CONVEGNO SULLA FIGURA DI PIER AMATO PERRETTA

 

2 ottobre 2015, ore 15,30

Como, Aula Magna Dipartimento di Diritto, Economia e Culture Università dell’Insubria 

via S. Abbondio 12 

L’Istituto di Storia contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como, con il patrocinio dell’Università dell’Insubria, organizza una

GIORNATA DI STUDI sulla figura di

Pier Amato Perretta, un magistrato per la libertà

Intervengono
Matteo Dominioni, La biografia di Pier Amato Perretta

Elisabetta D’Amico, Pier Amato Perretta: lo sguardo di un magistrato su diritto, politica e giustizia

Raffaella Bianchi Riva Politica e magistratura dal fascismo alla Repubblica. L’esperienza di Pier Amato Perretta

Giuseppe Calzati, Giusto Perretta sulle tracce del padre. Gli ultimi mesi di Pier Amato Perretta

Letture a cura di Gabriele Penner, Teatro d’Acquadolce


Il corso prevede il rilascio di un attestato di partecipazione con valore ufficiale.

Ingresso libero

REFERENDUM

Idee e proposte in circolazione circa possibili referendum

Ci sono diverse proposte e idee circa alcuni referendum promossi o da promuovere. Il più recente è quello promosso da “Possibile”, articolato intorno a ben 8 quesiti, sui quali – peraltro – la grande stampa tace. Ci sono anche notizie di altri referendum, che vorrebbe promuovere “Italia nostra”, su alcuni punti coincidenti con quelli di “Possibile”. Altri sono preannunciati per ciò che attiene alla riforma della scuola, ancora all’ambiente ed infine al Jobs Act.

A seconda di quello che avverrà nei prossimi giorni in Senato potrà prospettarsi la possibilità di un referendum abrogativo, mentre è possibile che – in caso di approvazione definitiva – sia lo stesso Governo a promuovere, invece, un referendum confermativo. Infine, c’è la legge elettorale, fortemente discussa da molti e sulla quale siamo informati del proposito di intraprendere iniziative giudiziarie per arrivare a sottoporre la questione di non costituzionalità della legge, alla Corte Costituzionale. Un progetto che comprende anche la proposizione di un referendum abrogativo su almeno due punti fondamentali.

Insomma, c’è un grande movimento, che – nel complesso – giudico positivo, perché è espressione della volontà di molti cittadini di far sentire la propria voce, esercitando quelle forme di democrazia diretta che la Costituzione riconosce come pienamente legittime, anche se con alcune limitazioni. A fronte dell’assenteismo, del silenzio e dell’indifferenza di tanti, c’è un’Italia che non vuole subire, che vuole esercitare i suoi diritti di cittadinanza attiva, che insomma vuole “partecipare”.

E questo, ripeto, è positivo.

Bisogna, però, fare attenzione ai tempi, ai modi ed ai rischi che si possono correre, se non si trova un coordinamento tra le varie iniziative e non si individuano modalità e obiettivi condivisi.

E’ noto a tutti il rischio che, promosso un referendum, non si raggiungano poi le firme necessarie; un rischio grave, perché il mancato raggiungimento dell’obiettivo, si riflette negativamente su tutte le altre iniziative e perfino sull’opinione pubblica.

E’ altrettanto evidente che molti referendum promossi contemporaneamente, possono appoggiarsi a vicenda, ma possono anche danneggiarsi perché i cittadini, solitamente poco informati (e tutto congiura per mantenerli in tale condizione), hanno bisogno di “capire” e per questo occorre molta informazione e molta chiarezza.

E’ anche ipotizzabile che convenga fare qualche scelta su quale siano quelli su cui conviene puntare, per la loro importanza anche sul piano della democrazia.

Noi stiamo attendendo (non passivamente, perché siamo intervenuti molte volte e in molti luoghi, per esprimere la nostra contrarietà sia a “questa” legge elettorale, sia al progetto di riforma, o abolizione che dir si voglia del Senato) di capire che cosa avverrà in Senato, perché consideriamo che sul piano della democrazia, i due temi – della legge elettorale e della riforma del Senato – siano quelli più suscettibili di incidere fortemente proprio sul nostro sistema democratico; dal quale, poi, scaturisce tutto il resto, i governi, le leggi e così via.

