LA SEZIONE ANPI DI MARIANO COMENSE

L’ANTIFASCISMO E LA RESISTENZA NEL TERRITORIO DI MARIANO

DISCORSO DI APERTURA DELLA NUOVA SEZIONE DI MARIANO COMENSE- CANTU’

Un cordiale benvenuto a quanti sono intervenuti alla nostra prima Assemblea, grazie al senatore Luciano Forni, al prof. Matteo Dominioni, al sindaco Alessandro Turati che con la loro presenza hanno voluto onorare la nostra prima Assemblea

Un particolare saluto ad Erminio Nava, classe 1918, alpino combattente in Russia e partigiano nella formazione Franchi, ferito a Milano nei giorni precedenti la Liberazione.

Anche a Mariano con un gruppo di anziani e giovani, anche di paesi vicini, si è pensato che fosse giunto il momento di aprire una sezione dell’A.N.P.I., sulla scorta di quanto è avvenuto in molte località italiane.

E qui corre l’obbligo di ringraziare i compagni Passerini che per primo ha avuto l’idea di avviare le pratiche per questa iniziativa ed Antonio Gallo che con ostinazione ha sempre creduto nell’iniziativa ed ha raccolto le prime adesioni.

Per correttezza occorre qui ricordare che in paese nel lontano 24 Settembre 1945 era stata fondata una sezione ANPI, con sede presso il caffè San Rocco, e fra i giovani fondatori risulta anche il qui presente Erminio Nava, una iniziativa di cui presto si perderanno le tracce.

Nessuno di noi, salvo Erminio, ha partecipato alle vicende dell’ultima guerra mondiale, ma ci uniscono i valori della Resistenza a cui si ispira la nostra Costituzione, in un momento storico in cui periodicamente emerge la tentazione per modifiche intese a cancellare alcune delle sue principali prerogative. Ne sono una conferma i provvedimenti contro il diritto di sciopero, la precarietà del lavoro e della sicurezza sociale, le pulsioni razziste, la tolleranza verso chi non è sempre in sintonia con l’art. 54 della nostra Costituzione in cui si legge che “… I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore …”, e la recente proposta di abolire il divieto della riorganizzazione del partito fascista.

E Piero Calamandrei, saggio e strenuo difensore della Costituzione, in un suo saggio del 1965 sarà facile profeta, quando ammonirà: “In questo clima avvelenato di scandali giudiziari e di evasioni fiscali, di dissolutezze e di corruzioni, di indulgenti silenzi per gli avventurieri di alto bordo, in questa atmosfera di putrefazione che accoglie i giovani non appena si affacciano alla vita, apriamo le finestre e i giovani respirino l’aria pura della montagna e risentano ancora i canti dell’epopea partigiana”.

E quanta necessità abbiamo di aria pura, di onestà, di sana pubblica amministrazione al servizio di tutti e non solo provvedimenti riservati a qualche potente!

E Norberto Bobbio aveva scritto che “… L’Italia non è diventato quel paese moralmente migliore che avevamo sognato; la nuova classe politica, salvo qualche rara eccezione, non assomiglia in nulla a quella che ci era parsa raffigurata in alcuni protagonisti della guerra di Liberazione: austeri, severi con se stessi, devoti al pubblico bene, fedele ai propri ideali, intransigenti, umili e forti insieme. …”.

E che dire del tentativo di sminuire il significato della Resistenza, riducendola a semplice guerra fratricida con il riconoscimento della repubblica di Salò e dei suoi caduti, giovani che avevano scelto di combattere nella parte sbagliata, in difesa di ideali contrari alle istanze di libertà e di democrazia ed ai quali non vogliamo però negare i sentimenti dettati dalla carità cristiana.

Io provengo da una zona piemontese, il Monferrato, dove si contano molti episodi di guerra partigiana e dove abbondano le lapidi a ricordo del sacrificio di giovani ribelli; mi risuonano ancora i tanti aneddoti ascoltati da bambino ed ho tuttora presenti le imponenti manifestazioni popolari che rievocavano la data del 25 Aprile, con la selva di bandiere rosse e gli inni della banda musicale.

