sentono di dover gratitudine, rispetto, ammirazione. Uomo che nella sua vita è stato un esempio e che continua a esserlo anche oggi che si batte per il NO allo stravolgimento della Costituzione, il Sì all’abolizione dell’Italicum. Uomo in prima fila contro le manifestazioni fasciste, che ha saputo spalancare le porte dell’Anpi a generazioni nuove, come pochi hanno saputo fare.

 

Insomma, ci voleva l’Unità dei tempi di Matteo Renzi per osare questa vigliaccata. Immagino che lo stratega della comunicazione di Palazzo Chigi abbia un elenco di avversari da ridicolizzare e colpire. Avversari evidentemente che sono temuti. Avversari da annientare con la strategia mafiosa, e infatti passate poche ore, è toccato a Roberto Saviano (tempo fa nel mirino ci fummo la sottoscritta, che non ha nessun merito da rivendicare nella sua vita, e il presidente emerito della Corte Costituzionale, nonché presidente onorario di Libertà e Giustizia, Gustavo Zagrebelsky).

 

Così, dunque, faceva la mafia. E quando aveva deriso e isolato il suo obiettivo si sentiva più forte e, qualche volta, lo era davvero. Ma oggi le cose non stanno così.

 

Attorno allo scontro sulla Costituzione c’è un’Italia che capisce e che fa paura a questo governo. Un’Italia che il “ragazzo di Rignano, un ragazzo semplice” (come si è definito Renzi in trasmissione da Lucia Annunziata) invece non capisce perché la sua Italia ha un solo obiettivo: il potere. Conquistato nei modi che conosciamo: lo “stai sereno” a Enrico Letta, il giglio magico fatto dagli amici di sempre e dagli amici degli amici di sempre, i grandi poteri delle banche grandi (che chiesero di cambiare la Costituzione) e i grandi poteri delle banche piccole, che hanno messo sul lastrico i piccolissimi risparmiatori.

 

La sua Italia fa le riforme con la  destra di Verdini e gli accordi con Cl, Opus Dei, massoneria , la sua Italia non si scandalizza se Flavio Carboni è considerato un esperto in presidenze bancarie…

 

La sua Italia non capisce che oggi, attorno a Carlo Smuraglia, siamo in tanti a dirgli di farla finita. Lui, che ha già cominciato da tempo a invadere le tv per propagandare la Costituzione del suo governo, sappia che la nostra debolezza, la debolezza di noi del NO, ci costringe ad essere ancora più uniti, ancora più decisi, ancora più convinti che la sua manovra di indebolire l’assetto della Repubblica parlamentare e la sovranità popolare sarà sconfitta il prossimo ottobre.

 

E quel lugubre avvertimento in linguaggio dittatoriale di “spazzarci via” non ci fa nessuna impressione.

 

Caro Carlo, grazie di tutto quello che fai, Libertà e Giustizia e tutti noi del No ti ringraziamo di essere con noi. Altro che isolamento e derisione!

 

Da: Libertà e Giustizia del 3 aprile 2016

 

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