Dopo di che siamo pronti a confrontarci e riflettere con tutti quelli, per compiere le scelte opportune e necessarie, essendo consapevoli del fatto che si tratta di questioni gravi e importanti, sulle quali non si possono, non si devono, commettere errori.

Oltretutto, ben conosciamo le difficoltà a cui si andrà incontro, in ogni caso, per ragioni che non sto qui a ripetere, ma che riguardano anche il sistema informativo, non sempre propenso a dare il giusto rilievo alle proposte che vengono dai cittadini.

Questo significa che noi vogliamo mantenere il Jobs Act, anche negli aspetti più retrivi (il demansionamento, il controllo a distanza, l’abolizione sostanziale dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori), oppure che ci vanno bene i danni che si pensa di recare all’ambiente, o che potrebbero derivare dallo “Sblocca Italia”, o da altri provvedimenti analoghi? Nessuno ha il diritto neppure di pensarlo, tanto è evidente che non è così, tant’è che lasciamo piena libertà ai nostri iscritti, a titolo personale (e, per ora, evitando di usare i simboli dell’ANPI), di firmare tutto quello che vogliono, tra le varie proposte che vengono formulate.

Vogliamo tuttavia ribadire alcuni punti che ci sembrano essenziali: un buon coordinamento d’intenti e di azioni è sempre migliore e più efficace rispetto ad iniziative isolate e, magari, non adeguatamente ponderate per gli effetti che possono produrre; a mio avviso, le priorità riguardano prima di tutto la legge elettorale e la Riforma del Senato, per le ragioni che più volte abbiamo espresso con estrema chiarezza, perché si tratta di materie che incidono direttamente sul sistema democratico; credo, infine, che sarà opportuno e utile un confronto fra Associazioni ed organismi democratici circa le iniziative da assumere; ognuno poi avrà la libertà di decidere, in base alle proprie possibilità ed alle proprie condizioni di fondo; ma intanto una serena discussione su ciò che è più opportuno ed adatto per conseguire i risultati auspicati, non potrà che essere utile, in vista anche degli appuntamenti che ci aspettano per il futuro; In ogni caso, ho qui esposto idee personali, confrontate soltanto in Segreteria, ed è ovvio che al momento opportuno – per quanto ci riguarda, saranno i nostri organismi nazionali ad assumere ogni specifica decisione.

Carlo Smuraglia, presidente nazionale ANPI

DOMENICA: MARCIA DELLA PACE FORLI’ – BERTINORO

 

Marcia della pace “Forlì-Bertinoro”

18 settembre 2015

 

Domenica 27 settembre 2015 si svolgerà la quarta edizione della marcia della pace “Forlì-Bertinoro”, intitolata “Alimentare la Pace – Rendiamo il mondo un posto accogliente per tutti” alla quale, come ogni anno, aderisce anche l’ANPI comitato provinciale Forlì-Cesena.

La marcia è organizzata dai Centri per la Pace di Forlì e di Cesena che collocano la Marcia per la pace della Romagna nella tradizione del Coordinamento Enti Locali per la Pace Perugia-Assisi. La marcia per la Pace del 27 Settembre prossimo diviene così un momento di proseguimento e di traino a livello locale della Marcia Perugia-Assisi.

Le Associazioni aderenti sono 57 e gli Enti Locali che sosterranno la marcia sono 37 ma l’elenco sarà aggiornato di giorno in giorno presso la pagina Facebook “MarciaDellaPaceRomagnalaForliBertinoro” dove si potranno trovare anche contenuti multimediali in preparazione alla stessa marcia.

L’Anpi invita tutti a partecipare per condividere e sostenere i valori di pace e libertà che sono fattori fondamentali e imprescindibili della democrazia.

Programma:

La partenza avverrà, in bicicletta, alle 9.30 da Piazza Saffi a Forlì e dall’Ingresso dell’Ippodromo a Cesena alla volta di Forlimpopoli. Poi da Piazza Fratti a Forlimpopoli, alle 10.30, si partirà a piedi fino a Bertinoro che è il Comune simbolo dell’ospitalità Romagnola. All’arrivo alla Rocca, insieme ad alcune testimonianze, verrà esposta una statua donata al Comune dallo Scultore Sandro Pagliuchi che rappresenta una giovane nell’atto di liberare tre colombe, simbolo di pace.

