COMUNICATO DI SEL

COMUNICATO DI SEL

Abbiamo appreso con sorpresa e disappunto che il Sindaco, Mario Lucini, non ha concesso l’uso di una sala comunale per la Conferenza pubblica con la storica Alessandra Kersevan, in occasione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo.

 

Chiediamo al sindaco di conoscere i motivi di una decisione assolutamente imprevista e imprevedibile. Mario Lucini condivide con noi i valori antifascisti su cui è stata costruita la Repubblica italiana. Siamo certi che la sua scelta non sia stata motivata dalle affermazioni di Militia − Kersevan è “nota per lo spiccato negazionismo che la contraddistingue sul dramma delle Foibe” −. Il serio e approfondito lavoro della ricercatrice sulle responsabilità del fascismo italiano durante l’occupazione nazifascista della Jugoslavia merita attenzione e rispetto.

Condividiamo la scelta degli organizzatori che «Per rispetto alle drammatiche vicende che intorno al “confine orientale” ebbero luogo negli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale e la fine del fascismo» hanno deciso di mantenere l’appuntamento, spostandolo al Salone Bertolio, in via Lissi sabato 1 febbraio 2014 alle 15.30; Sel di Como parteciperà all’incontro.

«I diritti umani sono le basi fondamentali della nostra democrazia che non può ignorare i rischi cui possono essere esposti gli innocenti» ha detto Giorgio Napolitano nella Giornata della Memoria. Noi di Sel, ogni giorno impegnati contro ogni forma di razzismo ed ogni rigurgito negazionista, manifestiamo preoccupazione per la perdita di memoria alla quale stiamo assistendo. Lo dimostrano episodi di razzismo come le scritte apparse sui muri della città di Roma e l’invio di tre pacchi contenenti teste di maiale indirizzati alla Sinagoga, all’ambasciata israeliana, al museo di Roma. Siamo convinti che per evitare che si diffonda una cultura di destra anche sul nostro territorio il lavoro dell’Anpi di Como “Perugino Perugini” e dell’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” sia prezioso. A loro esprimiamo la nostra vicinanza e la nostra solidarietà.


Sel Como

CONSIDERAZIONI SU PRIMO LEVI E IL NEGAZIONISMO

Pubblicato sul blog dell’Anpi Seprio

http://anpiseprio.wordpress.com/

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A PRIMO LEVI

A PRIMO LEVI

Partigiano,antifascista,poeta e scrittore,deportato nel campo di concentramento di Auschwitz,sopravvissuto

 

La memoria e la conoscenza contro il Negazionismo

Primo Levi nel suo ultimo libro libro I sommersi e i salvati (1986) riporta un modo di pensare dei nazisti che da un senso profondo alla giornata della memoria.

Infatti Levi,  che è stato uno dei pochi sopravvisuti al campo di concentramento di Auschwitz dove era stato deportato in quanto ebreo, ci riferisce che i militi delle SS si divertivano ad ammonire cinicamente i prigionieri con queste crudeli affermazioni: “In qualunque modo questa guerra finisca, la guerra contro di voi l’abbiamo vinta noi; nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà […] E quando anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti”.


Per i nazisti quindi era importante distruggere le prove delle loro atrocità contro gli ebrei, così essi potevano negare e rimuovere l’evidenza dei fatti, i quali quanto più mostruosi erano tanto più andavano oltre il senso comune e potevano essere considerati inimmaginabili e poco credibili soprattutto da quell’opinione pubblica, la quale non aveva avuto una esperienza diretta o indiretta delle torture, delle violenze, delle barbarie contro un popolo inerme commesse dai nazisti nei campi di sterminio, come Levi descrive nei suoi libri.

Ricordare, testimoniare, documentare,conoscere diventa quindi l’unico strumento che possediamo per impedire che questa ideologia negazionista possa prendere piede e possa costruire una nuova concezione dei fatti e della storia, allegerendo e diluendo le colpe e le responsabilità dei nazisti.

Si è vero, sostengono infatti i negazionisti, vi sono state atrocità, come in tutte le guerre, i campi di concentramento servivano a delimitare le epidemie, non erano campi di sterminio, non c’erano forni crematori, le persone non morivano perché erano avviate alle camere a gas e poi bruciate, ma perché si ammalavano a causa della loro denutrizione e delle cattive condizioni igienico-sanitarie in cui vivevano.

