GLI SCIOPERI DEL MARZO 1944

Lo sciopero generale attuato nel Nord Italia dall’1 all’8 marzo 1944 costituì  l’atto conclusivo di una serie di agitazioni cominciate, in forme e modalità diverse, già nel settembre 1943, all’indomani della costituzione della Repubblica Sociale Italiana e dell’occupazione tedesca, e sviluppatesi soprattutto nei mesi di novembre e dicembre.

Lo sciopero del marzo 1944 presentò tuttavia una sostanziale novità. Esso fu infatti caratterizzato da una precisa matrice di natura politica, mentre le precedenti agitazioni, seppur non prive di risvolti politici, erano state attuate sostanzialmente in un’ottica di tipo economico-rivendicativo e avevano avuto come scopo primario il miglioramento sia delle condizioni salariali, attraverso la richiesta di aumenti, sia della situazione alimentare.

Con lo sciopero generale del marzo 1944 invece “le lotte operaie assunsero un carattere differente” perché si configurarono come una precisa forma di lotta politica antifascista e antitedesca. Deciso su iniziativa dei comunisti e approvato, dopo qualche esitazione dei socialisti, anche dagli altri partiti che facevano parte del Comitato Nazionale di Liberazione, lo sciopero iniziò il 1° marzo nelle fabbriche del “triangolo industriale”, si diffuse rapidamente e per più di una settimana, fino a quando non venne represso dai tedeschi e dalla polizia di Salò attraverso una massiccia azione di rappresaglia e di deportazione dei lavoratori, bloccò gran parte delle attività produttive del Nord Italia.

Anche a Como, il 6 marzo 1944, nelle tintorie Ticosa e Castagna, alle 10 del mattino suonarono le sirene dell’ inizio dello sciopero e i lavoratori incrociarono le braccia. Questo gesto di grande coraggio venne pagato a caro prezzo, con la repressione e con la deportazione.

Arrestati nella notte, coloro che furono ritenuti gli organizzatori dello sciopero vennero percossi perchè parlassero, quindi vennero detenuti a Sesto S.Giovanni e, dopo pochi giorni, deportati nei lager nazisti.

Morirono a Mauthausen Carbonoli Antonio, Gatti Ariodante, Rodiani Giuseppe della Castagna, Fontana Rinaldo, Meroni Angelo e Scovacricchi Pietro della Ticosa.

Tornarono invece Giuseppe Malacrida ( in fin di vita, morirà pochi mesi dopo), e le due operaie arrestate, Ada Borgomainerio e Ines Figini

Ecco il video di alcune testimonianze, realizzato dall’Istituto di Storia Contemporanea.

http://www.isc-como.org/Pagine/didattica/prog_memoria/video_scioperi.htm

MUSEO DI DONGO: UN TENTATIVO DI EQUIPARARE LA RESISTENZA AI BRAVI RAGAZZI DI SALO’?

MUSEO DI DONGO: UN TENTATIVO DI EQUIPARARE I PARTIGIANI AI “BRAVI RAGAZZ”I DI SALO’??


Dalla relazione di Asteria, la ditta che si occupa dellì’allestimento del Museo:

SALA F

“La sala affronta i temi contrapposti della Fabbrica resistente, la Falk, e del presidio fascista delle Brigate Nere. Nel loro sentirsi italiani, pur avendo idee e ideali contrapposti, partigiani e repubblichini si riconoscevano nel tricolore, pur declinati con simboli diversi. Ecco dunque tre drappi, uno bianco, uno rosso e uno verde a creare una sottile barriera di separazione. (……)

I due ambienti ricreati sono resi simmetricamente corrispondenti con l’impiego dei medesimi elementi allestitivi. (…..) Nella scelta delle immagini, tra le foto d’epoca disponibili, se ne scelgano ue analoghe per soggetto e inquadratura.. (….)

Poichè non sappiamo ancora i contenuti di questa sala, non resta che aspettare che il museo sia aperto al pubblico, per giudicare. Certo che qualche dubbio sull’operazione rimane….!

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