VITTORIO FOA

 “Ma il fascismo è ancora un altra cosa: è lo scetticismo di larghi strati della popolazione circa la propria attitudine a decidere in modo autonomo il loro destino collettivo, è l’annosa consuetudine ad attendere che tutte le decisioni vengano dall’alto, è l’acquiescenza, la sopportazione, è nell’attesa il piccolo e mediocre opportunismo, il lasciare correre sulle piccole ingiustizie sulle quali poi si edificano le ingiustizie più grandi e radicali, è in una parola l’inerzia politica e la sfiducia nelle libertà che non è un dono ma si conquista e si difende in ogni ora della vita. Questo nemico, questo aspetto del fascismo è più pericoloso ancora dei precedenti perché si annida dentro di noi e non è riconoscibile sensibilmente e minaccia perpetuamente di pregiudicare anche le più ardite e conseguenti conquiste rivoluzionarie. Ma anche contro questo nemico i partiti antifascisti sono i soli qualificati a lottare con successo: la loro tradizione di un’attività instancabile, sorretta da un potente idealismo morale, li ha sempre portati ad approfondire i problemi politici, oltre le formalità istituzionali, nell’intimo delle coscienze, a mediare la prassi politica coll’attività pedagogica, a puntare essenzialmente sull’autonomia, così dell’individuo come del gruppo. Se ieri l’ambito della loro attività era forzatamente ristretto, oggi le circostanze sono più favorevoli, più lo saranno domani: se i partiti antifascisti non tradiranno la loro missione di libertà, il successo anche in questo campo non mancherà.”

 Quaderni dell’Italia libera. N’3, 1 Ottobre 1943. Vittorio Foa.

25 APRILE: L’ ANED NON CI STA

Cancellare il 25 aprile? L’Aned: “No, non ci stiamo”

Lettera aperta a Carlo Smuraglia: abolire il 25 aprile, un attacco all’identità del Paese

Si allarga la protesta per la proposta di cancellare la festa della liberazione (25 aprile), quella conseguente del 2 giugno (festa della Repubblica), passando dall’abolizione del 1°maggio (festa dei lavoratori).

L’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati attraverso con un  articolo del vicepresidente, Dario venegoni, ha sottolineato la sua totale contrarietà :

“Quando la casa brucia non si può andare tanto per il sottile. Se bisogna vendere i gioielli di famiglia, si vendono. E certamente non spetta a una associazione come quella degli ex deportati nei campi nazisti di valutare nel merito, misura per misura, le proposte del governo in materia economica.

Tra queste proposte ce n’è una che ci tocca però molto da vicino: quella di accorpare alla domenica più vicina tutte le festività civili del calendario. Si parla del 25 aprile, del 1° maggio, del 2 giugno, tre date che il governo di centrodestra ha dimostrato a più riprese di non digerire.

Ricordiamo tutti quando il ministro della Difesa La Russa dichiarò che lui il 25 aprile lo festeggia andando a porre un fiore sulle tombe dei “suoi” caduti, quelli della Repubblica sociale italiana. E che il presidente del Consiglio ha sempre disertato – tranne una volta, in Abruzzo, in piena campagna elettorale – le celebrazioni del 25 aprile, bollandole come “di parte”. Per non dire dello sciagurato voto con il quale in commissione, alla Camera, la maggioranza ha dato parere favorevole all’ennesimo tentativo di equiparare i militi repubblichini, alleati di Hitler, ai partigiani che hanno contribuito a ridare la libertà al nostro Paese.

Un governo che non ha mai riconosciuto il valore fondante della data del 25 aprile per la riconquistata democrazia oggi approfitta della crisi finanziaria – da esso stesso clamorosamente sottovalutata – per cercare di cancellare questa data dal calendario civile. Quello stesso esecutivo, all’interno del quale un importante ministro fece sapere che lui col Tricolore ci si “pulisce il culo” tenta di cancellare la festa della Repubblica, evidente ostacolo alla grossolana propaganda secessionistica della Lega.