Il percorso pedonale da Forlimpopoli a Bertinoro è di circa 18 chilometri e l’arrivo è previsto intorno alle 13.30. Ad allietare i marciatori che arriveranno nel giardino della Rocca di Bertinoro ci sarà lo spettacolo della “Tam Tangram Band”. Sono attesi circa 3mila marciatori come lo scorso anno (se il tempo sarà buono) e saranno accolti dalla Protezione Civile con generi di conforto tra cui un piatto di pasta e saranno allestiti spazi per chi volesse fare un pic-nic sull’erba. Per chi volesse pranzare nei ristoranti di Bertinoro, invece, sarà disponibile un menù low cost preparato appositamente per la marcia.

Nel pomeriggio, alle 15,30 organizzato dal Museo Interreligioso di Bertinoro, al teatro Ceub si svolgerà la Tavola Rotonda dal titolo: “L’ospitalità di Abramo – Accoglienaza, integrazione e diritto alla libertà religiosa in Europa e nel Mediterraneo” con Padre Claudio Monge, Yassine Lafram, la prof.ssa Maura De Bernart e l’Assessore Regionale alla cultura Massimo Mezzetti. Al fine di agevolare le persone per il rientro saranno predisposte delle navette bus che partiranno da Piazza del Vignaiolo dalle ore 14.30 alle ore 17.30.

SANT’ANNA DI STAZZEMA, IL RICORDO DEI SUPERSTITI

Da Il Fatto Quotidiano

La tragedia del 1944 non terminò quel 12 agosto, quando i nazisti trucidarono 560 tra uomini, donne e bambini. Ma continuò per oltre un mese in alcune grotte in cui i superstiti rimasero nascosti: “Avevamo paura che i tedeschi tornassero e completassero la strage

di | 20 settembre 2015
 
“Eravamo degli zombie. Abbiamo vissuto nascosti nelle grotte, senza parlare, senza uscire, se non di notte. Il nostro terrore era che tornassero e completassero la strage”. Tutti sanno cosa accadde a Sant’Anna di Stazzema il 12 agosto 1944, quando furono trucidati 560 tra uomini, donne e bambini. Ma il dopo, fatto di morti da seppellire e morti viventi che si lanciavano nella fossa con i propri cari, fu la prosecuzione dell’incubo. Quaranta giorni chiusi in una grotta, con il terrore che i mostri fossero ancora lì fuori. Lo racconta a ilfattoquotidiano.it  Ennio Mancini, 6 anni all’ epoca, sopravvissuto grazie a un SS che sparò in aria.La sua fu una storia “fortunata”: suo padre, tornato dal bosco dove era nascosto con gli altri uomini del paese per sfuggire a quella che inizialmente sembrava solo una retata, trovò tutta la famiglia ancora in vita. “Il 15 di agosto mio padre radunò i parenti e alcuni amici, in tutto 23 persone. Ci portò a nasconderci in una grotta in fondo al paese. Aveva paura che tornassero i tedeschi per finire il lavoro. Quando la sera il vento di tramontana scendeva, portava l’odore acre della carne bruciata. Per me è l’odore della morte, è la morte. Non si sapeva quel che succedeva, si sentivano solo i rumori delle cannonate. Si usciva solo la sera, quando si faceva un fuoco per cucinare patate e fagioli”.
L’odore della carne bruciata
Solo la zia Doralice Mancini mancava all’appello. La andarono a cercare, abitava al borgo ai Franchi. “Lì ho visto la carneficina – racconta Ennio, ora 77enne – Corpi dilaniati, deformi. Il sangue raggrumato aveva attirato sciami di mosche, i cadaveri erano neri. Quando ci si avvicinava le mosche se ne andavano e poi ritornavano, il rumore degli sciami… La sensazione che mi è rimasta nel tempo però è l’odore acre, nauseabondo di carne bruciata, di uomini e bestie rimaste nelle stalle, un odore che ha pervaso la vallata per giorni e giorni”. La piazza della chiesa era irriconoscibile. La sera prima gli sfollati avevano messo su un mercato, ceste di frutta e verdura allineate sui muretti e di una vacca squartata e appesa ai platani. Da una parte, cadaveri ammassati, resi irriconoscibili dal fuoco, appiccato con le panche trafugate in chiesa. Su tutto, il silenzio, interrotto solo dai latrati degli uomini che, usciti dai boschi, scoprivano cosa era successo.
“I miei amichetti non sono stati più trovati”
Ne conoscevano di nascondigli, i bambini di Sant’Anna. Come Velio e Wilma Bartolucci, 7 anni, cuginetti. Erano loro i migliori amici di Ennio. La sera prima avevano giocato insieme a nascondino e a uno-libera-tutti, lì, nella piazza della chiesa. Sperare che si fossero solo nascosti, quel giorno, non servì a niente. Nella casa di Wilma, ai Franchi, il piccolo Ennio si affacciò. Vide dei piccoli resti umani bruciare sul letto, sotto una trave in fiamme. “Forse era Wilma” ricorda oggi. I suoi amici non sono mai stati riconosciuti. E davanti alla chiesa lui non ha più giocato. “Se nel 1943 eravamo 43 ragazzi nella scuola del paese, nel 1945, alla riapertura, eravamo in 12. Del famoso girotondo di bambini della fotografia, rimase viva una sola bambina, Leopolda Bartolucci”. Quel giorno Ennio si fermò solo poche ore in paese. Il tempo di rendersi conto cosa fosse successo. Di essere abbracciato da un uomo che lo chiamava col nome del suo bambino morto.