Mi sia consentito di far nuovamente riferimento a Piero Calamandrei che afferma “… Se si vuole intendere che cosa fu la Resistenza, non si deve dar questo nome soltanto al periodo finale che va dall’8 Settembre 1943 al 25 Aprile 1945. Questo fu il parossismo finale della lotta; ma l’inizio di essa risaliva a venticinque anni prima. Il biennio di Kesserling fu la logica e fatale conclusione del ventennio di Mussolini: Mussolini fu l’introduttore, anzi il portiere di Kesserling. Ma la Resistenza, per cominciare, non attese Kesserling; essa era cominciata fin da quando era cominciata l’oppressione, cioè fin da quando lo squadrismo fascista aveva iniziato per le vie d’Italia la caccia all’uomo”.

E pertanto ritengo necessario anche per quanto riguarda la nostra storia locale tornare indietro, all’anno 1919 quando in paese sorge il Circolo Famigliare Proletario, di ispirazione socialista, con le finalità di migliorare le condizioni morali e materiali dei Soci e dei loro famigliari.

Sempre nel 1919 in paese sorge il Circolo Popolare di ispirazione cattolica che assumerà il nome di Circolo Pace.

Entrambi i due Circoli saranno poi vittime della violenza fascista: il Circolo Proletario devastato nell’Ottobre del 1922, occupato dalle organizzazione del regime e definitivamente sciolto nel 1928. Ritornerà ai legittimi proprietari solo nel 1963!!

Anche il Circolo Cattolico sarà poi oggetto di provvedimenti di chiusura, insieme agli Oratori, con l’accusa di attività antifascista.

Questi due Circoli hanno come riferimento storico locale l’antica Società di Mutuo Soccorso fortemente voluta del 1881 dal notaio dr. Francesco Brenna con la finalità di assistenza ed istruzione degli operai e dei contadini, in un periodo caratterizzato dall’assenza di ogni forma di assistenza e previdenza.

E a Mariano, accanto al laico Brenna, ben presto si affiancheranno le iniziative cattoliche promosse nei primi anni del secolo XX dal prevosto don Borroni e dai suoi coadiutori, giovani e coraggiosi sacerdoti che intendono seguire alla lettera il dettato dell’enciclica “Rerum Novarum” di papa Leone XIII e l’esempio di don Albertario che a Milano aveva sfidato l’esercito del gen. Bava Beccaris accorso a reprimere la protesta popolare e poi condannato alla galera col socialista Turati.

Infatti a Mariano si registreranno fra l’altro l’istituzione dell’Unione Rurale in difesa dei diritti dei contadini, della Cassa di Risparmio Operaia a garanzia dei piccoli risparmi dei lavoratori, e finalmente della Società Edificatrice di Case Rurali, in paese nota come la PROVVIDENZA, una cooperativa edilizia per le case dei contadini licenziati dalla nobile (sic!) casa per cui lavoravano, rei di aver preteso più umane condizioni di lavoro. Una iniziativa che non trova tanti altri esempi!

A Mariano soprattutto saranno le donne a promuovere le proteste popolari, nel 1888 e nel 1898 con gli scioperi delle filandere; saranno ancora le donne a reclamare per la mancanza di derrate alimentari negli anni della grande guerra. E le donne non mancarono di partecipare nel 1919 alla nascita del Circolo Famigliare Proletario, cosa che suscitò l’ironico e acido commento del cronista parrocchiale “… è da deplorarsi che molte donne vi appartengano e lo frequentino con danno della loro dignità e moralità pubblica”.

Gli ideali democratici sono sempre stati ben radicati nei marianesi, val la pena ricordare anche come nel 1910 in prossimità della guerra contro la Turchia per la conquista della Libia, in paese nelle elezioni per il rinnovo dell’amministrazione comunale si sia imposta la Lista della Pace, formazione laico-socialista che per la prima ed unica volta nella storia locale vedrà la vittoria di una lista di sinistra contrapposta ad una compagine cattolica.

Si è già ricordato come il circolo cattolico portasse il nome Pace, ed in paese esiste anche una via Pace!

