GENOVA, 11 ANNI DOPO

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Da Elena Giuliani per Carlo:

nonostante tutto, fratello, ci speravo questa sera di poterti sentire sorridere… e invece… non gli è bastato giudicare il tuo assassinio come legittimo. Dopo undici anni, si sono voluti prendere altre vite. E non quelle di chi ha ucciso, torturato, massacrato, o quelle di chi ha ordinato i massacri o di chi ha assicurato protezione. Si sono presi ancora una volta le vite dei nostri compagni, dei nostri fratelli e sorelle. Hanno chiamato “devastazione e saccheggio” un po’ di vetri rotti, alcuni dei quali causati – forse – dai 10 imputati. Hanno chiamato “falso” il coma, le ossa e i denti rotti, il sangue, le torture e le minacce causate dalle forze dell’ordine che non hanno voluto identificare. Hanno chiamato legittimi il buco che un proiettile ha creato nella tua testa, la devastazione che un defender ha fatto sul tuo corpo, la ferita che una pietra ha causato sulla tua fronte, mentre eri steso tra decine di scarponi, quando il tuo cuore ancora gridava. Hanno dichiarato legittimo il saccheggio della tua vita. e oggi legittimano il saccheggio di altre vite.

Da Femminismo Sud, 20 luglio 2012

GENOVA UNDICI ANNI DOPO

Alcuni mazzi di rose rosse posti nelle aiuole centrali, sul cippo dedicato a Carlo, mentre sulla cancellata della chesa alcuni striscioni ricordavano il giovane 23enne ucciso 11 anni fa. Così si presentava piazza Alimonda alle 15 di oggi, undicesimo anniversario di quel fatale 20 luglio 2001, quando la violenza si scatenò inaudita e ingiustificata durante quella che doveva essere una pacifica e festosa manifestazione, in occasione del G8 che si stava svolgendo a Genova. Più di duecento persone, associazioni e sindacati erano radunate in piazza mentre Giuliano Giuliani ricordava il momento, alle 17,45, in cui dalla camionetta dei carabinieri partivano due colpi, sparati ad altezza d’uomo, uno dei quali centrava e uccideva Carlo Giuliani.

Sul palco musicisti e gruppi musicali appartenenti al movimento No Global.

Fra gli oratori era presente don Andrea Gallo, fondatore della comunità San Benedetto al Porto di Genova.

25 LUGLIO, ISTITUTO CERVI

L’Anpi e l’Istituto Cervi: una grande campagna di contrasto al neofascismo

La “pastasciutta di Casa Cervi” ormai è entrata nella tradizione. Dai lontani anni ‘80 è la riproposta in chiave moderna di quella pastasciutta che la famiglia Cervi offrì in piazza a Campegine all’indomani della caduta del regime, il 25 luglio 1943, in segno di festa per la (breve) libertà riconquistata, e di riappropriazione reale e simbolica della piazza come spazio della “parola” e della democrazia.

Anche quest’anno, dunque, il 25 luglio – alle ore 20 – sarà festa, con la pastasciutta cucinata dalle “rezdore” ma ad essa – a partire dalle ore 18 – si accompagnerà una riflessione e una manifestazione che avrà una doppia “firma”: quella dell’Istituto Alcide Cervi, naturalmente, ma anche quella dell’Anpi  con la partecipazione del presidente nazionale Carlo Smuraglia accanto alla Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, Rossella Cantoni.

Insieme, per una grande campagna di contrasto al neofascismo e di rilancio dell’antifascismo. Una sfida a tutto campo, che l’ANPI e l’Istituto Cervi lanceranno chiamando a raccolta Associazioni, Sindacati, Partiti e tutti quei cittadini che hanno a cuore il futuro della democrazia.

Si spiega: “Benché in Italia esista un gruppo consistente, diffuso e coerente di veri, sinceri e impegnati antifascisti, non c’è dubbio che il Paese avrebbe bisogno di una forte iniezione di antifascismo, capace di diffonderlo fra i cittadini e di farlo penetrare nella cittadella delle istituzioni, come condizione essenziale per il consolidamento della democrazia”.