Noi non ci stiamo. L’esempio europeo, incautamente evocato dal governo a giustificazione di questa sua proposta, dimostra semmai il contrario: per ogni francese la festa del 14 luglio è fondamento dell’idea stessa di unità nazionale. Ragionando per assurdo, potremmo prendere per buono il riferimento all’Europa fatto da Berlusconi: quando il 14 luglio cesserà di essere festa nazionale in Francia potremo discutere di accorpare alla domenica anche il 25 aprile. Fino ad allora… che non ci provino nemmeno!”

MARGHERITA HACK

Margherita Hack: le feste laiche non si toccano

Riceviamo (e volentieri pubblichiamo) il commento della scienziata Margherita Hack alle proposte del governo per fronteggiare la crisi dei mercati finanziari:

“Concordo pienamente con la vostra presa di posizione. Mi sembra che con la scusa del risparmio si procede nella direzione di voler cancellare quelle che sono state le tappe più significative della recente storia d’Italia, della riconquista della democrazia, delle lotte partigiane dopo la buia parentesi della dittatura fascista e delle leggi razziali.

25 aprile, 1 maggio, 2 giugno sono tre date di immenso significato per la nostra democrazia e dobbiamo opporci a questa vergogna.”

Margherita Hack

NO ALL’ ABOLIZIONE DEL 25 APRILE

No all’abolizione della festa del 25 aprile

Numerose proteste per la volontà del governo Berlusconi di abolire alcune festività laiche tra cui il 25 aprile (oltre al 1° maggio, festa dei lavoratori, e al 2 giugno, quella della Repubblica), ossia la giornata che celebra e ricorda la liberazione dell’Italia dai nazifascisti e il ritorno della dmocrazia.

Da qui una netta presa di posizione del Comiatato nazionale dell’Anpi. “Da quanto si apprende dai giornali – si rileva nel comunicato – tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare – in relazione all’aggravarsi della crisi – ci sarebbe quello dell’accorpamento di alcune feste “non concordatarie” nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all’equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso, riguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale”. 

“L’ANPI – si sottolinea – portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati  e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale”

COMUNICATO ANPI

NON SI TOCCHI

IL 25 APRILE

Nell’ennesima “manovra” il Governo ha deliberato, tra i tanti provvedimenti annunciati per far fronte ad una crisi fini a ieri negata e che rischia di travolgerci, di accorpare le “festività civili” nelle giornate di domenica.

Tra queste festività c’è il 25 Aprile.

Il 25 Aprile, come gli Italiani sanno (o dovrebbero sapere), è data sacra alla Patria, perché ricorda la libertà, la democrazia, la civiltà ritrovate (per tutti), la sconfitta del mostro nazifascista, il sacrificio dei tanti italiani che per questo si sono battuti, riscattando l’Italia dalla vergogna e dall’ignominia nazifascista che aveva contribuito a creare.

Vergogna e ignominia che altri Italiani, quelli della “repubblica di Salò”, hanno convintamente sostenuto e, da ultimo, difeso alle dipendenze dei nazisti e contro le scelte del Governo italiano. Italiani, questi ultimi, tra l’altro, che l’attuale Governo vorrebbe, con un disegno di legge in itinere in Parlamento, equiparare ai combattenti per la libertà.

Pensare di  cancellare il 25 Aprile, come fosse una qualsiasi sagra paesana, per risparmiare qualche milione, certamente reperibile in modo più giusto e più degno, significa ferire la coscienza civile degli Italiani e recare offesa irreparabile a chi è morto o si è battuto per la civiltà e la dignità della persona. Gesto odioso, in linea, del resto, con la pretesa sopra ricordata di riabilitare il peggiore fascismo, quello razzista e filonazista di Salò.

Chiediamo a tutti gli Italiani di difendere i valori resistenziali contro  questo mercatismo d’accatto, incapace di capire che l’Italia può riprendersi solo se spinta dai grandi ideali comuni. Vale molto di più infatti, anche economicamente, la coesione sociale, basata sul senso di identità e di appartenenza, che qualche milione raccattato in malo modo, svilendo quegli ideali e quei i valori.

ORA E SEMPRE IL 25 APRILE (NON ALTRA DATA) RIMANGA IL NOSTRO GIORNO DELLA MEMORIA E DELLA RICONOSCENZA.

             La Presidenza

                    A.N.P.I  Regionale Lombardia

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