QUEL POCO DI BUONO DI MUSSOLINI

RIPORTO QUI SOTTO UN BRANO TRATTO DAL BLOG DI MASSIMO LIZZI

RELATIVO ALLE RECENTI DICHIARAZIONI DI SILVIO BERLUSCONI

http://massimolizzi.blogspot.it/

Capita di leggere online elenchi di “buone cose” compiute dal fascismo, o magari di ascoltarne un cenno dalle parole di Silvio Berlusconi nel giorno della memoria. Elenchi che variano da dieci a cento punti. I treni in orario, la refezione scolastica, la bonifica dell’agro pontino, il doposcuola, la lotta alla mafia, etc. Tra le cose buone capita di leggere anche quelle che in verità sarebbero cattive: la guerra d’Abissinia e le opere pubbliche in Etiopia, il Tribunale Speciale, il patto Anti-Comintern, i Patti lateranensi, etc. Di solito, tra le “buone” ci vengono risparmiate le leggi razziali, attribuite direttamente a Hitler: non si possono dare tutti i meriti a Mussolini. Insomma, cose buone, cose false, cose cattive, cose che avrebbe fatto qualsiasi governo, in quegli anni, per modernizzare il paese. Ma la sostanza del fascismo quale fu?

Prendiamo un qualsiasi soggetto, anche inventato, per esempio, Hannibal Lecter. L’elenco dei suoi pregi supera probabilmente quello dei suoi difetti. Uomo di cultura e gusti raffinati, intenditore di arte e di letteratura, degustatore di vini e di cibi, ottimo cuoco, signore galante, cortese, gentiluomo, amabile conversatore, intelligenza analitica, coraggio, forza. Qualità autentiche, mica come le “cose buone” del fascismo. Ma commetteva delitti efferati, benchè animato da una morale nobile. Così neppure di lui, per quanto ci sia simpatico, riusciamo a farci una idea positiva. Dovremmo essere più indulgenti con Mussolini? La violenza squadrista per schiacciare gli oppositori, il carcere e il confino per gli antifascisti, le guerre di aggressione, le leggi razziali, l’alleanza con Hitler, la distruzione del paese nella seconda guerra mondiale. Non è questa la sostanza del fascismo? E d’altra parte, i fascisti di oggi non sono tali essenzialmente nell’identificazione identitaria con la storia di quel regime?

Si invita a contestualizzare, a non guardare a ieri con gli occhi di oggi, così come facciamo con Giulio Cesare, senza troppo curarci di quello che fu il destino dei galli. Ma gli occhi di Giacomo Matteotti, dei fratelli Rosselli, di Giovanni Amendola, di Pietro Gobetti, di Antonio Gramsci, sono di ieri o di oggi? E con Cesare come ci comportiamo? Noi vediamo la guerra gallica anche dal punto di vista dei galli. Tra le cose buone di Cesare non includiamo il massacro di un milione di galli. Abbiamo una idea vagamente positiva di Vercingetorige. E abbiamo da molti anni un fumetto molto popolare (Asterix e Obelix) che simpatizza per i galli e ridicolizza i conquistatori romani. Di Cesare pensiamo bene, perchè gli attribuiamo una funzione progressiva, lo collochiamo nel campo democratico dell’epoca, la migliore fra tutte le alternative, perchè migliorò la condizione materiale di vita nelle province. Ma pensiamo piuttosto male del resto del suo triumvirato: di Pompeo e soprattutto di Crasso, di cui ricordiamo la fallimentare spedizione contro i parti, quasi quasi solidarizzando con i parti che, si narra (e la leggenda ce la tramandiamo fino ad oggi come se fosse stata una sorte più meritata che crudele) lo uccisero facendogli bere dell’oro fuso, per punirlo della sua avidità. Nell’Italia degli anni 1922-1945, sarebbe Mussolini l’equivalente di Cesare? Il più democratico di tutti i leaders, a parte Clodio? E Pompeo e Crasso chi sarebbero? E le province che migliorano le proprie condizioni di vita, quali? Libia e Abissinia? E le gloriose imprese militari che ne illustrano l’onore e il coraggio, quali? L’aggressione alla Francia già battuta dalla Germania?

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