Questo in realtà è l’inizio di un documento attraverso il quale l’ANPI nazionale e l’Istituto Alcide Cervi lanceranno il 25 luglio – in occasione, appunto, della tradizionale “pastasciuttata” una grande campagna nazionale di contrasto al fenomeno del neofascismo che in Italia, ma non solo, sta vivendo una fase di forte crescita, radicamento e intensificazione di atti di violenza spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche di pubblici amministratori.

“Il fatto che un Comune come quello di Roma – si sottolinea – possa mostrare aperta simpatia verso i movimenti neofascisti, così come il fatto che troppi prefetti e questori restino inerti (oppure si attestino, come si è detto, sull’ordine pubblico) a fronte di manifestazioni che dovrebbero ripugnare alla coscienza civile di tutti, sono rivelatori di una permeabilità assai pericolosa per istituzioni che per definizione dovrebbero essere democratiche”.

Certo, si spiega, “non mancano le responsabilità del Governo e di parte delle forze dell?ordine”, così come c’è una “singolare dimenticanza” del Governo Monti che, “ripartendo i contributi annuali in favore di Associazioni combattentistiche, li assegna (e in misura ridotta) soltanto alle Associazioni d’arma” senza nulla prevedere, per il 2012, per le altre Associazioni e in particolare per quelle partigiane.

“Provvedimenti che sanno di vera e autentica discriminazione”, commentano Anpi e l’Istituto Alcide Cervi. Ma c’è dell’altro. “Noi siamo convinti che gran parte degli appartenenti alle forze dell’ordine è rispettosa delle norme costituzionali e dei doveri connessi alla loro funzione; ma non possiamo non constatare che ancora troppi sono gli episodi di violenza ingiustificata e arbitraria, da quelli collettivi (per tutti, l’esempio del G8 di Genova) a quelli individuali (episodi anche recenti, di cui si è diffusamente occupata la stampa, come i pestaggi di cittadini inermi e gli “anomali” trattamenti riservati ad alcuni arrestati). Questo dimostra che è ancora insufficiente il livello di democratizzazione e di formazione all’interno di Corpi che dovrebbero essere sempre e concretamente impegnati nella difesa della democrazia e della convivenza civile”.

Cosa fare, dunque? Anpi Istituto Alcide Cervi non hanno dubbi: “occorre delineare un programma non solo di difesa democratica, ma anche di sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei princìpi costituzionali. Un programma politico e culturale che riguardi tutti, senza esclusioni e senza eccezioni, e che sia fortemente impegnato e partecipato. Occorrono prese di posizione delle associazioni e delle istituzioni, dichiarazioni di non gradimento da parte di pubbliche autorità, elettive e non, interventi degli organi preposti all’ordine pubblico soprattutto sotto il profilo della non compatibilità di tali manifestazioni con i princìpi costituzionali visti nel loro complesso”.
“Regioni e Comuni – si sottolinea – devono considerare, nei loro programmi di attività, il contributo della ricerca storica per la conoscenza del fascismo e della Resistenza, il rispetto delle festività più significative sul piano dei valori (come il 25 aprile e il 2 giugno) e scendere in campo in prima persona contro ogni tentativo di negare o svalorizzare i significati ad esse collegati”.

Anpi e Istituto Alcide Cervi non dimenticano neppure la Magistratura per il ruolo fondamentale che potrebbe svolgere.

“Si richiede di essere attenta ai fenomeni più volte descritti ed al loro significato, e di essere pronta a intervenire contro ogni eccesso, tenendo presente che vi sono alcune leggi (come la cosiddetta legge Scelba) ormai di difficile applicazione ed altre invece (come la legge n. 205 del 1993, cosiddetta “Mancino”), che offrono potenzialità di intervento veramente notevoli anche a fronte di manifestazioni apertamente fasciste (potenzialità esattamente colte dalla stessa Corte di Cassazione con due sentenze che meritano di essere ricordate, fra le altre per la loro esplicita chiarezza nell’individuare lo stretto  collegamento tra fascismo e razzismo: la sentenza n. 12026/2007 del 10 luglio 2007 e la sentenza 235/09 del 4.3.09)”.