Ma i marianesi non si lasceranno facilmente intimidire dal nascente fascismo ed infatti nelle elezioni politiche del 1921 e soprattutto nelle successive del 1924 le due liste dei socialisti e dei popolari conteranno ancora una maggioranza di consensi pari all’80%. Significativo nel 1924 il rifiuto del prevosto don Colombo ad appoggiare la nuova formazione nazional-fascista che nei nostri paesi faceva riferimento al nobile Padulli di Cabiate, già deputato del PPI.

Sempre nell’anno 1924, pochi giorni dopo il delitto Matteotti, durante la seduta del Consiglio Comunale il consigliere socialista Biagio Galliani proporrà che sia manifestato il cordoglio della cittadinanza “… sicuro di interpretare il sentimento della popolazione per l’abominevole delitto”, proposta a cui si assocerà anche il Sindaco. Un vecchio socialista mi raccontò come in paese, appena si sparse la notizia della morte del deputato socialista gli operai fossero usciti spontaneamente dalle fabbriche e dalle botteghe e si fossero portati al cimitero per un devoto omaggio al martire.

Le voci democratiche saranno spente per un lungo periodo, ma il fuoco che covava sotto la cenere non tarderà a riaccendersi, ed il 15 Novembre 1944 anche a Mariano si costituisce il Comitato di Liberazione a cura del democristiano dr. Giovanni Del Curto che ne sarà il presidente, del socialista Biagio Galliani, del comunista Serafino Somaschini e del liberale Federico Seymandi.

Molti giovani dei nostri paesi si aggregheranno alle formazioni partigiane che operano in provincia e nell’alto milanese; a Mariano è attivo soprattutto il gruppo “Franchi” legato alle formazioni “Lariani Ticinesi” di Edgardo Sogno e fra costoro si distinguerà Luigi Toppi, classe 1919.

Dalla relazione del CLN locale si apprende che il Toppi “… Dopo i fatti del Settembre 1943 si dava alla macchia e con altri compagni del paese formava il primo gruppo di Partigiani armati, inquadrati nell’Organizzazione Franchi … Più volte ricercato dalla polizia repubblichina, riusciva coraggiosamente a sviare le ricerche. Nei primi giorni di Dicembre 1944, in seguito a delazione, braccato con forze imponenti veniva catturato sulla strada che da Carimate porta a Lentate sul Seveso. Dopo stringenti interrogatori accompagnati da raffinate sevizie crudelmente operate dai repubblichini, il Toppi veniva fucilato nel cimitero di Carimate la sera del 5 Dicembre 1944”.

In seguito si dovranno registrare altri Caduti fra i giovani patrioti:

Dicembre 1944: Desiderio Ballerini è ucciso sulla strada fra Sormano e Caglio;

25 Aprile 1945: Mario Besana e Umberto Elli dopo lunghe sevizie e maltrattamenti vengono trucidati nelle carceri di San Vittore di Milano;

sempre nella giornata del 25 Aprile 1945 il giovane Carlo Colombo cade a Pavia durante lo scontro con le truppe tedesche;

morirà invece prigioniero in Germania il giovane Contrario Giovanni.

Mariano non è zona che si possa adattare ad episodi di guerriglia, comunque nel periodo 1944-45 si registreranno alcuni episodi di sabotaggio ai danni delle formazioni militari presenti in paese:

Nel mese di Novembre 1944 in occasione della visita dei generali Graziani e Wolf al Battaglione di SS Italiane impegnate in esercitazioni militari nelle brughiere fra Mariano e Cantù, verranno asportate o danneggiate alcune segnalazioni poste sul territorio ed il fatto avrà come conseguenza il divieto decretato per ritorsione dal Commissario Prefettizio di accedere al cinematografo, la domenica successiva. In quell’occasione i due generali avevano decorato i militi reduci dalle battaglie di Anzio e Nettuno combattute nella primavera del 1944 per ostacolare l’avanzata delle truppe anglo americane.