Ecco la loro strategia: negare le mostruosità degli eventi per ridurre un fatto drammatico ad un normale regime di vita che si può trovare in un qualunque periodo bellico. Nulla di mostruoso,sottolineano! Non c’è guerra senza distruzione e violenza, senza penurie e senza epidemie, senza odio verso il nemico e desiderio di annientarlo,essi sostengono.

Ma la verità storica inconfutabile è un’altra. Ed è bene ricordarla e conoscerla, perché non cada nell’oblio .

L’invio nei campi di concentramento degli ebrei, degli oppositori al regime, dei rom, degli omosessuali, dei disabili era una vera e propria condanna a morte ed i forni crematori erano lo strumento che i nazisti utilizzavano per raggiungere in fretta questo obiettivo.

La geografia e la dimensione dello sterminio sono lì a testimoniarlo: tra il 1939 ed il 1945 oltre sei milioni di ebrei sono stati sterminati in decine di campi di concentramento dislocati in Germania e nell’Europa occupata; ad essi bisogna aggiungere 500 mila zingari e centinaia di migliaia di ebrei uccisi nelle città e nei villaggi di Polonia, Ucraina, Bielorussia, Russia, i morti del ghetto di Varsavia. E gli oppositori politici. I nazisti non hanno risparmiato nessuno, nemmeno i bambini. Per essi avevano attrezzato un campo di concentramento a Terezin, che contrabbandavano come un modello nuovo di vita sociale comunitario e che camuffarono ad una ispezione della Croce Rossa Internazionale con rappresentazini teatrali e scene di vita allegra e gioiosa,tutte coatte; al termine di questa ispezione tutti i bambini furono inviati nelle camere a gas ed i loro corpi bruciati nel forno crematorio.

Il numero delle vittime dello sterminio nazista è quindi impressionante ed esso è stato portato avanti sistematicamente negli anni con l’intento di distruggere l’intero popolo ebraico e tutti gli oppositori al loro regime.

Con il passare del tempo la memoria si indebolisce, i ricordi si sbiadiscono e la cultura antinazista ed antifascista, affermatasi nel dopoguerra, rischia di diventare vulnerabile a causa degli assalti delle vecchie e nuove destre, delle sottili insinuazioni di uno scetticismo culturale generalizzato e del sensazionalismo che i mass-media costruiscono ad arte.

Vecchie e nuove destre, scetticismo generalizzato, sensazionalismo sono accomunati da una stessa strategia: banalizzare la tragedia e screditare il valore della testimonianza. Per ottenere questo risultato essi si appigliano ad errori o contraddizioni nei documenti e nelle testimonianze, ripetuti ossessivamente in tutti i luoghi ed in tutte le forme, per demolire l’intero castello accusatorio nei confronti dei crimini nazisti.

Ma per fortuna restano i fatti, i documenti, le testimonianze, gli atti dei processi e le condanne dei nazisti responsabili dei crimini contro l’umanità che, come pietre miliari, sono lì a ribadire la mostruosità degli eventi accaduti e le responsabilità dei nazisti.

Studiare questi fatti, conoscerli, approfondirli è dovere di ogni cittadino; ed è compito delle Istituzioni Repubblicane, a cominciare dalla scuola, favorirne l’apprendimento .

In questo lavoro di formazione continua e permanente l’ANPI ha un ruolo molto importante poiché della memoria dell’olocausto, della resistenza al nazismo e fascismo, della lotta di liberazione e della nascita della Costituzione della nostra Repubblica essa ha fatto la sua missione storica, sociale e culturale.

Consapevole che un popolo senza memoria è anche un popolo senza identità.

Non bisogna mai dimenticare questi versi di Primo Levi sulla perdità di identità e di dignità umana nei campi di concentramento:

Voi che vivete sicuri


Nelle vostre tiepide case, 


Voi che trovate tornando a sera


Il cibo caldo e visi amici:


Considerate se questo è un uomo


Che lavora nel fango


Che non conosce pace

Che lotta per mezzo pane


Che muore per un sì o per un no. 



(Primo Levi, Se questo è un uomo,1947, Einaudi, Torino)

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