“Certo – si anticipa – non è solo con la repressione che si contrastano i fenomeni più volte ricordati; tuttavia quando ne ricorrono i presupposti le leggi vanno applicate e fatte rispettare con convinzione, se non altro perché anche questo costituisce un significativo segnale dell’indirizzo a cui lo Stato intende attenersi.

RICORDIAMO BORSELLINO

COMO, 19 LUGLIO

ore 21.00 Piazza Martinelli

IN MEMORIA DI…

La memoria delle vittime e l’impegno delle istituzioni contro la corruzione e le mafie

 
Arci Como, Acli Como, Auser Como, Associazione del Volontariato Comasco-Csv, Cgil Como, Fillea, Coordinamento Comasco per la Pace, Comitato Soci Coop Como, Verso Libera Como

 
– Video-intervista a Borsellino
– Contributo musicale del Gruppo Aperto Spazio alla Musica
– Intervento di Maria Ferrucci, sindaco di Corsico, comune aderente ad “Avviso Pubblico”. 

Modera Paolo Moretti, giornalista 
– Proiezione del film-documentario “Uomini soli”di Attilio Bolzoni e Paolo Santolini

(In caso di pioggia la serata si terrà nella sala della Circoscrizione 7)

25 APRILE

L’Anpi: “25 aprile, 1° maggio e 2 giugno non si toccano”

“Il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno non si toccano. Sono i valori su cui si fonda la Repubblica”. Questo in sintesi la posizione della segreteria nazionale dell’Anpi che ieri ha diffuso una nota di protesta circa l’ipotesi del governo di sopprimere o accorpare alcune feste nazionali per aumentare la produttività. Nella “scure” incapperebbero anche le tre festività ben note per essere state già oggetto di tentativi analoghi (25 aprile, 1° maggio, 2 giugno).

L’Anpi gioca d’anticipo: “Non ci si dica che non ci sono altri strumenti per incrementare la produttività e far crescere il P.I.L.; ci sono provvedimenti in corso di esame, da tempo preannunciati, di cui si può accelerare l’iter; e ce ne sono altri, da molti invocati (la patrimoniale, per fare un esempio) che a torto si finge di ritenere improponibili”.

“Dobbiamo essere estremamente chiari: non abbiamo – ovviamente – obiezioni di fronte ai sacrifici che possono essere chiesti ai cittadini in una fase difficile per il Paese; ma che si debba rinunciare alla storia, a quelli che sono i fondamenti comuni del nostro vivere civile, ci sembra davvero troppo. Ci sono festività che nascono da consuetudini o semplici abitudini, che forse possono consentire qualche operazione. Altre, come quelle citate, rappresentano il nostro passato migliore, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica: sono, in una parola, la nostra storia. E non vanno toccate”.

E si precisa: “Si faccia quello che occorre, per salvare il Paese da una crisi che non ci dà tregua. Ma si lasci al Paese la sua storia, si conservino i suoi valori, quelli a cui la stragrande maggioranza dei cittadini continua a richiamarsi. Questa è la richiesta che formuliamo alle istituzioni pubbliche e in particolare al Governo”.

Infine l’appello a tutti gli iscritti e ai aimpatizzanti. “Alle nostre organizzazioni rivolgiamo l’invito ad una mobilitazione immediata e diffusa, assumendo ogni possibile iniziativa, coinvolgendo i parlamentari e le istituzioni territorialmente competenti, sollecitando l’adesione e l’impegno dei cittadini. Il gravissimo proposito che è stato enunciato dalla stampa, se corrispondente ai reali intenti del Governo, dev’essere sventato e respinto, prima di tutto dalla coscienza civile e democratica del popolo italiano”.

RASSEGNA STAMPA:

la Repubblica: http://www.repubblica.it/politica/2012/07/17/news/anpi_contro_soppressione_feste_il_25_aprile_non_si_tocca-39214098/?ref=HRER2-1

la Stampa: http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/462737/

l’Unità: http://www.unita.it/italia/festivita-l-anpi-25-aprile-br-1-maggio-e-2-giugno-non-si-toccano-1.430413

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