Il 2 Gennaio 1945 il Commissario Prefettizio segnalerà alla Prefettura di Como che in via san Rocco ed in via Garibaldi si era verificato uno scoppio di bombe a mano, provocando la rottura di un paio di centinaia di vetri. Lo stabile più danneggiato fu proprio l’ex Circolo Proletario, occupato dalle organizzazioni del regime.

Successivamente, il 15 Aprile, in località Priel di Buschitt, verso Paina, si verificherà l’aggressione ed il disarmo delle Guardie Civili incaricate della sorveglianza della linea telefonica da Bellagio a Mariano.

Ed ancora il 20 Aprile il Comandante delle Guardie Civili dovrà segnalare il sabotaggio di due pali della linea telefonica in località San Martino a Perticato.

Ma il fatto più significativo e che risulterà uno degli episodi più importanti nella storia del paese si verificherà nella giornata del 26 Aprile. Da Milano, liberata il giorno precedente, si erano mosse le truppe nazi-fasciste dirette a nord, con l’intenzione di raggiungere il lago di Como e la Valtellina.

In mattinata alcuni giovani si portano all’Oratorio di San Rocco dove erano di stanza alcuni militari nazisti e fascisti che, ormai stanche e sfiduciati, non oppongono resistenza e si lasciano disarmare.

Con le armi requisite i giovani (le successive relazioni dell’amministrazione comunale e del CLN parlano di ben 250 giovani) attendono l’imminente passaggio della colonna nemica proveniente da Meda, che nel primo pomeriggio entra nel territorio marianese, imbocca la via Santo Stefano e viene presa di mira da alcuni colpi sparati dai tetti. La reazione della colonna non si fa attendere, viene piazzata una mitragliatrice all’imbocco della piazza Roma ed ha inizio una cruenta sparatoria.

Tutta l’area è attraversata dai proiettili della mitragliatrice alla quale gli insorti rispondono dai tetti e dagli angoli delle vie che convergono sulla piazza. Un giovane coraggiosamente sale sui tetti e con una bomba a mano riesce a far tacere la mitragliatrice.

I militari riescono a lasciare in fretta l’abitato ed in paese si contano 6 morti civili: Bellotti Maria in Toppi, Redaelli Battista, Crippa Attilio, Songia Giuseppe, Erba Egidio, Ceppi Eugenio ed inoltre 15 feriti. Sul terreno rimangono altre due vittime: un militare tedesco ed una donna aggregata alla SS Italiane.

La battaglia sta per finire e durante la precipitosa fuga dei militi nazi fascisti accade un episodio finora sconosciuto ai più: un marianese affronta un ufficiale tedesco, lo disarma e gli strappa uno zaino in cui era nascosta una bandiera rossa con falce, sole e spiga, forse l’antico vessillo di una sezione socialista custodito segretamente in qualche casa.

La sera stessa il dr. Giovanni Del Curto sarà nominato alla carica di Sindaco e detterà un manifesto con l’invito ad evitare il ricorso alle vendette personali, alla riconciliazione ed alla fiducia nelle risorte istituzioni democratiche. Uno straordinario esempio di saggezza! Una caratteristica che segnerà tutta l’opera amministrativa del sindaco marianese della Liberazione.

In seguito ai rastrellamenti nei dintorni del paese si arrestano alcuni militi delle SS Italiane e rinchiusi nello stabilimento occupato dalla Breda (già Ditta Mauri & C.); il numero dei prigionieri salirà a 86 e pertanto si deciderà il loro trasferimento nello stadio Ferruccio di Seregno, salvo i detenuti marianesi che si vollero trattenere in paese.

Per alcuni dei prigionieri si deciderà la fucilazione avvenuta poi nella giornata del 28, senza prima aver consultato il sindaco di Mariano. Altri prigionieri saranno giustiziati il successivo 30 Aprile ed anche in questa occasione il dr. Del Curto non sarà messo al corrente della decisione.

In paese il giorno 28 giunge un reparto dei Gruppi di Resistenza Ticinesi Lariani al comando del signor Bruno Perelli che si insedia presso la locale caserma dei Regi Carabinieri.