La vita “di prima” spazzata dai ricordi
Della vita di prima, scandita dall’Ave Maria all’alba e dal Credo quando il sole si buttava in mare, non restava più niente. Saltarono tutte le regole, le credenze. Si ruppe la fede. Sant’Anna, protettrice delle mamme, quel giorno aveva pensato solo a se stessa. La sua statua rimase illesa mentre tutto andava a fuoco. Un egoismo che alcuni superstiti non le hanno mai perdonato. Un tempo, detto l’Ave Maria, l’acqua delle sorgenti non si poteva bere: si credeva vi finissero gli spiriti maligni; adesso era intoccabile perché infestata dai cadaveri. “C’era pochissima acqua buona e la mamma non voleva che la sprecassimo. Lavarci era sciupare l’acqua”.

Di tutto, Ennio ricorda soprattutto la sporcizia. “La mancanza di igiene era opprimente. Eravamo in una condizione pietosa. Pieni di insetti, di pulci, di pidocchi”. Così, terrorizzati, sporchi, affamati, rimasero in silenzio nella grotta, come bestie, uscendo solo di notte. Fino a che non videro tornar su i soldati. “Fu la paura, il terrore. Gli adulti si raccomandavano a noi bambini che si stesse zitti, di non farci sentire. Poi qualcuno avvicinandosi si è accorto che non erano tedeschi. Tra cui mio padre, che veniva dalla guerra, pertanto conosceva perfettamente le divise. ‘Sono americani, sono americani!’ gridarono gli adulti. E allora siamo usciti tutti dalla grotta. Era il 21 o 20 settembre del 1944. Circa 40 giorni dopo la strage. ‘Aiuto! Aiuto!’ urlavamo”. 

“Quando gli americani mi dettero il cioccolato per me fu la vera Liberazione”
Una corsa a perdifiato giù per il pendio scosceso, per raggiungere quei quattro o cinque soldati che, increduli, si erano fermati ad aspettare quegli uomini di Neanderthal che uscivano dalla grotta. “Erano la prima pattuglia americana venuta per capire quello che era successo. Tra loro c’era un nero. Io mi sono spaventato da morire. Urlavo, piangevo, andavo a nascondermi dietro le gonne delle donne. E quel soldato sorrideva, aveva capito, mi dette una cosa: la cioccolata. Così gli americani hanno conquistato la mia simpatia. A McBride, l’autore del libro Miracolo a Sant’Anna, avevo raccontato questo episodio. E allora lui ha visto il bambino che lecca il soldato di cioccolata. Quel giorno fu per me la vera Liberazione”.

LA SCOMPARSA DEL PARTIGIANO GAETANO LILLIA

Gaetano

 

Oggi, 18 settembre, è scomparso il partigiano comasco Gaetano Lillia. Gaetano, nome di battaglia Giorgio, ha fatto parte della 52a Brigata Garibaldi, che operava sui monti di Dongo, in Alto Lario.

Figura notissima anche per il suo personale carisma e la sua simpatia, è stato un esempio di impegno e coraggio nella difesa dei valori antifascisti, fondamenta della nostra Repubblica.

Il comitato Provinciale dell’ Anpi di Como esprime sentito cordoglio e vicinanza di tutto il direttivo a Danilo, Francesca e a tutta la famiglia Lllia.

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