Il neo sindaco ed i suoi collaboratori nella provvisoria Giunta Municipale garantiranno il corretto funzionamento amministrativo; si dovrà anche procedere alla custodia dei cavalli e del materiale requisito all’Oratorio San Rocco, bottino di guerra che sarà poi venduto all’asta, operazione che non mancherà di suscitare polemiche e sospetti.

Riprenderanno le consuete attività artigianali, industriali e commerciali; dopo i necessari lavori di restauro e pulizia sarà riaperto l’edificio scolastico per un biennio occupato dalle truppe; si pensa anche al futuro dell’Ospedale allora ancora consorziato con Giussano.

A Settembre nelle brughiere a nord-ovest del paese si terrà la prima edizione della festa dell’Unità.

I partiti politici intanto si preparano alle nuove consultazioni popolari per la nomina del Consiglio Comunale, dell’Assemblea Costituente e del Referendum Istituzionale che sancirà la nascita della Repubblica, scelta che i marianesi decreteranno con il 69% dei consensi.

Mariano C.se, 17 Aprile 2011

prof. Lucca Gianfranco

LA SEZIONE ANPI DI UGGIATE

DISCORSO DI INTITOLAZIONE A RADO ZUCCON DELLA SEZIONE ANPI DI UGGIATE

Gli iscritti all’ANPI di Uggiate-Trevano hanno deciso, dopo un appassionante e vibrante dibattito interno, di intitolare la propria sezione a Radovan Ilario Zuccon, per tutti Rado.

La sua vicenda è stata, come l’ha lo storico Alfonso Botti che ha raccolto la voce di Rado e l’ha trasformata in pagina scritta, la storia unica ed eccezionale di un militante comunista di base, di partigiano, di prigioniero politico nelle prigioni italiane, di deportato nei lager nazisti, di dissidente filosovietico nella Jugoslavia uscita dalla seconda guerra mondiale, di internato nei gulag di Tito, di profugo giuliano dalmata.

Ma è stata anche la storia di un uomo di confine, come tutti noi, di un consigliere comunale ed, infine, di testimone che ha trovato la forza per andare nelle scuole a raccontare ai ragazzi la propria vita: la scelta di raccontare non dev’essergli stata facile poiché, come ha più volte ribadito anche Liliana Segre, altra tra i pochissimi sopravvissuti al genocidio nazista, moltissimi tra i testimoni dei drammi della seconda guerra mondiale hanno sofferto il pregiudizio di non essere creduti quando si sono trovati nelle condizioni di raccontare le loro drammatiche storie una volta ritornati in patria.

Quello che, in Rado Zuccon, più ha colpito gli iscritti alla sezione, è stata la sua fedeltà ad un ideale che l’ha portato ad affrontare prove drammatiche ed eccezionali, sia per il fisico che per la psiche stessa.

Un ideale che, nella sua estrema coerenza, qualità della quale nel mondo di oggi si nota più l’assenza che la presenza, coerenza che s’identificava con il credere che ci potesse essere un futuro migliore e più giusto per tutti e che Rado, una volta stabilitosi nel nostro territorio con la famiglia, ha cercato di attuare nella sua esperienza amministrativa.

Rado è stato un uomo popolare nell’accezione positiva che significa del popolo, come insieme di tutti i cittadini senza distinzioni di classe sociale, uomo conosciuto e riconosciuto dalla gente e, grazie alla sua forza e disponibilità, di essere conosciuto anche dai più giovani.

L’ANPI, dal 2006, ha deciso di aprire anche a coloro i quali non hanno partecipato direttamente alla lotta di Liberazione nazionale ma che, di essa, condividono le finalità, l’eredità preziosa e la condivisa elaborazione e approvazione della nostra Costituzione.

In un momento particolare del nostro Paese che vede ancora non risolta una profonda crisi economica, e che vive una grave deriva culturale e etico-morale, l’ANPI rivendica la propria natura di Associazione custode della vicenda storica attraverso la quale il nostro Paese ha saputo ritrovare la via di un “ritorno alla ragione” che ha consentito di mutare la propria identità passando dal totalitarismo alla democrazia.

L’ANPI non è un partito e vi si aderisce non per una scelta di schieramento politico bensì per la sua storia, per la memoria, per i principi dell’Antifascismo e della Resistenza che l’associazione rappresenta e difende battendosi affinché la Costituzione sia rispettata e, cosa fondamentale, attuata.

L’ANPI è la casa di tutti gli antifascisti e ritenere che l’Antifascismo,la Resistenza e la Costituzione siano patrimonio solo di una parte politica è un pregiudizio, una valutazione che contrasta e non trova verità nella nostra storia nazionale fatta di uomini che, partiti da posizioni politiche diverse, hanno condiviso gli ideali di libertà e giustizia che oggi ricordiamo nella Festa della Liberazione.

La nostra sezione ANPI è impegnata a rappresentare questi ideali e Rado Zuccon è per noi simbolo di tutti coloro che hanno lottato e tutt’oggi lottano perché gli ideali di libertà, giustizia e pace trionfino; morti sulle nostre montagne o in riva al lago o in terra straniera ma che veniva percepita come casa : a Vittorio Arrigoni, pacifista, alla cui memoria, impegno e sacrificio dedichiamo questo 25 aprile.

Il Presidente

Ermanno Rugger

SABATO 4 GIUGNO – ALBATE

NEL CORSO DELLA FESTA DI PACO

SABATO 4 GIUGNO AD ALBATE – GIARDINI DELLA CASCINA MASSEE’

DALLE ORE 16,30 – ALLE ORE 19

L’ASSOCIAZIONE VITA INDIPENDENTE PRESENTERA’ IL LIBRO:

L’UOMO A- VITRUVIANO

di Claudio Roberti

analisi storico-sociologica per altre narrazioni delle disabilità nel sistema mondo

PRESIDIO ANTIFASCISTA – ANPI UGGIATE

PRESIDIO DEMOCRATICO ANPI 11/05/11

La sera dell’11 maggio noi, appartenenti alla sezione ANPI “Rado Zuccon” di Uggiate Trevano, ci siamo ritrovati alla Casa Sociale di Faloppio per discutere ed esprimere le nostre impressioni riguardo la presenza della lista di Forza Nuova alle elezioni amministrative del comune di Faloppio.

Ovviamente, noi riteniamo che la presenza di una lista politica, di dichiarata ispirazione neo-fascista, non sia un fenomeno da sottovalutare perché quella che sembra un’innocua presenza sul nostro territorio, in realtà rappresenta un allarme che non si può far finta di non sentire.

Le idee di Forza Nuova sono, a nostro avviso, una chiara minaccia ai valori della Repubblica e della Costituzione italiana: odio contro il “diverso” (immigrati, omosessuali etc.), abolizione della legge sull’aborto, lotta alla laicità, abolizione della legge Scelba (che vieta l’apologia del regime fascista e la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista, classificate come reato) e della legge Mancino (che condanna gesti, azioni, slogan legati all’ideologia nazifascista) solo per citarne alcune.

Ci siamo chiesti il motivo per cui una formazione politica di questo tipo, al di là dei risultati elettorali, attrae verso di sé soprattutto i giovani. Abbiamo formulato varie ipotesi: la poca conoscenza della storia italiana; il percepire questa e altre formazioni affini come le uniche che “rompono le scatole”; servirsi, strumentalizzandole, delle paure presenti nella popolazione per trovare appoggio e consenso.

A livello locale e a livello nazionale vengono messi in discussione i principi fondatori della nostra Costituzione: pace, eguaglianza, libertà, non violenza. Non possiamo sempre attendere che venga una risposta “dall’alto”, dobbiamo essere noi i primi a reagire, a farci difensori di valori che non fanno parte di una sola parte politica ma di tutti gli italiani.

Dobbiamo contrastare questo “fascismo del XXI secolo” che serpeggia tra di noi.

Di fronte a questo fenomeno, noi dell’ANPI come pensiamo di muoverci? Come possiamo presentare un’alternativa? Come possiamo creare interesse nei giovani? Queste le domande che ogni iscritto ha il dovere di farsi e alle quali tutti dobbiamo dare risposte.

A chi sostiene che ormai l’ANPI è un’associazione anacronistica e nostalgica, noi rispondiamo che oggi più che mai c’è bisogno di ANPI.

Lo scopo di questo comunicato e della serata è far sentire che non stiamo in silenzio, non siamo indifferenti a ciò che ci circonda, vogliamo dire la nostra e vogliamo farlo in maniera democratica.

Il direttivo della sezione

ANPI “Rado Zuccon” di

Uggiate-Trevano

2 GIUGNO MANIFESTAZIONE A MILANO

Il 2 giugno una grande manifestazione per la Repubblica e la difesa della Costituzione

La festa del 2 giugno? Una grande manifestazione per la Repubblica e la Costituzione. Questo il significato dell’appello che il Comitato promotore lancia in vista delle celebrazioni per il 2 giugno. 

Questo il testo dell’appello.

“Noi, lo scorso anno a Milano, abbiamo festeggiato il 2 giugno con una grande manifestazione che affermava il legame indissolubile fra la Repubblica e la Costituzione, riconoscendo le loro comuni radici nella Resistenza, quale moto popolare di donne e di uomini che ha liberato il Paese dall’occupazione tedesca, dalla dittatura fascista e riunificato l’Italia.
La guerra di Liberazione e poi la proclamazione della Repubblica pongono un suggello al Risorgimento ed a una rinnovata unificazione del Paese, facendo riconoscere gli Italiani, non più e non solo in confini geografici, ma in valori e precetti comuni: quelli della Carta Costituzionale!

La Costituzione è base della nostra libertà e del nostro vivere civile. In essa sono scolpiti i pilastri della nostra democrazia:

diritti umani e sociali, la partecipazione della cittadinanza alla vita sociale e politica;

la passione egualitaria, cioè la passione verso i diritti di cittadinanza, egualmente riconosciuti a tutti. A partire dal diritto al lavoro e alla formazione, eliminando gli impedimenti e gli ostacoli e creando le condizioni al suo esercizio effettivo;

l’autonomia e la separazione dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), compreso quello dell’informazione; e la loro indipendenza, la loro laicità e l’equilibrio tra di essi.

La Costituzione è come un albero, radicato nella terra in cui nasce e cresce. Si può potarlo o innestarlo, ma non si può sradicarlo dalla sua terra, senza farlo morire. Oggi questi pilastri e questi principi sono a rischio. E dunque la stessa democrazia può entrare in crisi e correre rischi di svuotamento e di involuzione.

Gli attacchi del Governo e della sua maggioranza parlamentare alla Costituzione e alle Istituzioni di garanzia, finiscono per delegittimare le regole fondamentali su cui si basa la civile convivenza e sulle quali si può costruire, per i giovani, una vita serena e dignitosa ed una speranza per il futuro.

Noi non possiamo più tollerare gli insulti alla Corte Costituzionale ed alla

Magistratura, le surrettizie proposte di modifica all’articolo 1 della Costituzione, così come quella di abolire il divieto di ricostituzione del Partito Fascista. Non casuali, crediamo altresì, sono i tentativi tardivi del Governo di artificiose modifiche di legge sui temi posti all’attenzione della popolazione dai prossimi referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento; questi escamotage legislativi tendono esclusivamente a vanificare il diritto al voto delle elettrici e
degli elettori.

Noi non ci rassegniamo!

PER QUESTI MOTIVI CHIEDIAMO ANCORA UNA VOLTA A TUTTI COLORO CHE SI RICONOSCONO NEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA
CARTA COSTITUZIONALE E NEI SUOI FINI, DI DARE LUOGO IL PROSSIMO 2 GIUGNO A MILANO AD UNA GRANDE MANIFESTAZIONE
CONTRO OGNI TENTATIVO DI MODIFICARE I PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE E IL SIGNIFICATO STORICO E SOCIALE DELLA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA.

IL COMITATO PROMOTORE:

– ACLI- ANPI Nazionale
– ARCI
– Associazione Adesso Basta
– Associazione Culturale Punto Rosso
– Casa della Carità
– Casa della Cultura
– CGIL
– Il Popolo Viola Milano
– Libera. Associazione, nomi e numeri contro le mafie.
– Libertà e Giustizia

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi